Giornalista per caso

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Creato da stefano.carina il 01/05/2009

 

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CASTAN: 'TEVEZ IDOLO E INCUBO'

Post n°1143 pubblicato il 09 Maggio 2014 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA. Lo sguardo da cattivo, alla Lee Van Cleef per intenderci, è solito lasciarlo in campo. Fuori dal rettangolo di gioco, Leandro Castan corrisponde esattamente all'immagine del brasiliano che ci portiamo dietro da bambini. Sorridente, pronto alla battuta e amante del calcio. Nemmeno la mancata convocazione per i mondiali scalfisce il suo buon umore.
Deluso?
«No, sapevo che sarebbe stato convocato Dante e quindi era difficile che Scolari si portasse un altro centrale mancino. Al mondiale il c.t. convoca i giocatori sui quali ripone fiducia, tipo Henrique che conosce avendoci lavorato al Palmeiras. La prima volta in nazionale con Felipao avevo già capito che sarebbe stata l'ultima. Rispetto comunque la scelta».
Probabilmente rimarrà a casa anche Tevez. Lei ha giocato nel Corinthians dove l'Apache è ancora oggi un idolo.
«Ha detto bene, un vero idolo. Ora è difficile per gli attaccanti che giocano lì, perché tutti fanno i paragoni con lui. E' un calciatore forte, un top player, un incubo per le difese avversarie. I tifosi del Corinthians lo amano e lo rivorrebbero».
E' l'attaccante che in serie A l'ha messa più in difficoltà?
«Sì, c'è lui ma non solo. Anche Cerci e Immobile sono bravi. In Brasile, invece, ogni volta che incontravo Neymar erano dolori. Ci incrociavamo spesso in Corinthians-Santos e facevo veramente tanta fatica».
Dopo una stagione del genere, prevale il rammarico o la felicità?
«Senza dubbio la gioia, abbiamo fatto benissimo. Ottenere la qualificazione diretta alla Champions è stato fantastico».
Anche per lei, dopo le critiche ricevute lo scorso anno, è stata una bella rivincita.
«Per un difensore arrivare in Italia è difficile, il vostro calcio è diverso da quello brasiliano. Ho avuto bisogno di un po' di tempo per ambientarmi, avevo difficoltà su diversi fronti».
Soprattutto con Zeman...
«Con lui i ritmi erano massacranti: mai visto una cosa del genere nella mia vita. Poi non parlavo italiano, era difficile, c'era un po' di confusione. Con Zeman non abbiamo trovato un'intesa tattica, lui voleva una cosa diversa da tutto quello che avevo imparato nella mia carriera. Però non ne voglio parlare male, il mister ha la sua storia. Il calcio è così, come la vita: succede di non trovarsi».
Domenica arriva la Juventus che ha già vinto lo scudetto. Difficile trovare stimoli con nulla in palio?
«No, sarà comunque una bella gara da giocare. E' una sfida che continuerà anche nella prossima stagione».
Crede che lo scudetto la Roma lo abbia perso per colpe proprie o anche frenata da errori arbitrali?
«Gli arbitri hanno sbagliato sia a nostro favore che pro-Juventus. Certo ci sono stati degli errori che hanno pregiudicato alcuni risultati ma concordo con Maicon quando dice che le maggiori responsabilità sono le nostre».
La squadra di Conte ha meritato di vincere lo scudetto? «Sì, difficile dire il contrario quando si fanno 96 punti».
C'è una partita che vorrebbe rigiocare? «Quella di domenica scorsa col Catania. È vero che non potevamo più arrivare primi ma un po' mi sono vergognato. Non si possono prendere quattro gol».
A Roma i tifosi ci sono rimasti male. Non tanto per il ko quanto per il fatto che Garcia si era lamentato in precedenza che qualche avversario non aveva dato il massimo contro la Juventus e poi voi vi siete comportati in modo analogo.
«Stavolta non sono d'accordo. Se un giocatore (Paulinho, ndc) rimane fuori perché diffidato è diverso da me che sono sceso in campo con un problema fisico, rischiando di saltare la gara con i bianconeri. Una squadra che lotta per non andare in serie B e lascia i giocatori fuori è strano. E' anche vero poi che nel calcio entrano in gioco le motivazioni».
Pjanic resta a Roma? «Sì».
In Italia abbiamo riscoperto la violenza attorno alle partite di calcio. A lei è mai capitato di avere paura dei tifosi?
«Purtroppo sì. Ricordo quando abbiamo perso i preliminari di Libertadores con il Tolima, squadra colombiana. Al rientro è stato un casino. I tifosi del Corinthians sono venuti al campo di allenamento per ammazzarci e non esagero. Ho chiamato mio padre e gli ho detto "Portami via da qui, ho paura". Dopo quei fatti Ronaldo smise di giocare, Roberto Carlos andò via. Ora è accaduto anche a Pato. È una cosa triste ma in Brasile siamo abituati. È un argomento difficile da trattare. Al Corinthians presidente e tifosi hanno legami, forse vengono regalati anche i biglietti per le gare. Da noi è diverso rispetto a qui: a Roma mi sento sereno quando giro per la città con la mia famiglia. In Brasile, invece, anche se spari a qualcuno dopo una settimana sei in spiaggia. Nessuno ha paura della giustizia. Mi auguro che l'Italia rimanga un posto tranquillo». STE CAR
ARTICOLO PUBBLICATO IL 09-05-14 SU TUTTOSPORT

 
 
 

