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« Compromessi e trasformismiLa Costituzione o un Gov... »

L'Italia è una Repubblica fondata sulla protezione?

Post n°94 pubblicato il 04 Aprile 2018 da claudionegro50
 

 

Proviamo a riassumerla così: le elezioni hanno dato metà dei voti, e di fatto il pallino delle decisioni politiche, ai partiti populisti/sovranisti. Hanno massacrato il PD, nonostante sotto il suo governo l'economia sia uscita dalla crisi, l'occupazione sia sensibilmente cresciuta, i conti pubblici abbiano cessato di peggiorare, la pressione fiscale sia scesa in modo non marginale (80€, IMU, deducibilità dei costi dei dipendenti per le tasse sulle imprese, iperammortamento per gli investimenti delle imprese...), si siano per la prima volta dato risposte alle forme di lavoro non tradizionali (partite IVA, smart working), si siano fatte riforme in materia di diritti civili che aspettavano da decenni (unioni civili, testamento di fine vita, legge sul “dopo di noi” per i disabili gravi).

Gli elettori del Sud hanno votato per il Reddito di Cittadinanza, quelli del Nord per la Flat Tax e tutti insieme per l'abolizione della Fornero.

Però hanno votato per il PD Milano, buona parte di Torino e di Roma, Bologna, Firenze, oltre naturalmente alla gran parte delle vecchie regioni “rosse”.

Sarebbe importante cercare di capire il perchè di un voto che pare molto più sociologico e viscerale che politico.


Maurizio Martina ha detto che il PD non ha dato risposta alla richiesta di protezione che da tanta parte della società si levava. A me sembra che quest'affermazione vada ripensata. Quale protezione, e da parte di chi?

Dai “poveri”? Vogliamo identificar questo disagio con la povertà assoluta e relativa che ci illustra l’ISTAT? Si tratta di circa 6 milioni di persone (peraltro in calo rispetto all’anno precedente) pari a poco più o meno del 10% del corpo elettorale. Di queste soltanto una parte aveva precedentemente votato PD e ovviamente soltanto una parte non lo ha più votato (immaginando per facilitare il ragionamento ma soprattutto per mancanza di dati che la percentuale di astensione in questa fascia sia stata equivalente a quella generale). E’ chiaro che la perdita di voti su quest’area non giustifica se non marginalmente la perdita di consensi complessiva del PD.

Forse è da ripensare l’abitudine intellettualmente pigra a considerare naturaliter identificabili con la sinistra i poveri e con la destra i ricchi. Magari perché i poveri non sono più così tanti, e perché non esiste la contrapposizione di classe che in qualche modo richiamava lo schema ricchi-poveri.

Resterebbe da capire per quale motivo i “poveri” non avrebbero apprezzato il REI entusiasmandosi invece per il Reddito di Cittadinanza. Forse perchè nel nome evoca il diritto ad uno “stipendio di stato”, come nell'immaginario della plebe di tutti i tempi?


Chi altro chiedeva protezione? Gli abitanti delle periferie metropolitane in balia degli occupanti abusivi delle case popolari e della malavita spicciola dei quartieri? Siamo stati capaci di dar loro qualcosa di più delle prediche sulla tolleranza e la solidarietà? Perfino a Milano la linea dura è stata sempre accompagnata da palpitazioni e distinguo per non riconoscere che mantenere l’ordine e la legalità non è una cosa “di destra” ma una cosa dovuta, chiunque governi.

Chiedevano protezione le comunità che a torto o a ragione (più spesso a torto) temono un'ondata ingestibile di migranti? Minniti ha dato risposte efficaci, con effetti concreti e non declamatori, ma non siamo stati capaci, per pudore solidaristico, di farne argomento di propaganda sul territorio, e affermare che il Governo del PD ha messo fine all’immigrazione selvaggia.


Come ovvio è chiaro che chiedono protezione pubblici dipendenti ed insegnanti; potrebbero esser identificati con i “disagiati” del terzo millennio, che vedono messe in discussione le proprie garanzie e certezze? Ma, ohibò, costoro sono in massa elettori del PD, che quindi non avrebbe affatto abbandonato i disagiati.


Chiedono protezione gli artigiani e le imprese che non esportano e che vorrebbero un po’ di protezionismo. Le aziende di Servizi Pubblici (per lo più facenti capo ai Comuni) che non vogliono la concorrenza dei grandi gruppi italiani o stranieri.E’ opportuno notare che questo tipo di richiedenti protezione non coincide affatto col profilo della povertà, è diffuso nelle aree più ricche e “provinciali” del Paese ed ha costituito il nocciolo duro del consenso alla Lega.


Ma alla fine la richiesta più importante di protezione è quella che è stata veicolata dai due maggiori partiti populisti: più pensioni, meno tasse, reddito garantito. Questa è la vera richiesta di protezione che la maggioranza del Paese ha chiesto.


