martedì 11 dicembre 2007

Post n°12 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da gaydiario

Mamma mia, quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho scritto nel mio blog! Forse non ne sentivo la necessità, forse ero preso da altre faccende. Bhe, non è che le cose sono poi cambiate in questi ultimi tempi. La salute zoppica sempre di più, un lui all'orizzonte non c'è ... c'era ma si è spaventato e mi ha lasciato senza una spiegazione se non che aveva paura. E pensare che per lui ho preso una cotta micidiale. Pazienza ... mica tanto ma che ci vuoi fare?

 
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martedì 20 dicembre 2005

Post n°11 pubblicato il 20 Dicembre 2005 da gaydiario

Ad Antonio

Ho sbagliato tutto fin dall’inizio!

Ho riletto la tua prima mail. Tu cercavi un amico, qualcuno con cui confrontarti, con cui discutere. Ebbene, io cosa ho fatto? ti ho buttato addosso tutti i miei problemi, ti ho vomitato addosso un mucchio di parole, non ti ho lasciato nessuno spazio per esporre i tuoi problemi, nessuno spazio per un confronto sano e sereno. Ieri, al colmo della mia disperazione, sono tornato dalla mia psicologa, oramai l’unica persona che mi ascolta e che cerca di capire cosa mi sta succedendo, ovviamente te a parte! Come sempre mi ha fatto capire cosa sta capitando e come, nel vuoto di tutti i giorni, io stia cercando di legarmi a qualcuno. Ha ovviamente ragione, come hai ragione tu nel dirmi che forse mi sono innamorato dell’idea di innamorarmi.

Bellissima espressione, veramente! Hai ragione non ci si può innamorare di una persona senza averla vista, osservato la sua espressione del viso, frequentata, toccata, accarezzata, coccolata e poi innamorarsene. Vedi io sogno tutto questo! Da anni lo sto sognando e da anni continuo a prendere della grandi bastonate. Alcune non fanno troppo male, altre, che ti arrivano in pieno sulle gengive fanno un male atroce! e a lungo. Sai sono stanco di continuamente innamorarmi di un possibile innamoramento, che ogni tanto vedo dietro l’angolo, ma poi, proprio perché continuo ad inondare l’altro dei miei problemi, questo scappa perché la misura è colma.

Ma cosa posso farci? Fin da piccolo sono cresciuto in un deserto affettivo. Proprio ieri sono venuti a galla ricordi della mia infanzia, ricordi da brivido dove mia mamma mi dava i soldi per l’autobus e dove io vagavo a otto anni per la città tutto solo. Tutti i mercoledì pomeriggio, così come i sabati, li passavo così, da solo. Nessun affetto neanche quando ero ammalato, non un bacio, non una carezza. E da adulto tutto questo sta venendo brutalmente a galla. Ho bisogno di URLARE tutto questo. Ho bisogno che qualcuno mi ascolti, mi comprenda MI AMI! Inizialmente, con il matrimonio, pensavo che sarebbe stato così. Ed in effetti i primi anni sono stato felice. Ma poi, con il passare del tempo tra me e lei, specialmente dopo il terzo figlio, si è praticamente creato un vuoto. Nulla più è stato uguale. Niente carezze, niente baci, niente sesso. Lei sta riproducendo lo stesso modello che vivevo a casa da piccolo, e solo da poco me ne sono reso conto. Ora capirai perché mi sono legato così tanto ad una persona gentile e solare come te (e non venirmi a dire che è impossibile stare con te! parli in modo molto carino dei tuoi studenti, sei così tenero con Franco).