IL PERNACCHIO DELLA DISCORDIA

Post n°1142 pubblicato il 12 Marzo 2014 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA Non rimarrà alla storia come il leggendario pernacchio di Eduardo de Filippo, alias Don Ersilio nel film a episodi «L’oro di Napoli», ma il gesto di De Laurentiis dopo il gol siglato da Callejon alla Roma ha certamente fatto discutere. Domenica scorsa, il presidente partenopeo alla rete dello spagnolo, si alza in piedi in tribuna. Pugno semichiuso davanti alla bocca a fare da cassa per far risuonare lo sberleffo. Apriti cielo: il web è letteralmente impazzito. Da un lato i tifosi partenopei, scatenati negli osanna presidenziali («Quella pernacchia era giusta!», «Grande presidente»), dall’altro quelli romanisti («Vergogna») che non hanno digerito la presa in giro. Una situazione che come spesso accade nei social forum, rischiava di degenerare. Pronto allora l’intervento a spiegare quanto accaduto: «Molti, soprattutto tifosi della Roma, mi rimproverano di aver fatto un pernacchio verso i romanisti allo stadio. È un fraintendimento. Sto solo urlando olè a Callejon». Il presidente azzurro ne aveva parlato già qualche ora prima al programma radiofonico Napospia: «Pernacchia? Innanzitutto quel gesto non si chiama pernacchia ma il pernacchio. Ma quello lì era un classico olè per Callejon. Altrimenti se avessi voluto fare il pernacchio avrei messo la mano in un altro modo». Curiosità vuole che lo stesso De Laurentiis nel 2006 ha finanziato con la sua Filmauro il restauro de «L’oro di Napoli», spiegando come «tutti gli episodi sono belli ma io adoro quello con il pernacchio di Eduardo. Una fortissima risposta alle prepotenze, un simbolo che ha condizionato la mia infanzia, visto che a scuola mi esibivo in pernacchioni che mi hanno procurato più di una punizione». Stavolta, quindi, è andata in modo diverso. Anche perché come direbbe Eduardo: «Figlio mio, c’è pernacchio e pernacchio». STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO L'11-03-14

 
 
 

TOTTI E IL SIGNOR... NESSUNO

Post n°1141 pubblicato il 09 Marzo 2014 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA E’ forse scritto nel suo destino: regalare cinque minuti di notorietà anche al Jesus Llorente di turno. E così accade che mentre Totti, infortunato, si trova a Trigoria svolgendo del lavoro differenziato (e cercando di rendersi disponibile per la prossima gara con l’Udinese) il quotidiano El Pais, nella sua edizione on line, pubblica alcune dichiarazioni del fratello dell’attaccante juventino: «Fernando è felice perché Torino è una città tranquilla. E’ un professionista e si adatta ai posti dove lavora. La lingua? E’ andato tre mesi a scuola da una professoressa e adesso dicono che parla meglio di tanti l’italiano. Mi hanno detto che lo fa meglio di Totti e usa i verbi meglio di lui». Se voleva essere una battuta, ha fatto ridere poco anche perché ad essere generosi l’avremo ascoltata almeno un migliaio di volte. Il buon e inopportuno Jesus ha probabilmente perso un’occasione per stare zitto. Da quando è nato il calcio, non risulta che né Pelè tantomeno Maradona, siano mai scesi in campo con il vocabolario sotto braccio. Per questo motivo sarebbe carino che colui che a Torino chiamano il 'Re Leone', lo fosse non solo per l’aspetto estetico ma anche per correggere i modi poco regali e inopportuni del fratello. Già, basterebbe poco. Accadrà? STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 09-03-14

 
 
 

GARCIA STAVOLTA NON CONVINCE DEL TUTTO

Post n°1140 pubblicato il 14 Febbraio 2014 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA. Premessa d'obbligo: non è una sconfitta, seppur amara (eliminazione dalla coppa Italia) che può cambiare il giudizio sulla buona/ottima stagione della Roma e di Garcia. Squadra ricostruita abilmente dopo un flop lungo due anni (e forse più), gioco armonioso e divertente, miglior difesa in Italia e secondo posto in classifica.

10 GIORNI DA DIMENTICARE Fatto sta che nell'ultimo periodo qualcosa nella gestione tecnica non ha convinto del tutto. Era la prima volta che i giallorossi si sottoponevano ad un tour de force con impegni ravvicinati di livello (mercoledì-domenica) che hanno dimostrato di digerire a fatica. Alcune decisioni di Garcia, poi, hanno contribuito ad alimentare un po' d'incertezze. L'ex Lille, infatti, aveva sinora caratterizzato la sua esperienza romana su due direttive: 1) semplicità nelle scelte tecnico-tattiche 2) serenità che è riuscito a trasmettere al gruppo e all'ambiente. In questi ultimi 10 giorni entrambe sono venute meno. Partiamo dalle scelte: quella di prediligere il diffidato Nainggolan nella gara d'andata in coppa (il belga è stato poi ammonito e ha saltato il ritorno) a Pjanic, e di non aver risparmiato il bosniaco (sofferente per un problema al ginocchio) domenica scorsa nel derby, pur sapendo che il belga mercoledì sarebbe stato squalificato, ha certamente sorpreso. Non solo tifosi e critica ma anche all'interno di Trigoria. Nella gara con la Lazio, poi, con la squadra biancoceleste dedita esclusivamente alla difesa, Garcia ha preferito Florenzi a Ljajic e Totti a Destro, quando i 90 minuti diranno che la fantasia dell'ex viola e l'uomo d'area, sarebbero serviti sicuramente prima degli scarsi dieci minuti concessi ad entrambi nel finale. Tre giorni dopo a Napoli, invece, quando il 3-2 dell'Olimpico avrebbe permesso ai giallorossi una gara d'attesa, il tecnico ha stravolto l'assetto, proponendo una squadra sbilanciatissima: fuori Totti e Florenzi - utile nel lanciare negli spazi Gervinho, il primo, e dare maggior copertura, il secondo - dentro Ljajic e Destro con l'ivoriano sulla stessa fascia di Bastos (che ha dimostrato non avere il passo del terzino almeno nelle gare che contano). Altro quesito riguarda la marcatura sui calci piazzati: Benatia e Castan, i due saltatori più forti della Roma, sono andati sempre sui dirimpettai Albiol e Fernandez (0 gol all'attivo sinora sui corner in stagione) lasciando al malcapitato Torosidis il compito di marcare Higuain. Gli effetti si sono visti.

