Cronache

Chi segue con una certa costanza questo mio spazio, avrà notato come negli ultimi tempi le nostre uscite in moto siano state caratterizzate da episodi sfortunati; episodi  che ci hanno impedito di raggiungere le mete prefissate, pur regalandoci in ogni caso la visione di splendidi paesaggi e le forti emozioni legate all’andare su due ruote.

Premetto che nell’uscita di martedì scorso la meta è stata finalmente raggiunta, ma devo sottolineare che anche in tale occasione siamo stati vittime delle cartine stradali e per una ventina di minuti gli autori delle stesse si saranno sentiti spaventosi e continui fischi nelle orecchie.

Ma andiamo per gradi. Non vi rivelerò subito la meta della gita, che conoscerete seguendomi nel racconto di questa giornata fantastica, quanto stancante, che ha avuto inizio verso le 10.30 sotto casa mia. Puntuale come sempre Pasquale mi ha raggiunto e dopo aver fatto una breve pianificazione sulle possibili strade da seguire per raggiungere la meta decisa, ci siamo avviati sulla nota strada “scalda ruote” che collega Giovinazzo a Terlizzi. Dopo un breve tratto di SS98 fatto per raggiungere il solito distributore dove fare il pieno, abbiamo imboccato la strada che da Ruvo di Puglia porta ad Altamura. Questa volta però abbiamo fatto una deviazione su una stradina che conosciamo bene e che conduce all’agriturismo Masseria Polvino; la deviazione è stata necessaria per dare un’occhiata alla Masseria “Paradiso” e vedere se includerla tra le nostre mete di ballo e bagordi. Il Paradiso, sarà per via del nome, si presenta bene: è certamente più piccolo di Polvino, ma la parte all’aperto concede un po’ più di spazio per ballare. All’interno le cose mutano sensibilmente nel senso che tutti gli spazi sono più ridotti ed inoltre scopriamo che l’azienda non ha molto interesse ad offrire la musica in quanto la loro clientela predilige l’aspetto gastronomico ed il “silenzio”. Per l’estate invece la cosa è diversa: il sabato sera si balla e si può scegliere tra pizza o ristorante alla carta .. per il momento lì la sera fa ancora piuttosto freddo e quindi se ne riparlerà magari verso metà giugno.

Lasciata la masseria ed avendo studiato con calma la cartina, ho detto a Pasquale di proseguire tranquillamente in quella direzione perché ci avrebbe condotti alla provinciale 378 che collega Corato ad Altamura. Man mano che andavamo avanti, la sede stradale, già non troppo ampia, si andava sempre più riducendo così come il manto che raramente, tra una voragine e l’altra, dava presenza di sé. Tra buche enormi, fango e breccia in quantità industriali, abbiamo percorso quasi a passo d’uomo oltre dieci chilometri prima di sbucare su un’altra stradina che abbiamo scoperto provenire da Masseria Modesti (altro agriturismo veramente bene attrezzato con maneggio e piscina, dove si mangia benissimo). Qui abbiamo iniziato a riconoscere in quella che percorrevamo le caratteristiche di una strada e quindi, con un enorme respiro di sollievo, abbiamo ritrovato un po’ di fiducia in noi stessi e nella giornata che stava già prendendo una piega poco piacevole e a noi ormai fin troppo nota.

Dopo pochi chilometri abbiamo finalmente intercettato la 378 che pur non rappresentando un motodromo, ci ha consentito finalmente di dare un po’ di gas e far abbassare le temperature sia del motore che viaggiava fisso oltre i 100 gradi che del corpo, che ormai ero convinto si stesse liquefacendo.

Lasciata la 378 per raggiungere Gravina, ci siamo poi diretti verso Matera. Prima di raggiungere la città dei “Sassi” abbiamo svoltato su una strada interessante dal punto di vista motociclistico, strada che porta al Santuario della Madonna di Picciano, (località che ci siamo ripromessi di visitare prossimamente) ed al Borgo Picciano. Oltrepassatolo abbiamo costeggiato la diga di San Giuliano (altro posto da vedere con calma) e da qui ci siamo immessi sulla SS7 (l’Appia se non erro) che abbiamo percorso sino a Ferrandina. La SS7 sa regalare tanto divertimento ai motociclisti, peccato che sia molto trafficata e negli ultimi chilometri (lato Ferrandina) con il manto stradale molto deformato e quindi pericoloso.