Oltre a quella,naturalmente, delle numerose corporazioni politiche, professionali, economiche, amministrative, giudiziarie per le quali è irrinunciabile che il paese non cambi nella sua struttura politica, istituzionale, amministrativa, e che già si erano espresse in tal senso con la battaglia referendaria in difesa dell'immutabilità della Costituzione.


Quando nel PD si recita il mea culpa per non aver ascoltato la richiesta di protezione si riprende quel che a suo tempo aveva sostenuto Bersani: abbiamo rotto col nostro popolo. Chiaro che nella visione di Bersani il nostro popolo è quello che rivuole l'art.18, il ritorno ai buoni vecchi ammortizzatori sociali che garantivano a vita chi sbatteva in problemi occupazionali, meno concorrenza per proteggere imprese e dipendenti, ritorno ad un governo centralizzato delle regole (per esempio sulle aperture festive) e della contrattazione, marginalizzazione dei criteri meritocratici nell'impiego pubblico.

Oppure si allude al bisogno di risposte dei giovani che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro? Ma questa non è una richiesta di protezione: è una richiesta di avere strumenti per “fare”. La risposta è sul terreno della alternanza scuola-lavoro, sui servizi all'orientamento dei giovani, sull'apprendistato, sulla qualità della scuola (e magari qui le richieste di protezione degli insegnanti sono conflittuali con gli interessi degli studenti), sulla diffusione degli Istituti Tecnici Superiori, che costituiscono il livello più significativo di collaborazione scuola-impresa. Tutte cose che Renzi e Gentiloni hanno cominciato a fare, nell'ostilità della maggioranza degli insegnanti e attirandosi le contestazioni prefabbricate di molti studenti. Magari ad un diciottenne può sembrare appetibile un bello stipendio pubblico che lo esenta dal fare fatica, lo risarcisce del fatto di avere studiato, lo mette d'accordo col suo insegnante che gli ha spiegato che orientare la formazione al lavoro significa piegare la cultura alle voglie del capitale. Però questa non è richiesta di protezione, ma di assistenza gratuita. Vogliamo dirlo con chiarezza?


O stiamo parlando di chi cerca lavoro e non lo trova? Costoro hanno bisogno di servizi al lavoro, politiche attive che non li lascino soli ma li accompagnino e li orientino nella ricerca di occupazione. Cose che gli ultimi governi hanno iniziato a fare. Siamo ancora indietro? Certo! L'alternativa è la Cassa Integrazione a vita o, per i giovani, il reddito di cittadinanza a vita?


O parliamo degli anziani poveri? Ma chi sono e quanti sono? La statistica ci dice che mediamente gli anziani sono più ricchi dei giovani, e che il dato apparentemente tragico del numero enorme di pensioni esigue non corrisponde ad un numero neanche lontanamente equivalente di persone con redditi insufficienti, perchè la gran parte di queste pensioni povere si assommano ad altre pensioni o ad altri redditi.


Magari stiamo invece parlando di un confuso desiderio di protezione da ciò che cambia, di un oscuro terrore per le cose nuove, di una acuta nostalgia per le cose di una volta. E che si rovescia in un sentire soggettivo che si immagina rivoluzionario perché si ribella a quello che è cambiato ma che in realtà chiede di tornare indietro.


Però se è così va rivisto profondamente il criterio: disagio = richiesta di protezione = mission della sinistra. Intanto perché la richiesta di protezione non viene solo dai disagiati ma anche (e ancor più) da chi vuol proteggere i propri privilegi, grandi e piccoli. Poi perché alcune richieste di protezione causate effettivamente da disagio (ordine pubblico, immigrazione, abusivismo) fanno venire l’orticaria alla sinistra. Infine perché da buona parte della società non viene un’implorazione di protezione ma di strumenti per crescere. Questa è la chiave per capire perché Milano, Firenze, Bologna hanno votato PD: non perché alligni lì un’opinione radical chic e/o politically correct, ma perché lì vivono i ceti che non chiedono di essere protetti dal mercato, ma di essere aiutati a starci dentro; che non temono l’Europa e l’Euro, ma la considerano un’opportunità; che vogliono innovare per concorrere, non essere protetti dalla concorrenza.


Può essere faticoso, ma occorre prendere atto che il crinale che oggi divide la società è quello tra chi respinge la globalizzazione, l’Europa, il mercato e vorrebbe tornare ai modelli economici e sociali che funzionavano così bene nel primo dopoguerra (peraltro esecrati come filocapitalisti e controrivoluzionari da molti di coloro che oggi li vagheggiano) ma che oggi sono impossibili, e chi invece vuole andare avanti, sfruttare tutte le possibilità di una mercato mondiale aperto, cavalcare la quarta rivoluzione industriale, sviluppare i fattori produttivi e non metterli in frigo; e, aggiungo, pensa che essere per l’uguaglianza e le tutele implichi creare ricchezza e distribuirla, non condividere la povertà.

La Storia, bene o male, tra crisi e contorcimenti, è sempre andata avanti. Lo farà anche questa volta, con o senza la sinistra. Sta a noi decidere se vogliamo essere della partita oppure no.

 

 

 

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