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Pizzomunno con gerani rossi.

 

 
Pizzomunno

Lungo il tratto meridionale della costa viestana, ritroviamo una piccola spiaggia che deve il suo nome all’ imponente faraglione che dalle acque cristalline si erge sovrano a sorvegliare la città ed i suoi abitanti: la Spiaggia del Pizzomunno.

Qui sembra aver avuto luogo un’ interessante e fantastica vicenda che ha come protagonisti due giovani innamorati , entrambi originari di Vieste .

Pizzomunno , giovane ed attraente pescatore, e Cristalda , ragazza bellissima dai lunghissimi capelli color dell’ oro, si amavano teneramente e vivevano nella convinzione che nulla al mondo potesse intaccare un sentimento tanto forte e sincero.

Ogni sera, Cristalda scendeva in spiaggia per salutare il suo bel Pizzomunno prima che con la sua barca andasse incontro al mare aperto.

Ogni notte, in mare, Pizzomunno riceveva la visita delle sirene che cercavano di ammaliarlo con i loro canti soavi. Le regine del mare desideravano ardentemente che Pizzomunno diventasse il loro re ed amante.

Il giovane, però, non cedette mai alle avance delle sirene tentatrici , avendo già donato il suo cuore alla candida Cristalda.

I reiterati rifiuti del giovane, scatenarono la furia delle sirene .

Una sera, le sirene raggiunsero i due amanti sulla spiaggia ed aggredirono Cristalda con grande ferocia, inghiottendola nelle profondità del mare.

Pizzomunno
fu colto da un dolore devastante, talmente grande da pietrificarlo per sempre.

Il giorno seguente, i pescatori di Vieste trovarono Pizzomunno pietrificato sulla roccia che oggi porta il suo nome.

La leggenda vuole che, ogni cento anni, Cristalda riemerga dalle profondità del mare per incontrare Pizzomunno e rivivere con lui l’ emozione di una notte d’amore sulla spiaggia che li fece incontrare.

 

 

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Promontorio del Gargano

Il più delle volte si pensa che la storia antropologica ebbe inizio sul promontorio del Gargano con l'apparizione dell'Arcangelo Michele più di sedici secoli or sono quando ancora il Cristianesimo conviveva con le allora attuali religioni pagane. Ma se analizziamo le carte romane si nota che gli insediamenti sedentari sono precedenti all'apparizione dell'Arcangelo e si trovavano sulla costa e ai piedi del sontuoso monte (Ergitium ,Sipontum ,Merinum ,Teanum , ,Apulum ,Urium).
Si trovano degli insediamenti umani persino precedenti a questi ultimi, ma bisogna risalire addiritturà all'età del bronzo, tanto è vero che lungo la provinciale che collega Foggia con San Marco in Lamis, a qualche chilometro da Borgo Celano, in zona"Chiancata La Civita-Valle di Vitturo"  è stato ritrovato la necropoli più antica della intera Europa. Altre testimonianze sono date dagli insediamenti rupestri e dalla innumerevole presenza di oggetti litici e di mura megalitiche che si sono scoperti nel corso degli anni sul Gargano.
 

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Toro seduto

 

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

Toro seduto

 

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Tutto ciò che l'uomo ha imparato

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Servo di Dio Don Antonio Spalatro .

 

Messaggi del 21/05/2017

Energie alternative – CENTRALI BIOMASSE: AD ISCHITELLA NO, A SANNICANDRO SI’! ED E’ ANCORA POLEMICA! [Audio]

Post n°19171 pubblicato il 21 Maggio 2017 da forddisseche

Energie alternative – CENTRALI BIOMASSE: AD ISCHITELLA NO, A SANNICANDRO SI’! ED E’ ANCORA POLEMICA! [Audio] 

 
Energie alternative – CENTRALI BIOMASSE: AD ISCHITELLA NO, A SANNICANDRO SI’! ED E’ ANCORA POLEMICA! [Audio]

CASIMIRI: “PER ALCUNI IL GARGANO NON DEVE CRESCERE”

