Post n°20257 pubblicato il
14 Ottobre 2017 da
forddisseche
“San Matteo”, discriminate anche per le biblioteche
L’auspicio è pertanto quello di una più attenta considerazione di talune realtà culturali ricchezza e vanto del territorio che non possono essere umiliate e discriminate in modo così grossolano ma tutelate e supportate con opportuni interventi
Ingresso della biblioteca
Di:Redazione
San Marco in Lamis. Che anche le biblioteche potessero rientrare tra le categorie soggette a discriminazione non si era ancora sentita. A colmare questa…lacuna ci ha pensato la Regione Puglia che ha stabilito, per l’appunto, una discriminante tra biblioteche pubbliche e private ancorché queste ultime di interesse pubblico. E’ il caso della biblioteca “P. Antonio Fania” del convento S. Matteo di San Marco in Lamis, fondata nel 1905, dichiarata nel 1984 dalla Regione Puglia Biblioteca di interesse pubblico, dotata di oltre centomila volumi e di molto altro.
Nel giugno scorso l’ente regionale ha pubblicato l’avviso pubblico “Community Library, Biblioteche e comunità: essenza del territorio, innovazione, comprensione nel segno del libro e della conoscenza”. Una iniziativa più che lodevole finalizzata a supportare e sviluppare quelle centrali del sapere che custodiscono lo scibile umano. Che ha però un neo, un grosso handicap, quello di essere rivolta alle biblioteche pubbliche escludendo dai benefici previsti le biblioteche private e quindi anche quelle ecclesiastiche. A meno che queste ultime non si avvalgano di un ente pubblico (Università, Provincia, Regioni, scuole pubbliche, eccetera) attraverso il quale richiedere i finanziamenti previsti. Un intermediario, insomma, che faccia da garante per dieci anni durante i quali il patrimonio librario oggetto degli interventi previsti dal bando, dovrà essere “detenuto” dall’ente beneficiario del finanziamento, l’intermediario, il quale lo affiderà a un “gestore” da esso identificato. Si tratta, in concreto, di migliaia di volumi la gran parte di grandissimo valore storico-letterario che verrebbe affidato ad un gestore terzo diverso dall’ente proprietario e dall’ente beneficiario.
A parte il richiamo ad una figura, l’intermediario, alquanto ambigua, e l’incerto meccanismo inerente alla “detenzione” dei volumi e al loro affidamento ad un “gestore” (con una propria idonea struttura?) con estromissione del proprietario dei volumi, c’è da chiedersi se vale la pena attivare tale giro fittizio e surreale solo per tenere fuori le biblioteche private col rischio molto verosimile di compromettere la incolumità e la conservazione di una dotazione libraria? Nessun cenno è infatti riferito alla sicurezza dei beni, alle garanzie, alle competenze tecniche e culturali del “gestore”.
Probabilmente la Regione Puglia non ha tenuto conto che molte biblioteche “private” sono in realtà pubbliche per essere riferimento altamente qualificato per studiosi, ricercatori, o semplici lettori. Come per l’appunto è la Biblioteca di San Matteo, una istituzione che va ben oltre il riferimento ecclesiastico per essere di fatto frequentata assiduamente da professori universitari, laureandi, ricercatori di diverse Università e Istituti italiani ed esteri, con una rilevante produzione di libri e ricerche come si può verificare dalla “Mappa” della Biblioteca e dal notiziario annuale delle attività svolte entrambi visibili anche sul sito web www.bibliotecadanmatteo.eu (mail biblioteca.sanmatteo@libero.it).
L’auspicio è pertanto quello di una più attenta considerazione di talune realtà culturali ricchezza e vanto del territorio che non possono essere umiliate e discriminate in modo così grossolano ma tutelate e supportate con opportuni interventi.
(A cura di Michele Apollonio, Manfredonia)
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