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Messaggi di Ottobre 2017

TEORIA DELLA COMPLESSITA' COMPUTAZIONALE

Post n°1486 pubblicato il 14 Ottobre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

Esiste poi una teoria della complessità computazionale

che è un filone scientifico più stabile e meglio definito, evolutosi

separatamente da quello afferente al concetto di sistema

non-lineare, ma alla fine sottilmente collegato a questo.

Infine, anche in ambito scientifico si riscontrano diversi

impieghi del termine complessità diversi, irrilevanti rispetto

alla presente discussione. Per tutti, un esempio autorevole:

numeri complessi.

L'instabilità del termine complessità fa sì che si parli di "

teoria" della complessità in molteplici domini anche disgiunti,

e "una" teoria della complessità in effetti non esiste. Il dominio

che più di ogni altro ha il potenziale di condurre a una teoria

unificante è lo studio dei sistemi dinamici non lineari.

In questo ambito, l'entropia "di Kolmogorov" è una prerogativa

del moto nello spazio delle fasi e viene collegata a un concetto

analogo a quello che si ritrova in termodinamica.Attraverso

questo concetto la complessità dei sistemi dinamici può

collegarsi anche alla complessità computazionale.

Di centrale importanza in questo contesto è il concetto di 

linearità, che non va confuso con l'omonimo concetto colloquiale,

ma va inteso nel senso della teoria dei sistemi.

In generale un problema è lineare se lo si può scomporre in un

insieme di sotto-problemi indipendenti tra loro. Quando, invece,

i vari componenti/aspetti di un problema interagiscono gli uni

con gli altri così da renderne impossibile la separazione per

risolvere il problema passo-passo e "a blocchi", allora si parla di non-linearità.

Più specificatamente in ambito sistemistico un sistema è lineare

se risponde in modo direttamente proporzionale alle sollecitazioni

ricevute. Si dice allora che per quel sistema vale il principio

di sovrapposizione degli effetti, nel senso che se alla sollecitazione

S1 il sistema dà la risposta R1 e alla sollecitazione S2 dà la risposta

R2, allora alla sollecitazione (S1+S2) esso risponderà con (R1+R2).

I sistemi e i problemi che si presentano in natura sono

essenzialmente non-lineari. Tuttavia, per semplificare inizialmente

le indagini o per scopi applicativi, si ricorre spesso in prima istanza

all'ipotesi di linearità. Si considerano, cioè, in prima approssimazione

trascurabili gli effetti della non-linearità e si approntano modelli

matematici che descrivono il sistema come se fosse lineare (linearizzazione).

Un modello matematico lineare consiste nella rappresentazione del

sistema in esame come una funzione polinomiale, i coefficienti della

quale sono indipendenti l'uno dall'altro (o così debolmente dipendenti

da poter trascurare le mutue interazioni).

Questo approccio si rivela fecondo in moltissimi casi. Per fare un

esempio: nessun amplificatore audio è intrinsecamente lineare ma,

entro certi limiti di frequenza, esso si comporterà in modo lineare,

rivelandosi così utilizzabile per l'hi-fi.

I modelli lineari sono utili perché in ipotesi di linearità molti sistemi

presenti in natura "si somigliano", nel senso che il loro comportamento

può essere descritto mediante le medesime equazioni anche se i contesti 

sono molto diversi, come lameccanica, l'elettronica, la chimica,

la biologia, l'economia e così via.

Enormi progressi scientifici e tecnologici sono stati ottenuti anche

prima che l'avvento degli elaboratori elettronici (1940-1950)

consentisse di addentrarsi risolutamente nei territori della non-linearità.

Si immagini di condurre uno studio di una popolazione di animali

per modellare con un'equazione l'andamento nel tempo della

popolazione in funzione della disponibilità di cibo. Se esistono

predatori per quel tipo di animale, il modello lineare si rivela

semplicistico e inadeguato: infatti, la popolazione degli animali

predati diventa anche una funzione della popolazione dei

predatori; ma, a sua volta, l'espansione o la contrazione della

popolazione dei predatori dipenderà anche dalla presenza di

prede. Il sistema prede - predatori - cibo, dunque, è intrinsecamente

non lineare perché nessuno dei suoi componenti può essere studiato

separatamente dagli altri. Le equazioni di Lotka-Volterra costituiscono

un esempio di modello non-lineare di una situazione ambientale simile.

