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estremalatitudine

racconti di vita, di sesso

 

Messaggi del 09/03/2015

Corto 101

Post n°436 pubblicato il 09 Marzo 2015 da estremalatitudine

La signora, dopo il divorzio, passò momenti non belli. Depressione. Paure. 

Poi passati i mesi, quasi un anno, si riprese e si disse che gli uomini non meritavano tanto.

Grazie a Dio suo marito e la sua famiglia le avevano lasciato abbastanza da potersi permettere qualsiasi sogno e lei, lei uno alla volta si tolse tutti gli sfizi.

Una bella auto, cambiò casa, cambiò domestica e poi, poi iniziò a viaggiare.

Fu una volta lontano, ben lontano da casa che si disse che era arrivato il momento di togliersi anche quello sfizio.

Chiamò il suo amministratore fidato e gli ordinò per quella sera di radunare nel salotto della suite che occupavano quanti più giovani attori potesse. Dovevano essere talentuosi? Chiese l'amministratore. Ma certo, fu la risposta.

Quella sera la sala era piena di venti ragazzi tra i venti e i trentanni. Si ricordò che il suo marito, grande tifoso di calcio, le aveva detto una volta che gli atleti raggiungono la piena matutità fisica e atletica tra i ventisette e i ventiotto e allora chiese quanti tra i presenti avessero quella età.

Forse qualcuno barò, ma quasi la metà rispose di sì. Gli altri furono invitati ad uscire.

A quel punto dopo un breve discorso, molto fumoso e assai poco concreto, la signora pregò i ragazzi di cavarsi nudi, cosa che loro in qualche minuto fecero.

"Per il film che stiamo organizzando è fondamentale che il protagonista sia ben dotato" disse.

"Un film porno?" chiese una voce. "Per favore esca. Come si permette?!?"

Un altro lasciò la sala.

"Come dicevo serve come dire un buon fisico e quindi siete pregati di voler mostrare quel che avete pronto per l'uso." Qualcuno chiese spiegazioni. La cameriera glielo spiegò paziente.

Dei nove rimasti, un paio o poco più si dichiararono incapaci o non disposti alla prova.

Anche questi furono licenziati, dopo aver ben pagato il loro disturbo e il loro silenzio.

Gli altri si prepararono. La cameriera della signora, che continuava a stare seduta in posa molto elegante su una poltrona di pelle rossa, passò di fianco a tutti con un righello e misurò ciò che c'era da misurare.

Dei sei che erano rimasti i due più scarsi furono scartati. Le differenze, salvo in un unico caso, erano davvero minime, ma un criterio bisogna pur averlo, no?

"Adesso per avere la parte, la prova di resistenza. Mettetevi comodi e masturbatevi. Chi resiste di più avrà la parte."

"Scusi, signora, con rispetto parlando, ma di che film si tratta?"

"il copione vi verrà dato a suo tempo e solo al vincitore. Queste sono le regole. Se non vi piacciono saremo lieti di accompagnarvi all'ingresso."

I quattro in silenzio presero a fare ciò che era stato richiesto loro.

La signora e la cameriera in silenzio osservavano quei visi che si contraevano e quelle mani veloci che andavano su e giù. La signora in cuor suo sperava vincesse un partecipante che oltre ad avere tutto quel che serviva la turbava con uno sguardo che sembrava aver capito e intuito ogni cosa. Quello era certamente il più maschio di tutti. Si disse che con ogni probabilità avrebbe barato. Non poteva lasciarsi andare uno che a quella età metteva in imbarazzo solo con lo sguardo una donna come lei.

La prova finì. Non vinse quello con cazzo più grosso, ma non vinse neanche quello che piaceva a lei.

A tutti fu chiesto comunque di lasciare un recapito che si sarebbe fatto sapere loro.

La sera dopo la signora invità a cena il vincitore, chiacchierarono e poi lei gli chiese nuovamente di spogliarsi. Scopare con quel ragazzo fu fantastico, tanto era dotato sia in quantità che in durata. Non finiva mai. Lei venne un numero impressionante di volte, finché con il permesso di lei lui la innondò di seme caldo.

