Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 24 Aprile 2005 da Nekrophiliac
 
Foto di Nekrophiliac

CASINO ROYALE: CRX (1997)

Non c'e' bisogno di molte presentazioni. Se bisogna indicare un gruppo che ha tracciato la storia di una scena musicale italiana "nuova", capace cioè di abbracciare con proprietà di linguaggio tutti gli stimoli provenienti dall'estero, soprattutto quelli di matrice anglosassone, questi sono i Casino Royale. Ed alcuni dischi epocali: il rock crossoverato di Dainamaita (1993), la canzone rivista con vibrazione bristoliana di Sempre Più Vicini (1996), il cupo futurismo virato in chiave hip hop e drum'n'bass di CRX, ovvero Casino Royale numero dieci. Il decimo album, e l'ultimo. Sono anni che Giuliano "The King" Palma e soci lavorano separati, collaborano, diventano nuove cose, siano Blues Byters o Soul Kingdom. Un peccato, visto cosa ne era uscito fuori. CRX, ancora dal 1997, resta un album-scuola. Se l'Italia è buona solo per la musica classica e per la disco usa e getta, avete bisogno di ascoltare cosa hanno inventato i Casino nel giro di due anni, nel corso di due album. Ordine! Allora, il 1996. Fino ad allora era stato solo ska. Ska di qualità, nuovo, originale, stimolante e tutto. Buona musica ma niente più. Ciò di cui vi voglio parlare qui è invece una specie di miracolo, e per quanto mi riguarda una rivelazione. Chi scrive vi parla dei Casino Royale per la sola ragione che a partire dal live del 1996 su quello ska ci misero le dita i Sangue Misto. All'apparenza non doveva cambiare poi molto. Si trattava dello stesso ska degli album precedenti, che stavolta però veniva passato per le macchine. Le 'ruote d'acciaio', i mixer, i piatti, i suoni nuovi dell'hip hop e non quelli facili dell'house o del trip hop. Poteva non essere una bella notizia. Il live Adesso! (1996) scrolla e rilancia uno stile che sfocerà in questo CRX (1997), ma di fatto spegne il gruppo. Ora i Casino sono sparsi per la musica italiana, a distribuire un po' di esperienza e qualità. Ma se il disco in questione è stato il loro canto del cigno, certo non si è trattato di un lamento. E l'eco ancora si sente. Le produzioni sono curate da Dj Gruff. Dj Gruff l'estremista, l'integralista, il purista dell'hip hop, non a caso, "braccio armato" del primissimo Neffa. I Casino Royale suonano, del resto sono musicisti, ma la musica la orchestra uno dei maggiori dj d'Italia. Gli scratch e i suoni campionati compongono una trama che alterna hip hop, ska e dub in un nuovo progetto. A volerlo collocare si potrebbe parlare di dub appunto, ma non basta. Gli Almamegretta e i 99 Posse realizzano (semmai realizzavano) dub, più o meno. CRX (1997), invece, non ha una simile omogeneità. Ogni traccia è un'invenzione, e in ogni traccia il percorso è rettilineo, non circolare. In due parole, ogni canzone è il confronto dei precedenti Casino Royale, cantati e melodici, col nuovo corso elettronico. I due stili si intrecciano, prevalendo o facendosi da parte, in ogni canzone in maniera differente. Stupefacente. L'album è godibile, per intero, vario e denso. Le parole sono importanti, liriche e asciutte e ponderate, nient'affatto forzate. Gli strumenti, il campionatore e i piatti si scalvalcano l'un l'altro, e così è la voce a far da collante. Di solito in queste situazioni c'è qualcosa, un giro di basso, qualche lavoro alle tastiere o che incolla tutti i movimenti di una canzone. Qui vige la legge di Dj Gruff, più vicino al jazz che al funk. E così strumenti, campionatore, piatti e voce stanno appaiati sullo stesso livello, ciascuno a crescere e fare le sue cose mentre partecipa al progetto generale della canzone. Al di là delle elucubrazioni barbine, sto cercando di mostrarvi come l'originalità in quest'album abbia ragioni pesanti. Ragioni che fanno sì che l'ascolto potrà essere trascinante, o al contrario persino fastidioso, ma mai deludente. Un album di questo cabotaggio non dovrebbe star recluso in Italia. Non credo poi abbia avuto chissà che successo, all'estero, ma non è questo il punto, dato il tempo trascorso con loro non è stato tempo perso. Ai primi ascolti l'approccio è un po’ ostico, soprattutto per chi non è abituato alla fluidità di un sound che ha avuto i suoi natali nell'autunno londinese: il singolo, CRX (traccia n°1), dal quale prende il titolo l'album, è già molto più accessibile anche se i gioielli veri e propri sono altre tracce quali le seguenti The Future (traccia n°3) e Ora Solo Io Ora (traccia n°4) e su tutte: la prima, si regge sulla pulsazioni di un basso che sembra scandire la quotidianità nel verso “ogni stop è solo un altro start"; mentre la seconda, in bilico tra il piano di Patrick e la calda voce di Giuliano "The King" Palma, è il punto d'incrocio della nuova anima dei Casino Royale. Oltre (traccia n°5), piuttosto, è dotata di grandiosi arrangiamenti e, a conti fatti, risulta essere il brano più “melodico” dell’intero lotto, surrogato da un’esigente metrica, a conferma della gran vena di Aliosha alla voce. Molto interessante è anche Là Dov' È La Fine (traccia n°6), un ricordo del massacro compiuto in Bosnia, riletto secondo i criteri delle differenze etniche come fattori provocanti distruzione, mentre Homeboy (traccia n°9), ricca di suoni sferraglianti, sembra suonata in un reparto di una catena di montaggio. Nell' intero lavoro si percepisce, soprattutto a livello di testi, la effettiva tendenza del gruppo di denunciare un senso di disorientamento, tanto che la breve Benvenuto In Mia Casa (traccia n°2) e ancor di più Là Sopra Qualcuno Ti Ama (traccia n°11) rendono a chiare lettere questo concetto, questa percezione di una società eterocentrica che non consente all' individuo di riaffermare la propria individualità senza ricorrere alla relativizzazione culturale e alla necessaria "riflessione" su se stesso per "specchiarsi" poi nelle altre culture. Ascoltare Specchio (traccia n°7), please. Anche il sound risente di questa contaminazione proprio per la tendenza a ripercorrere la strada già tracciata dal gruppo emiliano, a tentare la commistione tra campionamenti, scratch e suoni che si orientano al drum 'n' bass di cui sopra, difatti In Picchiata (traccia n°8) e Hi-Fi (traccia n°10) sono l'esempio lampante. In conclusione, questo non è un lavoro di passaggio, ma è semmai una degna conferma in quanto risultato di un'intensa ricerca tra Londra e Milano, un tentativo di (ri)mettere in discussione delle certezze acquisite nel corso di questi anni. Quanto quest'approccio sia oggi necessario non è facile capirlo, pur se è certo che i Casino Royale sono riusciti a dimostrare nuovamente che è fondamentale fare tesoro delle esperienze passate per coniugare il linguaggio delle macchine con il sentimento umano. Moderno.

 
 
 
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