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Post n°2188 pubblicato il 20 Maggio 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 26 aprile 2019 La realizzazione di una mappa dettagliata dei recettori cellulari della melatonina apre le porte allo sviluppo di farmaci per curare vari disturbi legati ad alterazioni dei ritmi circadiani, da quelli del sonno al diabete di tipo 2 Per la prima volta è stata ottenuta una mappa dettagliata dei due principali recettori cellulari per la melatonina, l'ormone che regola i nostri ritmi circadiani. chiamati MT1 e MT2, permetterà di sviluppare farmaci più mirati ed efficaci per i disturbi del sonno e per altre condizioni patologiche correlate all'alterazione dei ritmi circadiani. da Vadim Cherezov dell'University of Southern California a Los Angeles - sono illustrati in due articoli pubblicati su "Nature", il primo dedicato alla descrizione di MT1, il secondo a quella di MT2. Yekaterina Kadyshevskaya/Bridge Institute of the University of Southern CaliforniaIn particolare, i ricercatori hanno scoperto che entrambi i recettori contengono stretti canali che permettono solo il passaggio della melatonina, bloccando quello di altre molecole. Inoltre, hanno identificato caratteristiche che permettono ad alcuni composti di legarsi a MT1 ma non a MT2, nonostante le somiglianze strutturali tra i due recettori. Sulla base di questi risultati sarà possibile progettare farmaci che agiscano selettivamente su uno dei due recettori, così da ottimizzare l'effetto voluto e ridurre quelli collaterali. nel recettore MT2 delle variazioni strutturali legate a mutazioni nel gene che codifica per MT2, che sono associate a un elevato rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. si legano ai composti che stimolano l'azione della melatonina, ma ora i ricercatori intendono studiare con lo stesso metodo anche i composti che bloccano i recettori e inibiscono l'attività della melatonina. La struttura dei recettori MT1 e MT2. (Cortesia Greg Stewart/SLAC National Accelerator Laboratory )Per poter ottenere una quantità sufficiente di recettori da sottoporre a cristallografia a raggi X i ricercatori hanno dovuto inserire in cellule in coltura ulteriori copie dei geni per MT1 e MT2, in modo che ne producessero in soprannumero. Inoltre per poter osservare i minuscoli dettagli a cui erano interessati, per l'analisi cristallografica sono dovuti ricorrere a un laser a raggi X di cui è dotato lo SLAC (Stanford Linear Accelerator Center), l'unico in grado di produrre un fascio calibrabile in modo da non danneggiare quei cristalli, particolarmente sensibili alle radiazioni. (red) |
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