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questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

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Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

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Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

 

 
« Riforma. CislScuola »

Giorgio Israel

Post n°3498 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "Il Manifesto"


Giorgio Israel: «L’errore di Renzi sulla scuola: non ha capito la trasversalità dell’opposizione»


Intervista. Lo storico della scienza e matematico critica lo storytelling messo a punto dal governo sul Ddl scuola. «Il preside-manager viene istituito per una ragione di controllo politico-ideologico e per creare un ceto di dirigenti che faccia da cinghia di trasmissione con i precetti del Miur». «La scuola forma persone libere, non individui confezionati da un’ideologia tecnocratica»

Gior­gio Israel, pro­fes­sore di mate­ma­tica alla Sapienza di Roma, è un fine ana­li­sta dell’ideologia neo­li­be­rale della valu­ta­zione e della cer­ti­fi­ca­zione buro­cra­tica che da vent’anni governa l’istruzione e la ricerca. Il blog, gli arti­coli e gli scritti di Israel sono stru­menti per deco­struire il rac­conto imba­stito dal governo sulla «Buona Scuola» e per spie­garne le finalità.

Lo sto­ry­tel­ling di Renzi sostiene che l’opposizione alla riforma della scuola è ispi­rata da forze con­ser­va­trici. Pro­fes­sore, lei si sente un conservatore?

Que­sto è il punto. Quello che il nostro pre­mier non ha capito è che chi si oppone alla «Buona scuola» lo fa per lo più in nome della difesa di una visione uni­ver­sa­li­stica dell’istruzione, che mira non alla fab­bri­ca­zione di indi­vi­dui con­fe­zio­nati in base a un’ideologia tec­no­cra­tica bensì alla for­ma­zione di per­sone libere, dotan­dole degli stru­menti cono­sci­tivi adatti a una libera scelta del loro futuro. Una simile visione è pre­sente in chi, a sini­stra, è legato a una visione di tipo gram­sciano, e in chi invece si ricol­lega a una visione con­ser­va­trice di tipo libe­ral­de­mo­cra­tico. Non aver capito il carat­tere di tra­sver­sa­lità dell’opposizione è stato un errore poli­tico colos­sale. Quanto a me, quel che conta è quel che penso e se ricordo certi lin­ciaggi estre­mi­sti cui sono stato sot­to­po­sto rifiuto cate­go­ri­ca­mente di farmi met­tere etichette.

Nello spot alla lava­gna il pre­mier ha riven­di­cato la con­ti­nuità con la riforma di Luigi Ber­lin­guer. Qual è il suo giu­di­zio sul ven­ten­nio di riforme dell’istruzione pubblica?

Meglio sten­dere un velo pie­toso. Le riforme ber­lin­gue­riane della scuola e dell’università sono state quanto di più deva­stante si sia dato in que­sto ven­ten­nio. Dagli anni in cui Ber­lin­guer difen­deva acca­ni­ta­mente la visione gram­sciana di una scuola disin­te­res­sata, basata sulle cono­scenze e il rigore, con cri­ti­che severe degli andazzi della buro­cra­zia euro­pea, egli è pas­sato all’adesione com­pleta a una visione tec­no­cra­tica senza la minima giu­sti­fi­ca­zione di tale rove­scia­mento salvo l’invettiva quo­ti­diana con­tro Gen­tile, fonte di qual­siasi male anche di quelli con­tro cui com­bat­teva e che, in fin dei conti, ha avuto scarsa influenza sulle poli­ti­che sco­la­sti­che del fasci­smo rispetto a un Bot­tai. Un altro sto­ry­tel­ling com­ple­ta­mente falso.

Qual è la ragione che spinge il governo a imporre la figura del pre­side mana­ger nella scuola?