A Ferrandina ci siamo innestati sulla SS407 Basentana che abbiamo lasciato a circa 25 chilometri da Potenza, per immetterci su una stradina di montagna che ci avrebbe portati finalmente alla meta della nostra gita. Di certo avrete capito che ci troviamo nel Parco regionale di Gallipoli e piccole Dolomiti Lucane e adesso posso dirvi che la meta della nostra gita è il comune più alto di quest’area: Pietrapertosa. Gli undici chilometri che ci separavano dalla meta sono stati quelli più duri; dopo oltre 3 ore in sella il fondo schiena ha ben donde di lamentarsi e poi essendo quasi le 14.00 anche lo stomaco ha parecchie cose sulle quali ridire. Ma lo spettacolo che ci si è parato di fronte è troppo bello e quindi dopo aver messo a tacere le varie parti del corpo (ognuna aveva qualcosa da ridire) ci siamo dedicati alla strada ricchissima di curve veloci che si alternavano a stretti tornanti, senza però per questo non interessarci al panorama mozzafiato che ci avvolgeva.

Tra le tante soste fatte per scattare foto, ci siamo fermati ad osservare la stazione di partenza/arrivo del “volo dell’angelo”. Per capire di cosa si tratta, piuttosto che impegnarmi in descrizioni che mai potrebbero rendere esattamente l’idea, lascio spazio ad un filmato preso su youtube.

Giunti a Pietrapertosa, siamo rimasti letteralmente affascinati da questo piccolo comune abbarbicato sul monte Impiso a 1088 metri sul livello del mare. Dopo averlo attraversato alla ricerca di un posto dove mangiare, finalmente uno dei pochi passanti incrociati, ci ha indicato l’unico ristorante del paese che per fortuna non era nella giornata di riposo. La nostra ospite ci ha preparato delle fettuccine con i cardoncelli (funghi saporitissimi e callosi) che erano veramente obiettivamente buone, ma che il miglior condimento che esista al mondo “la fame” ce le ha fatte sembrare eccezionali. Un po’ di bruschetta, ricca d’aglio, un’insalatina ed una bella fetta di tiramisu hanno completato il nostro pasto frugale. Durante il pasto un signore ci ha informati sulla storia del paese e su alcuni usi e costumi locali; in particolare sulla festa di S.Antonio che viene celebrata, tra sacro e profano il primo sabato successivo al 13 giugno. Per chi volesse conoscere in maniera più approfondita lo svolgimento dell’intera cerimonia, questo è il link http://www.comune.pietrapertosa.pz.it/(cliccare sulla voce turismo a destra e poi selezionare la voce “feste religiose); io vi anticipo solo che la festa si articola su tre fasi: taglio dell’albero “Mascio”il 13 giugno; taglio dell’albero “Cima” una settimana dopo e trasporto dei due alberi in paese; processione religiosa e festeggiamenti.

Alle 16.00, ma solo perché stanchi, siamo rimontati in sella alle nostre VFR e ci siamo rimessi in marcia per fare la strada a ritroso, ma questa volta percorrendo solo quelle più veloci e meglio asfaltate, per non sottoporre ad ulteriori sforzi i muscoli e le parti già risentite (leggasi fondo schiena e polsi).

Non dico l’orario di arrivo a casa perché sarebbe come autodenunciarsi, aggiungo solo che i quasi 350 chilometri percorsi per lo più su strade tutte curve insieme ai meravigliosi panorami ammirati, hanno fatto di quel martedì una giornata veramente favolosa … ragazzi il vero turismo lo si fa su due ruote, credetemi.

Ah dimenticavo, le altre foto della giornata trascorsa tra le piccole Dolomiti  lucane le trovate nella mia fotogallery, in album appositamente realizzato. Ciao ;)