Blog
Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

PENITENTIAGITE...

...cronache del nuovo millennio

 
 

SONDAGGIO

PARTECIPA
ALL'ULTIMO
SONDAGGIO
PROPOSTO


CLICCA QUI



 

ULTIME VISITE AL BLOG

soren53aquarius6Kaos_101paolocamurriAssumeThePositionbumpabumtrasilviadgl31alina.grafhowardlovecraftrafbotK_12_rsbaraghilionardodavinci68TheNightManagerPatsydg1
 

FACEBOOK

 
 

ULTIMI COMMENTI

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Febbraio 2007 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28        
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 41
 
Adams
immagine
immagine
immagine
Berengo-Gardin
immagine
immagine
Cartier-Bresson
immagine
immagine
Doisneau
immagine



 

Messaggi del 26/02/2007

Susanna

Post n°77 pubblicato il 26 Febbraio 2007 da Kaos_101
 

III° parte

La gente affollava ancora la strada principale e Susanna ebbe la spiacevole sensazione che tutti, ma proprio tutti si girassero a guardarla e continuassero a guardarla una volta che lei era passata.
Spiacevole? Cominciava a sospettare che dopotutto non le dispiacessero poi tanto le occhiate che riceveva. In fondo, in quel paese non la conosceva quasi nessuno e poi era come se fosse mascherata, la sensazione che provava era quella di un’altra lei, irriconoscibile a tutti per il radicale cambio di look, che si aggirasse per le strade godendosi l’ammirazione e l’eccitazione che provocava. Quell’anonimato la proteggeva dalle abituali ritrosie e dai suoi normali pudori e le permetteva di vivere quella nuova Susanna che invece se ne rideva delle sue paure ed affermava con forza la propria personalità, il suo diritto a vivere le proprie emozioni e la propria individualità.
Si incamminò verso lo slargo in cui sperava di trovare il suonatore e, con piacere, si accorse che anche lui non era mancato all’appuntamento.
In quel momento l’uomo non stava suonando: appoggiato per terra lo strumento, era intendo a conversare con alcune persone, mentre sorseggiava un bicchiere di vino,.
Susanna lo guardò attentamente: aveva un’età indefinibile tra i 35 e i 50 anni, altezza e corporatura media, viso aperto, capelli nerissimi che quasi raggiungevano le spalle, un orecchino d’oro, mani grandi e nervose. Era vestito con un paio di pantaloni di pelle nera, stivaletti neri a punta con borchie in metallo lucente, un gilet di pelle nera senza nulla sotto.
L’impressione complessiva che dava a Susanna era quella di una via di mezzo tra uno zingaro e un pirata.
Ad un tratto l’uomo, sentendosi osservato, si girò verso di lei e, riconosciutala, le rivolse un caldo sorriso condito da una maliziosa strizzata d’occhio.
Con voce sorprendentemente profonda e musicale le disse
Bentornata mia splendida baiadera!
Poi, imbracciata nuovamente la fisarmonica, si sedette sugli scalini e ricominciò a suonare.
Questa volta la musica era fortemente ritmata e intercalata da scale ascendenti e discendenti vertiginose.
Susanna avverte nuovamente quello strano turbamento, quel crampo alle viscere, quel bisogno impellente di muoversi che già aveva sperimentato. Come la sera precedente i piedi cominciano a muoversi per loro conto, solo che questa volta Susanna non tenta in alcun modo di contrastare quello che prova, anzi, chiusi gli occhi, si abbandona totalmente alle sensazioni che la musica le suggerisce.
Si sente trasportata in un giardino tropicale, tra cascatelle d’acqua fresca e uccelli variopinti di cui cerca di imitare le movenze, poi le sembra di essere una palma flessuosa che si muove al vento caldo del deserto, poi ancora un’onda del mare in una notte placida e afosa: un’onda che lambisce languidamente la spiaggia, si ritira, poi torna a baciarla e si ritira ancora come a farsi desiderare dalla sabbia.
Un altro ritmo e lei è un aquilone nel cielo ventoso di una mattina di aprile: un aquilone che si impenna e picchia improvvisamente per poi cabrare di nuovo un attimo prima di schiantarsi al suolo.
La musica continua a cambiare e con essa le sensazioni di Susanna, che vanno da picchi di pura gioia ad abissi di disperazione, da dolcezze inenarrabili a torbide passioni.
La musica si ferma per un attimo: Susanna riapre gli occhi, attorno a lei si è raccolta una folla muta ed estasiata che la guarda ballare rapita.
Il suonatore riprende a suonare: questa volta è una specie di spirale che ritorna su se stessa sempre un po’ più carica di melodia, qualcosa di simile al Bolero di Ravel. L’uomo si muove come a dettare a Susanna i tempi della danza: quando chiude il mantice della fisarmonica accompagna il movimento abbassando la spalla e Susanna scivola flessuosa e sensuale sulle note di quella melodia che la ipnotizza e la eccita al medesimo tempo; quando lo riapre solleva la testa di scatto guardandola sorridendo e i movimenti di lei si fanno via via più espliciti e provocanti.