Dopo tre giorni, di pomeriggio la cameriera chiamò quello dallo sguardo strano, che appena arrivato si impose con una personalità che metteva i brividi.

la signora finì la nottata legata alla spalliera del letto, pancia sotto, con la testa adagiata sul cuscino e lui, lui inginocchiato di fianco a lei che lei ordinava di succhiarlo ancora, che anche lui durava, durava, durava. "Succhia, su da brava!" E lei, nonostante fosse stravolta da due ore di sesso tirava fuori la lingua e lo cercava, lo leccava, cercava di mangiarlo ancora, mentre lui le dava delle piccole pacche a palmo aperto sulla schiena e, quando riusciva, sul bel sedere sodo.

Dopo quindici giorni, il giorno prima della partenza, essendosi confidata con quello circa la sua prima esperienza dopo quella specie di provino, lui le ordinò di chiamare anche il vincitore e in tre ebbero una notte che la signora non dimenticò mai.

Tornò in Italia e per un bel pezzo non ebbe più desideri. Poi, certo...

 

 
 
 

corto 100 - auguri a tutte

Post n°435 pubblicato il 09 Marzo 2015 da estremalatitudine

Sposati da anni. Felici? Per quanto felicità possa essere un concetto che abbia senso, sì, felici, sì. Tranquilli. Ecco tranquilli. Quello sicuramente sì. Soldi in banca a sufficienza. Buon lavoro tutti e due. solite tensioni della vita normale, la città, il lavoro, la coppia, ma niente di che. Tutto tranquillo. Anche troppo.

Mentre facevano l'amore, quando capitava, sempre meno spesso, ma capitava, importante, che capitasse, e godevano entrambi, ancora, importante anche quello, quando facevano l'amore lui la sfrucugliava con strani discorsi che la eccitavano, altri uomini, sconosciuti, ma anche gente che avevano conosciuto, non amici, quelli no, ma altri, attori a volte, mezzi nudi intravisti, e lei, lei faceva lo stesso, attrici, showgirl, vicine di casa e più si dicevano più si eccitavano, tutti e due, fino allo scoppio finale, quando chi prima, chi dopo, ma di poco, pochissimo a volte, venivano entrambi, tra le mani, nella bocca, tra le cosce l'uno dell'altra.

Non erano gelosi, non più, non tanto, più per le regole sociali, più per la paura dell'abbandono, che in sé, per la cosa in sé, come se importasse qualcosa, che lui, che lei, in fondo, l'importante è che la loro unione non fosse messa in discussione, era forte la loro unione, il loro matrimonio, proprio per quello potevano dirsi quel che si dicevano quando facevano l'amore, quando scopavano, a lungo, senza fretta, fino a venire entrambi, insieme, uno un po' prima, l'altra un po' dopo, ma poco, poco, praticamente insieme.

Finché un giorno, un pomeriggio, una volta che avrebbe dovuto rimanere in ufficio fino a tardi, quel pomeriggio lui, lui rientrò presto, con un collega peraltro, cercando delle carte che aveva a casa, stupidamente, lui rientrò insieme a quello, uno giovane, un bel ragazzo, uno pulito, sposato di fresco, dopo un lungo periodo di scapolaggio, senza mai nessuna di fissa, nonostante fosse proprio un bel tipo, che tutti in ufficio si chiedevano, e lui niente, mai neanche una parola, salvo lasciare intendere a lui, lui che era il suo capo, che sì, insomma aveva corso la cavallina e sì, insomma, a letto se ne era portate parecchie.

Rientrarono e la casa era silenziosa. Nessun rumore. Lui che chiama. Nessuno risponde. Entrano insieme. Lui dice che la moglie evidentemente era uscita. Evidentemente. Poi un bisbiglio. Lui chiama, ancora, di nuovo. Niente. Porta che si apre e dietro, dietro la porta, in favore di luce, lei, lei, sola, con lo schermo tv davanti su cui scorrono immagini porno e lei, lei è mezza nuda e si tiene un seno e l'altra mano, ecco, l'altra mano non si vede, si intuisce, l'altra mano, dai sospiri trattenuti. 