Ma durante questo percorso con te, ho monopolizzato il discorso. Ieri ho così insistito per avere il tuo numero di cellulare e/o un appuntamento con te perché ho bisogno di esprimerti ciò che sento dentro. Tutte le sensazioni belle e brutte. Posso capire benissimo che non vuoi darmi il tuo numero, probabilmente non è coperto ed hai paura che io riesca a risalire alla tua persona. Così come posticipi al 9 gennaio un nostro eventuale incontro. Mi va bene! non voglio forzare ulteriormente la mano. Così ho deciso di urlare ciò che ho dentro ad una carissima collega. Ieri ne abbiamo parlato un po’, le ho detto, tra le tante cose, che durante le ultime notti continuo a piangere, come piango ora scrivendoti queste righe. Ogni tanto, eufemismo che sta per sempre, durante la notte sogno la morte, quella sola cosa che potrebbe cancellare questa vita di merda. Cancellerebbe tutte le delusioni, cancellerebbe il dolore fisico e quello affettivo. Poi le ho assicurata che tengo troppo a mio figlio piccolo, ai due grandi per farlo. Questo per dirti quanto è grande questa mia disperazione.

E ora la parte più difficili, perché dopo quello che ho scritto, ti sarà passata la voglia di avermi come amico e da parte mia, egoisticamente parlando, un compagno. No! non posso ulteriormente buttarti addosso la mia infelicità, non posso essere così egoista nel volere tutto per me. Tu e Franco siete felici, che diritto ho di interferire nella vostra unione. Ma Anto, ti rendi conto cosa vuol dire vederci dopo che tu sei stato con Franco? Vuol dire tradire, in un certo qual modo, la sua fiducia. E se da qui al nove di gennaio, ci accorgessimo che ci assomigliamo sempre di più. Se il nove di gennaio scattasse una scintilla? Lo stesso giorno che tu l’hai salutato. No non posso permettere che questo accada!

Anto tengo troppo al fatto che tu debba essere felice. Io in tutto questo non posso che destabilizzarti. Questa, con tutta la disperazione che ho nel cuore, con le lacrime che stanno ora scendendo sulle guance, è la mia ultima mail a te! Non posso continuamente accettare di farti del male, non posso continuamente illudermi che qualche cosa cambierà. Tu un giorno hai detto non possiamo soffrire per un amore mancato. Preferisco soffrire adesso, per una scelta consapevole, che rimandare all’infinito qualche cosa che non succederà mai.

Credimi, sto malissimo, ma sono sicuro che nei prossimi giorni, piano piano, riuscirò ad accettare questa decisione. Lo faccio essenzialmente per te, per la tua felicità. Cosa farò nei prossimi giorni non lo so! Ne parlerò con Donata, mi scaricherò con lei. Il problema di fondo resterà e … chissà forse riuscirò a dare ciò che Rolando vuole e che fino a oggi non ho voluto dargli. Il mio corpo! Mi venderò come una puttana! Probabilmente questo non mi farà stare bene, ma almeno avrò qualcuno che dice di amarmi, che mi coccolerà un po’. Coccole a comando, coccole quasi a pagamento. Che mondo di merda è questo!!!!!

Scusami, scusa questo amarissimo sfogo, ma è l’unica decisione che riesco a vedere per uscire da questo pantano dove ti ho messo per il mio grande egoismo. Spero tu vorrai capire e perdonare il male che ti ho fatto e che ti sto facendo.

Un ultimo abbraccio, con le lacrime che continuano a scendere copiose. Ciao grande amico mio, prendi la tua strada e si felice!

 
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domenica 11 dicembre 2005

Post n°10 pubblicato il 11 Dicembre 2005 da gaydiario

Le tre strade

Dopo parecchi giorni, quasi due mesi, in cui avevo male ecco il primo giorno che i dolori al torace sono quasi sopportabili, merito della nuova terapia, ci vorranno ancora diversi giorni fino a quando riuscirò a trovare il dosaggio ottimale, ma è già meglio di niente. In casa poi, le cose sembra che vadano un po’ meglio, con mia moglie i litigi sono notevolmente diminuiti e ci si sopporta maggiormente. Ieri sera eravamo invitati ad una cena e, complice qualche bicchierino di vino, siamo riusciti, finalmente dopo più di un mese, ad avere un rapporto fisico. Con lei mi sono abituato così, se va bene è una volta al mese! a volte mi fermo a riflettere su questo sodalizio che dura da vent’anni. Probabilmente tutte le coppie dopo un periodo di tempo vanno un po’ in crisi. Bisogna anche dire che io non investo più di quel tanto per mantenere vivo questo rapporto, anche perché la mente, il più delle volte, è da qualche altra parte. Che fare dunque? Mi si prospettano sostanzialmente tre strade.

