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ringhiera

Post n°88 pubblicato il 22 Marzo 2024 da hesse_f
 

 

video di Mauro Piffero

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CONOSCEVO UN RAPINATORE A MILANO

 

conoscevo un rapinatore a Milano,  perchè Milano, come Londra o New York, è un meraviglioso vaso di Pandora. E' il cilindro di un prestigiatore, dove, prima del coniglio, escono generi strabilianti, dai colori variopinti come i suoi cieli,  se li sai vedere, che ci crediate o no.  Conoscevo un rapinatore, dunque, perchè vivevamo sullo stesso piano, in una casa di ringhiera. Nonostante la giovane età, era andato in pensione, perchè, mi raccontava “preferisco una libera precarietà al caldo, che una sicurezza  al fresco” . Divertendosi un po' alle mie spalle di ragazzina da poco arrivata in città, appena mi vedeva sorridere, per il suo gioco di parole, come un trabocchetto in cui mi aveva attirato, cominciava con le sue " storie di vita e malavita", che ai miei occhi, sapevano di romanzo  e trasgressione.  Non vi racconterò le sue "imprese", non ne sarei capace,  ma parlerò soltanto dello stupore per come la nostra mente giochi, a volte, senza alcun preavviso, a far riaffiorare in date posteriori, episodi, o parole che, per  costume e moda avevano vestito abiti diversi. Spiegandomi come mai, avesse lasciato tutto, quasi da un giorno all'altro, mi diceva che, come in tutti i lavori, anche nel suo, proseguire,  “farsi un nome”  e avanzare nella carriera,  avrebbe voluto dire perfezionare la tecnica e gli strumenti, cioè: armarsi per davvero. Fino a quel momento se l'era cavata con un piede di porco, "di ultima generazione però" ci teneva a precisare,  un passamontagna o una calza, un'arma finta o un coltellino. Le mani e la testa, mi diceva, erano gli strumenti di lavoro che preferiva. Io, ascoltandolo, avevo pensato che usare la testa significasse anche per lui, ragionare a lungo su una cosa, cioè, nel suo caso, preparare bene il colpo. Ingenuamente non mi aveva mai sfiorato l'idea che "usare la testa" un po' come "sbattere la testa contro il muro" potessero essere impiegati in senso letterale, cioè,  come diceva il signore di cui sopra, ridendo di me, nel dare la spiegazione, “dare una craniata”. Anni dopo, in tv, in una delle prime rassegne stampa del mattino, in una pagina interna, un titolo diceva “ Rapinatala zia di Materazzi: l'aggredita colpita con una testata". Io, probabilmente unica in italia, del tutto dimentica di Zidane, ho pensato che il rapinatore fosse uno "alle prime armi" o che, un qualcuno, che immaginavo  ad Antigua,  suo sogno proibito, non fosse per davvero andato in pensione. Oppure che, come in tutti  i lavori che si amano e si soffre a lasciarli, anche lui, per rinverdire i fasti o non perdere il tocco, tornasse, ogni tanto, ad esercitare, continuando, ad “usare la testa”.


 

PS: in realtà era un ladro, secondo me, ma non so perchè, si definiva rapinatore.                                                                                                 

 

 

 
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Commenti al Post:
monellaccio19
monellaccio19 il 24/03/24 alle 08:25 via WEB
L'altra faccia di un rapinatore, una faccia a cui, non penserebbe nessuno. Attrae questa storia, non fosse altro che per l'originalità del racconto. Una serena domenica delle Palme.
(Rispondi)
 
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