Tali modelli, e modelli di complessità anche molto maggiore, sono

oggi diffusi inelettronica, in avionica, in chimica, in biologia,

in ecologia, in economia e in altri settori. Essi sono il risultato

della modellizzazione che effettuiamo quando smettiamo di "fingere"

che i sistemi siano lineari e li studiamo invece nella loro complessità.

La solubilità delle equazioni matematiche che ne derivano non è quasi

mai possibile, solo l'utilizzo di simulazioni numeriche all'elaboratore 

consente di trattare i relativi problemi. Per questa ragione, l'indagine

dei sistemi dinamici complessi - che pure erano noti e marginalmente

studiati già dai primi dell'Ottocento - si è sviluppata a partire dall'avvento

dei computer. Per fare un esempio noto, le figure "a farfalla" del celebre 

attrattore di Lorenz sono simulazioni di computer grafica.

In fisica un sistema complesso è un sistema composto da più parti o

sottosistemi che interagiscono tra di loro, e che viene studiato

in maniera "olistica" ovvero come risultato dei comportamenti

delle singole parti, che si suppongono essere descrivibili analiticamente,

e delle loro reciproche interazioni. Occorre notare che nel caso dei

sistemi complessi spesso non è possibile prevedere uno stato futuro 

del sistema considerato nella sua interezza, perché le interazioni

danno luogo a uncomportamento emergente: come dice Edgar Morin,

"nei sistemi complessi l'imprevedibilità e il paradosso sono sempre

presenti ed alcune cose rimarranno sconosciute".

Alcuni esempi di sistemi complessi sono:

Maggiore è la quantità e la varietà delle relazioni fra gli elementi di

un sistema, maggiore è la sua complessità; a condizione che le

relazioni fra gli elementi siano di tipo non-lineare. Un'altra

caratteristica di un sistema complesso è che può produrre

un comportamento emergente, cioè un comportamento

complesso non prevedibile e non desumibile dalla semplice

sommatoria degli elementi che compongono il sistema.

Un esempio è l'andamento dei mercati finanziari.

Nonostante si possa prevedere e comprendere

il comportamento dei singoli investitori della microeconomia,

è impossibile prevedere, data la conoscenza dei singoli traders,

l'andamento della macroeconomia (i recenti crolli dei mercati

finanziari mondiali ne sono un esempio paradigmatico).

Un sistema non-lineare è tanto più complesso quanto maggiori 

parametri sono necessari per la sua descrizione. Dunque la

complessità di un sistema non è una sua proprietà intrinseca,

ma si riferisce sempre ad una sua descrizione; e dipende, quindi,

sia dal modello utilizzato nella descrizione sia dalle variabili 

prese in considerazione.

Il principale obiettivo della teoria della complessità è di comprendere

il comportamento dei sistemi complessi, caratterizzati tanto da

elementi numerosi - e diversi tra loro - quanto da connessioni

numerose e non lineari. In particolare, uno dei centri di ricerca

più importanti sulla teoria della complessità - il Santa Fe Institute,

fondato nel 1984 - si è particolarmente dedicato allo studio dei 

sistemi complessi adattativi (CAS - Complex Adaptive Systems),

cioè sistemi complessi in grado di adattarsi e cambiare in seguito

all'esperienza, come ad esempio gli organismi viventi, caratterizzati

dalla capacità di evoluzione: cellule, organismi, animali, uomini,

organizzazioni, società, politiche, culture (Holland, 2002).

L'antropologo e psicologo britannico Gregory Bateson è uno

degli autori di riferimento della teoria dei sistemi mentre il

filosofo francese Edgar Morin è sicuramente l'esponente di

maggior spicco della scienza della complessità. Uno dei

referenti massimi in Italia della teoria della complessità è

 Mauro Ceruti che ha introdotto e tradotto numerosi testi sull'argomento.