Ai microfoni di Ondaradio Stefano Casimiri, della SIMCA srl, racconta la sua avventura imprenditoriale sul Gargano nel campo delle energie alternative con le centrali a biomasse. Una centrale a biomasse è una tipologia di centrale elettrica che utilizza l'energia rinnovabile ricavabile dalle biomasse, estraendola attraverso diverse tecniche. E’ biomassa qualsiasi materia organica (cioè derivata dal processo di fotosintesi clorofilliana) con esclusione dei combustibili fossili e delle plastiche di origine petrolchimica (ad esempio residui di lavorazioni agricole e forestali, di legname da ardere, di scarti dell'industria agroalimentare, ecc.). Ad Ischitella il progetto è saltato mentre a Sannicandro Garganico la centrale è in corso di realizzazione. Qui di seguito il report audio dell’intervista all’imprenditore di origine veneta che da quasi vent’anni vive sul Gargano.

 
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Vieste – RINVIATA LA RASSEGNA CONCERTISTICA “VIESTANI NEL MONDO”

Post n°19169 pubblicato il 21 Maggio 2017 da forddisseche

Vieste – RINVIATA LA RASSEGNA CONCERTISTICA “VIESTANI NEL MONDO”

Vieste – RINVIATA LA RASSEGNA CONCERTISTICA “VIESTANI NEL MONDO”

 
 
 

Come, quando e perché Padre Pio venne a Rignano?

Post n°19168 pubblicato il 21 Maggio 2017 da forddisseche

Come, quando e perché Padre Pio venne a Rignano? 

 

Di:

Rignano Garganico. Su richiesta di parecchi lettori, vivamente interessati a saperne di più sulla vita di Padre Pio e su i suoi rapporti amicali ed epistolari, pubblichiamo di seguito l’esaustivo intervento di Antonio Del Vecchio, tenuto all’incontro commemorativo dei cent’anni della venuta del Santo a Rignano, svoltosi nella Chiesa Matrice dell’Assunta la sera del 10 maggio 2017.

 

”Buona sera a tutti, sono qui per ricordare e documentare i cento anni della prima venuta di San Pio, a Rignano. Di questo se ne parla chiaramente in una delle lettere indirizzate a don Pietro Ricci. Precisamente in quella dell’11 maggio 1917.

 

In essa ad un certo punto c’è scritto testualmente: “Ieri sera al mio ritorno da costì mi giunse un telegramma del p. provinciale che mi notificava che il reverendissimo padre generale mi accordava l’ubbidienza per accompagnare la sorella a Roma. Immaginatevi il mio contento. Veramente questo giorno fu una continua indigestione di consolazione. Viva Gesù!
La presenza di San Pio a Rignano Garganico, testimoniata dall’anzidetta corrispondenza , è stata sin dalla sua riscoperta un evento assai avvertito non solo dai devoti ma dall’intera popolazione.

 

La ripubblicazione a sé stante di siffatte lettere nel libro “Padre Pio e Rignano nelle lettere a don Pietro Ricci”, di cui sono autore assieme a mio figlio Angelo, forse non tutte, unitamente ad alcuni fatti miracolosi che hanno interessato direttamente ed indirettamente cittadini del luogo, ci riempie di gioia e nel contempo di orgoglio, consapevoli che Padre Pio in vita non amava solo ricevere i devoti in Convento, ossia a quello di Santa Maria delle Grazie in San Giovanni Rotondo, ma spesso era Lui – Convento a spostarsi con umiltà nei luoghi prescelti dalla Divina Provvidenza, bisognosi di cura ed interventi spirituali, per visitare ed avere contatto diretto con la gente.
Nelle lettere non c’è scritto, ma si suppone come da testimonianze di storia orale che il Santo sia venuto più volte a Rignano a cavallo di un asinello, per dare conforto alla popolazione e alla famiglia Ricci, ospite gradita del suo peregrinare. Bene ha fatto, il compianto don Pasquale Granatiero a ricordare nella lapide, posta sul portale della casa padronale di Via Gioielli n. 27, dove qui non solo avrebbe soggiornato, ospite dei predetti Ricci, ma avrebbe visitato le loro masserie site nella sottostante pianura. Ma chi è Don Pietro Ricci, interlocutore privilegiato di San Pio?