GARCIA NERVOSO Elencate le questioni tecniche - opinabili e confutabili sia chiaro - su una cosa c'è poco da discutere: la metamorfosi del tecnico (che ieri ha parlato con la squadra mostrando il video della gara col Napoli). In questi ultimi giorni Garcia è apparso stranamente nervoso: ha riacceso a scoppio ritardato (6 giorni dopo) una polemica per la quale Reja aveva chiesto più volte scusa pubblicamente (e in privato a Trigoria); ha parlato di atteggiamento intimidatorio della Lazio nel derby, sinceramente non riscontrato; si è appellato agli arbitri; ha rimarcato come avesse battuto 2 volte Benitez segnandogli 5 gol. Atteggiamenti nuovi per un uomo che dal suo arrivo a Trigoria aveva fatto dell'ironia e della pacatezza le sue armi migliori. Detto questo, quella di Napoli è una sconfitta che, sommata a quella con la Juventus, certifica altre due cose: 1) a gennaio un terzino si poteva/doveva prendere 2) nelle partite con le big serve il top player (che Destro ancora non è), del quale invece in serie A, torneo tecnicamente sempre più in declino, si può fare anche a meno nella maggior parte delle gare (se ci si può avvalere della tecnica dei vari Totti, Ljajic, Strootman e Pjanic). Indicazioni preziose in ottica Champions quando l'Higuain di turno, sarà presente almeno in una decina di club, considerando i vari Suarez, Ibrahimovic, Tevez, Lewandoski, Aguero, Messi, Ronaldo, Falcao...STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SU TUTTOSPORT IL 13-02-14

 
 
 

PALLOTTA BACCHETTA UNICREDIT

Post n°1139 pubblicato il 23 Novembre 2013 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA. Ancora devono arrivare e già sono avvistati ovunque. E' bastato che ieri Gao Hongbo, ex allenatore della nazionale cinese (accompagnato dal traduttore) oltrepassasse la soglia del centro sportivo Fulvio Bernardini per far scattare il tam-tam mediatico e non solo. Anche all'interno di Trigoria, più di qualche calciatore si è domandato tra il sorpreso e il divertito se Chen Feng, numero uno dell'Hna Group interessato a rilevare quote del club giallorosso, fosse già arrivato a Roma. Svelato l'arcano - con Gao Hongbo che ha avuto modo di assistere all'allenamento dei giallorossi e di conoscere Totti e Garcia (oggi probabilmente presente all'impegno dell'Italrugby contro l'Argentina insieme a De Rossi) - la sostanza non cambia. Tuttavia qualcosa di nuovo sulla possibile entrata di soci cinesi nella Roma c'è da registrare.
FRENATA USA Si tratta delle parole di Pallotta. Ieri il presidente della Roma e azionista di maggioranza del club ha diramato una nota nella quale si specifica di essere «fortunati ad essere i custodi di una grande organizzazione che attira gli interessi di persone che vorrebbero entrare a farne parte. Il nostro obiettivo come sempre è quello di perseguire ciò che è meglio per la Roma. Non possediamo alcuna conoscenza particolare sulla volontà di Unicredit di vendere la sua quota o sulle sue trasparenti ragioni per un dialogo pubblico. Pertanto noi come voi aspetteremo il prossimo ciclo di notizie per saperne di più». Una bacchettata ironica nei confronti di Unicredit (rea secondo Pallotta di aver fatto trapelare la trattativa) che non passa inosservata. Va ricordato che secondo i patti parasociali siglati nell'aprile del 2011, con la prima firma sull'operazione di acquisizione da parte di Neep Roma Holding Spa (proprietaria del 78% della As Roma), l'uscita di Unicredit era già preventivata. L'ingresso di nuovi soci, però, avrebbe dovuto avere il beneplacet della proprietà americana che ha anche il diritto di prelazione sull'acquisizione delle quote del socio di minoranza (allo stesso prezzo offerto eventualmente da un terzo). Cosa è cambiato e perché Pallotta ieri ha preso le distanze da questa operazione portata avanti dall'istituto bancario?
I MOTIVI Bisogna risalire a quanto accaduto ad agosto. Tre mesi fa, attraverso la sua Raptor, l'imprenditore americano aveva acquistato il 9% delle quote in mano alla banca nella controllante diretta del club (la Neep Roma Holding Spa) portando il totale a 69%. Ma quello che più conta Unicredit, come ulteriore passo di disimpegno, si era svincolata dall'obbligo previsto dagli accordi precedenti di partecipare ai futuri aumenti di capitale. Questo svincolo permetterebbe in futuro a Pallotta, in caso decidesse di effettuare un aumento di capitale e la banca non partecipasse, di diluire ulteriormente la presenza di Unicredit nella Roma, senza che la banca possa avere indietro un ritorno economico. Per prevenire che questo possa accadere, l'istituto di credito (deciso a vendere il 20-25% delle sue quote e a tenere per il sé il 5%) si è messo alla ricerca di un nuovo socio che potesse subentrare (5 i dossier sul tavolo). Mossa che è piaciuta poco a Pallotta che si è sentito un po' come se fosse stato messo con le spalle al muro. L'aver fatto trapelare alla piazza l'interesse di un colosso come l'Hna Group, è stato infatti recepito a Boston come un voler forzare la mano da parte di Fiorentino e soci. Ora c'è il rischio che un eventuale stop alla trattativa possa essere attribuito alla parte americana, che tra l'altro vuole vedere a fondo sull'ingresso di Chen Feng. Partendo da un presupposto: Pallotta non ha nessuna intenzione di vendere. E intanto il titolo in borsa vola. Dopo la fiammata di giovedì (+10,1%), ieri ha guadagnato un altro +1,4% avvicinando quota 1,42 euro. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SU TUTTOSPORT IL 23-11-13

 
 
 

LO STRANO CASO DEL SIGNOR COSTANT

Post n°1138 pubblicato il 25 Luglio 2013 da stefano.carina
 

ROMA Un’altra pallonata in tribuna, seguita poi dall’uscita dal campo di gioco. Forse meno eclatante rispetto a quella di Boateng a gennaio contro la Pro Patria ma solamente perché chi lo ha fatto stavolta, Costant, non è famoso quanto il ghanese. O forse perché in un paese dove il vicepresidente del Senato si permette di dare dell’orango a un ministro della Repubblica, anche l’ennesimo episodio - che ha visto un calciatore di colore ricevere gli odiosi «uh uh uh» razzisti - inizia paradossalmente ad esser considerato una prassi da stadio. Magari fastidiosa, che ha fatto aprire l’ennesimo fascicolo da parte della Figc (ma quando indagherà Palazzi, con i processi sul calcio scommesse entrati nel vivo?), con la quale però ci si può anche convivere.