Una ragione di con­trollo politico-ideologico in modo da disporre di un ceto di diri­genti che fac­cia da cin­ghia di tra­smis­sione dei pre­cetti mini­ste­riali. Basti pen­sare all’ultimo con­corso per diri­genti. La bat­te­ria di quiz era com­po­sta da un gran numero di domande sba­gliate e poi da una massa di domande che richie­de­vano da parte del can­di­dato la cono­scenza di una let­te­ra­tura psico-pedagogica di tipo costrut­ti­vi­sta. E per­ché mai per essere un buon diri­gente debbo essere esperto e con­sen­ziente con certa let­te­ra­tura e non altra? Qui viene messa fuori gioco non solo la libertà d’insegnamento ma quella di pen­sare libe­ra­mente. Se poi un diri­gente viene dotato anche del potere di assu­mere e con­trol­lare la car­riera dei «suoi» inse­gnanti siamo al regime. Si ricordi che la Carta della Scuola fasci­sta del 1940 ride­fi­niva il pre­side come «capo dell’Istituto», una figura mono­cra­tica che ora viene dotata di altri pesanti poteri.

Com’è cam­biato il mestiere dell’insegnante in que­sti venti anni?

È stato pro­gres­si­va­mente tra­sfor­mato nella figura di un mero ese­cu­tore delle pre­scri­zioni mini­ste­riali espresse in un con­ti­nuo dilu­vio di cir­co­lari, regole, cer­ti­fi­ca­zioni spesso deli­ranti e scritte in un ita­liano incre­di­bile. Gli è stata sot­tratta gran parte del tempo della sua atti­vità come «mae­stro». Del resto, è da un pezzo che certo peda­go­gi­smo che ha larga influenza tra i buro­crati del mini­stero pre­dica che biso­gna can­cel­lare la parola inse­gnante per sosti­tuirla con quella di «faci­li­ta­tore», in nome di una dema­go­gica idea della scuola come «auto­for­ma­zione», senza ren­dersi conto che una scuola senza auten­tici «mae­stri», capaci di sta­bi­lire un rap­porto intenso e costrut­tivo con gli allievi non è tale, è una fab­brica di addetti all’impresa, quel che per­se­gue la Con­fin­du­stria nella sua solita prassi di otte­nere quel che le serve a spese dello Stato.

Il governo ha cri­ti­cato il boi­cot­tag­gio dei test Invalsi. Come sono nati e qual è il loro ruolo nel nuovo sistema di valu­ta­zione della scuola e degli studenti?

Sarebbe lungo fare una sto­ria dell’Invalsi. All’inizio doveva essere un isti­tuto che con metodi sta­ti­stici cam­pio­nari doveva ten­tare di costruire un’immagine dello stato della scuola ita­liana. Si è tra­sfor­mato in un isti­tuto cen­sua­rio cui è stato dato il potere addi­rit­tura di imporre una prova a quiz che inter­viene e altera il pro­cesso di valu­ta­zione facendo parte delle prove per l’uscita dalle scuole medie. Siamo in molti ad aver svolto cri­ti­che det­ta­gliate della prassi dell’ente senza alcuna rispo­sta per­ché esso è chiuso, auto­re­fe­ren­ziale ed esente da qual­siasi controllo.

Approvata la riforma, che cosa diventerà la scuola?

Spe­riamo che non sia appro­vata. Altri­menti, que­sto insieme di prov­ve­di­menti scon­nessi, incoe­renti, pro­dotti da chi non ha alcuna auten­tica com­pe­tenza sul tema dell’istruzione oppure ha idee deva­stanti, pro­durrà sem­pli­ce­mente terra bru­ciata. I migliori inse­gnanti non vedranno l’ora di andar­sene – come già accade – e la scuola diven­terà una mera pro­pag­gine della buro­cra­zia e di chi vuol ser­vir­sene sol­tanto a scopi mera­mente stru­men­tali. Addio cul­tura e cono­scenze, in un paese che ha una delle più ric­che tra­di­zioni cul­tu­rali del mondo e aveva costruito un’ottima scuola

 
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Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


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