La prima è quella di continuare come finora e quindi vivere male mandando giù rospi tutti i santi giorni. Poi come ieri e oggi, ecco un qualche spiraglio di apertura, ma è ancora troppo poco.

Secondo scenario, il più netto: me ne vado e chiedo il divorzio. Scenario difficile da digerire perché ci sono di mezzo dei figli, specialmente l’ultimo, che ha 8 anni, non capirebbe e ne soffrirebbe. Resta quindi la soluzione estrema e per il momento è lì in attesa di sviluppi. Poi divorziare vuol dire rimanere solo anche perché ad oggi non vedo un compagno all’orizzonte. Non che la solitudine mi pesi particolarmente, non più di quello che peserebbe oggi. Un amico in questi giorni mi ha detto che vivo un paradosso, ossia quello della solitudine in mezzo ai miei cari. E’ vero!

Terza ad ultima possibilità è quella di trovare nuovamente un compagno e quindi di vivere una specie di vita parallela, come ho già fatto per due volte. Questa possibilità, ammetto molto egoistica perché mi da il piacere della compagnia maschile e quello della sicurezza di una famiglia, è però quella che logora maggiormente. Bhe, comunque per il momento non c’è una grande scelta. Sono nella prima possibilità, ossia a casa a mandar giù rospi.

Per cui vado avanti passando delle notti piene di dubbi, di pensieri, di pianti silenziosi. Ci sono delle volte che sono così triste, così giù di morale che avrei voglia di lasciare questo mondo. Sì avete letto bene, mi è capitato più volte di pensare che la morte potesse risolvere tutto questo maledetto casino. Poi penso al figlio più piccolo e a quello che i ha detto un amico “meglio un padre divorziato che uno morto” e d’incanto tutto passa. Ma in quei momenti la tristezza è immensa quasi incontenibile. E in quei momenti penso con sempre maggiore intensità ad un compagno che mi manca sempre di più. Un compagno a cui possa appoggiarmi, a cui possa spiegare e descrivere questa immensa rabbia che mi ritrovo dentro. Ad un compagno che può capirmi, sostenermi. Ma penso anche che potrei fare le stesse cose per lui. Insomma la malinconia regna sovrana. E poi, di questi periodi, continuo ad andare su Libero, continuo a vedere la posta e come ora leggo che non sono il solo a questo mondo ad avere questo problema. In parte è consolante, molto consolante.

 
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sabato 10 dicembre 2005

Post n°9 pubblicato il 10 Dicembre 2005 da gaydiario

Occhi malinconici ...

Venerdì sono stato dal medico, da alcuni giorni la mia salute zoppica un po’, a dire il vero zoppica da quando ho 24 anni e ciò a causa di un reumatismo giovanile. Comunque il medico a cui mi sono rivolto per un secondo parere, ha sostanzialmente confermato ciò che già pensavo, ossia che il mio medico curante ha effettivamente sbagliato terapia.

Dopo un’oretta di discussione con lui rientro in ufficio, apro la mail e trovo un messaggio di Carlo, dopo un silenzio di quattro giorni (iniziavo un po’ a preoccuparmi visto i precedenti). Una collega mi invita a bere un caffè e dopo un po’ mi dice: “i tuoi occhi oggi sono molto meno malinconici, sono più tranquilli e sereni”. Gli ho allora raccontato della visita medica e subito mi ha detto che doveva essere quello il motivo per cui mi vedeva sereno. Se sapesse!!! ovviamente non era quello ma la mail. La cosa che però mi ha colpito è stata la sua capacità di leggermi … e non è la prima volta. Con lei ho un feeling particolare, sia sul lavoro, sia nell’affrontare i nostri problemi di vita quotidiani. Mi fido molto di lei e penso proprio che settimana prossima le dirò ciò che mi rode dentro. Sarebbe la prima volta che direi a qualcuno, fuori dal giro, che sono gay. Ma questo comming-out l’ho già iniziato scrivendo questo blog!