Il connubio tra la teoria dei sistemi e quella della complessità

ha dato vita alla teorizzazione dei sistemi dinamici complessi.

Questo filone è stato applicato all'essere vivente, in generale,

e più nello specifico all'uomo da noti studiosi come 

Ludwig von BertalanffyHumberto Maturana e Francisco Varela.

Più recentemente The Boston Process of Change Study Group

(che vanta tra i vari autori Daniel Stern e Louis Sander) ha

applicato la teoria dei sistemi complessi anche allapsicoanalisi,

sviluppando un filone di ricerca innovativo e interessante che

trae le sue radici dallo studio dell'interazione madre-bambino.

 In Italia l'applicazione del modello dei sistemi dinamici complessi

alla psicologia è all'avanguardia ed ha nel filosofo Tullio Tinti e

negli psicoanalisti Michele Minolli e Marcello Florita i principali

esponenti. All'interno della prospettiva psicoanalitica il sistema

umano è considerato un "sistema complesso adattativo" (CAS)

ed è definito "sistema Io-soggetto".

I sistemi complessi adattivi (CAS in inglese) sono sistemi dinamici

 con capacità di auto-organizzazione composti da un numero elevato

di parti interagenti in modo non lineare che danno luogo a comportamenti

globali che non possono essere spiegati da una singola legge fisica. Alcuni

esempi: comunità di persone interagenti, il traffico, il cervello umano.

Il campo della scienza che si occupa di studiare e modellare questi sistemi

è detto scienza della complessità.

Questa proprietà è sfruttata in varie applicazioni pratiche, come ad

esempio le reti radio militari e i sistemi anti-intrusionedelle

 reti informatiche.

 
 
 

NOVITA' ARCHEOLOGICHE

Post n°1485 pubblicato il 14 Ottobre 2017 da blogtecaolivelli

Archeologi decifrano una

misteriosa scritta di 3200 anni fa

Gli archeologi sono riusciti a decifrare una cifra 

antichissima, risalente a 3200 anni fa, che racconta

la fine dei popoli del MediterraneoAlcuni archeologi 

hanno annunciato di aver decifrato una misteriosa scritta

che risale a 3200 anni fa. I simboli sono scolpiti su

un'antichissima lastra di pietra, che potrebbe risolvere

uno dei più grandi misteri della storia: come sono scomparse 

le civiltà del Mediterraneo? La gigantesca lastra è stata ritrovata

inTurchia nel 1878. Su di essa sono stati incisi dei geroglifici

risalenti all'età del bronzo. Queste scritte secondo gli archeologi

farebbero riferimento ad un "popolo del mare", che avrebbe

invaso il Mediterraneo, distruggendo tutte le civiltà che erano

nate.Il racconto spiega che i regni dell'Asia Occidentale si sarebbero

uniti creando una grande flotta, che avrebbe portato distruzione e

sulla costa orientale del Mediterraneo, provocando il crollo dei

popoli dell'età del bronzo. I primi a cadere sarebbero stati gli 

egiziani, poi le flotte navali si sarebbero spostate verso altri paesi.

La pietra è alta 35 centimetri e larga 10 metri, secondo il team di

esperti venne commissionata nel lontano 1190 aC da Kupanta-Kurunta,

conosciuto con il nome di re Mira.Il team di studiosi è composto

da esperti olandesi e svizzeri, che per anni hanno analizzato

 l'iscrizione di 3200 anni fa. Il messaggio è in lingua luvia e solo

20 persone al mondo sanno ancora leggerla e interpretarla.

A tradurla nel modo esatto sarebbe stato il dottor Fred

Woudhuizen.La lastra venne ritrovata nel 1878, nel villaggio

di Beykoy, in Turchia. Gli abitanti del paesino volevano

utilizzare la pietra per la costruzione di una moschea,

ma l'archeologo George Perrot riuscì a fermarli in tempo,

copiando l'iscrizione prima che il reperto andasse perduto.

La copia venne ritrovata nel 2012 nellatenuta di James

Mellaart, un famoso storico. L'iscrizione in seguito

venne consegnata al dottor Eberhard Zangger,

il presidente della fondazione Luwian Studies, per esaminarla.

