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Le scenate peggiorano, sono soffocata da insulti e offese, discussioni in cui si perde il senso. Non ho l’appoggio della mia famiglia, ho tre figli, eppure comincio a pensare alla separazione, ma vengo addirittura minacciata da un prete-‘amico’ che è il mio unico contatto col mondo: ‘Levatelo dalla testa, il matrimonio è indissolubile. Ti do il compito di vedere i lati belli di tuo marito’. Senza appoggi, isolata, con lo spauracchio dell’inferno, mi ritrovo chiusa nel lager con l’aguzzino (internet non c’è ancora), senza poter chiedere aiuto (non ci sono centri di assistenza). Di psicologi non se ne parla e comunque non ho né tempo né soldi. Tasto qualche altro prete, con lo stesso risultato. Non mi resta altro che puntare tutto sull’amore, sui sogni da fidanzati, sulla mia buona volontà. Mio marito sa di aver passato i limiti,ma vede che non mi separo e che gli propongo amore, progetto, gioia, e ciò gli dà motivo per ritenere il suo comportamento vincente, e in breve lo intensifica ancor di più. Un po’ gli tengo testa con forza, un po’ mi lascio invischiare nei suoi ragionamenti folli, mi spavento per le urla, le minacce. Non mi resta che proteggere i figli come posso: mi arrampico sui vetri per creare una quotidianità serena. Con lui si susseguono periodi neri, anche di mesi; a volte mi fa regali per riconquistarmi, ma la pace dura poco, dopodiché mi dà della prostituta per essermi ‘concessa’ in cambio di un regalo. La vita di relazione all’esterno è inesistente; dubito di me, pur di riconquistare la pace arrivo a ‘dargli ragione’: non so nemmeno su che cosa. Nei periodi belli ritrovo entusiasmo, dialogo, progetto. Poi tutto salta subito, per un nonnulla.
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