Susanna si scopre a danzare attingendo a culture di cui non ha alcuna memoria: la danza del ventre, le danze sufi dei Dervisci, le danze balinesi e ancora danze tribali della fertilità, balli moderni, la lap dance e chissà cos’altro
Susanna vede le persone attorno a se tutte assieme e una per una al medesimo tempo, ne percepisce le sensazioni, avverte persino gli odori, gli afrori, le voglie più nascoste: quello che sente le piace e la spinge ancora più avanti in quella ricerca di movimenti sempre più complessi e provocanti.
C’è una specie di continuo rimando tra la folla che si emoziona alla sua danza e lei che attinge da quelle emozioni nuove energie per continuare a danzare.
Poi, di colpo, la musica finisce e Susanna crolla a terra stremata.
Non avvicinatevi! Lasciatela respirare!
La voce del suonatore è secca ed imperiosa.
Appoggia lo strumento sui gradini, si china su Susanna la aiuta a rialzarsi e la fa sedere accanto alla fisarmonica, poi, giratosi verso la folla
Lo spettacolo è finito! Tornatevene a casa!
La gente brontola, poi quando si accorge che è davvero tutto finito comincia a sciamare.
I due rimangono soli. Susanna è stremata, ha il respiro ansante, il petto si alza e si abbassa velocemente il corpo è scosso da lieve, ma continuo tremito.
L’uomo le posa una coperta sulle spalle e le porge un bicchiere di vino.
Susanna beve avidamente, la gola riarsa, e guarda il suonatore formulando una muta domanda.
Lui sorride
No, non sono uno stregone e nemmeno il pifferaio di Hamelin redivivo
Sono solo un suonatore che ama il suo strumento e tu sei solo una donna che ha una sintonia profonda con me e con la mia musica. Capita di rado, ma talvolta capita, che questa strana simbiosi si verifichi e quando ciò accade la magia che ne nasce è straordinaria come hai potuto sperimentare tu stessa questa notte. A ben vedere non so nemmeno se sia io a farti danzare con la mia musica o tu a farmi suonare con la tua danza.
Vuoi dire che ogni volta che tu suoni io dovrò danzare in quel modo?
Chiede Susanna con un filo di voce.
Dovere?
Non è questione di dovere è questione di pelle, di viscere, di anima!
Siamo come due metà di uno strumento che sole producono accordi stonati, ma che ricongiunte possono produrre melodie sublimi.
Se hai ballato così non è stato per dovere ma solo per il piacere che questo ti ha procurato, non credi?
E secondo te io dovrei passare la mia vita ballando per strada alle fiere?
Chiede Susanna stupefatta.
Non sono io che ti ho chiamata, sei tu che mi hai cercato, ricordi?
Nessuno ha detto che la tua vita sia questa, e del resto non avrebbe senso tu mi seguissi ovunque io vada. Io dico solo che abbiamo un’opportunità concessa a pochi e che probabilmente non avrai più. Sta a te decidere se coglierla o no. Io le mie scelte le ho fatte tanti anni fa, quando ho deciso di rinunciare ad una vita sicura ed agiata per essere un vagabondo che gira per fiere e mercati.
Non so quale sia la tua vita, sta solo a te decidere se quello che hai provato merita di essere vissuto per il tempo che ci è dato di viverlo: certe magie capitano una volta sola e spesso sono di breve durata.
Adesso so solo che sono distrutta e che voglio andare a casa
Susanna si alza barcollando e, aiutata dal suonatore, raggiunge la macchina.
Arrivederci mia cara, io resterò qui fino a domenica, poi me ne andrò non so dove. Fino ad allora sai dove trovarmi. Spero di rivederti ancora.
Susanna è di nuovo nella sua camera, ma la penombra non è rassicurante e il letto non è più il comodo nido dove intessere sogni e fantasie. Improvvisamente è diventato un campo di battaglia dove si scontrano desideri e paure contrapposte: da una parte le fortissime emozioni della serata, dall’altra lo stupore per la scoperta di una parte di sé che non conosceva e che in qualche modo disapprova.
Le spese pazze, l’esibizionismo nemmeno tanto mascherato da cui si è lasciata travolgere, fanno violentemente a pugni con la sua abituale timidezza e ancor di più con i consolidati principi che credeva naturalmente radicati nella sua anima e che ora invece le appaiono una pesante cappa che la limita e la soffoca.
Eppure se non può negare il piacere, la gioia profonda che ha provato, il senso di intima liberazione che quelle spese e la pazza serata le hanno regalato, non può nemmeno fingere di non sentire il senso di colpa che come un tuono lontano riecheggia nel suo cervello..

