Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale
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vinz notaro: suono sacro sogno
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Ho ricevuto da un giovane studioso nolano, Vinz Notaro, animatore col padre della aristocratica Editrice “l’arcael’arco”, esperto di esoterismi, sciamanesimi e spiritualità vedantiche, un cofanetto elegantissimo e prezioso, contenente un disco di musica da lui composta (nono della serie di novantasei esemplari, personalizzati nel contenuto e nell’illustrazione, anch’essa di sua mano- a me è toccato uno scarlatto uroburo tratto dalla ricca simbologia bruniana, il serpente richiamando, con l’aquila ed il leone animali zarathustriani, oltretutto la S del mio cognome) ed un volume di commento e di iniziazione dal titolo sonno sacro suono (altre tre S luciferine!) il quale, con ricchezza di documentazione bibliografica che va dalla letteratura yogica ed orientale in genere ai migliori apporti della riflessione occidentale sull’argomento (Aristotele, Ovidio, Freud, Jung, e tanti altri), approfondisce lo stretto rapporto fra gli elementi onirici musicali e mistici, e si propone come una vera e propria guida ad una esperienza iniziatica.
Io che ho solo poche conoscenze dirette della cultura di riferimento dell’autore, ma soprattutto nessuna esperienza delle pratiche ad essa collegate, ma che, per altre vie, sono giunto alle stesse conclusioni (la musica sa le strade dell’essenza, creuse, baudelairianamente le ciel, dit, marcelianamente, vrai, la musique seule, attinge orficamente la sacra “demonicità” del profondo- una pagina di Beethoven e di Wagner vale tutti i trattati di metafisica, una pagina di Scriabin tutti i trattati di mistica-) resto sinceramente ammirato: c’è dunque, in un mondo ed in una società che gli dei sembrano, per dirla con Hölderlin, aver disertato, c’è dunque, ed è giovane, ed è vivo, ed è gagliardo, chi vuole riconsacrare il reale e restituirlo al glorioso Mistero ontologico da cui esso, si badi bene, non è circondato o trasceso, ma sostanziato, sì che possa dirsi Ens et Arcanum (et Mysterium) converti.
Azzeccata, centrata, “di-vertente”, epperciò graditissima, la dedica:
A Giulio Sforza, desceta et mistico sbilenco, Sub Auspiciis Noctis.
Un capolavoro quel “desceta”, di cui rivendico la primogenitura, e quello “sbilenco”, che coglie alla perfezione il mio dis-equilibrato stato di essere-al-mondo, di cui per la prima volta qualcuno finalmente ha l’intuizione e trova il coraggio di qualificarmi. Grazie Vinz!
Nella terza di controcopertina di cartoncino quadrato nerissimo (il rosso e il nero variamente e con somma maestria disposti sono invece i colori della copertina del volumetto, arricchito da sette ‘multiple esposizioni’ di Anita Annunziata), è riportato uno Scongiuro col tamburo Soqar, visibile solo se ben osservato di…sbi(l)e(n)co e in controluce, che non posso a mia volta non riproporre (l’aza del testo, ho chiesto spiegazioni a Vinz, è uno spiritello sciamanico):
ACCENDI UN FUOCO ROSSO,
APPICCA LA FIAMMA DI FUOCO!
MIO LUNGO CORPO, DISTENDITI,
SOFFIA DA OGNI PARTE,
ALZATI CON IL TURBINE,
IN CIMA ALLE MIE SPALLE!
NERE VALOROSE CAMPANELLE, SUONATE!
IN CIMA ALLE MIE SCAPOLE,
MIE CAMPANELLE FUSE IN FERRO,
I MIEI SPIRITI VANNO CON UN FISCHIO,
VANNO BISBIGLIANDO.
IL MIO AZA DALLA LINGUA BIFORCUTA,
NESSUNO VINCERA’ LA SUA LINGUA.
NON DISTURBATE IL SONNO DEI PICCOLI FANCIULLI,
NON SPAVENTATE IL BESTIAME,
AFFINCHE’ IL NERO CANE NON ABBAI.
Chàirete Dàimones!
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