 

Don Pietro, al secolo Pietro Paolo, nasce a Rignano Garganico il 25 Aprile 1847 dai coniugi Giuseppe e Vincenza Piccirilli, appartenenti entrambi a famiglie benestanti del luogo. Registrata la nascita allo Stato Civile (sindaco pro-tempore Saverio De Maio), il giorno successivo viene battezzato da don Antonio Ricci nella chiesa parrocchiale di Maria SS. Assunta, retta sin dal 1820 dall’arciprete don Francesco Villani e, a partire dal 1854, dallo stesso Ricci, in veste di Curato Vicario.

 

Nulla si sa della sua infanzia e dell’adolescenza, sicuramente molto curata dal punto di vista formativo: studi elementari e medi ad opera del solito prete maestro del posto e poi in seminario presso la Curia di Manfredonia e così fino all’ordinazione sacerdotale. Dopo di che il ritorno in paese e l’inizio del suo ministero.

 

Don Pietro, nonostante il naturale carisma e l’accurata preparazione culturale, si dimostra da subito un prete umile, fedele al suo compito…e soprattutto al suo credo, lontano mille miglia dalla carriera e dall’assunzione di responsabilità temporali. Tant’è che nel libro Rignano Garganico di Padre Doroteo Forte, egli è definito “pacifico”, a significare la sua indole bonaria e ben disposta verso il prossimo.

 

Né si riscontrano notizie di rilievo sul suo conto. Da qui il suo ruolo di prete ‘in casa’, attento sì alle cure spirituali e materiali dei suoi familiari, ma anche e soprattutto a quelle del prossimo, verso il quale si mostra , fuori e dentro il confessionale, sempre pronto a comprendere e a dispensare consigli a tutti coloro che a lui fanno ricorso.
La sua fama di prete “buono” si diffonde presto nell’intero circondario, tanto da attirare l’attenzione e la considerazione di un giovane ed irrequieto frate Cappuccino: Padre Pio da Pietrelcina, residente ed operante fin dai primi del 1916 presso il Convento Santa Maria delle Grazie in San Giovanni Rotondo.
Nei primi tempi, quando le forze sono integre, è Don Pietro a frequentare il Convento dei Cappuccini, del quale diviene presto un importante punto di riferimento. Ci va spesso con i familiari, per pregare e portare qualche dono ai frati, a quei tempi assai poveri. Ed è in tali occasioni che ha modo di incontrare Padre Pio e suscitare in lui una particolare attrazione, forse dovuta alla sua ormai matura esperienza di vita sacerdotale.

 

Il rapporto di corrispondenza ed amicizia, tuttavia, si sviluppa e s’intensifica quando Don Pietro ormai ha compiuto i settant’anni, un’età considerata piuttosto avanzata per quei tempi, soprattutto se minata da acciacchi e malattie varie. Ed è per questo che alle visite, il prete rignanese sostituisce la corrispondenza scritta, pur di mantenere intatto il suo rapporto di amicizia con i frati e lo stesso San Pio. La corrispondenza, come le regalie, di solito vengono recapitate a mano, mediante il frate questuante che di tanto in tanto si affaccia in paese o tramite qualche conoscente.

 

Le lettere reperite, a firma di Padre Pio e indirizzate a Don Pietro, sono trentuno, tutte pubblicate e contenute nell’Epistolario IV. A queste se ne aggiungono altre due, inedite ed autografe, recapitatemi dai famigliari, di cui una indirizzata alla nipote acquisita Lucia Martucci, datata 30 dicembre 1920, qualche settimana dopo la morte del sacerdote.
La corrispondenza si svolge nel periodo 1916 – 1919. Tra l’altro, nella prima missiva, datata 10 Agosto 1916, il frate si dice ‘lietissimo’ per aver conosciuto gli “ambiti e preziosi caratteri” del sacerdote. Quindi, comunica di fargli pervenire “a mezzo del porgitore” alcune “medagline e figurine”.

