Creato da Bibi1742 il 29/07/2009

Genova Nei Ricordi

Ma se ghe pensu...Uno straordinario viaggio alla scoperta della vecchia Genova, quella più sconosciuta.Ricca di leggende,aneddoti,curiosità,segreti,tradizioni e personaggi.Il fascino di luoghi dimenticati per ritrovare la magia delle atmosfere perdute.

De Ferrari

Creuza

acquario

 

 

Lanterna

 deandre_brisotto con scampi

 

 

 

 

 

 Genova-Forte_Sperone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Genova e...i suoi fantasmi del passato

Post n°21 pubblicato il 31 Agosto 2009 da Bibi1742
 
Foto di Bibi1742

Nel suo passato avventuroso, Genova ha vissuto storie legate ad

apparizioni di fantasmi.

Una di queste riguarda la Cattedrale di San Lorenzo,

dove la vigilia del 24 giugno(festa di San Giovanni Battista)allo scoccare

dei dodici rintocchi, nella navata centrale,si riuniscono in silenzio tutte le ombre

di coloro che in un lontano passato hanno preso parte alla realizzazione della

Cattedrale, tipo artigiani, scultori, architetti.

Queste anime si dispongono a corteo e salgono fino in cima alla cupola

per poi dissolversi nel buoi nel giro di poche ore.

 

Un altro fantasma apparirebbe nella Chiesa di San Donato.

Molto alto, vestito con una lunga tunica color porpora, sembra resti

appoggiato ad una colonna, assumendo un'aria molto pensierosa.

Alcune persone sostengono che potrebbe essere legato alla Confraternita

della Misericordia che un tempo aveva sede lì in quella chiesa...

Altri invece sostengono che si potrebbe trattare del fantasma di un certo Stefano

 Raggi (vissuto attorno al 1600) che all'epoca era ricercato per aver

 cospirato contro il Doge e si sia rifugiato nel campanile dove si uccise con

una pugnalata (il pugnale sarebbe stato nascosto dentro un crocifisso).

 

 

Altri fantasmi vestiti con tonache e dei cappucci sulla testa,

 sembrano fare la loro apparizione nella chiesa di San Cosimo,

nelle notti molto buie, ma solo per pochi istanti per poi scomparire

improvvisamente...

continua

 

 
 
 

Il fantasma di Vico Librai a Genova

Post n°20 pubblicato il 25 Agosto 2009 da Bibi1742
 
Foto di Bibi1742

vicoli

I fantasmi fanno parte della cultura.


Oggi vi parlerò della storia

del fantasma di vico dei  Librai,  che l’immaginario collettivo


 ha portato avanti e modificato di volta in volta.

 

 Una testimonianza degli orrori della seconda guerra mondiale,

  per non dimenticare il passato e i suoi accadimenti.


E' una storia molto strana che ha dell'incredibile..

Si tratta di una vecchietta che si aggira,verso la  fine  dell'anno

(ogni cinque anni)


per i carruggi di Genova,nel centro storico,


chiedendo con insistenza ai passanti  come fare per raggiungere via dei Librai.


Solo che quella via non esiste più da ormai 60 anni,andata distrutta verso

 la fine della guerradai bombardamenti.

 
Le testimonianze vanno dal 1989, l’ultima al 1997 però sono molto poche.


Ella un aspetto trascurato, trasandato,parla un accento strano,

un vecchio dialetto genovese poco conosciuto,


veste abiti di foggia sorpassata, un vestito nero e tutti la ricordano

confusa e disorientata.


 Non lascia mai tracce o orme al suo passaggio.


Si raccontano due episodi. 

 

 

il primo:


La vecchietta entra in un bar un giorno in cui nevica.


Non ci sono avventori e lei ordina del latte caldo.


Al momento di pagare lascia sul bancone delle monete con un borselllino.


Le monete sono coniate nel 1940,il borsellino contiene anche un’immagine sacra

 e una chiave.


La banconista del bar,una ragazza,corre fuori per restituire il borsellino,

ma della donna non c’è più traccia.

Il secondo episodio:

 


Un mendicante un giorno si vede fare un’elemosina da una vecchia molto strana.