Giovedì c’è poi stata festa in paese. Per la prima volta avrei avuto voglia di essere lì con un compagno, di stringermi a lui, di tenerlo per mano, fregandomene completamente di quello che avrebbe detto la gente. Mi sembra questo un altro segnale che esprime questa voglia di uscire allo scoperto. Mi lascerò guidare dagli eventi e poi si vedrà

 
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domenica 4 dicembre 2005

Post n°8 pubblicato il 04 Dicembre 2005 da gaydiario

Un po' di chiarezza ... e un po' di casino!

Mai e poi mai, avrei pensato di leggere così tanti commenti, sia nel blog sia in messaggeria, sulla mia storia. Per me è semplicemente sorprendente! In molti, specialmente fuori dal blog, mi hanno chiesto se sono etero o gay, e se appartengo a quest’ultima “categoria” come mai allora mi sono sposato. A parte il fatto che rifuggo dalle etichette, anche all’interno del mondo gay tra attivo e passivo, vorrei sottolineare che mi sento gay, lo sono sempre stato, ma la vita mi ha portato ad essere anche etero. E’ un po’ un casino vero? Bhe, non per niente ho sottotitolato questo blog “diario di una vita complicata”. Ma per meglio capire riprendo la narrazione interrotta settimana scorsa.

Eravamo rimasti all’abbandono da parte del mio grande amore. Dopo pochi mesi ecco la grande crisi, l’uso di alcol in dosi industriali, di farmaci, la depressione e il tentativo di suicidio, andato male per pochissimi secondi. E’ stato un momento della mia vita assai nero, con una spirale che mi ha spinto sempre più verso il basso. Il tentativo di suicidio è fallito perché una collega, per puro caso, mi ha trovato ed ha allarmato l’ambulanza. Il ricovero in ospedale è stato un vero incubo, specialmente quando i miei genitori sono venuti a saperlo, allora avevo 24 anni. Subito dopo la dimissione ecco che si presenta l’angelo salvatore … ma è una lei. Ci mette così tanto impegno che circa 2 mesi dopo rimane incinta. Che fare, lei sapeva bene da che ambiente venivo, non le avevo nascosto, anche perché in quel ambiente volevo tornarci. La responsabilità dell’esserino, che oggi ha 21 anni, ci ha convinti a sposarci. Pensavo seriamente di cambiare, dopo due anni ecco il secondo figlio e da allora iniziano i guai (che non sono legati al figlio ma a un collega di lavoro). Mi innamoro perdutamente di lui, ovviamente non corrisposto e allora mi accorgo che la parte gay è tutt’altro che passata. Con gli anni questo sentimento diventa sempre più pressante pur volendo bene a mia moglie. Otto anni fa per un errore di dosaggio di un farmaco, divento padre per la terza volta. Il matrimonio è già un po’ in crisi e questo bimbo riporta un po’ di serenità in casa. Ma la parte gay prende sempre più il sopravvento. Quattro anni fa la svolta: internet a casa. Mi si apre un mondo di possibilità. Inizio a rispondere agli annunci e qui trovo Claudio, e sarà proprio lui a far riemergere, definitivamente la parte più profonda del mio essere. Come sempre il ripercorrere il mio passato, per oggi, finisce qui.