 

Nello scritto successivo del 2 novembre il futuro santo, dopo aver assicurato di fare continua memoria di lui e di tutte le persone a lui care, ringrazia per avergli inviato dei fazzoletti, unitamente alla “miracolosa acqua della bella Vergine di Lourdes”. In quella del 7 gennaio del 1917, il frate lo invita a tornare al Convento, approfittando di qualche bella giornata, perché lì tutti ricordano Don Pietro con affetto.

 

Seguono nel corso del medesimo anno una serie di scritti: il 6 marzo “confida” a Don Pietro la sua “mortale malattia”; il 22 aprile, chiede il rinvio della “gita” a Rignano; l’11 maggio accenna, come si diceva all’inizio, alla sua visita compiuta il giorno prima in paese, ringraziando “per l’ospitalità e gentilezza” usate verso la sua persona sia dal sacerdote che dalla sua “ottima famiglia”, estendendone il saluto nominale al nipote Pietro (figlio del fratello Pasquale, 1849 / 1911, sindaco del paese nel biennio 1878-1879), alla di lui signora Lucia Martucci (1881-1960), nonché il “bacio” ai bambini (figli di Don Pietro).

 

Sicuramente le Epistole a Don Pietro Ricci di Rignano Garganico costituiscono una fonte assai importante per la comprensione della vita e della spiritualità del giovane San Pio. Non di meno l’aspetto contenutistico, fatto di episodi inediti e poco conosciuti dal grosso pubblico. E questo lo si deve al numero, all’intensità, al carattere e tono intimistico delle lettere, che dimostrano in concreto la piena compenetrazione della ‘spiritualità’ dell’uno e dell’altro interlocutore.

 

Tra i due corre una simpatia e sintonia straordinaria, in termini di intenti e di sentimenti. Infatti, non a caso entrambi sono fermamente convinti della bontà della preghiera, come metodo e veicolo infallibile di comunicazione tra terra e cielo, tra l’umanità sofferente e la Divina Provvidenza, risolutrice di ogni problema sia materiale che spirituale. Talvolta in esse si colgono accenti di alta spiritualità.

 

Lo è allorché si scambiano i ruoli di consiglieri e di confessori. Anche sul piano prettamente formale la scrittura delle lettere varia nel linguaggio e nel tono man mano che il rapporto si intensifica e si fa più stretto sul piano affettivo e confidenziale.

 

Si tratta di un continuo crescente, a quanto si nota già all’inizio. Si passa, infatti, dal rispettoso “reverendissimo signore” della prima missiva, allo “stimatissimo” di quelle seguenti e al “carissimo don Pietro” dal 6 marzo del 1917 in poi fino all’ultima missiva non datata che segue quella del 3 maggio 1919.

 

Il ‘crescente’ si osserva anche nei saluti finali : “con profonda stima e riverenza”; “saluto e bacio la mano”; “saluti e un fraterno abbraccio”; “ un abbraccio e bacio”; e così via.
Altrettanto accade nel pre – firma. Si va, infatti, dal “dev.mo servo” all’ “umile servo” delle prime lettere e poi sempre “aff.mo vostro amico” (sostantivo talvolta sottinteso). La forma varia e incide anche per ciò che concerne l’estensione dei saluti e delle preghiere: ai “conoscenti” e alle “persone presentate” citati ab initio. E, quando ormai il rapporto è solido, alla “spettabile vostra famiglia” e “stimata e stimatissima” famiglia delle successive, quasi tutte concluse con l’accorato “bacio ai bambini” e saluti ai nipoti.
I bambini, anche se non li chiama mai per nome, sono:Teresa, di anni 4; Pasquale, di anni 2; Antonio, di un mese. Sono i primi tre di cinque figli che i coniugi Pietro Ricci (nipote ed omonimo dello zio prete) e Lucia Martucci, avranno nel corso della loro vita matrimoniale. Sul piano contenutistico, oltre a quanto già evidenziato, si è inteso raggruppare, nel predetto libro, le lettere nei seguenti filoni tematici: Preghiere ed intercessioni.

 

Il concetto e la pratica della preghiera è l’arma preferita dai due religiosi per sconfiggere i mali terreni ed avvicinarsi al Divino. Si invoca la grazia per i due nipoti (Pietro e Giuseppe), che dopo tanto ottengono l’agognata riforma dal servizio militare (lettera del 14 dicembre 1917) Una preveggenza, un miracolo? Chi sa!

