Indios e seringueiros, cioè i raccoglitori di lattice dalla pianta della gomma, l’Hevea brasiliensis. Di questi ultimi, Mendes era rappresentante sindacale. Un leader carismatico e innovatore. Decenni prima che il riscaldamento globale diventasse tra le priorità dell’agenda scientifica internazionale, questo seringueiro alfabetizzato per caso da un militante in fuga dai generali – in Brasile era l’epoca della dittatura – aveva intuito il legame inscindibile tra terra e uomini. Qualunque sviluppo cerchi di spezzarlo in nome del progresso si trasforma in un’arma di distruzione di massa. Chico dunque non sognava un’Amazzonia-santuario, proprio come aborriva l’idea di un’Amazzonia-merce. «Gli uomini stessi e le famiglie dovevano diventare i custodi e i garanti della foresta», afferma ancora Giovenzana, e allo Stato spettava il «riconoscere e remunerare questo lavoro di sorveglianza» in modo da frenare l’emorragia umana verso le favelas urbane. In questa prospettiva, si inserisce anche la scelta della non violenza. «Diceva che una vittoria ottenuta senza il dialogo con la controparte presuppone sopraffazione», conclude padre Ceppi. Forse proprio per questa originalità di prospettiva il suo assassinio ha fatto scalpore. Tanto da finire sulla prima pagina del New York Times.
E, ora, per celebrare il venticinquesimo anniversario, lunedì, il governo di Brasilia ha omaggiato il «profeta di uno sviluppo alternativo», con il titolo di «protettore dell’ambiente». Eppure, al di là delle celebrazioni, il «Brasile del miracolo» non è ancora riuscito a risolvere il nodo dello sviluppo amazzonico. Nel Paese, il pugno di ferro dei gerarchi ha ceduto il posto a una democrazia stabile – governata proprio da quel Partido dos Trabalhadores che Mendes aveva contribuito a fondare –, ruggente e meno diseguale. Eppure la fame di soia (le cui vendite sul remunerativo mercato internazionale alimentano il boom) continua a divorare l’Amazzonia: nell’ultimo anno sono scomparsi quasi seimila chilometri di foresta. Che cosa resta dunque di Chico? Un milione di ettari di Amazzonia salvati. E un sogno. Quello «di un modello di sviluppo ecosostenibile, alternativo agli squilibri tra Nord e Sud del mondo», scrive Gad Lerner nell’e-book Chico Mendes pubblicato da Feltrinelli. Per questo, il leader seringueiro è un vinto «le cui idee si sono ramificate ben oltre la foresta in cui germogliarono».
Inviato da: romanovincenzo123
il 12/07/2015 alle 07:46
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il 30/06/2015 alle 22:05
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il 15/10/2013 alle 18:52
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il 28/02/2011 alle 18:41
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il 15/02/2011 alle 00:41