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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 06 Gennaio 2006 da ofixe

Sabato notte. io, Andrea, Marika, Eveline, Paula, Catr, Laura. Armonia.
Le 3 di notte e il nostro locale preferito, oltretutto in festa
per l'anniversario della liberazione del Portogallo, con la gioia delle 2 nostre
dolci, materne e fascinose portoghesi.
Timidamente una gomma da masticare passa da una bocca all'altra. Timidamente e mestamente.
Siamo amici, tanto amici, ma un po' di pudore è giusto ci sia. Atmosfera
surreale. La nostra scarsa lucidità cresce, e la disinibizione pure e da una
gomma a spaghetto scambiata con la precaria attenzione a evitare il minimo
e pudico contatto di labbra, mi ritrovo a baciare Marika, Eveline, Laura.
Nessuno se ne capacita eppure, eppure siamo tutti qui sorridendo e baciandoci
senza inibizioni alcune.
Cambia il locale, ci trasferiamo nel luogo di ritrovo dei grezzi tamarri di S,
ma ahimè, ultimo locale ancora aperto alle 5 del mattino, fuori piove e
l'alternativa aria aperta non esiste.
Paula è sempre più fascinosa, quella sua aria cupa e introspettiva mi
attrae in un maniera incredibile. Non la conosco da molto, 2 settimane o forse poco più, eppure la sento così vicina, e dopo un caffè durato quasi
5 ore il giorno prima e tante tante parole sento qualcosa che mi dice di
abbattere la mia timidezza/paura disarmante e approfittare della
precaria lucidità. Io e lei sui divanetti della discoteca mentre gli
altri si disperdono per il locale. Io e lei cacciati dal buttafuori.
Ci sediamo fuori. Piove. è dolcemente appoggiata a me e tiene
le sue braccia attorno alle mie, mi giro e la guardo, ha lo sguardo perso
nella pioggia che cade davanti a noi e chissà a cosa pensa. Forse a nulla.
O forse si domanda se è solo una sua impressione che io sia assolutamente perso per lei. E se così fosse si sbaglia. I suoi capelli riccioli mi fanno il
solletico sul collo, ma forse non lo sento nemmeno. Tiro un respiro,
prendo coraggio, penso a qualche parola il meno possibile inadeguata..
arriva Andrea. E per quanto si capaciti di essere arrivato nel
momento meno opportuno è oramai troppo tardi e lo seguono a ruota Marika,
Eveline, Catr. Sogni di gloria svaniscono, e speriamo solo rimandati al prossimo
momento propizio.
Piove troppo e le case di alcuni di noi decisamente lontane per affrontare l'intero cammino senza ombrello.

Ci sediamo sulle panchine della Piccola Piazza Colorata.
Cinque strade convergono in questa piazza. Potenzialmente ognuno di noi potrebbe prenderne una diversa per tornare a casa, ma l’indecisione fa sì che rimaniamo lì immobili, come se non stesse piovendo, come se non fossero le sei del mattino, come se stessimo aspettando succeda qualcosa.
Forse inconsciamente è proprio per quest’ultimo motivo che siamo fermi qui.
Laura decide di tornare a casa, lei è tra i fortunati che in due minuti a piedi potrà raggiungere il suo caldo letto fino a che il più spontaneo dei risvegli inauguri il nuovo giorno.
Ci saluta e sta già varcando la soglia del confine tra la Piazza Colorata e la strada, la soglia tra il Nostro mondo onirico e la Sua “solitudine”.

Si, perché a S ognuno è solo, ma nello stesso tempo fa parte di una collettività, di una Grande Famiglia fatta di amici, e la nostra vita qui è una continua transizione tra questi due ‘mondi’, ed è paradossale come mai ci si possa sentire soli, pur essendolo costantemente.

Giusto sulla soglia Laura viene fermata. Non ne colgo l’attimo, eppure due nuovi personaggi sono entrati in scena.
Il primo è Adrian eterno spasimante di Laura, innamorato alla follia ma non corrisposto. è in mezzo a noi e la osserva a distanza mentre con la nostra stessa incredulità Laura saluta Andrea con il più inaspettato dei baci passionali. Loro due che si odiavano, che non potevano vedersi, che nemmeno erano capaci di condividere lo stesso spazio fisico a tal punto da influenzare le proprie decisioni vicendevolmente, condizionando anche le amicizie comuni. Loro due. Li, sulla soglia della Piazza Colorata, teatro di questa scena epocale, del trionfo del connubio odio-amore, della disperazione incredula di Adrian. Ci guarda, Li guarda. Vede come noi Laura andare via da Andrea che la osserva immobile. Adrian e Andrea si parlano. Entrambi fissano Laura scivolare verso la fine della strada, è vicino casa. I due si guardano tra loro. Andrea parla per primo: “raggiungila”, Adrian è titubante, “corri ti ho detto, raggiungila!”. Andrea è fermo e convinto nella sua incitazione, Adrian con un passo incerto imbocca la via, non senza voltarsi per cercare negli occhi di Andrea l’ennesima conferma per il suo ultimo tentativo di conquista. Si volta un paio di volte, cerca sempre Andrea, finché il suo passo incerto diventa una corsa. Non si volta più, si vede solo la sua figura sempre più lontana e la sua sagoma che si confonde con quella di Laura per un ovvio problema di distanza.

Il secondo personaggio è un tipico anziano, nostalgico, e con qualche litro di troppo sullo stomaco. Si materializza in mezzo noi come il più stereotipato dei personaggi. Con i suoi racconti di gioventù, sulla guerra civile, sulla dittatura. Incitando e invidiando, come da copione, noi giovani forti e con tutto ancora da vivere. Scompare anche lui imboccando una delle 5 strade che si dipartono dalla Piazza Colorata.

L'ingresso di un condominio fa da testimone dell'ultima ora, dalle 7 alle 8, e accompagna i nostri ultimi momenti. Il livello di sfattanza è tale da provocare
allucinazione collettiva e dal condominio esce un prete parlando italiano
che scompare dietro l'angolo dopo averci salutato e augurato una buona fortuna.
La sua cordialità è sorprendente incontrando cinque fatti sulle scale del suo edificio.
Si grida al miracolo, all'apparizione, al passaggio di non so quale divinità.

Il ricordo seguente risale alle 4 del pomeriggio dopo. Il mio risveglio, nel mio letto, nella mia stanza, con ricordi ancora annebbiati ma inconsciamente
consapevole di aver vissuto una notte che avrei ricordato per molto, molto
tempo.

 
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