La vecchia porge al mendicante una banconota da cento lire del 1940,

prima di scomparire nel nulla.


La descrizione fatta dal mendicante corrispondeva alla perfezione al ritratto

 fatto da altri testimoni.

Vi è una signora della zona che afferma che il volto della vecchia

 le pare di conoscerlo,


e le ricorda una barbona che si chiamava Maria Benedetti,

 scomparsa nel 1944.


Aveva continuato a vederla per circa quarant'anni aggirarsi per i vicoli

 di Genova in cerca di Via dei Librai.

I vicoli di Genova (chiamati Caruggi) sono un intrico di viuzze molto strette,

inoltre la via in questione non esiste più da tempo,


essendo stata bombardata nella seconda guerra mondiale.


Si tratterebbe del quartiere di Portoria, ricostruito intorno agli anni

sessanta/settanta...

Attenzione quindi, se vi trovate sotto capodanno a passare per i vicoli

di Genova...

 

 

 

 

 

 
 
 

C'era una volta un bellissimo Castello...

Post n°19 pubblicato il 24 Agosto 2009 da Bibi1742
 
Foto di Bibi1742

C’era una volta a Cornigliano, nel ponente genovese, un bellissimo castello

 in riva al mare, con a fianco una spiaggia dall’acqua limpida.

Il Castello sorgeva in fondo alla strada di Cornigliano, sul territorio che

 dalla "Fossa a Calcinara", arrivava poco oltre l'antico scoglio di Sant'Andrea,

 luogo conosciuto come "Deserto", roccioso, brullo, nero e dirupato.

Le prime notizie su questa singolare località risalgono al 1131, anno in cui

 un certo monaco Alberto si trasferì alla Badia di Sant'Andrea: il detto "Sant'Andrea

 predica al deserto" potrebbe significare che le sue parole cadevano nel vuoto,

 ma potrebbe invece riferirsi proprio al luogo dove egli aveva il suo romito.

Non essendoci la strada costiera, il convento era raggiungibile solo mediante

 un sentiero: documenti dei secoli successivi accennano alla necessità

di assicurare la viabilità e di sviluppare la litoranea. Alla fine del 1772

 l'ingegnere militare Giacomo Brusco ricevette l'incarico di migliorare

il tratto di strada antistante lo scoglio di Sant'Andrea.

Fu edificato in stile liberty a fine Ottocento dall'imprenditore e

uomo politico ligure Edilio Raggio.

La zona scelta fu quella compresa tra lo scoglio di capo Sant'Andrea e

 l'area chiamata Fossa a Calcinara - detta anche del Deserto -

 prossima all'acciaieria-fonderia Raggio & Ratto di proprietà dello stesso Raggio.

Il castello era assai ammirato per la sua elegante architettura.

 La sua struttura era a forma di parallelepipedo, con una torre a pianta

quadrangolare che affiancava il corpo principale, ricalcando nelle sembianze 

 e secondo le intenzioni dell'architetto Rovelli - il castello di Miramare a Trieste,

 fatto costruire intorno al 1860 da Massimiliano d'Asburgo.

Gli interni erano stati fatti finemente affrescare.

Nella parte occidentale del corpo principale diverse aperture conducevano

 al giardino (arricchito da un piccolo orto) e alle scuderie.

(foto presa in prestito da Liguriacards).

Sul lato orientale, una galleria consentiva di giungere ad un belvedere la cui vista

 spaziava dal litorale della riviera ligure di ponente fino alla torre della Lanterna.

Sui tre piani del maniero erano disposti, sopra il pianterreno, il piano nobile,

 dotato di un ampio atrio con vasca pensile in cristallo e destinato

a funzioni di rappresentanza, le camere da letto e i mezzanini.

Destinata subito ad uso abitativo, la magione fu frequentata negli anni

a cavallo del secolo e fino alla prima guerra mondiale da esponenti della nobiltà

e del mondo politico fra cui il re Umberto con la regina Margherita,

la contessa Fiammetta Doria (della potente dinastia dei Doria),

 il duca di Galliera, il principe di Napoli, il conte di Torino e

 il presidente del Consiglio di quel tempo Giovanni Giolitti.

