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Messaggi del 23/11/2015

Responsabilità

Post n°715 pubblicato il 23 Novembre 2015 da ciemmetre

Poi ci fu il tempo in cui dovetti staccare volontariamente i miei giochi infantili, perchè il corpo cresceva; e crescendo l'irruenza e la brama di avere, furono incontenibili. Furono beni materiali, desiderio di autonomia, la voglia di mettere alla prova il mio corpo, la noia dello studio; una mescola letale che avrebbe cambiato il mio destino gettandomi nel Sistema e operando per il Sistema.
Il lavoro a diciotto anni pare un gioco, ma questa è una mia personalissima interpretazione. Bastava seguire le indicazioni del mio capo ed eseguirle con cadaverica obbedienza. Sullo sfondo un rumore infernale di macchine su timpani ancora adolescenti, puzza di benzina e di grasso. Nero fra le mani e orgoglio smisurato per il primo cartellino bucato all'entrata.
Era la sensazione che mi portava all'utile cui deviavo il mio interesse, il denaro con cui ottenere i beni per potermi sollazzare. Facile fare i conti senza le opportune variabili, ancor più facile accampare diritti ove questi si tramutano rapidamente in doveri. Alle spalle una famiglia sovradimensionata, affitti, spese, e pance da riempire. Una misera paghetta che a fine mese veniva saggiamente drenata dal mio vecchio che ventilava sempre foschi presagi di miseria. Io la guerra non l'ebbi sulla gobba e nemmeno una Svizzera o una Germania; lui si.
Si infittiva l'acredine con il passar del tempo, passarono giorni e anni; dopo dodici anni lasciai il tetto familiare, senza alcun rimpianto. Il vecchio genitore, non ebbe la fortuna di vedere suo nipote, nemmeno un matrimonio e ancor meno una casa nuova. Morì e la famiglia implose..
Non penso più alla sua immagine, e forse il ricordo del viso è confuso dal tempo, ricordo la sua voce e lo stato conflittuale che mi assaliva. Sovente penso che mi abbia insegnato il senso del dovere, detestabile, perchè complica la vita, e non c'è pace finchè un determinato atto o mansione non è giunto a termine. La sera si spoglia di ogni responsabilità, quella che mi porto dietro da una vita. Quindi scrivo, seguendo tracce, memorie e sinfonie. Scrivo in uno stato liberatorio, senza precise coordinate o liturgie. La responsabilità è un vestito stretto, non è mai comodo, e qualche volta stracciarselo di dosso e buttarlo sopra il letto, è il modo migliore per sentirsi vivo.




Ashes to Ashes
David Bowie

 
 
 
 
 
 
 

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