Secondo Zangger la scritto suggerisce che "i luviani dell'Asia

Minore hanno contribuito in maniera decisiva alla cosiddetta

invasione degli uomini del mare e dunque alla fine dell'età

del bronzo nel Mediterraneo orientale".

 
 
 

LA TEORIA DELLA COMPLESSITA'

Post n°1484 pubblicato il 14 Ottobre 2017 da blogtecaolivelli

Internet
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. 

La teoria della complessità o teoria dei sistemi

complessi o fisica dei sistemi complessi è una

branca della fisica moderna che studia i cosiddetti

 sistemi complessi, venuta affermandosi negli ultimi

decenni sotto la spinta dell'informatizzazione e grazie

alla crescente inclinazione, nell'indagine scientifica,

a rinunciare alle assunzioni di linearità neisistemi dinamici 

per indagarne più a fondo il comportamento."Complesso"

scende dal verbo latino complector, che vuol dire cingere,

tenere avvinto strettamente, e, in senso metaforico,

abbracciare, comprendere, unire tutto in sé, riunire

sotto un solo pensiero e una sola denominazione.

Altri significati che appaiono nei classici latini sono

quelli di legame, nesso, concatenazione.

Dal XVII secolo in poi, una situazione, un problema,

un sistema è "complesso" se consta di molte parti i

nterrelate, che influiscono una sull'altra. Un problema

complicato (da complico, piegare, arrotolare, avvolgere),

invece, è uno che si fatica a risolvere perché contiene un

gran numero di parti nascoste, che vanno scoperte una a una.

Il concetto di complessità affonda le sue radici in lavori

come quelli, di fine Ottocento, del fisico-matematico 

Henri Poincarée in quelli, della prima metà del Novecento,

di matematici e fisici come HadamardLyapunovSchrödinger,

 Kolmogorov,Andronov. Uno dei problemi tipici, in senso

complesso ovvero a molte componenti, è il noto problema

dei tre corpi in ambito astronomico (superando per

complessità il vecchio problema dei due corpi) il quale non

ammette una soluzione analitica ovvero una soluzione 

deterministica, mostrando invece una transizione al caos.

Impulsi decisivi al pensiero complesso furono impressi

dal polymath russo Alexander Bogdanov (1873-1928),

poi dai cibernetici (in particolare, Wiener e von Foerster)

e dal matematico-ingegnere Warren Weaver (soprattutto

con il saggio "Science and Complexity", American Scientist, 36:536, 1948).

A questi contributi si affiancava, decisivo, l'avvento dei computer.

Il loro impiego porterà, fra l'altro, Edward Lorenz a scoprire

il famoso "effetto farfalla", ossia la prima dimostrazione 

sperimentale di variazioni finite di un sistema dinamico a partire

da variazioni infinitesime delle condizioni iniziali (era stata questa

la scoperta di Poincaré).

Intanto, tra i '50 e i '60 del Novecento, sotto l'impulso di P.W. Anderson 

la fisica si affrancava definitivamente dal riduzionismo; Ilya Prigogine i

ndagava per la prima volta risolutamente i sistemi lontani dall'equilibrio;

nasceva la sistemistica transdisciplinare per opera di Bertalanffy,

Bánáthy, Zwicky e altri; Kolmogorov e Solomonoff ideavano la

complessità algoritmica; ed Edgar Morin maturava la sua grandiosa

razionalizzazione del pensiero complesso

Il termine è anche utilizzato da alcuni come sinonimo di e

pistemologia della complessità, una branca della filosofia

della scienza inaugurata nei primi anni '70 da Edgar Morin

Isabelle Stengers e Ilya Prigogine e dalla quale è possibile

aspettarsi un giorno un contributo per mettere ordine nella terminologia.

Si parla di complessità o teoria della complessità pensando

alla teoria del caos, al comportamento emergente molto ricco

di significati e di utilizzi nel linguaggio colloquiale di molti sistemi,

alla complessità delle reti, al comportamento che i sistemi

esibiscono quando sono lontani dall'equilibrio termodinamico

 e alle facoltà di auto-organizzazione che a volte ne derivano.