La decadenza del castello ebbe inizio subito dopo la seconda guerra mondiale

e seguì, temporalmente, le difficoltà con le quali l'Italia si trovò a confrontarsi

appena uscita dal conflitto.

CURIOSITA':

  • Il promontorio su cui sorgeva il castello è legata alla vicenda

     storica di Sant'Alberto da Genova il quale a lungo visse nella badia

     benedettina di Sant'Andrea, esistente fino all'epoca napoleonica.

  •  Una volta sconsacrata fu trasformata in residenza dal conte Vivaldi Pasqua e

    Il promontorio su cui sorgeva il castello è legata alla vicenda storica

  • di Sant'Alberto da Genova il quale a lungo visse nella badia benedettina di Sant'Andrea, esistente fino all'epoca napoleonica.

     Una volta sconsacrata fu trasformata in residenza dal conte Vivaldi Pasqua e,

     nel 1879 divenne successivamente proprietà della famiglia Raggio.

     Passata in proprietà

    all'Italstrade, esiste ancor oggi ed è conosciuta come Villa Raggio degli Erzelli.

  • Al castello Raggio è legata anche una pagina di storia relativa al

    secondo conflitto mondiale: il 25 aprile 1945 - giorno della Liberazione 

     la zona di Cornigliano in cui il castello sorgeva fu scenario degli ultimi

    combattimenti.

    In particolare, il castello - fino ad allora controllato dalle

    forze di occupazione - fu espugnato dai partigiani delle SAP di Sestri Ponente,

     mezz'ora prima che si arrendessero anche i presidi tedeschi

    ancora attivi a Voltri

     e a Pra'.

    L'area di Sant'Andrea fu quindi una delle prime località del ponente

    genovese ad uscire dal tunnel della guerra.

    Da Wikipedia

  •  
     
     

    Una gita fra le valli di Genova in trenino

    Post n°18 pubblicato il 22 Agosto 2009 da Bibi1742
     
    Foto di Bibi1742

    In treno alla scoperta dei percorsi più suggestivi.

    La sua stazioncina è a Manin, piccolina e curata che assomiglia a uno

    di quei plastici ferroviari.

     Il capolinea  si trova a Casella, a 410 metri d'altitudine.

    Un viaggio sul trenino ti regala una gradevolissima visita nell'entroterra,

    costeggiando i vari contrafforti del monte Peralto.

    Si addentra nelle strette valli, arriva sul crinale che dominava la val Bisagno,

     permettendoti una bella vista dei Forti, continuando poi il suo percorso

     fra i boschi di castagni e di lecci.

    E' un pò cigolante ma ti trasporta in un mondo fantastico in mezzo alla natura.

    Da provare!!!

    La linea Genova-Casella ,  unisce in 24 km e circa 55 minuti il mare all'entroterra

     appenninico.

    Col trenino si raggiunge il punto più alto del percorso (458 metri) a Crocetta,

     antico confine della Repubblica di Genova.

    Questa linea di montagna in forte pendenza viene chiamata delle “Tre Valli

    (val Bisagno, val Polcevera e valle Scrima)

     e dalle piccole stazioni di Trensasco, Campi, Pino, Torrazzo, Sardorella,

    Vicomarasso e Sant'Olcese partono gite a piedi o in mountain bike

     per proseguire da soli alla scoperta del territorio.

    Tra le escursioni che vengono suggerite c'è quella che porta al sentiero botanico

    del Ciaè e il tratto Crocetta d’Orero–Passo dei Giovi, sull’Alta Via dei Monti Liguri.

    Il servizio è effettuato con moderne carrozze o vagoni d'epoca

    dell'Orient Express delle Tre Valli (che è consigliabile prenotare)

     i vagoni originali datati 1929 della storica ferrovia alpina!



     
     
     

    Genova e le sue leggende: Paciugo e Paciuga

    Foto di Bibi1742

    Sembra che i loro nomi originali fossero Pelegro e Pelegra,

     divenuti poi Paciugo e

    Paciuga che nell'intercalare antico genovese significa INSEPARABILI.