IL SILENZIO DEI COMPAGNI
Con Costant siamo di nuovo punto e a capo. Con una differenza: se l’altra volta per Boateng c’era stata la fila per prendere le difese del centrocampista (l’intera squadra del Milan era addirittura uscita dal campo, facendo sospendere la partita), stavolta la reazione non è stata altrettanto forte. Un esempio? Nessuno dei compagni ha seguito l'autore della protesta. E anche negli spogliatoi pochissima la voglia di commentare l'episodio: «Ne parlerà la società», ha glissato Allegri. Lo stesso Boateng ha lasciato lo stadio in silenzio. Parola dunque all’a.d. rossonero Galliani che ieri ha prima stigmatizzato l’accaduto - «Solidarietà assoluta a Constant perché sono cose inqualificabili» - per poi ammonire il calciatore, reo di essere uscito dal campo da solo (rimprovero ribadito anche nel comunicato del club che ha però fatto registrare una presa di posizione più forte contro gli ululati razzisti, «figli di menti miserabili, persino incapaci di formarsi opinioni, per quanto orribili esse siano. Non meritano tolleranza»): «L'ho detto, l'ho ripetuto e l'ho scritto a tutti che non si può uscire dal campo – ha spiegato Galliani - I cori sono ignobili e vanno combattuti ma le regole del calcio sono che quando succede una cosa del genere ci si rivolge all'arbitro, che lo dice al quarto uomo che a sua volta avvisa il responsabile di polizia, l'unico autorizzato a sospendere la gara». Domanda lecita: ma se l’arbitro in questione (Gervasoni) ha poi spiegato che il calciatore ha lasciato il terreno per i cori ricevuti e non perché era stato espulso – ammettendo così di aver udito gli ululati ma di non essere intervenuto, facendolo solamente quando Costant era oramai negli spogliatoi – cos’altro poteva/doveva fare il francese? Anche Filippo Inzaghi ha lasciato intendere come la reazione del difensore poteva essere differente: «Bisogna ignorarli, questa è la soluzione. Gli diamo troppa importanza, siamo tutti contro il razzismo. Se è una cosa di tutto lo stadio è giusto fermarsi altrimenti tappiamoci le orecchie e andiamo avanti». 


LA SOLIDARIETA’ DEGLI AVVERSARI
Singolare che ad approvare l’uscita dal campo di Costant siano stati i suoi avversari. A partire dal presidente del Sassuolo, Squinzi: «E' stato un brutto episodio che non dovrà ripetersi. Capisco il calciatore». Solidale con il collega, lo sloveno Kurtic: «Se Constant ha sentito certi insulti, ha fatto bene ad andare via». Non ha cercato scuse nemmeno il vice sindaco di Reggio Emilia, Ferrari: «E’un fatto grave e da condannare. Il razzismo è la negazione della dignità della persona, dunque non possiamo essere indifferenti. Come non possiamo accettare che siano i calciatori a essere offesi e a lasciare gli stadi: devono farlo coloro che adottano certi comportamenti». Che qualcuno lo ascolti. E magari lo aiuti. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 25-07-2013

 
 
 

ROMA-DE SANCTIS NUOVO RINVIO. DE LAURENTIIS BLOCCA IL PORTIERE PER PREMI PREGRESSI

Post n°1137 pubblicato il 23 Luglio 2013 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA De Sanctis, un altro rinvio. Sembrava non dovessero esserci ulteriori problemi per l'arrivo del portiere a Roma dopo che nelle ultime 48 ore De Laurentiis aveva già rallentato il suo approdo a Trigoria. E invece ieri l’abruzzese ha annullato il volo aereo prenotato per questa mattina. Non è la prima volta che accade. Sabato pomeriggio, infatti, Morgan era convinto di poter raggiungere il ritiro di Riscone di Brunico, distante un paio d’ore di automobile da Dimaro, quartier generale del Napoli in queste settimane. Ma non aveva fatto i conti con il presidente azzurro che prima di concedere il via libera, sta trattando con lui gli importi relativi allo stipendio di giugno e ai premi maturati durante l’ultima stagione. Ieri sera le divergenze non erano ancora state appianate anche se il pessimismo del pomeriggio ha lasciato spazio alla possibilità di un’intesa a metà strada in giornata. Se verrà confermato l’accordo e a questo si aggiungerà la firma di Reina con il Napoli, De Sanctis potrebbe arrivare a Roma in serata. Altrimenti, sarà l’ennesimo slittamento, con il portiere pronto a fare la voce grossa pur di essere liberato.
SALUTI A TUTTI
E pensare che ieri De Sanctis aveva rotto gli indugi e confermato l’imminente addio anche ai tifosi. Cosa che peraltro aveva già fatto la sera prima, durante lo spettacolo dei comici di Made in Sud: «Se torno a Napoli? Dipende, se vinco con la Roma non ci posso tornare, altrimenti mi fermo volentieri. L'anno prossimo gioco nella Roma. Mi raccomando non mi sfottete troppo». Nonostante questo, De Laurentiis lo ha tenuto ancora bloccato.
SABATINI INCONTRA IL GENOA
Intanto è tornato a circolare con insistenza il nome di Thomas (Flamengo). Rispetto allo scorso anno - quando fu vicinissimo al trasferimento - il ragazzo ha ottenuto il passaporto italiano. Curiosità: la Roma lo aveva selezionato già nel 2006-07 quando il trequartista aveva da poco compiuto 14 anni. Due mesi nella capitale, prima che la classica saudade iniziasse a minare la sua serenità e tornasse in Brasile. In queste ore è tornato in auge anche lo scambio Borriello-Gilardino. Ieri notte a Milano il d.s. Sabatini ha incontrato i dirigenti del Genoa. In stand-by invece Chiriches e Rami: ne potrebbe arrivare uno nel caso dovesse partire Castan (o Burdisso). STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 23-07-13

 
 
 

DRAMMA VILANOVA, MONDONICO: 'CONOSCO L'ANGOSCIA CHE STA PROVANDO'

Post n°1136 pubblicato il 20 Luglio 2013 da stefano.carina
 

ROMA Emiliano Mondonico è uno dei pochi sportivi che ha vissuto il dramma personale di Tito Vilanova. Guidava l’Albinoleffe quando nel gennaio del 2011 gli venne diagnosticato un tumore all’addome. Operato, tornò in panchina dopo una ventina di giorni, salvò la squadra orobica ai playout e si fermò a giugno per un nuovo intervento.