Questo movimento scientifico sta avendo conseguenze tecnologiche

e filosofiche e - grazie alla suggestione di taluni aspetti - giornalistiche

e di costume. L'uso del termine complessità è, per queste ragioni,

ancora (2011) instabile. Nella letteratura divulgativa se ne rinvengono

anche utilizzi spurii che si allontanano dal contesto scientifico per

avventurarsi in ambiti colloquiali (tipicamente facendo astrazione

dal concetto, cruciale, di non-linearità): ecco che, ad esempio,

si parla a volte di complessità come sinonimo di sistemistica 

tout-court, oppure di cibernetica oppure di mera interdisciplinarità,

oppure ancora di un non meglio precisato "pensiero complesso".

 
 
 

LE ultime scoperte della scienza.

Post n°1483 pubblicato il 14 Ottobre 2017 da blogtecaolivelli

Internet
Fisica estrema - Le nuove sfide dopo il bosone di Higgs

Dall'8 marzo è in edicola il primo volume

della collana "Le frontiere della scienza"

Per qualcuno, la scoperta del bosone di Higgs annunciata

il 4 luglio 2012 al CERN di Ginevra aveva segnato un

traguardo ultimo, un limite della frontiera della ricerca

che sarebbe stato arduo, o forse addirittura inutile,

tentare di superare. In realtà i dubbi su un'eventuale

fine della fisica erano stati espressi da commentatori

e osservatori non molto aggiornati. La scoperta del

bosone di Higgs è stata certo fondamentale per il modello

standard, che descrive la realtà in termini di particelle

fondamentali e loro interazioni, ma ci sono ancora

numerose questioni irrisolte. Lo sanno bene gli addetti

ai lavori e i lettori di «Le Scienze», che ben prima della

scoperta della scoperta dell'Higgs e anche dopo hanno

potuto aggiornarsi sulle novità della ricerca.

Se volete un punto dettagliato della situazione, questo

mese in edicola trovate Fisica estrema (6,90 euro) il

primo di sei volumi di "Le Frontiere della Scienza",

una collana di monografie realizzate con articoli pubblicati

da "Le Scienze" sui grandi temi e i problemi aperti

della ricerca dei giorni nostri, firmati da esperti di

statura mondiale. In ambito fisico non c'è che l'imbarazzo

della scelta per quanto riguarda le questioni aperte, a

partire proprio dal fatto che il modello standard è ancora,

nonostante la scoperta dell'Higgs, una teoria parziale della

realtà, visto che unifica solo tre delle quattro forze

fondamentali della natura, elettromagnetismo, interazione

debole e interazione forte, lasciando fuori la forza di gravità.

L'obiettivo di una teoria del tutto, che descriva in modo

organico e completo la fisica che governa la natura, è

inseguito invano ormai da quasi un secolo. Il tassello

mancante si chiama teoria quantistica della gravità e

permetterebbe di riconciliare due rivoluzioni delle

fisica del Novecento: la teoria delle relatività generale

di Albert Einstein, in cui la è descritta la gravità, e la

meccanica quantistica. Le proposte non mancano, come

quella dell'italiano Carlo Rovelli, uno degli autori proposti

in Fisica estrema, ma il vaglio sperimentale di queste

soluzioni è una sfida di per sé, che va in parallelo con

l'impegno dal punto di vista teorico. 

Il problema della gravità quantistica però non è che una

delle tante sfide di frontiera affrontate dai fisici. Per

quanto possa sembrare bizzarro, un altro grattacapo

non da poco riguarda la stabilità delle costanti fondamentali

della natura. Alcune osservazioni suggeriscono che in realtà

quelle che noi consideriamo costanti non avrebbero sempre

lo stesso valore nello spazio e nel tempo. Se confermato

sarebbe un cambiamento rivoluzionario, perché implicherebbe

che le leggi della fisica non sono universali.
Un altro cambiamento epocale potrebbe arrivare dai quark,

che potrebbero non essere i costituenti fondamentali della

materia, ma a loro volta potrebbero essere composti da

particelle ancora da scoprire. Sempre che la realtà sia

composta da particelle forze e non da altre entità,

come invece propongono alcuni fisici teorici.