    Ecco la leggenda:

    Erano una copia di sposini vissuti intorno al XI sec nel quartiere di Prè.

    Lui era un marinaio e poichè si imbarcava spesso restando

    lontano per mesi da casa,

     a Paciuga non restava altro da fare che tenere in ordine la loro graziosa casetta.

    Un giorno, durante uno dei suoi lunghi viaggi, Paciugo venne rapito dai Saraceni

     che lo rinchiusero nelle loro prigioni.

    Intanto il tempo passava e Paciuga, che del marito non riusciva ad avere notizie,

    tutti i sabati si recava a piedi al Santuario dell'Incoronata a pregare la Vergine,

    senza perdere mai la speranza di rivedere il suo Paciugo.

    Nonostante tutti lo credessero già morto.

    Trascorsero ben dodici lunghi anni e finalmente Paciugo riuscì a fuggire e

     a tornare a casa, proprio di sabato.

    Non trovando la moglie a casa chiese ad una vicina se sapeva dove fosse e lei,

    che era sempre stata molto gelosa del loro amore,

    disse che Pagiuga diceva di andare a pregare al santuario dell'Incoronata tutti i

     sabati ma in realtà si incontrava con un altro uomo.

    Paciugo venne preso da un terribile attacco di gelosia e corse subito al Santuario.

    Lì effettivamente incontrò finalmente la moglie che lo riconobbe subito

     e inizio' ad abbracciarlo e baciarlo gridando al miracolo.

    Si fece promettere dal marito che all'indomani si sarebbero nuovamente

    recati lì per ringraziare la Vergine.

    All'indomani presero una barca a remi e una volta al largo Paciugo iniziò ad

    interrogare la moglie chiedendole del tradimento.

    La povera Paciuga non seppe cosa rispondere e lui interpretò quei suoi silenzi come

    prova del tradimento così l'accoltellò e la gettò in fondo al mare dopo

     averle legato un masso al collo.

    Poi, pentito e in preda a forti sensi di colpa, torno' nuovamente al Santuario a

    pregare e fu così che vide Paciuga inginocchiata all'altare che lo riabbracciò e lo

     perdonò.

    La Vergine aveva dato loro un'altra possibilità perchè il loro era un vero

     e puro amore ed era degno di esere vissuto fino in fondo.

    PER SAPERNE DI PIU'

    Cönâ,pronuncia Cu-ù-na) è un quartiere di Genova, compreso nell’unità urbanistica di Cornigliano, nel Municipio VI Medio Ponente.

    Situato a 137 m slm sulla collina alle spalle di Cornigliano, da cui dista meno di due chilometri, è raggiungibile con una tortuosa e stretta strada che porta al Santuario di N.S. Incoronata.

    Da Wikipedia

    CURIOSITA':

    Pacciûgo e Pacciûga sono entrati a far parte della tradizione

     anche nelle maschere carnevalesche di Genova

     

    Pacciugo è anche il nome di un gelato misto (arricchito con biscotto)

     frequentemente consumato nelle gelaterie della riviera ligure.

     
     
     

    Leggende, misteri e dicerie (seconda parte)

    Post n°16 pubblicato il 19 Agosto 2009 da Bibi1742
     
    Foto di Bibi1742

    La leggenda più comune, non supportata da prove documentali,

     riguarda i cunicoli di comunicazione lungo le Mura. Secondo testimonianze,

    queste sarebbero collegate da passaggi sotterranei.

    Perché non è possibile ciò? Perché la cinta è stata realizzata

     senza l'ausilio di mine, utilizzando solo picconi e derivati per scavare la roccia.

    Quanto tempo ci sarebbe voluto per scavare un lungo cunicolo

     nel vivo scoglio, nel XVII secolo? Una galleria sotterranea aveva

    anche bisogno di prese d'aria, feritoie con funzione anche difensiva.

    Queste non sono presenti. L'equivoco nasce probabilmente

    dalla frase ricorrente "collegamenti - o camminamenti - lungo la cerchia".