Che diavolo mi sta succedendo?
Pensa tra sé e sé Susanna.
Possibile che davvero io sia così diversa da come ho sempre pensato di essere? Non starò mica diventando pazza.
Di quella notte tormentata Susanna ricorderà solo pochi fotogrammi di un sogno angosciante.
Si vede passeggiare lungo il corso principale al braccio di un uomo senza volto. Sono entrambi elegantemente vestiti e le persone che li incontrano sorridono loro amichevolmente.
Un anziano signore, molto distinto, si ferma a salutare il suo cavaliere che, a sua volta, accenna a presentarla al nuovo venuto.
Improvvisamente Susanna, con la coda dell’occhio, vede in mezzo alla strada una bambina che gioca e una macchina che sopraggiunge a gran velocità. Susanna si lancia per salvare la piccola, ma l’uomo la trattiene e la costringe a girarsi per completare i convenevoli di rito.
Tutta la scena è assolutamente muta ad eccezione dell’improvviso stridore di freni e dell’agghiacciante tonfo che ne segue.
Susanna si sveglia di soprassalto, madida di sudore e con la terribile sensazione che quello che ha vissuto non sia affatto un sogno; sensazione che non l’abbandona per tutto il giorno angosciandola a tal punto di non farla nemmeno uscire di casa.
La mattina seguente, il venerdì, il telefono squilla insistentemente, Susanna non ha voglia di rispondere, ma alla fine si decide ad alzare il ricevitore.
Ciao sono Mario.
La voce dall’altra parte del filo è come al solito calda e confidenziale e Susanna prova un certo piacere nel sentirla.
Ti chiamavo per dirti che mi hanno chiesto di sostituire un collega per cui sarò impegnato fino a domattina alle otto, ma in compenso dopo avrò tutto il fine settimana libero e mi domandavo se…
Susanna è perplessa: le pare un po’ presto per passare una notte con un uomo che ha conosciuto da così poco tempo. D’altro canto hanno entrambi un’età che rende un po’ ridicole certe scaramucce che magari erano normali a vent’anni, quando le aveva vissute per l’ultima volta.
Non fraintendermi
Prosegue Mario.
E’ vero che mi piaci molto, ma non mi aspetto nulla da questo week end se non di passare un paio di giorni piacevoli in tua compagnia.
Non so Mario. La tua richiesta mi prende un po’ alla sprovvista e sinceramente non so che dirti
Va bene, facciamo così: pensaci su oggi. Domani quando smonto dalla guardia ti chiamo e mi dai una risposta. In ogni caso non ti preoccupare se ti sembra prematuro capirò perfettamente
OK, mi pare una buona soluzione. A domani Mario allora. Ciao
E adesso?

Susanna è combattuta tra la voglia di accettare l’invito e la solita dannata paura di essere giudicata male.
Paura di essere giudicata male o poca voglia di un film già visto?
Di nuovo quelle vocina un po’ aliena si insinua nella mente di Susanna.
Non sarà che dopotutto Mario rappresenta comunque il ritorno alla vita di sempre mentre ora forse hai voglia di qualcosa di nuovo? E il suonatore?
Il Suonatore! Accidenti!
Se vado via con Mario rischio di non vederlo più.
Ma sono sicura di volerlo rivedere poi?

Susanna ci pensa un poco. Sì indubitabilmente si! Ha una gran voglia di rivedere quello strano individuo, ma non è certa che sia la cosa più sensata da fare. In fondo Mario sta cominciando ad essere qualcosa di più di una semplice conoscenza occasionale. Le piace e, sicuramente, lei piace a lui: sono simili, hanno progetti comuni e, dopotutto, non può negare di essere stanca di quella solitudine forzata.
Si rende conto che è a un bivio: da una parte una soluzione che la vecchia Susanna trova molto allettante, dall’altra la promessa di un nuovo modo di concepire la sua esistenza e una fame di vivere che non pensava di avere.
Scegliere Mario vuol dire riprendere il rassicurante cammino bruscamente interrotto con Silvio.
Cedere all’invito del suonatore vuol dire accettare una visione nuova della vita: mettere al primo posto Susanna come individuo e poi, solo poi, la sua eventuale realizzazione come parte di una coppia.
Da un lato consolidate certezze, un rassicurante futuro, ma anche la rinuncia ad una parte di sé che ha solo assaggiato e che non può nascondersi le piaccia molto. Dall’altra l’accettazione di una realtà diversa, del mutato ordine delle cose, ma anche la paura di un futuro incerto e il dubbio di non fare esattamente quello che sia più sensato fare.
Ricorda: a volte nella vita è giusto fare la cosa che pare sbagliata.
Le parole della cartomante le riaffiorarono alla mente.