In modo simile, anche la meccanica quantistica potrebbe

riservarci sorprese meravigliose. Per lungo tempo questa

teoria è stata considerata descrittiva del solo il mondo

microscopico, abitato da molecole, atomi e particelle.

Ma scoperte recenti hanno spostato il limite, mostrando

che la meccanica quantistica riguarda anche sistemi

macroscopici come piante, uccelli e forse esseri umani.

Tutto questo è solo un assaggio di quello che troverete

nella prima uscita di questa nuova collana di "Le Scienze".

Nel secondo volume, a richiesta con il numero di aprile,

le frontiere saranno quelle dell'evoluzione umana

 
 
 

Sulla celiachia

Post n°1482 pubblicato il 07 Ottobre 2017 da blogtecaolivelli

da Internet

Celiachia: tante false diagnosi

e troppo fai-da-te

La celiachia è una malattia autoimmune scatenata

da reazione impropria al glutine, che è la

principale proteina del grano

A cura di Filomena Fotia 6 ottobre 2017 - 13:19

Gran parte di coloro che hanno un sospetto di

celiachia sono in realtà soggetti a intestino irritabile

o hanno un'allergia alimentare, ma non al glutine.

Se ne parla in occasione di un workshop organizzato

presso la Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma,

per fare il punto sulle difficoltà diagnostiche riguardanti

la malattia celiaca. Speciale importanza assume questo

meeting scientifico ora che la celiachia non è più considerata

tra le malattie rare ed è entrata nei nuovi Lea.

Tra tutti i pazienti che si rivolgono all'ambulatorio dedicato

presso la Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma, convinti

di essere celiaci, la maggior parte è in realtà affetta da sindrome

del colon irritabile e circa il 20% è portatore, senza saperlo, di

allergia al grano che non ha nulla a che vedere con la celiachia e

che invece è una allergia a proteine del grano diverse dal glutine.

È quanto emerso da una indagine curata dal professor Italo De Vitis,

UOC Medicina Interna e Gastroenterologia, Responsabile UOS

Patologie dell'assorbimento intestinale, Area Gastroenterologia,

Polo delle Scienze Gastroenterologiche ed Endocrino-Metaboliche

Fondazione Policlinico Universitario Gemelli presso il Presidio

Columbus di cui si parla in occasione del workshop "Il grano: 

alimento amico o subdolo nemico" che si svolge sabato 7 ottobre

2017 nella  Sala Cabrini.     

Tra le principali finalità del workshop è fornire agli addetti ai

lavori le basi per le diagnosi di tutte le patologie grano/glutine

correlate: celiachia, allergia al grano/gastroenterite eosinofila e

gluten sensitivity, che sono tre distinte patologie.

Celiachia, il percorso difficile della diagnosi e la lotta ai "falsi miti"

La celiachia è una malattia autoimmune (in cui il sistema

immunitario attacca le pareti dell'intestino) scatenata da

reazione impropria al glutine, che è la principale proteina

del grano. Ne soffre l'1% degli italiani.

Prima considerata malattia rara, proprio per questi numeri

(una persona su 100) con la elaborazione dei nuovi LE

(Livelli Essenziali di Assistenza), la celiachia è approdata

nella categoria di malattia cronica invalidante.

Il percorso diagnostico della celiachia è ancora irto di ostacoli.

Infatti, nonostante le numerose iniziative volte a divulgare le

modalità per giungere correttamente alla diagnosi e per tentare

di omologare quanto più possibile la prassi che i medici dovrebbe

adottare, esistono ancora incertezze e perplessità nel percorso

diagnostico della malattia celiaca.

"Questo contesto è poi aggravato dal fatto che da tante parti il

glutine viene ingiustamente demonizzato- considera il professor

De Vitis -, portando a troppe autodiagnosi di celiachia che poi

sono di frequente sbagliate e che limitano gravemente l'ulteriore

iter diagnostico. Occorre seguire le direttive scientifiche riprese

in toto dal Ministero della Salute e diramate a tutti gli addetti ai

lavori, ma che pochi conoscono e applicano".