    Ma questi rappresentano solo il cosiddetto "cammino di ronda",

    ancora oggi visibile, sul parapetto, all'aperto.

    Secondo una tradizione, le Mura dello Zerbino sono il luogo

    frequentato dal più volgare spettro cittadino. Tradisce intanto l'orario

    della categoria, non apparendo a mezzanotte ma all'alba,

     anche se attende la foschia, rara per quella zona; poi è laido e lacero,

     dall'aspetto quasi disumano, e maledice il malcapitato in cui s'imbatte.

     Sembra che si manifesti ogni dieci anni (sarebbe interessante

    conoscere la data dell'ultima comparizione ...)

    Il tracciato delle mura di Genova (in genovese Miâge de Zêna),

    ovvero i diversi percorsi che si sono succeduti nei secoli

    consentono oggi di ricostruire quella che fu la Genova del passato e di

     riconoscerne la dinamicità o staticità d'espansione in base

     alle diverse situazioni che la comunità genovese si trovò via

    via ad affrontare e dover risolvere.

    Nella sua lunga storia, la città capoluogo della Liguria si dotò di sette cinte

    murarie a controllo delle quali furono create in tempi

     diversi robuste fortificazioni.

    Spesso la costruzione della cinta difensiva si è avvalsa,

     per ragioni pratiche o logistiche, di strutture precedenti,

     anche utilizzando tratti dell'esistente acquedotto.

    La nascita della città di Genova è databile tra il VII secolo a.C. 

    ed il V secolo a.C.. In quest'epoca esisteva un piccolo centro fortificato alla

     sommità della collina chiamata oggi di Castello, il cui nome potrebbe essere

     ricondotto al Castellum (Castellaro) ligure, luogo di rifugio delle popolazioni circostanti.

    Il presunto segreto tra i forti Sperone e Diamante è un altro mistero

     a tutt'oggi sulla bocca di chiunque. Precisiamo subito

     che il passaggio non esiste; l'equivoco è nato quando la notizia

     fu pubblicata in un libro dedicato ai Forti genovesi.

    L'autore ha infatti frainteso le notizie che l'Anonimo del 1818 riportava sul Forte Sperone. Premettiamo che attraverso quest'ultimo, nel 1818,

     passava l'unica strada che immetteva al Forte Diamante (il Puin e i Due Fratelli

     all'epoca erano appena stati incominciati), la quale usciva

     da una poterna tuttora esistente sul versante Polcevera:

     "Sulla costa del monte il baluardo che forma l'angolo superiore ossia

    vertice sommo del gran recinto è fatto a forma di sperone di antica nave ...

    assai elevato è ... in sulla cresta del monte, da cui si esce per

     una porta secreta di comunicazione col Diamante". La "porta secreta"

    quindi non è altro che la Poterna.

     Forse sono in pochi a sapere che, al Forte Sperone, è legato anche il ricordo di un

     fantasma "dal brutale aspetto"; sembra che quest'entità sia apparsa

     "dietro invito formale" una sola volta, in data imprecisata tra il 1800 ed il 1900,

     a seguito di una seduta spiritica svoltasi "in una scuderia abbandonata,

    sotto la costruzione principale del forte". Lo spirito raccontò "

    di aver lì la sua dimora: dalla fine del '600, quando aveva assassinato una pastorella.

    E il corpo della ragazza, orribilmente straziato,

    effettivamente era stato trovato a suo tempo dai contadini".

    Forte Sperone

    Il forte Sperone è forse il più importante dei forti genovesi

     in quanto si trova sulla sommità del monte Peralto,

     in una posizione dominante sulla città ed è punto di innesto

    delle Nuove Mura da levante a ponente con i percorsi che portano

    in direzione nord verso il forte Puin, il Fratello Minore ed infine il forte Diamante.


    Data la posizione dominante sulla città notizie riguardanti fortificazioni

    in questo punto risalgono a tempi molto remoti, fin dal 1300.

    Le prime vere notizie sono comunque del 1530, anno in cui il senato di Genova

     stanzia i soldi per la costruzione di una Bastia sul Peralto.

     In realtà il forte che conosciamo adesso deriva dalle modifiche

     effettuate tra il 1700 e il 1800.


