Creato da fraxpd il 07/04/2006
Alzare la spada per spezzare una volta per tutte le catene che ci stanno chiudendo e poi, quando ci troveremo in battaglia dovremmo gridare forte “Europa!”, perché solo Lei ci da la forza di continuare a sognare un nuovo domani.
 

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Gay sta a pedofilo

Post n°102 pubblicato il 26 Luglio 2007 da fraxpd

Daniele Bronzato, il 29enne arrestato a Padova in seguito ad un blitz dei Carabinieri che hanno documentato nel corso dell’indagine “Peter Pan” indicibili violenze e molestie perpetrate ai danni delle vittime anche grazie all’assunzione di ogni genere di sostanza psicotropa, era noto ai più come “Priscilla”. Un giovane omosessuale dipendente bancario, educato e di bell’aspetto.
Lo stesso che utilizzava l’appartamento di via della Branca, come un ragno che tesse la sua tela, per circuire le sue giovanissime prede (a decine) in un vortice di droghe e depravazione. L’ordinanza firmata dal giudice Rita Bortolotti cita quattro minorenni tra i 13 ed i 17 anni, ma il pedofilo è indagato anche per le attenzioni rivolte verso altri tre adolescenti: i giovanissimi obnubilati dagli stupefacenti venivano condotti in camera da letto e sottoposti ad attenzioni sessuali di ogni tipo. Tra le vittime – cosa ancor più grave – dei sordomuti, prede ideali per un mostro “normale” della porta accanto.  C’è ora da chiedersi cosa ha trasformato  un giovane come tanti altri in un “mostro”. Ci sarebbe da leggere pagine e pagine di trattati sociologici fino allo sfinimento o forse basta ricercare la verità nella sostanziale semplicità delle cose. Daniele Bronzato – alias Priscilla- è un omosessuale, un gay, e non è un mistero che nella comunità omosessuale (anche quella padovana e veneta) l’avere rapporti sessuali con minorenni ed adolescenti sia spesso considerata una condotta per nulla “anormale”.
La droga è in questo caso solo uno strumento, la caramellina con la quale il pedofilo agganciava le sue prede. Ma è stata la tolleranza il vero conduttore di tutto questo squallore: la legittimazione di una deviazione anti-sociale, l’accondiscendenza – financo pubblica ed amministrativa – nei confronti di una auto-impostasi “cultura”. Infatti proliferano a Padova bar, ristoranti, saune, discoteche, circoli “ONLY FOR MEN” (solo per uomini). I gay di tutto il Triveneto hanno eletto la Città del Santo a loro Capitale, la loro novella Babilonia. Padova sonnacchiosa e distratta , si è così dimenticata che, accanto all’accondiscendenza verso la perversione, prolifica la depravazione più subdola. Un fenomeno è legato all’altro. Anche le videoteche che distribuivano materiale pedopornografico (in via Venezia) erano inserite a pieno titolo nel circuito omosex, ce lo stiamo forse dimenticando?
Ma per quale ragione allora non si vuole fare chiarezza fino in fondo? E’ troppo semplice chiudere la faccenda con i soliti piagnistei, o con conclusioni lapidarie tese ad individuare una sola mela marcia dentro un cesto sano. Daniele Bronzato è rinchiuso al Due palazzi, ma – fondamentalmente – è ancora in libertà: vive quotidianamente a fianco a noi, grazie a noi, alla nostra miopia, alla nostra indotta “discrezione”, alla falsità che ci circonda e alla tolleranza ad ogni costo.
Sarebbe comodo, a questo punto, addossare tutta la responsabilità morale di questo ennesimo episodio di oscenità al solo Daniele Bronzato.
Il punto è che siamo diventati tutti complici del cieco perbenismo del non voler vedere, complici di una società che raramente condanna e più spesso riassorbe, talmente abituati all’egoistica accettazione di ogni mostruosità  da trasformarla nella norma: ormai nessuno si scandalizza più per nulla.  Se il pedofilo in questione è sicuramente da condannare alla più dura delle pene, con lui è da condannare anche tutto un modo di pensare e di agire che ha nel “pensiero debole” dominante il proprio brodo di coltura.

 
 
 
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