 

Si prega e si intercede per un altro nipote di Don Pietro (30 marzo 1918). Non si sa chi e per quale motivo. Ci si ripete ancora, allorché si evidenzia una “tempesta che ruggisce sul capo di lui e della famiglia” (30 marzo 1918). Il futuro Santo suggerisce la preghiera e l’attesa.

 

Si parla altresì dell’infermità di un altro innominato nipote (forse Antonio, 14 dicembre 1918). Anche questa volta il tutto passerà con il ricorso alla medicina “preghiera”. Si chiede aiuto per un altro nipote ancora, richiamato in “milizia” prima e poi fatto prigioniero (lettera senza data del 1919). San Pio prega e risolve.

 

Infine, si invoca e si ottiene la “grazia” per la nipote di Don Pietro “Suor Gerarda”, al secolo Teresa Ricci. Si tratta della futura Madre Generale delle Suore di Carità, che scampa in modo miracoloso alla famigerata epidemia, detta “la spagnuola”, mentre è impegnata ad assistere notte e giorno una moltitudine di malati, a Foggia. La carità, fatta di doni e regali al prossimo, è una pratica cristiana assai avvertita nella famiglia Ricci. Per quanto attiene il rapporto con San Pio, di tali nobili gesti se ne parla da subito e in ogni lettera, a cominciare da quella del 10 agosto 1916, quando Padre Pio si trova ancora a Foggia. Sicuramente l’apporto in termini di regali che si dà è di gran lungo superiore a quello descritto.

 

Ma poco se ne parla in termini di quantità e qualità delle “cose” donate. E ciò, sia per ragioni di umiltà da parte dell’offerente che di verecondia da parte dei beneficiari. Comunque sia, a quei tempi la povertà dei conventi è estrema, specie in quello di Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Rotondo che, oltre ai Frati, ha il carico di decine e decine di collegiali.

 

Per di più la pratica della carità verso il prossimo e i più bisognosi per Don Pietro e la sua famiglia è un precetto antico molto avvertito e praticato in ogni evenienza dai componenti.
Talvolta l’obolo offerto non è solo costituito da vettovaglie, ma anche da denaro. Ne cita un esempio lo stesso San Pio in una lettera scritta durante la sua permanenza all’Ospedale Militare di Napoli. Si tratta di una “cartolina vaglia” non si sa di quale valore, di certo non richiesta, ma sicuramente bene accetta dal frate, in quanto gravemente ammalato e bisognoso di costose medicine. Il beneficiario, ritenendosi in debito per “sì fiorita carità”, ringrazia vivamente il suo benefattore, ossia Don Pietro. Da ricordare ancora l’avvenuto dono – scambio dello “zucchetto”, un elemento – simbolo dell’ordine sacerdotale. E questo sta a significare di quale tempra e sentimento è l’amicizia che intercorre tra i due religiosi.
C’è di più. Si parla di “offerta”, cioè di regalia, in una lettera del 14 dicembre 1918 e in quella del 5 gennaio del 1919, allorché annuncia scherzosamente, tramite il solito latore, la restituzione di un vassoio “vuoto”!

 

Poi c’è il ‘chiodo’ fisso delle visite richieste e rimandate. Se ne parla in quasi tutte le lettere. Di esse, solo poche saranno effettivamente fatte per i motivi più svariati, compreso quello del voto dell’obbedienza e dei mezzi di trasporto.

 

Ho finito, grazie per l’attenzione e soprattutto per la pazienza riservatami!”.

 

La Redazione.