    Nella prima guerra mondiale fu utilizzato come prigione,

    mentre tra il 1958 e il 1981 venne utilizzato dalla Guardia di Finanza.


    Da quel momento il forte é in disuso. D'estate vi si svolgono

     rappresentazioni teatrali in un contesto davvero scenografico ma la bellezza

    e la posizione incantevole di quest'opera ne

    vorrebbero sicuramente un uso più proficuo.

    Il forte Sperone é raggiungibile in macchina seguendo la strada per il Righi,

     dopo averne incontrato la sagoma partendo da levante é possibile,

    girando a destra subito dopo un tornante, giungere fino all'ingresso con ponte

    levatoio...

    Forte Diamante

    Il primo progetto del Forte Diamante risale al 1747 ma la costruzione vera

     e propria iniziò nel 1756. Altre trasformazioni avvenirono nel 1814

     ad opera del Genio Sardo. Il suo abbandono definitivo, che dura fino ad oggi,

     è datato 1914.
    Il Forte Diamante è la postazione che si trova più a nord

    tra le mura di Genova, inoltre non è più ubicato nel comune di Genova

    ma nel comune di Sant'Olcese, unico forte a trovarsi

     fuori dai confini del comune. Il forte Diamante si trova

    sul monte Diamante ed è raggiungibile sia dalla Val Polcevera

    che dalla Val Bisagno, vallate su cui il Forte è in posizione dominante.

     La via più semplice è comunque quella che proviene dal Forte Sperone

     e che permette di giungere a piedi, superati il Forte Puin e il Fratello Minore,

     fino alla Sella de Diamante e quindi al tratto finale

    (comune tra tutte le vie di accesso) con 14 tornanti che

     si inerpicano fino al Forte.

    Arrivati in cima al Diamante si trova l'ingresso del forte,

    anticamente dotato sia di ponte levatoio che di stemma sabaudo.

    Il forte è ormai sprovvisto delle strutture in ferro,

    tra cui le grate a protezione delle caditoie,

     asportate durante la seconda guerra mondiale.

     Nonostante lo stato di abbandono, la struttura,

     considerata anche la posizione domiante sugli appennini e

     la tipologia di fortificazione, è molto scenografica e affascinante

    Continua...

     
     
     

    Leggende, misteri e dicerie (prima parte)

    Post n°15 pubblicato il 15 Agosto 2009 da Bibi1742
     
    Foto di Bibi1742

     

    LEGGENDE, MISTERI E "DICERIE"

     

     

    Si racconta che Genova e il suo centro storico siano circondati da un'aura di mistero. I Forti non sono da meno: hanno sempre esercitato un fascino indiscreto su giovani e adulti, anche grazie alle leggende ed ai misteri che si narrano su loro. Chi non ha mai sentito parlare, ad esempio, dei passaggi segreti che dovrebbero collegarne alcuni? Questi rappresentano i misteri più frequenti e, naturalmente, custoditi con cura. Guarda caso, i relativi cunicoli non li ha mai trovati nessuno; oppure sono stati visitati in gioventù da qualcuno che, ovviamente, oggi non ne ricorda più l'accesso. Del resto, sui documenti o disegni originari questi passaggi non sono indicati. Qualcuno potrebbe argutamente pensare "ma se sono segreti, sulle carte non erano certo segnati". Le maestranze dell'epoca dovevano avere disegni di riferimento, i quali erano poi versati negli archivi militari. Se esistessero, oggi sarebbero consultabili, in quanto non esiste più il segreto militare, essendo quelle opere divenute "edifici monumentali" e tutelati, sia essi sia i loro disegni di progetto. Ma esistono realmente questi passaggi sotterranei?

     

    Forte Monteratti nasconderebbe labirintiche segrete, all'interno delle quali vi sarebbe una stanza murata completamente invasa dall'acqua, contenente ancora armi ed il corpo di qualche sfortunato soldato. Ovviamente nessuno ha mai potuto vedere quel locale, le cui notizie sono relative più ai "si dice" che a reali testimoni oculari; in più, nessun disegno riporta quei cunicoli.

