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Dopo la guerriglia, riprende la protesta

Post n°195 pubblicato il 10 Gennaio 2008 da circololenci

Dopo una notte di durissimi scontri, il quartiere di Pianura rimane completamente isolato. Clima teso, cortei, scuole deserte e blocchi. In serata migliaia in corteo. E i cittadini si dividono sul ricorso alla violenza
Francesca Pilla

Napoli Al calar della sera sale la tensione a Pianura e iniziano nuovi scontri. Sono migliaia i manifestanti scesi in strada. Dopo 12 giorni di proteste, sono cresciuti di numero e sempre più agguerriti. Ieri erano divisi in tre gruppi che presidiavano l'ingresso di Quarto di via dei Pisani, i cancelli della discarica e le barriere del piazzale di via Montagna Spaccata, ognuno manteneva le proprie posizioni. Scontri leggeri, niente rispetto alla notte di martedì quando il rione è stato messo a ferro e fuoco. Polizia e carabinieri fino a sera non hanno nemmeno cercato di entrare nel sito ma appena tentato di aprire varchi e governare il quartiere con lancio di lacrimogeni, contatti e cariche accennate. La paura però alimenta la determinazione e i gruppi restano chiusi a testuggine: «C'è l'esercito nascosto da qualche parte - dice convinto un uomo - qui alla fine ci massacrano». Effettivamente a contrada Pisani la strada che già ospita una montagna di rifiuti ricoperti di vegetazione è lunga e stretta, se le forze dell'ordine dovessero piombare da entrambe le entrate potrebbe essere un macello.
Ma al momento il prefetto Alessandro Pansa e il questore Fiorolli stanno mantenendo un profilo basso, tentando interventi chirurgici. Così nel pomeriggio quando dal ministero dell'Interno hanno dato l'ordine di mettere fine all'isolamento di Quarto ci sono stati lunghi momenti di nervosismo, ma nessuna carica pesante. Sono stati lanciati solo una serie di lacrimogeni, la folla ha indietreggiato e una pala meccanica ha eliminato gli ostacoli e riaperto la strada principale.
Ma quanto potranno durare le buone maniere se dal commissariato e dal governo hanno ordinato di riaprire la discarica a tutti i costi? Il problema esiste, anche perché non appena gli sbarramenti vengono rimossi gli abitanti li ripristinano. Giocano in casa e si potrebbe andare avanti per settimane, mesi. La situazione generale è resa più instabile anche per l'ampiezza dell'area di scontro. Infatti i dimostranti sono arrivati a sequestrare un bus e darlo alle fiamme a Pozzuoli, distante diversi chilometri dal sito vero e proprio. Mentre a Monterusciello sono stati assaliti due poliziotti, finiti in ospedale. Per questi incidenti è stato fermato un giovane.
A Pianura invece ormai sembra saltato tutto, anche la razionalità. Non è solo un quartiere in lotta, ma anche abbrutito dalle barricate di monnezza, dalla rabbia, dall'esasperazione di chi non capisce bene cosa sta succedendo nei piani alti. Dopo la notte di guerriglia i pianuresi hanno introiettato il complesso del nemico, nel quartiere vige l'autarchia. «Che cazzo guardi a fare!» , urla un giovane a un altro solo per capire se si tratta di uno dei suoi o di uno «straniero». C'è chi esulta perché è quasi come vivere allo stadio tutti i giorni: «Se caricano chiudo il negozio e mi butto nella mischia». Chi vuole vedere i politici e gli amministratori morti o in galera: «Bassolino deve pagare anche fisicamente, Pecoraro si deve dimettere, La Iervolino doveva venire con noi, così non serve a niente». Ma la maggior parte degli abitanti sono preoccupati: «Se continua così qui ci scappa il morto», dice con il volto scuro il barista dell'ultimo caffè aperto prima dello sbarramento.
Negozi chiusi e scuole deserte, nessuno in strada, in metà rione c'è il coprifuoco. La lunga strada che porta a via Montagna spaccata porta tutti i segni della battaglia in corso. Cassonetti rovesciati, alte colline di immondizia, il gabbiotto di una pompa di benzina incenerito. Un gruppo di giornalisti stranieri «embedded» continua a fare servizi nascosti dalle forze dell'ordine a qualche km di distanza da Contrada Pisani. Hanno paura di entrare, nemmeno fossero in Iraq, dopo che martedì notte sono stati malmenati operatori e giornalisti Rai, Sky e Mediaset. Alcuni manifestanti hanno anche sequestrato le cassette con le immagini degli scontri e rotto le telecamere. Una notte di follia e di confronto con polizia e carabinieri, che hanno sgomberato i diversi blocchi e sono stati accolti con bombe carta e molotov da una folla fuori controllo. Alla fine una sola persona è stata fermata: un ragazzo di 25 anni che ha sequestrato e dirottato un autobus che è poi stato dato alle fiamme.
Nelle strade gli abitanti litigano tra loro sul ricorso alla violenza. «Stiamo facendo la figura degli animali. Pensano che siamo camorristi, invece qui è tutta gente perbene», si lamenta una robusta donna biondo platino. «Ma che dobbiamo fare signò - risponde un ragazzo - quelli ci attaccano e noi rispondiamo». «Ma dove sono i facinorosi? - urla un uomo sulla trentina - ho due figli a casa, la mattina vado a lavorare e la sera sono qui a combattere». «Non sono d'accordo - interviene una giovane sullo scooter - dobbiamo essere pacifici». «Così ci schiacciano - risponde il fidanzato - guarda che lo faccio anche per te».
Si muovono con precise strategie gli uomini di Pianura. Sono loro che tengono il comando, mentre le donne siedono davanti al sito. Hanno chiuso tutta l'area intorno all'ex discarica. Fortificazioni composte da cancelli e blocchi di cemento. Di fronte a una delle entrate c'è una roulotte capovolta dove è stato srotolato uno striscione con le foto di Prodi, Bassolino, Iervolino e Pecoraro e la scritta «La camorra non siamo noi, siete voi il tumore».
Proprio lì ieri mattina è stata organizzata una rumorosa conferenza stampa dalla Rete campana rifiuti e ambiente, insieme con l'Assise di palazzo Marigliano. Al telefono Beppe Grillo, che ha detto ai pianuresi di essere dipiaciuto per non poter partecipare alla protesta : «Questi cassoni di politici vanno tolti da lì - ha esortato i napoletani - Questa è una emergenza creata per fare inceneritori sovvenzionati dalle tasche dei cittadini». Anche qui però sono scoppiati i malumori tra un gruppo di manifestanti che accusavano gli attivisti di farsi pubblicità e la maggior parte degli abitanti dei Pisani, soddisfatti per l'aiuto e la solidarietà resa.

 
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