estremalatitudine

corto 37

Lontani. Erano lontani. Capitava, anzi, per dir la verità, da due anni era la regola. Lontani. Da sempre lontani, pensava lei, specie di sera, quando stava per andare a letto e lo guardava, guardava il letto, vuoto. E lui non c'era.

Lavoro. Certo. Cazzo!

Ma certe sere, dopo essersi sentiti al telefono le sembrava che lui fosse lì, lì con lei e non solo, ma che la capisse, la intuisse in tutti i pensieri, in tutti i ricordi, le pulsioni, le preoccupazioni e quando la tensione quelle sere raggiungeva il massimo, quando la sua assenza e allo stesso tempo presenza era tale da provocarle dolori fisici, forti, intimi, ecco, miracolo, lui la richiamava, le telefonava di nuovo, eccezione, eccezione alla regola, mai più di due volte al giorno, dall'estero costa.

Quelle sere lui la richiamava ed era come se facessero l'amore, dolcemente, pianissimamente, nel mentre le parole al telefono si scioglievano e la sua voce le pareva ancora più dolce di quanto era mai stata, bellissima, la sua voce, profonda, maschile, sua, tutta sua, che la faceva tremare quando si incazzava e la faceva vibrare quando le sussurrava d'amarla.

Quelle sere, nonostante fossero lontani, tornavano ad essere ragazzi, a quando si erano conosciuti, a quelle lunghe sere fuori dal paese a baciarsi e a toccarsi, prima, all'inizio e poi, dopo, a fare l'amore di furia, veloci, ché qualcuno poteva passare e vederli, scoprirli e mettersi a gridare e combinare un casino.

Poi, ogni tre settimane, lui tornava davvero e la prima notte, la prima notte erano davvero fuochi d'artificio. E' tornato il padrone, le sussurrava in quei momenti, quando affondato in lei la tormentava da fermo muovendo solo il bacino, e lei, lei felice rispondeva solo un lungo, prolungato sì, che pian piano la conduceva all'orgasmo.