     

    Le piccole Torri mai completate all'esterno delle Nuove Mura sarebbero invece, secondo testimoni, collegate tra loro (o alle mura cittadine) da un camminamento sotterraneo. Spesso è il termine "camminamento" che riporta alla mente un passaggio sotterraneo; ma così non è. Il camminamento, nelle nostre fortificazioni, è solo all'aperto, o comunque non sotto il livello del terreno. Come abbiamo letto nella scheda relativa alle Torri ottocentesche, un collegamento al cammino coperto della cinta era effettivamente previsto, ma in ogni caso solo tramite "caponiere", ossia gallerie in superficie e non sotterranee (quest'ultime sicuramente più costose da realizzare). Queste torrette non furono mai completate, nonostante fossero state approvate dal Sovrano in persona; anzi, furono oggetto d'aspre critiche tra gli ingegneri del tempo a causa della loro forma circolare. Ciò costò l'abbandono a metà del progetto.

    Perché possiamo negare con certezza l'esistenza di quei passaggi? Dai documenti d'Archivio apprendiamo che i lavori di costruzione delle Torri, incominciati nel 1819, furono temporaneamente accantonati l'anno dopo e ripresi nel 1823, per essere definitivamente interrotti due anni dopo. La costruzione, a causa del clima spesso rio, poteva soltanto essere attuata nel periodo estivo. Calcolando che, in sei anni, il lavoro svolto intorno a queste opere non poté superare i dodici mesi, e tenendo a mente l'epoca presa in visione ed i mezzi allora a disposizione, è palese che, in quel lasso di tempo, eventuali cunicoli sotterranei non poterono certo essere stati eseguiti. In più, osservando la distanza dall'una all'altra Torre e la conformazione del terreno, si può escludere quest'ipotesi. Fra l'altro queste opere, come già detto, non furono mai completate né utilizzate, quindi anche la prevista caponiera di collegamento alle Mura (o un'ipotetica galleria sotterranea) non fu certamente iniziata.

    Altra Torre in possesso di passaggio segreto è quella di San Bernardino.

    Quest'opera era collegata, originariamente, all'omonima porta (quindi alla cinta) tramite una caponiera. Secondo alcune fonti quest'ultima, invece di terminare appena superata la Torre, proseguiva interrata fino all'antica villa Bruzzo, situata sulle Mura dove oggi è la residenza San Camillo. L'incoerenza è questo doppio collegamento alle Mura: se esistesse effettivamente la galleria alla Villa, non avrebbe infatti senso la presenza della caponiera di collegamento a Porta San Bernardino, opera senz'altro più veloce da attuare e meno costosa da realizzare.

    continua...

     
     
     

    Proverbi Genovesi- con la lettera D

    Post n°14 pubblicato il 06 Agosto 2009 da Bibi1742
     
    Foto di Bibi1742

    • Dio m'avvarde da-i beghin e da chi va in gëxa tutte e mattin.
    Dio mi guardi dai bigotti e da chi va in chiesa tutte le mattine.
    • Dio t'avvarde da chi lëze un libbro solo.
    Dio ti guardi da chi legge un libro solo.
    • Dònne, galinn-e e òche, tegnine pòche
    Donne, galline e oche, tenerne poche.
    • Dònna che-a mescia l'anca, s'à nu l'è pocu ghe mànca.
    Donna che scuote le anche (sculetta), se non lo è (di facili costumi) poco ci manca.

     
     
     

    Nostalgia di te

    Post n°13 pubblicato il 05 Agosto 2009 da Bibi1742
     
    Foto di Bibi1742

    Nostalgia di te

    la tua immagine che s'allontana...

    il  tuo profumo

    il sapore dei tuoi baci...

    i tuoi silenzi...

    mi manchi...

    Bibi

     
     
     

    Buonanotte con dedica

    Post n°12 pubblicato il 04 Agosto 2009 da Bibi1742
     
    Foto di Bibi1742

    Non piangere su un amore finito.


    Piangi, invece, su un amore dimenticato

    perché solo allora sarà veramente finito.

    By Jim Morrison

     
     
     
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