DARK REALMS V2
So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.
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Post N° 70
Post n°70 pubblicato il 31 Ottobre 2005 da Nekrophiliac
PRODIGY: THE DIRTCHAMBER SESSIONS VOL. 1 (1999) << I’ve decided to take my work back underground >>… a buon intenditor poche parole. L'origine del disco, un trip denso di suoni e (r)umori, risale ad un "megamix" di un'ora, mandato in onda nell'ottobre 1998 dall'inglese Radio One durante il Breezeblock show di Mary-Anne Hobbs, ed a differenza di quanto trasmesso durante il programma radiofonico, mancano, infatti, alcuni minuti a causa di problemi legati al copyright dei brani (Beatles vs. Prodigy quel brano non si tocca). Un disco che incuriosisce, che spesso stupisce, con un'ottima veste grafica e che coinvolge fino in fondo. No, non è un cd nuovo dei Prodigy, per i fans del genere però è un'occasione assai ghiotta. All’interno giace il delirio e la delizia di qualsiasi superappassionato di musica: di che cosa si tratta? Se ipoteticamente potessimo fare un salto indietro nel tempo agli inizi degli anni Ottanta, Liam Howlett (considerato da me medesimo alla stregua di un Dio), oggi il leader nonché la mente del gruppo inglese dei Prodigy, era un dj dell’Essex che suonava i suoi dischi in una band hip-hop chiamata Cut To Kill. Una passione lontana, un primo amore per la musica e per la miscelazione che Liam Howlett ha coltivato in tutti questi anni e che ora, forte del successo avuto con i Prodigy, ha deciso di rispolverare. The Dirtchamber Sessions Vol. 1 è proprio una compilation di brani, come se fosse una di quelle cassette di una volta, realizzate in casa con un mixer all’interno delle quali il dj di turno andava a miscelare le canzoni più forti del momento, quelle più ballabili. Otto brani e cinquanta minuti che racchiudono il mondo musicale di Liam Howlett e degli stessi Prodigy, praticamente, un frenetico viaggio a cavallo di tutti i dischi e le sonorità che hanno segnato la sua personale crescita creativa, e di conseguenza del suo gruppo. Insomma è come se potessimo sbirciare nella collezione privata di Liam. Track 1 [7:18]: PRODIGY - Intro beats RASMUS - Tonto's release HARDNOISE – Untitled CHEMICAL BROTHERS - Chemical beats ULTRAMAGNETIC MC'S - Kool Keith housing things LIGHTNING ROD featuring JALAL – Sport ULTRAMAGNETIC MC'S - Give the drummer some TIME ZONE – Wildstyle Track 2 [6:44]: BOMB THE BASS - Bug powder dust GRANDMASTER FLASH & THE FURIOUS FIVE - Pump me up THE CHARLATANS - How high PRODIGY – Poison JANE'S ADDICTION - Been caught stealing TIM DOG featuring KRS ONE - I get wrecked Track 3 [6:03]: BABE RUTH - The Mexican THE B-BOYS - Rock the house CHEMICAL BROTHERS - Best part of breaking up WORD OF MOUTH - King Kut Track 4 [7:52]: DJ MINK- Hey can you relate KLF What - Time is love FRANKIE BONES - Funky acid marossa FRANKIE BONES - Shafted off FRANKIE BONES - And the break goes again MEAT BEAT MANIFESTO - Radio Babylon HERBIE HANCOCK – Rokit MARK THE 45 KING 900 – Number PROPELLERHEADS - Spybreak! BEASTIE BOYS - It's the new style Track 5 [4:57]: SEX PISTOLS - New York FATBOY SLIM - Punk to funk MEDICINE - I'm sick Track 6 [5:48]: D.S.T. - The Home of hip-hop JVC FORCE - Strong Island PRIMAL SCREAM – Kowalski BEASTIE BOYS - Time to get ill BARRY WHITE - I'm gonna love you a little more baby PUBLIC ENEMY - Public Enemy No 1 JB's - Blow your head T-LA-ROCK - Breakin' bells Track 7 [3:59]: LL COOL J - Get down DIGITAL UNDERGROUND - Humpty dance UPTOWN - Dope on plastic COLD CUT - Beats and pieces Track 8 [8:40]: LONDON FUNK ALL-STARS - Sure shot WEST STREET MOB - Breakdance electric boogie HIJACK - Doomsday of rap RENEGADE SOUNDWAVE - Ozone breakdown THE BEGINNING OF THE END - Funky Nassau THE JIMMY CASTOR BUNCH - It's just begun Diremmo di più. Con questo dj - set riusciamo a capire più chiaramente quello che Liam Howlett intendeva anni fa, quando, in concomitanza con l’uscita del loro The Fat Of The Land (1997), reclamava la sua non appartenenza alla scena dance. Lo si comprende meglio, proprio perché in questa ideale session sono pochissimi gli accenni alla techno e all’acid house (che comunque è parte integrante del patchwork sonoro di Prodigy), mentre è un puzzle di suoni abilmente composto e combinato che ripercorre una varietà di generi musicali che vanno dal rock della west coast, al punk, dal rap old-skool all’hip hop, dall’acid house fino al big beat e la indie dance. Con un occhio di riguardo per tutto ciò che suona sporco e un modo di accatastare dischi e hit che è schizofrenia degna di un "firestarter" illuminato. Più di cinquanta tracce fuse assieme alla maniera dei vecchi guerrieri del Bronx attraverso peripezie cutting, scratching e crossfading che tributano un sentito omaggio e riconoscimento a supremi maestri del giradischi. Un’esperienza trans-temporale nella memoria vinilica specificatamente disegnata per giovani che, come il Liam Howlett, di allora stanno scoprendo l'energia ri-ciclica della old-new school. Non una semplice scelta di canzoni, ma il tentativo di restituire quel feeling di euforica sperimentazione e frenesia cut'n'mix che si respirava nel periodo a cavallo tra i '70 e gli '80 manipolando in studio un campionatore, due giradischi e un DAT per ri-creare qualcosa di nuovo e differente dall'originale come nel vero spirito dell'hip-hop. E davvero sembra di ascoltare i megamix “brutti sporchi e cattivi” che all'epoca erano serviti dai dj più virtuosi direttamente su rarissime lacche auto-prodotte. Come ha detto lo stesso Liam Howlett: << Questo mix-up-tape non è per i night-clubber ma per tutti i b-boys e b-girls che ancora non conoscono le vere radici dell'hip-hop >>. Di compilation è intasato il mercato, soprattutto quello dance. Ogni etichetta pensa una raccolta per creare vetrine discografiche in cui esporre i propri "cavalli di razza". La conseguenza? La maggior parte delle volte ci si trova a dover/poter comprare compilation in cui l’unico pretesto, per l’etichetta, è quello di racimolare soldi in royalties. Che fare allora? Stare lontano dalle raccolte. Monito da metallaro. Se faceste così con The Dirtchamber Sessions Vol. 1 fareste un errore madornale. Già perché questo disco è una bomba ad orologeria pronta ad esplodervi in faccia. Un'opera estremamente accattivante tanto per coloro, me compreso, che seguono da sempre i Prodigy, che per chi ama seguire gli sviluppi delle sonorità del terzo millennio. Meno cinque… la sindrome di Stendhal, il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell'arte, miete l’ennesima vittima: il Necrofilo, letteralmente assuefatto alla nuova e sanguinante Rosa Rossa, sbocciata soltanto quattro giorni fa nel bel mezzo degli Oscuri Reami… |