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Una storia diversa della società dei Maya

Post n°2131 pubblicato il 23 Aprile 2019 da blogtecaolivelli

fonte: Le Scienze

31 dicembre 2015

Una storia diversa della società dei Maya

Una storia diversa della società dei Maya

Nuovi scavi nella cittadella maya di Cerén, la "Pompei

delle Americhe", rimasta sepolta per 1400 anni sotto una

coltre di cenere lavica, mostrano che i suoi abitanti godevano

di un certo grado di libertà nelle decisioni che riguardavano

l'organizzazione familiare, la religione e le coltivazioni agricole.

Questa conclusione smentisce l'idea consolidata che, nel

Periodo classico dell'era pre-ispanica, ogni aspetto della vita

sociale dei Maya fosse strettamente controllato dalle élitedi

Andrea Small Carmona

archeologiaantropologia

Gli archeologi hanno pensato per decenni che, per mantenere

un impero prospero e potente su un vasto territorio oggi suddiviso

tra El Salvador, Honduras, Guatemala, Belize e Messico

sudoccidentale, le élite maya devono aver esercitato uno stretto

controllo sulla popolazione, sui costumi e sull'economia.

Ora però nuovi reperti rivenuti a Cerén, un parco archeologico

situato ad appena 35 chilometri a ovest di San Salvador, raccontano

una storia molto diversa su questa civiltà, sorta intorno al 1000 a.C.

e sviluppatasi fino al crollo nel XVI secolo.

I resti archeologici di Cerén, soprannominata "la Pompei

delle Americhe", sono stati scoperti nel 1976 da Payson Sheets,

un antropologo dell'Università del Colorado a Boulder.

Le rovine si trovavano sotto uno strato di cenere spesso cinque

metri, prodotto da un'eruzione del vulcano Loma Caldera circa

1400 anni fa.

Una storia diversa della società dei Maya

Negli edifici di Cerén gli archeologi hanno trovato raffinate

ceramiche, un segno del fatto che i suoi abitanti potevano

acquistare oggetti di valore dalle élite maya

(Credit: Colorado University)

Quasi quattro decenni dopo la scoperta, un team di archeologi

e antropologi statunitensi e salvadoregni guidati da Sheets ha

ripreso gli scavi nella cittadella, scoprendo centinaia di oggetti

di uso quotidiano conservati in ottime condizioni grazie allo

schermo protettivo di cenere.

Gli scienziati ritengono che l'eruzione del vulcano sia stata così

forte che gli abitanti sono stati costretti ad abbandonare la città,

abbandonando le loro cose.

"È questo rende Cerén uno dei siti archeologici più ricchi della

regione", dice Sheets.

Secondo quanto riferito in un articolo apparso 

sulla rivista "Latin American Antiquity",

i dati emersi dagli scavi raccontano la storia di una comunità che

sembra avere avuto molta libertà nelle decisioni cruciali che

riguardavano l'organizzazione familiare, la religione e le coltivazioni

agricole.

Tra i reperti più importanti vi è una piccola strada, o Sacbe,

l'unica strada maya attualmente conosciuta in El Salvador, che

collegava una coltivazione di yucca con l'area urbana, costituita

da case e da edifici pubblici.

I ricercatori hanno anche scoperto altre coltivazioni suddivise

in diversi lotti, situate tra il campo e la città.

"In queste piccole piantagioni non si seguivano processi

standardizzati: alcune colture erano tenute meglio di altre,

o seguivano procedure diverse.

Ciò significa che avevano differenti proprietari, e questo è

possibile solo se gli abitanti di Cerén erano socialmente indipendenti",

spiega Roberto Gallardo, archeologo del David J. Guzmán National

Anthropology Museum e coautore dello studio.

Nonostante ciò, il fatto che ci fosse solo una strada significa

che un'autorità locale ha deciso dove collocarla, dice Rocío

Herrera, ricercatore presso il Dipartimento di Archeologia

del Ministero della Cultura di El Salvador, e coautore

dello studio.

"Riteniamo che gli anziani avessero un ruolo decisionale

importante su alcune questioni, per esempio sulla costruzione

della strada.

Ma oltre a questo, tutto sembra indicare che non c'era

il dominio autoritario di una élite".

Sheets e il suo gruppo hanno anche riportato alla luce 12

edifici pubblici in un'area che si estende per circa

4.000 metri quadrati.

Tra le costruzioni vi erano laboratori, cucine comunitarie e

una sauna.

Anche l'architettura di questi edifici, realizzati

con tecniche e materiali diversi, e la mancanza di un'attenta

pianificazione urbana, una caratteristica distintiva della

cultura Maya, mostrano la libertà di cui godevano gli abitanti

di Cerén nel prendere decisioni che riguardavano la vita sociale,

decisioni, senza la rigorosa autorizzazione di una casta superiore.

Una storia diversa della società dei Maya

Un'immagine della stretta strada di pietra di Cerén, nota come sacbe.

I piccoli cumuli sullo sfondo sono piantagioni di mais.

Gli archeologi ritengono che non avessero un unico proprietario,

il che suggerisce che gli abitanti della cittadina avessero una certa

indipendenza economica dalle élite maya (Credit: Colorado University)

.Ma quello che ha attratto in particolare i ricercatori è l'interazione

economica tra i cittadini di Cerén e l'élite maya.

Molte delle ceramiche trovate nelle case e negli edifici sono stati

troppo elaborate per essere state prodotte con la tecnologia disponibile

in quella comunità.

Gli archeologi hanno anche trovato asce di giada, molto

apprezzate per il lavoro agricolo.

"Giade e ceramiche raffinate e sono oggetti che provengono

dalla comunità di élite.

Come sono arrivate nelle case di Cerén? Gli abitanti avevano

accesso a questi raffinati manufatti, ma non facevano parte di

una grande città", sottolinea Herrera.

"Il fatto che, pur essendo gente comune, gli abitanti di Cerén

avessero la disponibilità di questi oggetti indica che le élite

sapevano dell'esistenza di queste persone e che hanno intrattenuto

relazioni commerciali con loro e permesso loro un certo grado

di indipendenza".

Una storia diversa della società dei Maya

Una delle abitazioni maya rinvenute nel corso degli scavi

(Credit: Colorado University)Gli archeologi ritengono che le élite abbiamo

inviato la merce preziosa agli abitanti di Cerén utilizzando un "mediatore",

addetto alla vendita dei manufatti.

"Se gli oggetti erano troppo costosi per i cittadini di Cerén, i mercanti

non erano costretti a rimanere: erano liberi di portare la loro merce al

mercato successivo, per cercare di spuntare un prezzo migliore",

dice Gallardo.

Le informazioni raccolte a Cerén contraddicono l'ipotesi che durante

il Periodo classico, considerato una delle fasi più produttive dell'Era

pre-ispanica, tra il 250 e il 900 d.C., le élite maya controllassero

ogni singolo aspetto della società: l'economia, la politica, la religione,

le arti e le scienze.

I ricercatori sono convinti che a Cerén ci sia ancora molto da

scoprire.

"È possibile che vi siano altre comunità sepolte sotto la cenere

ai lati del vulcano.

Siamo in attesa di un finanziamento per una nuova fase del progetto,

in cui vorremmo vedere che cosa troviamo seguendo la strada ai suoi

estremi nord e sud. Sappiamo dell'esistenza, a sud, di una città

denominata San Andres, che ospitava il centro religioso maya più

vicino al Cerén", conclude Sheets.

(La versione originale di questo articolo è apparsa 

su www.scientificamerican.com il 22 dicembre 2015.

Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)

 
 
 
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