Mondonico, ci racconta la sua storia personale?
«Sono stati mesi difficili. Quando ti accorgi che il valore del tuo ematocrito non sale, che il peso del tuo corpo diminuisce costantemente, quando ti senti fiacco e ti rendi conto della sofferenza e del terrore di chi ti è vicino… Inutile negarlo: in quei momenti subentra il timore di non farcela. E’ soprattutto la notte che hai paura. Non riesci a dormire, ti giri nel letto e non vedi l’ora che arrivi il mattino. Chi pensa poi che una volta operato sia tutto risolto, sbaglia di grosso. Devi pensare al recupero e iniziano i controlli. Prima ogni 3 mesi, in seguito ogni sei, fino ad arrivare a quelli annuali. Ogni volta che li passi, è come se tornassi a vivere. Io sono stato fortunato: dopo avermi esportato una massa muscolare di 5 chili, seppi che era in atto un altro tumore. Dietro al rene, in una posizione balorda. Ero molto provato dal primo intervento: aspettai la fine del campionato per farmi rioperare e devo dire grazie, oltre alla mia famiglia e ai medici, al calcio che mi aiutato a sopravvivere e a non alzare bandiera bianca».

Nessuno come lei può capire il dramma che sta vivendo in questo momento Vilanova.
«Fare un passo indietro e rinunciare al Barcellona è un segno di grandissima onestà con se stesso e verso gli altri. È una grande persona. Quello che posso augurargli è di risolvere il problema».

Quando si è sentito finalmente guarito?
«Lei non ci crederà ma nel momento in cui sono stato esonerato dal Novara. La chiamata del club piemontese mi ha aiutato ma solo quando mi hanno mandato via ho capito che ero finalmente tornato. A volte, prima di quella esperienza, ero guardato in modo strano, come fossi malato. Ci voleva qualcosa di forte che mi facesse urlare: Emiliano sei guarito! Paradossalmente l’esonero mi ha regalato questa certezza. Mi ha fatto capire che non mi avevano preso per pietà e quando hanno richiamato Tesser si è chiuso il cerchio della mia malattia. Ho capito che avevo sconfitto il tumore».

Ora è in pensione?
«Non scherziamo. Sono ambasciatore Unicef, mi tengo in forma allenando i bambini e in un centro di alcolisti anonimi, aspettando una chiamata. A 66 anni punto sempre alle 1.100 panchine da professionista». STE CAR

ARTICOLO PUBBLZiCATO IL 20-07-13 SU IL MESSAGGERO

 
 
 

CALCIOSCOMMESSE: MAURI, PER LA SUPERCOPPA E' CORSA CONTRO IL TEMPO

Post n°1135 pubblicato il 17 Luglio 2013 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA Inizierà mercoledì 24 luglio, alle 10.30 (e proseguirà il giorno seguente) il dibattimento che vedrà coinvolti davanti alla Commissione Disciplinare della Figc, presieduta dall’avvocato Sergio Artico, la Lazio e Stefano Mauri. Oltre al capitano e al club biancoceleste sono coinvolti altri 7 tesserati  (Milanetto, Cassano, Gervasoni, Zamperini, Benassi, Ferrario e Rosati) e 2 club (Genoa e Lecce), deferiti dalla Procura Federale rispettivamente per illecito sportivo e a titolo di responsabilità oggettiva.
In ottica Supercoppa è molto probabile che per Mauri varrà il giudizio di primo grado emesso dalla Commissione Disciplinare. Calendario alla mano, infatti, considerando che il 24 e il 25 luglio si svolge il dibattimento e che i provvedimenti è ipotizzabile che non saranno noti prima del 29-30, debbono poi trascorrere 5 giorni (3+2) per i depositi degli appelli. Cadendo il termine il 4 agosto (domenica) scalerebbe al 5. In seguito ci vorrebbero almeno altri 3-4 giorni per la composizione della Corte di Giustizia. Questo in teoria: visto l’avvicinarsi di Ferragosto e il periodo (la maggior parte dei professionisti del settore è in vacanza), esperienze degli anni passati inducono a pensare che è probabile che il tutto possa slittare dopo il 15 agosto. Troppo tardi per l’emissione del dispositivo di secondo grado entro il 18, giorno della gara. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 17-07-13

 
 
 

CALCIOSCOMMESSE: GILLET, CAPOLINEA VICINO

Post n°1134 pubblicato il 17 Luglio 2013 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA Carriera a rischio per Gillet. Al 34enne portiere del Torino, la Commissione Disciplinare della Figc ha inferto ieri una squalifica di 3 anni e 7 mesi (stessa sanzione per Galasso), addebitandogli «la partecipazione all'illecito sportivo relativo alla gara Salernitana-Bari, considerate - si legge nel dispositivo - le aggravanti della effettiva alterazione dello svolgimento e del risultato finale della gara, e la violazione dell'obbligo di denuncia relativamente alla gara Bari-Treviso». Magrissima consolazione, quindi, il fatto che uno dei due illeciti contestati, quello con la squadra veneta, sia stato derubricato in omessa denuncia. A reggere davanti alla Commissione presieduta da Sergio Artico, è stato quasi tutto l'impianto accusatorio del procuratore Palazzi con le sole assoluzioni di Pianu e Strambelli (deferiti entrambi per illecito). Rispetto ai suoi compagni di squadra Gazzi e Barreto -  che avevano optato (come altri 8 deferiti tra cui il Bari) per il patteggiamento – Gillet  ha preferito andare sino in fondo, incentrando la propria difesa sulla mancanza della prova dell'effettiva ricezione del denaro. Ma la Commissione Disciplinare ha smontato questa tesi, affermando che «l’eventuale mancata percezione di un compenso in denaro, rilevante in sede penale, è di per sé assolutamente ininfluente ai fini della sussistenza dell’illecito disciplinare contestato al deferito» nella giustizia sportiva, aggiungendo nella motivazione della condanna per illecito nella gara con la Salernitana  che «proprio la posizione di grande prestigio all’interno della squadra del capitano Gillet, induce a ritenere logicamente altamente improbabile che l’accordo si potesse perfezionare senza il suo assenso».
LE ALTRE CONDANNE
In tutto, sono 20 i condannati per quanto riguarda il filone Bari-Bis, in riferimento alle gare Bari-Treviso dell'11 maggio 2008 e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009.  Oltre a Gillet e Galasso, inibizione per 4 anni all'ex team manager della Salernitana, D'Angelo, e squalifica di 4 anni a Ganci. Squalifica di 3 anni e 6 mesi per Belonte, Bianco, Bonanni, Bonomi, Caputo, De Vezze, Fusco, Guberti, Kutuzov, Parisi, Rajcic, Santoruvo. Sei mesi di stop, infine, per Colombo, Donda, Ladino e Spadavecchia. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 17-07-13