Ma in questi giorni sono successe un sacco di altre cose, e la matassa si fa sempre più ingarbugliata. Alcuni giorni dopo l’addio di Carlo, entro in un noto sito gay e leggo gli annunci, più che altro per passare il tempo. Non pensavo di scrivere a qualcuno, la ferita era ancora troppo fresca. Per caso quindi mi imbatto nell’annuncio di un altro Carlo, pure lui sposato, pure lui coetaneo. Gli invio una mail, senza troppa convinzione, anche perché l’annuncio era assai vecchio. Per puro caso, l’altro giorno sia Carlo uno, sia Carlo due mi inviano in contemporanea due mail. Penso ad uno scherzo, ma no, sono proprio due persone diverse. Ora, da alcuni giorni mi intrattengo con un nuovo amico, ho iniziato a conoscerlo e ad apprezzarlo. Poi, venerdì, eccoti Carlo tre! Questa volta è lui che risponde ad un mio vecchio annuncio. Che casino! Gli rispondo e scopro che Carlo è il primo nome che gli è passato per la mente … in effetti si chiama Antonio, ammesso che sia poi il suo vero nome. Anche lui è molto carino con me, lo leggo sempre con piacere. Per chiudere il cerchio, e ti pareva, ecco che si fa vivo Rolando, il mio ex, ex compagno. Mi dice per mail che mi ama sempre. Non ne posso più. Non so più cosa pensare. Ci dormirò sopra questa notte!

 
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lunedì 1 dicembre 2005

Post n°7 pubblicato il 01 Dicembre 2005 da gaydiario

GIORNATA MONDIALE PER LA LOTTA ALL'AIDS

In questo momento il mio pensiero va a Maurizio, amico ed ex collega, da anni sieropositivo. Penso a lui, alla sua condizione, ma anche ai milioni di esseri umani colpiti da questa malattia. Gli sono sempre stato vicino, sin dall’inizio, sin dal primo giorno. In amicizia, con uno spirito d’apertura e di tolleranza. So che non è sempre così, so che per lui non è stato facile. Sono stato a contatto con molti sieropositivi ma mai, neanche per un secondo, ho pensato a loro in termini discriminatori. Hanno e avranno sempre la mia amicizia, la mia simpatia e la mia solidarietà. Ciao Mau, forza!

Ma qui vorrei anche lanciare un messaggio importante. Sempre più si osserva, nel mondo occidentale, un aumento dei nuovi casi di AIDS. La falsa rappresentazione che oramai si può guarire, fa si che l’attenzione, la prudenza, la responsabilità nei confronti dell’altro, sono diminuiti. Niente di più falso. L’AIDS resta e rimane una malattia non curabile. Certo, con i farmaci odierni la si può controllare bene, ma non guarire. Per cui la protezione rimane, ad oggi, il metodo migliore per impedire il diffondersi della malattia. Non sono così “bigotto” nel pensare che la fedeltà risolve tutti i problemi. Per cui, occhio alla protezione! L’esperienza e certi racconti letti in alcuni portali gay mi portano però a pensare che non molti la pensino così. Peccato, veramente peccato, gettare alle ortiche la propria e l’altrui vita in questo modo!

 
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mercoledì 30 novembre 2005

Post n°6 pubblicato il 30 Novembre 2005 da gaydiario

Strano Paese il mio. Proprio ieri sono stati eletti i nuovi presidenti delle due camere federali a Berna. Alla camera bassa, il Consiglio Nazionale, è stato eletto un Presidente che nel suo discorso d’apertura ha ringraziato pubblicamente il suo compagno per il supporto datogli in tutti questi anni. Nella realtà di tutti i giorni, specialmente nelle grandi città del nord, Zurigo, Berna, Losanna ma anche nella calvinista Ginevra, la realtà gay è pienamente accettata. Anche nel nostro periferico Ticino è così, ma … certo che abitare in valle rende la tua condizione un po’ più difficile da vivere. Pazienza! Chissà che non arrivi il giorno che anch’io possa dichiararmi per quello che realmente sono e non per ciò che devo essere?