Dannata strega!
Pensa Susanna.
A questo ti riferivi allora!
Comunque siamo solo a Venerdì e nulla le vieta di andare a trovare il suonatore la sera.
Si devo andarci per capire cosa voglio realmente.

Verso le 19,30 la smania di rivedere il suonatore è diventata quasi insostenibile e così Susanna inizia a prepararsi all’incontro. Per l’ennesima volta si trucca con cura, indossa nuovamente il vestito rosso e le scarpe col tacco alto: a differenza di ieri oggi le sembra quasi facciano parte di lei, come fosse una seconda pelle dalla quale riesce con sempre con maggior fatica a separarsi.
Alle 22,00 è tesa come una corda di violino e decide di anticipare l’incontro.
Appena uscita di casa è investita da una violenta folata di vento; il cielo è nero, nuvole temporalesche coprono la luna e violenti lampi guizzano in lontananza, inframmezzati da cupi boati.
Accidenti! Qui finisce che diluvia.
Susanna sale velocemente in macchina e si avvia.
Dopo pochi chilometri si scatena il finimondo: raffiche di vento fanno sbandare la piccola utilitaria, rovesci torrenziali si abbattono sulla zona rendendo problematico persino il breve tragitto fino alla sagra, ma lei, le mani strette al volante, gli occhi fissi nel buio a indovinare tra un lampo e l’altro la strada, arriva a destinazione.

Il paese è deserto; non c’è nemmeno un’anima viva in giro.
Susanna non rassegna e caparbiamente aspetta, rintanata nell’abitacolo, che il temporale finisca.
Piove per oltre un’ora e quando alla fine la luna riappare tra le nuvole temporalesche è già quasi mezzanotte.
Susanna scende dalla macchina e percorre i pochi passi che la separano dallo slargo, i tacchi risuonano come un secco crepitio nell’aria fredda ed immobile, il buio è quasi completo, del suonatore, ovviamente, nessuna traccia.
Maledetto! Perché non ci sei?
Susanna è presa da una rabbia incontrollabile, si sente tradita, prova una frustrazione di cui non riesce nemmeno a capire la ragione, continua ad aggirarsi nervosamente avanti e indietro.
Ancora cinque minuti e me ne vado!
Lo ripete almeno quattro volte, sempre sperando di veder comparire la sagoma dell’uomo da qualche buoi angolo della piazzetta, ma alla fine, delusa, deve rassegnarsi alla realtà: quella sera il suonatore non suonerà per lei.

E’ quasi l’una quando Susanna rientra a casa, anche questa notte il buio della sua camera le pare assai poco rassicurante. Si infila nel letto e lascia vagare i suoi pensieri.
E adesso che faccio?
Cosa dico a Mario domani?

Susanna si sente in trappola, sa che non può più rinviare le sue scelte, sa che quella notte dovrà decidere qualcosa che cambierà radicalmente il suo futuro ma le sembra di non avere gli elementi per operare una tale scelta.
…e se Mario fosse l’uomo giusto?
…e se invece mi sbagliassi su di lui?
…ma sono sicura di volere davvero una nuova storia come quella con Silvio?
…e se domani andassi a cercare il suonatore?
…ho voglia di vivere un poco per me
…e se poi rimango sola?
…e se sto solo facendo un colpo di testa?
…sono disposta a non vivere più le emozioni di ieri notte?
…voglio essere mia o voglio essere la donna di qualcuno?
…ma quale sarà la cosa sbagliata?
Lo squillo del telefono la fa sobbalzare nel letto.
Ciao sono Mario! Sveglia poltrona, sono le otto! Allora cos’hai deciso?

 
 
 
 

AVVERTENZA

Questo blog non
rappresenta
una testata
giornalistica in quanto
viene aggiornato
senza alcuna
periodicità.
Non può pertanto
considerarsi un
prodotto editoriale
ai sensi della legge
n. 62 del 7.03.2001
ЖЖЖЖЖЖЖЖЖ


 

TAG

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 

Avedon
immagine
immagine
Mapplethorpe
immagine


 

ORKO

Creta


Foliage in Italia



Foliage Pennsylvanya



Ficus a Kandy



Iron Steel NYC


Bimba singalese

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963