 
 
 

MAICON FISSA GLI OBIETTIVI: ROMA E MONDIALE

Post n°1133 pubblicato il 16 Luglio 2013 da stefano.carina
 
Tag: maicon, roma

ROMA La leggenda narra che i suoi genitori avrebbero voluto chiamarlo Michael Douglas in onore del famoso attore statunitense. Tuttavia a causa di un errore avvenuto all'anagrafe, venne registrato come Maicon Douglas Sisenando. La vita del nuovo terzino destro della Roma potrebbe essere comunque la trama di un film. Oltre alla favola del bambino che sfonda nel calcio, il brasiliano era un centrocampista ma il padre gli consigliò di diventare un terzino. Ma c’è di più: quando arrivò al Monaco nel 2004, visto che nessuno dei compagni di squadra voleva per superstizione il numero 13 di maglia, lui lo scelse per sfida: «Datemi quella maglia e vi faccio vedere quanto conta un numero». Approdato in Italia è diventato il terzino più forte del mondo scalando le vette del successo con il triplete interista. Poi l’oblio, dovuto anche agli infortuni, sfociato nell’ultima anonima stagione in Premier. Ora per il gran finale, Maicon ha scelto la Roma.

LA GIORNATA
Occhiali scuri, maglietta nera e cappellino chiaro, l'esterno brasiliano è sbarcato nella capitale alle 6,40 di ieri mattina, accolto da una ventina di tifosi. Si è fermato per qualche foto, ha firmato autografi (ad un giapponese euforico addirittura sul portafogli), ed è poi salito sull’automobile che lo ha portato in hotel, lasciandosi scappare solo due parole: «Sono contento». In tarda mattina ha svolto la prima parte delle visite mediche al policlinico Gemelli dove nel reparto di medicina dello sport si è incrociato con Andrea Bargnani, da poco trasferitosi ai New York Knicks. Poi, la seconda parte dei controlli al Campus Bio Medico a Trigoria. Ha firmato un biennale da 3 milioni. Questa mattina è atteso in ritiro.

SCETTICISMO E CURIOSITÀ
In città il suo arrivo è stato accolto con curiosità ma con altrettanto scetticismo. Sul valore tecnico del calciatore non si discute: il problema è che dal triplete interista (2010) Maicon è sparito. Nell’ultima stagione ha racimolato appena 9 presenze (di cui 4 da titolare) con il Manchester City di Mancini. Trentadue anni il prossimo 26 luglio, nel post-Cafu è stato per almeno 3-4 anni il più forte terzino destro del mondo. In carriera ha vinto molto: 8 scudetti e 2 coppe Italia, una coppa del Brasile, tre supercoppe italiane, una Champions, una coppa del Mondo per club, due coppe America e altrettante Confederation Cup. Manca il Mondiale, proprio uno dei motivi per i quali Maicon ha scelto la Roma. Il ct Scolari lo ammira ma ne ha perso le tracce. Non è l’unico. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 16-07-13

 
 
 

ROMA, CAMBIO DI ROTTA

Post n°1132 pubblicato il 16 Luglio 2013 da stefano.carina
 

ROMA. C'era una volta la Roma dei giovani. Quella che all'alba dell'avventura americana faceva dire al d.s. Sabatini «se volevate calciatori affermati, io non servo. Sono qui per scoprire talenti e farli diventare giocatori importanti». Quella che appena insediata, investiva 20 milioni per il 19enne Lamela, 12 per Pjanic (all'epoca 21enne), 3 per il prestito del 22enne Kjaer, coetaneo di José Angel, rilevato per 5 milioni dallo Sporting Gijon; che a febbraio del 2012 schierava contro il Catania un attacco formato da tre ragazzini (Borini, 20 anni, Lamela 19, Piscitella 18) e che voleva che i prodotti del vivaio potessero fare su e giù tra Primavera e prima squadra. Oltre al già citato Piscitella, all'epoca Luis Enrique aveva aggregato Viviani (classe '92), Verre, centrocampista offensivo nato l'11 gennaio del '94, in attesa di vedere due giovanissimi che Sabatini aveva acquistato a gennaio 2012: l'uruguaiano Nico Lopez, anche lui del '93, e Alexis Ferrante, addirittura del '95. Anche con Zeman il trend non era cambiato: Marquinhos titolare al posto di Burdisso, l'esordio dell'appena maggiorenne Romagnoli, la consacrazione di Lamela e il tentativo - dopo le incomprensioni iniziali e prima dell'infortunio al ginocchio - di affermazione di Destro, pagato 16 milioni.