La vera sensibilità al glutine non celiaca, la cosiddetta gluten

sensitivity, è molto meno frequente di quanto si creda. I primi

dati disponibili sulla gluten  sensitivity  relativi a  circa  il 6% si

basano su studi  epidemiologici  eseguiti  negli  USA, ma non vi

sono ancora evidenze scientifiche in merito. Con gli studi fatti in

Italia (studio epidemiologico  multicentrico coordinato dall'Università 

di Bologna) si scende intorno all'1% della popolazione  che lamenta

disturbi (soggettivi) dopo aver mangiato grano. Ma al momento

non ci sono dati certi.

"Dal nostro studio (che ha riguardato oltre 400 persone che sono giunte

all'ambulatorio di Patologie dell'assorbimento intestinale del Presidio

Columbus-Gemelli nel 2016 e che è in corso  di verifica  su  più larga) -

prosegue il professor De Vitis - è emerso anche che il 25-30% delle

richieste di visita sono per presunta sensibilità al glutine, e che quasi

tutti questi pazienti ricadono invece nella diagnosi di intestino 'irritabile',

che nulla ha a che vedere con il consumo di grano. Ma dai nostri dati

preliminari quasi 1/5 di questi presunti sensibili al glutine (circa il 19%) -

esclusa con certezza la celiachia - potrebbero nascondere altre condizioni

immunologiche ancor oggi poco note sebbene scientificamente provate

come le allergie alle altre proteine del grano".

Questo tipo di allergie ha una prevalenza dello 0,5% (in base a studi

epidemiologici effettuati negli USA) ma potrebbero essere ancora 

sottostimate perché poco ricercate.

"Oggi è possibile fare una diagnosi certa di celiachia, ma occorre

seguire scrupolosamente gli algoritmi che la scienza e il Ministero

mettono a disposizione di tutti i medici - ribadisce De Vitis - ; è

preferibile per una maggiore utilizzazione di mezzi e di risorse

umane che la diagnosi rimanga appannaggio di centri di eccellenza

(i cosiddetti centri di riferimento) perché dietro la presunta diagnosi

(spesso auto-posta) di gluten sensitivity (che porta come conseguenza

a una autoprescrizione di dieta senza glutine, che impedisce poi una

diagnosi certa di malattia celiaca) si possono nascondere altre patologie

che è necessario evidenziare e non mimetizzare".

Presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli sono in atto

diverse ricerche su più fronti per capire i meccanismi biologici in gioco

(microbiota, assetto immunologico etc) per tutte queste patologie per

arrivare a individuare marker diagnostici più precisi per ciascuna di esse.

In questo senso il meeting scientifico sarà occasione per presentare le

patologie note che possono essere scatenate dal contatto ripetuto

con il glutine e di chiarire quali debbano essere i criteri diagnostici

utilizzabili per arrivare a una diagnosi di certezza.

"Raccomandazioni" per evitare il fai-da-te e fare attenzione alle false

diagnosi

Innanzitutto mai mettersi a dieta spontaneamente senza prima aver

consultato medici esperti e affrontato i test necessari e appropriati

per giungere alla diagnosi.

Se si ha un sospetto di celiachia, rivolgersi al presidio di rete per la

diagnosi della celiachia della ASL.

Se di fronte a un sospetto di patologia glutine correlata, i test della

celiachia sono negativi, il medico deve approfondire il quadro clinico

con ulteriori accertamenti e se ha dei dubbi deve inviare il paziente a

un centro esperto, in particolare per effettuare quegli esami allergologici

che permettano di evidenziare o escludere una allergia alle altre proteine del grano.

E utile ricordate che solo se si risulta negativi sia in primis per la celiachia

che successivamente all'allergia ad altre proteine del grano, si può

ragionevolmente supporre la presenza della cosiddetta gluten sensitivity.

Per approfondire http://www.meteoweb.eu/2017/10/celiachia-tante-false-

diagnosi-e-troppo-fai-da-te

 
 
 

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