 
 
 

Milano/ Il viestano Damiano Ragni ancora in finale ai GIOCHI MATEMATICI

Post n°19167 pubblicato il 21 Maggio 2017 da forddisseche

Milano/ Il viestano Damiano Ragni ancora in finale ai GIOCHI MATEMATICI 

 
Milano/ Il viestano Damiano Ragni ancora in finale ai GIOCHI MATEMATICI
 

Si è svolta sabato 13 maggio la finale nazionale dei Giochi Matematici organizzati dall'Università Bocconi. La gara, giunta alla ventiquattresima edizione organizzata in Italia, vede la partecipazione di più di 200.000 concorrenti a livello globale che si sfidano nelle fasi preliminari negli stessi giorni e con gli stessi “giochi”. In Italia, alla prima edizione, parteciparono poco più di 400 “giochisti”; gli iscritti all’edizione 2016-2017 sono stati quasi 60.000. Tra i finalisti della sua categoria (terza media e primo superiore) anche il viestano Ragni Damiano, studente della 3E della scuola media Alighieri-Spalatro di Vieste.Ragni non è nuovo a queste esperienze avendo già partecipato da finalista all'edizione 2014/2015 dei Giochi Matematici organizzata in Italia dal Centro Pristem dell’Università Bocconi di Milano.

 
 
 

Questione di poche ore e il Parco del Gargano avrà il nuovo presidente?

Post n°19166 pubblicato il 21 Maggio 2017 da forddisseche

Questione di poche ore e il Parco del Gargano avrà il nuovo presidente? 

 
Questione di poche ore e il Parco del Gargano avrà il nuovo presidente?
 

Sono giorni di trepida attesa al Parcò nazionale del Gargano per la nomina del nuovo presidente dell'ente che scaturirà dall'intesa tra ministero dell' Ambiente (retto da Gianluca Galletti) e la presidenza della Regione Puglia (Michele Emi­liano). Tutto potrebbe sbloccarsi da un mo­mento all'altro. In Parlamento a Roma nel frattempo stanno facendo "il tagliando" alla legge 394 del 1991 (quella istitutiva dei Parchi), in particolare alla governance. In via Sant'An­tonio Abate a Monte Sant' Angelo, sede dell'en­te Parco, dopo la scadenza (28 aprile scorso) della proroga di 45 giorni del mandato quin­quennale (15 marzo 2012- 15 marzo 2017, più due da commissario 2010-2012, in totale sette anni, una eternità) dell'ormai ex Stefano Pe­corella, si attendono notizie dalla capitale per scoprire il nome del quinto presidente della storia dell'area protetta (dopo Petrilli, Fusilli ed i due avvocati sipontini Gatta e Pecorella). L'arcano potrebbe essere svelato presto. A dar retta ad alcune fonti accreditate sarebbe addirittura questione di ore, perché tra il mi­nistro Galletti (vicino all'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) e, il pre­sidente Emiliano, l'intesa sarebbe avanzatissima. Da sciogliere resterebbero solo alcune riserve nutrite dal ministro. Top secret il nome del prescelto, ma dovrebbe comunque essere pescato all'interno dalla, tema varata dai sindaci qualche mese fa ovvero Gianni Maggiano e Raffaele Vigilante (della terna faceva parte lo stesso Pecorella). Poco pro­babile invece che - per il momento - possa essere pescato in quella stilata dagli am­bientalisti (Tonino Trombetta,: Nico Palatella e Gianfranco Pazienza). Intanto le redini dell'en­te, dopo il 28 aprile, sono nelle mani del vicepresidente Rocco Ruo, assessore (insieme a Pasquale Coccia) dell'esecutivo del Parco Nazionale del Gargano. Ruo ha impresso una decisa accelerata al suo operato, pur essendo un "facente funzioni". «Nelle ultime ore - ha detto Ruo - abbiamo approvato una serie di importanti provvedimenti, come cinque pro­getti Interreg, una giornata dimostrativa per gli allevatori in Abruzzo (a fine maggio ndr), una copiosa serie di azioni tese a salva­guardare la biodiversità, abbiamo finanziato la manifestazione "Coloriamo il nostro fu­turo". Sono inoltre allo studio provvedimenti tesi a salvaguardare la piccola fauna, mentre abbiamo instaurato una importante collabo­razione con l'istituto alberghiero di San Gio­vanni Rotondo». La tappa conclusiva è - in programma proprio oggi in piazza De Mattias e prevede, dopo il concerto musicale dell'ar­tista Pompilio, una sfiziosa degustazione di prodotti tipici. Gli fa eco l'assessore dell'ese­cutivo del Parco, Pasquale Coccia (che con Ruo oggi governa l'ente): «Stiamo dando un impulso all'attività dell'area protetta per dare quelle risposte che il territorio attende».

