Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 21 Febbraio 2005 da Nekrophiliac
 
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ICED EARTH: HORROR SHOW (2001)

Li conobbi un po’ per caso un lontano giorno di alcune estati fa, << somigliano ai Maiden >> pensai, in effetti, suonano molto heavy anche loro ma gli Iced Earth sono, senza dubbio, il tipico gruppo che ha continuato a fare ciò in cui credeva, anche quando tutto gli tirava contro. Hanno superato gli anni 90, ma soprattutto le loro idee e la loro musica non sono state condizionate dal passare delle mode. Il successore di Something Wicked This Way Comes (1998) già dal delizioso art-work e dal titolo del disco riesce a farci capire di cosa ci vogliano cantare John Schaffer e soci. Horror Show è basato infatti, su uno tra i più battuti concept utilizzati in campo metal: l'horror. Gli Iced Earth riescono comunque ad ottenere 10 canzoni veramente potenti e caratterizzate da una atmosfera intensa e affascinante tipica del power-thrash di stampo statunitense. Ogni canzone narra la storia di uno, fra i tanti personaggi che hanno caratterizzato o caratterizzano, la fantasia dell'immaginario horror più o meno recente. Si parte con Wolf, canzone molto veloce e potente che parla del destino di un uomo lupo e della sua trasformazione, inizio atipico e riff schafferiano, ritornello il tutto lascia il segno. Si prosegue con le ottime Damien e Jack entrambe due ottime canzoni ma molto differenti fra loro. La prima, ispirata al film The Omen, è veramente molto particolare: si apre con un breve intro di basso che accompagna dei canti, poi un arpeggio introduce un pesantissimo riff e la voce ruggente di Matthew Barlow che solo in seguito si placa sprofondando in un classico refrain che sfocia nel bellissimo chorus. Evocativa. La seconda segue un ritmo spacca-ossa tipicamente thrash  con ritmiche sempre presenti, vocals schizzate e perfette e il bellissimo coro! Un gioiello di potenza e classe. Ghost Of Freedom è la prima e unica ballad dell'album, che oltretutto non centra nulla con il concept, ma parla della guerra civile americana. Grande Barlow, sempre un maestro nell'interpretazione. La quinta traccia, Im-Ho-Tep (Pharoa's Curse) è il brano ispirato alla Mummia, infatti, è subito evidente da un intro che ricorda molto l'Egitto così come le parti vocali molto particolari. Richard Christy non rinuncia a far sentire degli incredibili tempi di doppia cassa. Jeckyl & Hyde, invece, parte lenta per poi sfociare nella più classica e potente ritimica schafferiana accompagnata perfettamente da basso, batteria e dai fantastici vocalizzi di Barlow che culminano nel coro, ciò che mi sorprende è quando il pezzo muore per qualche secondo con un arpeggio, ma si risolleva con un Richard Christy sempre più perfetto e un Barlow che simula perfettamente la lotta tra il Dr. Jeckyl e Mr. Hyde, segue la solita ritmica, veramente un pezzo spettacolare. Settima traccia, il vuoto. Transylvania, cosa dire di questo pezzo? Era presente sul primo (capo)lavoro degli Iron Maiden, è una delle song strumentali più belle di sempre e nonostante le uniche differenze rispetto all'originale sono il suono più heavy delle chitarre e qualche modifica all'assolo mi fa impazzire. Dragon's Child è l’ennesimo pezzo che parte lento per poi continuare con un bellissimo riff e ancora una volta Barlow colpisce per la splendida intepratazione! Frankenstein, stranamente, si apre con un bel riff seguito poi da un Barlow che duetta con lo stesso Schaffer nelle strofe molto particolari, il chorus non è proprio all'altezza, ma la canzone si risolleva con un bellissimo assolo e con il solito Richard Christy che conitnua a martellare di doppia cassa. Finalmente arriva la song più bella dell'album: Dracula. L'alternarsi di tempi e ritmiche, come anche la voce di Barlow rende questa canzone la top-track e il suo epico coro è degno dei migliori Blind Guardian. A chiudere il disco un ottimo duetto, The Phantom Opera Ghost, tra Barlow e Percifield, in cui l'alternanza della voce maschile con quella femminile, va a creare una simbiosi perfetta. A conti fatti, un album in grado di unire e far convivere un velocissimo thrash ad atmosfere molto coinvolgenti. Davvero ben fatto.

 
 
 
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