Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 21 Febbraio 2005 da Nekrophiliac
 
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METALLICA: ...AND JUSTICE FOR ALL (1988)

Il virus era stato ormai incubato, a distanza di pochi anni li consumerà in maniera devastante, rendendoli irriconoscibili ai più, ma innalzandoli a divi su scala planetaria, addirittura facendo sì che nel 1999 raggiungessero la cifra spaventosa di 60 milioni di dischi venduti al mondo. Bene. Anzi male. Non è irrisorio dire che i Metallica, gli eroi della scena thrash degli anni ottanta, in occasione della pubblicazione di questo complesso disco si ritrovarono già a corto di idee valide e bisogna aggiungere che la presunta e tragica scusante non deve perciò essere chiamata in causa. È doveroso aprire una piccola parentesi storica. Il 27 settembre 1986, nei pressi del paesino danese di Ljngby, morì in un clamoroso incidente stradale, l'eccentrico bassista, Cliff Burton. Un fulmine a ciel sereno. Il suo sostituto diverrà da quel momento il buon Jason Newsted, che tra l’altro, ha lasciato la band a causa di incomprensioni nel 2001, sostituito da Robert Trujillo, ex bassista di Ozzy Osbourne. È chiaro per tutti fino a qui? Dunque, dicevo che Jason Newsted si è dimostrato, sul L’inizio della fine. Il perché? A più riprese, i nostri Metallica avevano dichiarato che non avrebbero mai realizzato videoclips per non mancare di rispetto ai loro attaccati e ossessivi fans, ma si sa, le bugie hanno le gambe corte e il dio denaro li ha resi marionette e così sono state partorite ben due versioni di One. Non ho nulla contro i video, tra le migliori forme artistiche del mondo contemporaneo, però, in questo caso le immagini e la grande programmazione su canali come MTV non ha fatto altro che rovinarli, e a dirla tutta a me piacevano rozzi e sporchi che gridavano in coro master master master! Bando alle ciance. La psicologica e introspettiva One è comunque una piccola gemma, una ballata triste che si trasforma poi in autentica rabbia. La canzone si apre coi rumori di un campo di battaglia, a bombe e mitragliatrici si accompagna accompagnate la soave chitarra di un ispirato James Hetfield che ci racconta di un giovane soldato che, partito per il padre e l’onor della patria, muore tragicamente nel letto di un ospedale militare. Pezzi come One sono difficili da trovare, in qualunque band, veloce, incisiva e ritornello accattivante. lungo periodo, un eccellente sostituto, sia per performances, ma per il suo modo di vivere i pezzi, con aggressività ed energia, soprattutto in sede live. Il disco, invece, si dimostra in gran parte differente dai precedenti, confermando l’evoluzione dei Metallica nei vari anni e da un album all’altro, che non faceva altro che accentuarsi. …And justice for all è il disco più tecnico, le composizioni sono articolate e dirette, anche notevolmente dilatati, gli arrangiamenti meno graffianti e anche il sound è più pulito. L’affiatamento tra Kirk Hammet e Jason Newsted è ineccepibile, Lars Ulrich alla sua Tama sfodera un doppio pedale da applausi e James Hetfield alla voce è immenso come sempre, quindi, non metto in dubbio la qualità, ma le nove canzoni dell’album, che non sfigura certamente tra le altre pietre miliari dei Metallica degli 80s, non mi hanno saputo conquistare al 100%. Si parte con Blackened, avvio lento ed oscuro e poi un maledetto riff aggressivo, per non parlare dell’assolo, uno dei migliori ideati da Kirk Hammet. Segue un altro intro molto delicato che sfocia nella grande …And Justice For All, un pezzo di oltre 9 minuti all’insegna della modifica tecnica dei Metallica, da velocità pura a intervalli con parti lente e quadrate. L’assolo è diviso in due parti, una più veloce e lineare, e una più tecnica e variopinta, veramente di pregevole fattura entrambe. La terza, ritmata e tambureggiante traccia, Eye Of The Beholder, con il suo ritornello inneggiante alla libertà è un brano che richiede più ascolti, qui la chitarra ritmica e la batteria la fanno da padroni, con una voce cupa alle spalle e un bel melodico assolo nel mezzo. Insomma viene fuori sulla distanza. Poi tocca a One.

Qui si chiude la prima parte del disco. Un duro combo di batteria e chitarra fa da base alla veloce e graffiante The Shorter Straw, suonata su scale basse che la rendono tecnicamente impeccabile. La sesta traccia è monolitica. Harvester Of Sorrow, il mietitore del dolore, è un lento concentrato di risentimento e odio e dal punto di vista sonoro è incisiva al massimo. Segue The Frayed Ends Of Sanity, la traccia più strana dell'album, musicalmente, negli effetti e nei testi. Nonostante che lo spirito sia sempre molto battente e James Hetfield canti bene, la canzone ha poco spessore e presenta al suo interno troppi ritmi, da medio veloce, a veloce, a molto veloce. Confusa. To Live Is To Die, l'ultima teatrale canzone composta dal defunto Cliff Burton, parte pianissimo e si trascina una notevole carica commovente rilasciata poi nell’assolo centrale ma gli stravolgimenti strumentali vari sono decisamente troppi. Si direbbe perfetta per lo stile di …And justice for all. L’ultima traccia è Dyers Eve, abbastanza aggressiva e veloce, ricorda da vicino molto Damage Inc. di Master Of Puppets (1986). A conti fatti il disco si merita un applauso generale e non si disdegna un suo acquisto, ma come controparte si deve mettere in luce una sua eccessiva lunghezza e talvolta la monotonia di alcuni suoi brani che lo rendono piuttosto pesante e contraddittorio di fronte ai primi tre capolavori. Ad un passo dal baratro.

 
 
 
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