Riprendo il filo della narrazione interrotto per la crisi da separazione. Dicevo che i primi rapporti li ho avuti verso i 14 anni, ma il primo vero grande amore è arrivato a 18. Amore condiviso, sincero profondo anche se vissuto con le alpi tra me e lui. Abitavamo a 250 km di distanza, niente mail, niente sms, figurarsi lo scriversi delle lettere d’amore. Ogni tanto una qualche telefonata, e quando era possibile ci spostavamo. Una, massimo due volte al mese. E’ andata avanti così per sei bellissimi anni, anni in cui ambedue studiavamo. E’ stata dura, le distanze non facilitavano certo le cose. Ma come si sul dire “se c’è l’amore si superano tutti gli ostacoli, anche le montagne” Vero! Poi Daniel ha deciso di trasferirsi in Tailandia per lavoro. E’ stata una decisione quasi improvvisa, onestamente un’occasione d’oro che la sua banca gli ha offerto. Giustamente l’ha accettata. Da allora non ci siamo ne più visti, ne più sentiti. A 24 anni, una separazione simile è dura da vivere e infatti …

 
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lunedì 28 novembre 2005

Post n°5 pubblicato il 28 Novembre 2005 da gaydiario

doveva capitare ... è finita!

Ebbene si! Oggi Carlo mi ha scritto che non ce la fa. Non riesce a conciliare l’essere gay con l’essere padre. “se vuoi ti sarò sempre amico ma senza nessuna implicazione intima. Tu non c'entri nulla è una mia decisione. Non voglio guardare i miei bimbi e pensare al loro padre che magari qualche giorno prima era teneramente abbracciato  ad  un uomo .......”

Che dire! oggi sono stato malissimo tutto il giorno, ho pianto. Pianto perché pensavo di aver finalmente trovato una persona con cui condividere questa specie di fardello. Già da tempo sono alla ricerca dell’anima gemella che non riesco a trovare semplicemente perché sono sposato. Ma come fai a spiegare a qualcuno che la tua mente, la tua anima, il tuo corpo sono divisi in due. Da un lato la parte etero, socialmente accettata, dall’altra la parte gay, sconosciuta ai più, ma la più profonda, quella a cui sono maggiormente legato. Inizialmente mi sono fatto molte domande, anche sul fatto che tradivo mia moglie. Ma poi, pensandoci con calma, mi sono detto che è la mia natura, che sono fatto così. A lei voglio bene ma, … ma c’è sempre un vuoto dentro di me, un vuoto che non riesco a colmare. Oggi, non mi faccio molte illusioni. So che in me convivono due anime, ambedue meritevoli di esistere. Sono gli altri che non riescono a capire il mio stato d’animo, il mio bisogno di potere avere un legame diverso.

Poi quando finalmente trovo qualcuno che vive nella mia stessa condizione, quando riesco ad istaurare un dialogo aperto, franco, sincero, ecco la solita mazzata. Forse le mie aspettative sono troppo alte, forse non riesco a cogliere le sfumature del grigio. Per me le relazioni sono o bianche o nere, la via di mezzo, rappresentata dalla sola amicizia, non riesco ad accettarla, non riesco a condividerla e a mantenerla. E’ un mio grande limite e ne sono ben cosciente. Intanto incassiamo un altro dolore, un altro di una lunga serie.

 
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domenica 27 novembre 2005

Post n°4 pubblicato il 27 Novembre 2005 da gaydiario

Oggi non so da dove iniziare, in questi giorni tutto sembra girare nel modo sbagliato. Sul lavoro sono molto in ritardo per la presentazione del 2 dicembre, ho troppi dati da analizzare e il collega che doveva lavorare con me non ha tempo, per questo mi becco anche la sua parte. Passo ore e ore seduto davanti ad un PC ad elaborare statistiche, dati, diagrammi per dare un significato al tutto. Stare seduto equivale ad avere presto dolore alla schiena, ma non posso farci niente, devo andare avanti. E così, giorno dopo giorno, il dolore aumenta e con esso anche la mia insofferenza nei confronti degli essere umani, uno in particolare, che non vuole capire, quanto stia soffrendo in questo momento. E sì che vive poi sotto lo stesso tetto! Qui a casa è un disastro. Le liti, i musi lunghi, le incomprensioni si fanno sempre più presenti nella giornata, così come il gelo. Fuori c’è la neve e il freddo. Dentro il mio animo gli stessi sentimenti: gelo e freddo.