CAMBIO DI ROTTA Questa Roma non c'è più. Si è spenta sotto i colpi di due anni tremendi di flop a ripetizione che hanno fatto alzare bandiera bianca in anticipo al d.g. Baldini. Per carità, anche in questa sessione estiva sono arrivati (Jedvai, Skorupski) e arriveranno (Strootman) certamente giovani talentuosi ma quando decidi di privarti del gioiello di famiglia, il 19enne Marquinhos (seppur a fronte di un'offerta indecente), inserisci i tuoi ragazzi in ogni trattativa che porti avanti per abbassare i prezzi dei cartellini, tratti Gilardino (31anni e con rendimento in calando, 12-6-13 reti nelle ultime 3 stagioni, rispetto ai primi anni: 23-24-17-19) e rinnovi per tre anni il contratto al 35enne Lobont, è un chiaro segnale che il progetto sul quale avevi puntato due anni fa, è stato accantonato. La fotografia che riassume questo cambio di rotta è quanto accaduto nelle ultime ore di mercato: la Roma ha scaricato il 23enne Rafael e il 18enne Wallace, bloccati da tempo, decidendo di puntare per il rilancio sul 32enne Maicon (9 presenze, solo 4 da titolare lo scorso anno al City) e il 37enne De Sanctis. Gli ottimisti di professione potrebbero insinuare che qualsiasi cosa faccia questa società non va mai bene. Non è così: almeno per chi scrive, è la semplice constatazione che il sogno, quello che nell'aprile del 2011 fece credere di poter fare calcio in modo diverso dalle abitudini italiane, è stato bruscamente accantonato. La Roma torna ad essere un club come gli altri.

USATO INSICURO Questo può avere certamente dei benefici sull'immediato. Soprattutto se "l'usato" sul quale si è scommesso risponderà alle attese. C'è molta curiosità per Maicon. Ieri il brasiliano è sbarcato a Fiumicino, ha svolto le visite mediche e oggi raggiungerà i compagni di squadra a Riscone di Brunico. Che sia stato un campione, il calciatore più forte nel ruolo nel post-Cafu, è indubbio. Il problema è che dal Triplete interista (2010) è sparito. A Trigoria si augurano che il Mondiale del prossimo anno, da giocare in casa, possa essere il trampolino per ritrovare le motivazioni perdute. Quelle che non ha mai perso De Sanctis che aspetta solo che il Napoli ufficializzi Julio Cesar per trasferirsi in giallorosso. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SU TUTTOSPORT IL 16-07-13

 
 
 

QUELLO CHE GARCIA NON SA...

Post n°1131 pubblicato il 14 Luglio 2013 da stefano.carina
 

 

ROMA La certezza che Garcia non abbia capito ancora la realtà nella quale si è calato si è avuta ieri. Primo giorno di ritiro e prima conferenza stampa dopo che nell'allenamento della mattina, una parte dei 200 tifosi presenti aveva contestato la squadra (tra i più bersagliati Osvaldo al quale qualche sostenitore imputa un dito medio alzato). L'allenatore, appena insediatosi, va giù duro: «Quelli che criticano la società e i giocatori non sono tifosi della Roma. Al peggio, sono tifosi della Lazio».
SCIVOLONE Un'uscita infelice che ha di fatto reso superflua il resto della conferenza stampa, in cui si è discusso di mercato - «Osvaldo (ieri l'agente a colloquio con lo Zenit che offre 19 milioni ma l'attaccante nicchia, ndc) e Marquinhos per ora sono qui ma chi parte verrà rimpiazzato. De Rossi? Meglio averlo con noi che contro ma io e Sabatini sappiamo di chi abbiamo bisogno» - e moduli: «Il 4-3-3 sarà uno dei sistemi che utilizzeremo. Forse quello privilegiato». Per carità, nessuno giustifica gli insulti e bisogna dare tempo al francese di capire il contesto nel quale si trova. Tuttavia in un momento dove alla Roma non c'è serenità, gettare benzina sul fuoco non aiuta. All'inizio di questa nuova avventura, servirebbe qualcuno che spiegasse a Garcia quanto accaduto da queste parti negli ultimi due anni. Perché poi, quando la frittata è fatta, non serve evocare slogan - «La Roma non si discute, si ama» - al canale tematico del club. Garcia deve sapere che il malumore della gente non si spiega solamente con il sesto e settimo posto in classifica delle ultime due stagioni. Ci sono anche le 29 sconfitte, i 4 derby persi (l'ultimo in finale di coppa Italia) sui 5 disputati, i 110 milioni spesi all'alba della terza rivoluzione tecnica che vedrà partire l'acquisto più talentuoso (Marquinhos); le promesse di fare «della Roma una regina» e poi vederla dopo 17 anni per 2 stagioni consecutive senza Europa; le goleade subite contro Cagliari, Atalanta e Lecce (con gli allenatori avversari che invitavano la propria squadra a non infierire ulteriormente) o le sconfitte inermi con Palermo e Chievo e il pareggio in casa contro il Pescara retrocesso; l'eliminazione dai gironi preliminari di Europa League per mano dello Slovan; il ritorno all'autofinanziamento; il restyling del logo che non è piaciuto alla tifoseria; l'addio di Baldini, arrivato invece come la stella cometa da seguire per portare a compimento «la rivoluzione culturale»; l'empasse sul rinnovo contrattuale di Totti; la trattativa grottesca per la cessione della metà delle quote della proprietà Usa al fantomatico sceicco Al Qaddumi; aver scaricato Zeman perché reo di aver criticato l'assenteismo dei dirigenti, accomodanti con i calciatori e incapaci di far mantenere le regole all'interno di Trigoria. Ma forse di queste cose, Garcia è già stato messo al corrente.
FINE DEL SOGNO Quello che non sa, è che in questi due anni è andato in fumo soprattutto un sogno, quello che nell'aprile del 2011 fece credere di poter fare calcio in modo diverso dalle abitudini italiane. Quello che voleva il club non parlare di arbitri, proporre un modello diverso di gestione (per poi ridursi ad avere 4 allenatori in 3 anni) e che invece, oltre a non produrre risultati, ha incrinato la storia tra De Rossi e la squadra della sua vita e sta insinuando nel capitano di sempre, Totti, il dubbio di poter fare la fine di Del Piero. Ecco, se qualcuno spiegasse queste cose a Garcia, il tecnico capirebbe di aver commesso una leggerezza e che quanto scritto sinora è un consiglio e non una critica.
DAL BRASILE, MARCOS AL PSG Intanto Sabatini è attivissimo sul mercato. La Roma ha inviato un'offerta ufficiale all'Arsenal per Gervinho. Tra fisso e bonus, è molto vicina alla richiesta di 8 milioni dei Gunners. Per Maicon, se il City partecipa all'ingaggio, si farà. Psg in pressing su Marquinhos che preferirebbe però il Barcellona. Per il quotidiano Estado de Sao Paulo, invece, il giocatore è già dei francesi per 35 milioni. Si attende il via libera del Napoli per De Sanctis. STE CAR
ARTICOLO PUBBLICATO SU TUTTOSPORT IL 14-07-14

