Messaggi del 24/05/2014
Post n°383 pubblicato il 24 Maggio 2014 da estremalatitudine
diceva di averlo imparato in giappone dove l'arte di legare le persone era antica e aveva scopi di rilassamento e in effetti, dopo le prime volte, quando bisogna conoscersi e lei era tesa come un pezzo di ferro, ecco, dopo le prime volte già quando i primi tratti di canapa ruvida le si attorcigliavano contro, ecco lei iniziava a rilassarsi. era come abbandonarsi, sentirsi sostenuta, protetta, ormai così avvinghiata alla sedia da essere la sedia stessa, esserne parte, quella più viva, palpitante, sensibile. lui, dopo averla competamente legata, la carezzava con piccole piume, oppure la sfiorava con i polpastrelli, lentamente, sempre a salire verso il cuore, così piano e con tale concentrazione nel silenzio più assoluto che era impossibile sentire solletico, tanto che a lei, a lei non era mai neanche lontanamente successo, neanche un mezzo sorriso, niente, solo abbandono, silenzio, piacere, voluttà. poi, quando era così rilassata da avvertire la pesantezza delle proprie parti del corpo, lui si inginocchiava davanti a lei e iniziava lentissimamente a leccarla, a leccarla lì, proprio lì, tenendo la testa ben distante, il massimo, quel che poteva ed il calore che lei avvertiva era solo quello della lingua che con ostinazione lui allungava verso di lei. mentre lui continuava, mentre la punta della sua lingua insisteva a lambirle il clitoride (che per primo si era svegliato) (del tutto), mentre una sensazione via via più intensa di piacere la prendeva, ecco le gambe e le braccia, i seni, le spalle, tutto quanto si era addormentato, ecco si svegliava e lei benediva, benediva quelle corde secche, ruvide, tese che le raschiavano la pelle, sì, ma le impedivano di cascare per terra vinta dal piacere. solo quando i suoi sospiri di piacere si facevano irresistibili e lei, lei era costretta ad aprire le labbra ed emettere, insieme al respiro, quei piccoli gridi di gioia, solo allora lui si rialzava, si slacciava la corda che gli teneva in vita i pantaloni e mostrato il cazzo già pronto, pianissimamente piano la prendeva. e quando era dentro, era dentro di lei e lei, lei lo sentiva, tutto, ogni centimetro, ogni piccola vena, il turgore della cappella e persino la piccola corda del prepuzio, lui stava fermo, immobile, per secondi, minuti, conficcato in fondo alla sua carne, fermo, per secondi e minuti, tanto che lei dopo, dopo, quando non resisteva, non resisteva oltre, ecco lei implorava, lei lo implorava di scoparla con forza ed energia. lui a quel punto usciva da lei, d'un tratto e d'un tratto la prendeva con un coso grosso e duro, mentre offriva il suo cazzo alle sue cure e massaggi. solo dopo essere venuto completamente ed essersi completamente pulito, solo dopo lui iniziava a slegarla e se tutto era andato come doveva lei libera sentiva ancora il bisogno, fisico, forte e quel desiderio se lo portava dietro tutta la settimana. "nervosa per il lavoro?" chiedeva il marito. "no, per mancanza di cazzo" pensava lei. sorridendogli, però, rispondeva qualcosa di maggiormente corretto ed educato, tanto che lui in tutti quegli anni mai sospettò che la moglie, sua moglie, il martedì pomeriggio si facesse legare come un salame e desiderasse essere scopata come una vera educanda. si dice così?
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QUEL CHE C'è E QUEL CHE NON C'è
Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.
Qui non c'è vita vera, ma solo letteratura, ovvero vita attraverso la tastiera.
Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.
Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.
Inviato da: donnasofia69
il 25/03/2018 alle 11:30
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il 04/04/2016 alle 14:14
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il 17/12/2015 alle 20:01
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il 23/09/2015 alle 12:39
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