Avrei veramente bisogno di staccare un attimo, di trovare un momento di calore. Poi penso a Carlo, ma mi rendo conto che non abitiamo proprio vicini, che le occasioni che abbiamo per vederci non sono moltissime, quelle di scambiarci delle coccole, adesso come adesso, sono ancora più rare. Non ne faccio una colpa a nessuno, sto solo riflettendo ad alta voce. Quanto avrei voglia di stringerlo, di stare in intimità con lui! Una voglia grande, grandissima … ma non lo possiamo fare. Peccato! almeno però posso pensarlo e dirgli quanto bene sono stato con lui. E come in questo momento vorrei vomitargli addosso tutta la mia tristezza, tutta la mia amarezza nella speranza di essere almeno un po’ compreso.

Ed intanto mi chiedo il senso di tutto ciò, mi chiedo che senso dare alla vita, che scopo ha continuare a vivere così? Certo i figli meritano un papà, ma poi? Una collega sta divorziando e parlando con lei sento tutta la sua sofferenza, non voglio passare anch’io dei giorni ancora più tristi di questi. E allora? allora continuo a “buttare giù” rospi nella speranza che le cose cambino.

Sono disperato nella mia solitudine!!!! Neanche una passeggiata di due ore, su in montagna a 2000 metri d’altezza, con un freddo polare, hanno schiarito le mie idee. I miei occhi hanno visto un paesaggio bellissimo, imbiancato dalla prima neve, un paesaggio che merita di essere visto e vissuto in due, per scambiarsi le opinioni, per stare bene assieme. Oh cielo! com’è bello sognare, ma poi il freddo pungente ti riporta rapidamente alla realtà delle cose. Ti ricorda che dopo un viaggio di un’oretta in automobile sarai nuovamente a casa. Per fortuna domani è lunedì e si riprende a lavorare.

 
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venerdì 25 novembre 2005

Post n°3 pubblicato il 25 Novembre 2005 da gaydiario

ieri ho visto Carlo per la prima volta

Grande giornata quella di ieri. Dopo le molte mail, gli SMS e le diverse telefonate, ieri ci siamo visti per la prima volta. Non è certo una novità, già altre volte mi era capitato. Ma nelle altre occasioni era tutto un po’ artificiale, un volersi incontrare per forza, per statuire un unione anche di fatto e non solamente virtuale. Il più delle volte questi primi incontri sono terminati con un rapporto sessuale, certo voluto da entrambi; ma ancora una volta è proprio il rapporto sessuale che rende una coppia unita di fatto? Non lo credo, o perlomeno non lo credo più. Ieri le cose si sono svolte in modo molto naturale, senza alcuna forzatura. Apprezzo in Carlo la volontà di capire l’altro, di ascoltarlo. Un po’ come me in fondo.

A proposito, scusate la maleducazione ma, preso dalla foga di scrivere, mi sono dimenticato della buona educazione. Mi chiamo Francesco, ho 47 anni, sono sposato da un ventennio con prole al seguito. Abito in una valle alpina, in un paesello di 200 abitanti, dove tutti, ma proprio tutti, si conoscono. Se permettete per il momento rimango sul vago, tanto sapere chi sono non è poi così importante. Ritengo più importante la mia storia, probabilmente simile a tante altre, vissute di nascosto e con tanti sensi di colpa. Chissà se con questo diario riuscirò a spiegarmi, a sostenere, ma anche aiutare, chi è nella mia stessa condizione. Me lo auguro con tutto il cuore.

 
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