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Il Nuovo Cinema Paradiso? nel cuore della Brianza

Post n°887 pubblicato il 16 Gennaio 2009 da rory_83
 

La vita dietro al proiettore di un piccolo imprenditore. La cui storia ricalca quella narrata nel film premio Oscar

SEREGNO (Milano) – «Mi piace il fascio di luce che esce dalla cabina. E’ così da quando ero un ragazzino. E non ne posso ancora fare a meno». Viene subito in mente il volto estasiato di Totò Cascio, nei panni del piccolo protagonista del «Nuovo Cinema Paradiso» di Giuseppe Tornatore, che nella cabina di proiezione ascolta gli insegnamenti di Alfredo - Philippe Noiret. E il paragone non è poi così azzardato, visto che la storia di Emilio Riva, 78anni, tipografo di Seregno, grosso centro nel cuore della Brianza, non è molto diversa da quella narrata nella pellicola che al regista siciliano valse il premio Oscar quale miglior film straniero nel 1990.
La villetta di Riva, in un quartiere residenziale alla periferia della città, non ha forse il fascino della piazza di Giancaldo, il paesino che Tornatore ha inventato e poi ambientato a Palazzo Adriano, borgo d'altri tempi dell’entroterra tra Palermo e Agrigento. Ma basta entrare nel piccolo cinematografo che il signor Riva ha allestito nel seminterrato della sua villa per ritrovarsi immersi nella stessa identica atmosfera del film. E’ qui che questo brianzolo dagli occhi sognanti ha assecondato la sua «grande ossessione»: dare vita al «suo» Cinema Paradiso, il «Movie».

SCAMPATO A UN INCENDIO - Ma non si tratta solo di uno sfizio privato. Lui dietro il proiettore c’è stato veramente e a lungo. E forse non è un caso che la sua vita assomigli molto al copione del film di Tornatore. «Ho iniziato a dodici anni come aiuto proiezionista. Era il 1942 e portavo i calzoni corti - racconta Emilio Riva -. La mia storia è molto simile a quella di Salvatore. A quei tempi fare l'aiuto proiezionista era considerato un po' rischioso: in cabina, durante la guerra c'era sempre il pericolo degli incendi. E infatti nel '43, al cinema Impero di Seregno, che oggi non esiste più, ne scoppiò uno: io e il proiezionista ci salvammo nascondendoci sotto una coperta d'amianto». Anche nella storia di Tornatore il Cinema Paradiso si ritrova ad un certo punto avvolto dalle fiamme e il protezionista e il suo piccolo aiutante si salvano per miracolo (anche se Alfredo ci lascerà la vista).

AMORE IN CABINA - Trascorre molto tempo in cabina di proiezione, il giovane Emilio. Ed è proprio in quello spazio che nel 1947 conosce quella che sarebbe poi diventata sua moglie. Come nei film, è il grande amore della sua vita. Nel 1965 il signor Riva, che nel frattempo ha iniziato a lavorare come tipografo, decide di fare qualcosa per allargare la sua grande passione anche agli altri e così allestisce sotto casa un piccolo cinema tutto suo. Lui e la moglie si rimboccano le maniche e piano piano trasformano il sogno in realtà. Lei gli sarà sempre accanto e lo aiuterà anche nei momenti difficili, quando per sognare senza compromessi bisogna fare lo sforzo di pensare soprattutto alla qualità del prodotto, senza preoccuparsi se i conti non tornano. «Abbiamo iniziato nel 1965 - racconta oggi con orgoglio - con la Battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo. Subito dopo proponemmo tutti i film di Bergman: in Brianza eravamo i primi».

D'ANNUZIO A LUCI ROSSE - Insomma, sulle ali dell'amore, nasce il Movie Studio: 52 poltroncine in pelle rossa acquistate da un cinema in disuso; un proiettore del 1969 inseguito e cercato con tutte le forze, dopo che il macchinario era scampato ad un fatale incendio (un altro) che distrusse il cinema Metropol di Milano; e un incredibile archivio di celluloide che si trova in una cantina adiacente all'ingresso interno del Movie, con migliaia di valigette per le celebri «pizze» conservate come reliquie. Più di mille pellicole anni Venti e Trenta ormai introvabili: dalla «Donna fatale» - di cui non si conosce l'autore- datata 1915, alla prima versione di «Via col vento» del 1939. E ancora tutto il Bergman agli albori, Fritz Lang, Fellini. E perfino una curiosa pellicola osé, sottotitolata e commentata dal vate Gabriele D'Annunzio. «Se qualcuno mi chiede qualche film particolare – ci racconta sorridente Emilio – sono capace di salire in cabina e proiettarlo. Spesso succede che le persone mi chiedano proiezioni private di titoli introvabili e io cerco sempre di accontentarli. Non ci penso due volte: anche se in sala sono solo in tre o quattro, apro il cinema e ciak».

«VORREI CHE TORNATORE...» - Fin dall'ingresso del Movie, la magia è fatale. La celluloide si respira osservando le originali locandine di classici come «Veronica Voss» di Fassbinder, «Casablanca», «Il gattopardo» di Visconti, Othello di Welles e poi Clark Gable, Fred Astaire – la sua grande passione – e l'immancabile Greta Garbo. Ma è l'anima del proiezionista che ha cambiato la vita a quest'uomo puro, vero, che vive di passione. La cabina di proiezione è il suo rifugio naturale, dove ha imparato tutti i segreti del mestiere più bello del mondo. «Mi manca solo il piacere di ricevere Giuseppe Tornatore. Sarebbe un sogno per me, perché lui è riuscito a raccontare la mia storia senza saperla».

IL TAM TAM DEI CINEFILI - Oggi, il Movie è una chicca per gli appassionati che sfidano l'impossibile. Non compare nei principali motori di ricerca in internet, non vive di pubblicità e se si imposta l'indirizzo nel navigatore satellitare si finisce sì in via Gandhi, dove si trova effettivamente il cinema, ma non a Seregno, bensì a Lissone, la città confinante. Insomma, l'arduo fa parte del gioco e il copione è quello di un'autentica realtà che non conosce le regole del profitto. «Il mio piccolo cinema è in piena regola con le normative Siae e resiste senza la pubblicità – puntualizza con orgoglio Riva – e questo grazie al tam tam dei cinefili che riempiono la sala: insieme sfidiamo le logiche commerciali dei multisala».

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