Sullo schermo un cazzo nero di dimensioni notevoli spompinato da una bionda di mezza età, col seno abbondante, pesante, come il suo, come quello di sua moglie, che lo palpa, lo accarezza, lo stringe, mentre con l'altra mano stringe, come può, quel che può quel cazzo nero brillante, che le scorre tra le labbra, rosa su rosa, rosso su rosso.

Lei non sente neanche. Troppo presa a guardare, a toccare, troppo in orbita, troppo partita e lui, lui imbarazzato, si gira dal collega, anche lui sulla soglia, anche lui che vede, che osserva. Imbarazzo. Si rigira. Guarda la moglie. La conosce. Sa che quella è una sua fantasia. Quante volte.... Banale, ma funziona, efficace, si dice, funziona, funziona sempre, "pensa ad un grosso cazzo nero da spompinare..." e lei, lei nel giusto momento, avendo tempo e modo, tranquilla, serena, ecco sempre si eccita, "pensa ad un cazzo grosso nero da spompinare.." e lei prendeva il suo e iniziava, sempre, quasi sempre, mentre lui, lui la toccava, la carezzava, sentendola pronta, come doveva essere adesso. adesso.

Imbarazzo. Erezione improvvisa. Imbarazzo doppio. Pantaloni che si gonfiano. Il collega che mormora: "vuoi che vi lasci soli?", lei che sente, si ricopre, ride, solo l'immagine del cazzo nero e di quella bocca, di quella bionda continuano, continuano, e lui che balbetta che no, non è il caso, noi andiamo di là, cara.

Quando lei entra e li trova seduti in salotto l'imbarazzo si tocca. Scusate, dice. Non so cosa mi è preso, dice. Li guarda. Seduti uno di fronte all'altro. Gambe larghe. Entrambi. Gonfiore, entrambi. Volete che vi porti qualcosa?

Non riescono neanche a rispondere. poi lui, il marito, ce la fa e mormora un niente, grazie, adesso, fra poco, ecco noi andiamo. Non volevamo disturbare. cercavamo questi. Li avevo a casa. che stupido.

Lei si sente male per lui, per lei, per la situazione e di slancio gli si siede di fianco e gli prende la mano e gli dice che le spiace, davvero, e quasi le viene da piangere e lui la accarezza, le accarezza i capelli e poi, poi, dopo averle detto che non importa, si allunga per darle un bacio sulla testa, sulla tempia, ma lei, lei si gira e quasi senza volere si baciano, a lungo, sempre più con trasporto, davanti a quell'altro, e il bacio fa rinascere il cazzo e quel gonfiore, quel calore del bacio fa nascere anche il cazzo del collega e mentre si baciano, lui, il marito, fa segno all'altro di avvicinarsi, di sedersi, e lui, l'altro non vuole, ma il bacio prosegue, non finisce e lei, lei ha gli occhi chiusi e una mano di lui le carezza un seno, potente, pesante, quasi fuori dalla camicia, e quello, il marito, continua a fargli segno e lui, lui si siede di fianco a lei, pesante, uomo di ottanta chili abbondanti e lei, lei si gira e di getto lo bacia e lui, imbarazzato si abbandona e lei, lei lo prende, mentre il marito continua a toccarla.

Il fatto che il collega fosse di colore e avesse un cazzo di tutto rispetto fu, come dire, la ciliegia sulla torta, su una buona torta, abbondante, piena, ricca.

Lei la sera, la notte non dormì. Continuava a dire e a dirsi: è stato bellissimo. Non mi sentita mai tanto donna.

 

 
 
 

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Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.

Qui non c'è vita vera, ma solo letteratura, ovvero vita attraverso la tastiera.

Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.

Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.

 

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