 

Francesco Trotta

 
 
 

Marathon Mtb del Gargano, appuntamento dal 2 al 4 giugno all’ombra dello Sperone d’Italia.

Post n°19165 pubblicato il 21 Maggio 2017 da forddisseche

Marathon Mtb del Gargano, appuntamento dal 2 al 4 giugno all’ombra dello Sperone d’Italia. 

 
Marathon Mtb del Gargano, appuntamento dal 2 al 4 giugno all’ombra dello Sperone d’Italia.
 

Sul Gargano è tempo di mountain bike. Il lungo ponte dal 2 al 4 giugno vedrà infatti la città di Vieste e la Foresta Umbra protagoniste della quarta edizione della Marathon del Gargano, quest’anno in veste Epic per la quinta tappa rispettivamente del FCI Marathon Tour e dell’Iron Bike.

 

Organizzata dal Team Eurobike di Corato, guidato da Maurizio Carrer, l’ideatore del circus Iron Bike (giunto alla quarta edizione), la Marathon del Gargano è diventata rapidamente un fiore all’occhiello per il movimento fuoristrada pugliese e del Sud Italia, al punto che la Federazione Ciclistica Italiana l’ha inserita nel novero delle dieci maratone in mountain bike più importanti d’Italia, elevandola anche al rango di corsa indicativa premondiale per la selezione azzurra.

 

L’occasione è ghiotta, l’evento è raro, poiché è la prima volta nella storia ventennale delle ruote grasse pugliesi che una manifestazione regionale venga inserita nel Marathon Tour, un circuito frequentato dai migliori e blasonati élite del settore.

 

Patrocinata dall’assessorato allo sport del comune di Vieste, con la collaborazione del Parco Nazionale del Gargano e un cospicuo numero di volontari locali, la Marathon del Gargano conferma la base logistica presso il villaggio turistico Baia degli Aranci – Hotel I Melograni, sulla cui spiaggia è collocato l’arco d’arrivo. Una conclusione unica per una gara ciclistica, quella di arrivare sul traguardo pedalando nella sabbia con il mare da un lato e la montagna dall’altro, una peculiarità resa suggestiva dalle spiagge e dai paesaggi del Gargano, assoluti protagonisti di tutto l’evento.

 

La gara regina è la marathon di 78 chilometri, tanto quanto basta per passare dalla sabbia del mare Adriatico agli 840 metri di quota di monte Iacotenente, godersi la frescura della Foresta Umbra e poi gettarsi a capofitto in discese tecniche verso il mare che tutti attenderà, clemenza del meteo permettendo, per la grande festa finale. In programma anche un percorso più corto, di 41 km, per il quale è risparmiato un secondo passaggio in foresta, pur mantenendo un’altimetria e un tasso di
spettacolarità di tutto rispetto. Per l’evento, che storicamente ha raccolto numerosi consensi al punto da riempire le strutture ricettive viestane collocate nell’area della
logistica, sono attesi questa volta anche molti volti noti del professionismo del fuoristrada (il team Scott ha per esempio già confermato la sua presenza) e questa è un’ulteriore peculiarità che non ripeteva dai tempi, ormai lontani, delle tre Umbra Forrest a cavallo degli anni 2002-2004. Una possibilità più unica che rara, dunque, per pedalare fianco a fianco con i grandi campioni. Durante i due giorni che precedono l’evento agonistico, approfittando del ponte del 2 giugno, saranno allestite numerose attività per le famiglie e i più piccoli, volti alla promozione del territorio e della cultura della bicicletta, un binomio indissolubile quando si parla di mountain bike. Prevista anche una prova percorso con le biciclette elettriche E-bike, poiché la Marathon del Gargano non sarà soltanto agonismo e classifica, ma anche uno straordinario vettore alla scoperta attiva delle meraviglie di un territorio unico. La magia della bicicletta, in fondo, risiede proprio in questo.

 
 
 
 
 

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