 

 
 
 

MARCOS VA, DE SANCTIS, SKORUPSKI E GERVINHO ARRIVANO

Post n°1129 pubblicato il 13 Luglio 2013 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA Parte o non parte? Dopo qualche incertezza maturata all’ora di pranzo, alla fine Marquinhos si è aggregato alla squadra che ha raggiunto ieri sera il ritiro in Trentino. Il brasiliano – dopo il via libera dello staff medico - è dunque a Riscone di Brunico, pronto però a far le valigie e tornare a Roma quando gli verrà comunicata la conclusione della trattativa con il Psg. Nel blitz di Sabatini giovedì a Parigi l’incontro con Leonardo è servito per gettare le basi della trattativa. Sono 25 i milioni messi sul piatto dal club francese mentre la richiesta della Roma è di 32. Distanza che per le tasche dello sceicco Al Khelaifi non dovrebbe essere insormontabile. Sono ore cruciali: la Roma si augura di chiudere a 30. Esigenze di bilancio che sembrano non tenere conto della prima scelta del calciatore che aveva fatto presente nelle scorse settimane come avrebbe preferito trasferirsi al Barcellona. A questo punto, se andrà al Psg, in azulgrana è probabile l’arrivo di Thiago Silva.
ASPETTANDO STROOTMAN
Weekend di attesa sia per Strootman che per Gervinho. Ieri il centrocampista ha disputato la ripresa dell’amichevole contro l’Arminia Bielefeld. L’accordo tra Roma e Psv – 17 milioni e bonus - è stato raggiunto martedì e il giocatore percepirà 2,2 milioni per 5 anni. Serve ancora qualche giorno per produrre la fideiussione richiesta dal club olandese. Unicredit, infatti, sta seguendo i suoi percorsi burocratici e dovendo dare il via libera come socio e non come pagatore esterno, l’operazione viene definita tecnicamente più complicata. Per Gervinho, invece, la Roma ha inviato un’offerta ufficiale all’Arsenal. Tra fisso e bonus la somma proposta dai giallorossi si avvicina molto alla richiesta dei Gunners (8 milioni). Si attende una risposta per lunedì. 
ACCORDO CON MORGAN
Mentre dalla Francia il tecnico del Saint-Etienne, Galtier, chiude la porta per Ruffier - «Garantisco che rimarrà con noi» - De Sanctis (c’è l’intesa con la Roma sullo stipendio: 1,2 milioni esclusi i premi) è partito con il Napoli per la sede del ritiro ma non si è allenato con la squadra. Il portiere sta aspettando l’ufficialità dell’ingaggio del numero uno del Brasile, Julio Cesar, per raggiungere Brunico. Oramai ci siamo: ieri sera si è sbloccata la trattativa per il brasiliano con il Qpr. Capitolo Maicon: se il Manchester City partecipa all’ingaggio, si può fare. Oggi, invece, l’agente di Osvaldo incontra lo Zenit anche se l'attaccante vorrebbe la Premier League. Contratto Totti: sarà Pallotta ad occuparsene.
ECCO SKORUPSKI 
A sorpresa tra gli estremi difensori che avrà a disposizione l’allenatore Garcia ci sarà anche Skorupski. Arriva dal Gornik Zabrae: è il terzo portiere della nazionale polacca e il titolare dell’Under 21. Il ventidueenne ha già svolto le visite mediche al Capus Biomedico di Trigoria ed entro domani raggiungerà i compagni nel ritiro di Riscone, in Alto Adige. Boniek, presidente della federazione polacca, lo promuove: «Forte fisicamente, bravo tecnicamente e con i piedi, può migliorare ma le basi ci sono».
ARTICOLO PUBBLICATO IL 13-07-13 SUL MESSAGGERO

 
 
 

MARCOS SE NE VA, SABATINI INCONTRA LEONARDO A PARIGI

Post n°1128 pubblicato il 12 Luglio 2013 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

 

ROMA Ore 12,36 di ieri: a Trigoria prende il via la presentazione della nuova maglia. La squadra al completo sfila di fronte alla tribuna del campo Di Bartolomei. All’appello manca Marquinhos. Dov’è il brasiliano? Trascorre qualche minuto e arriva puntuale la versione ufficiale del club giallorosso: «Il ragazzo è febbricitante». Il tempo di lasciare Trigoria che uno scatto galeotto fa il giro del web: Marquinhos sta pranzando insieme al fratello e all’agente al ristorante Checco dello Scapicollo. 

LA SMENTITA IN TV - Notizia che viene ripresa dalle televisioni e dalle agenzie e che induce il procuratore del calciatore ad intervenire a Sky: «Marcos è stato rimandato a casa perché aveva 38 e mezzo di febbre e aveva l'autorizzazione della Roma. Ha preso delle medicine e doveva mangiar qualcosa. Visto che non aveva nulla a casa, siamo andati al ristorante che è di fronte casa sua. Va via? Non ci sono trattative e la società non ci ha autorizzato a parlare con nessuna squadra». La realtà è un’altra: Marquinhos (che ha postato in serata una foto che raffigurava un termometro che segnava 38,8) è sul mercato e il suo destino è legato a quello di Thiago Silva. Se l’ex milanista andrà al Barcellona, Marcos si accaserà al Psg. Al contrario, se il capitano della Seleçao rimarrà a Parigi, l’ex Corinthians raggiungerà Neymar e Messi in Spagna. Tanto è vero che Sabatini, una volta lasciata la Francia, è stato avvistato anche in Spagna. A Parigi il d.s. ha incontrato Leonardo e questo è un segnale molto importante. Quello che è certo è che la Roma sta provando ad alimentare l’asta anche se il colloquio privato tra il ds e Fenucci, finito nei giorni scorsi su internet, in questo senso non aiuta. L’intenzione del club è ricavare dalla cessione almeno 30 milioni, consapevole che al netto delle commissioni l’importo reale che finirebbe nelle casse giallorosse è di 25. Non è escluso che con Leonardo Sabatini abbia parlato anche di De Rossi.

IL RIBELLE - Osvaldo si è rivisto a Trigoria. Primo a varcare i cancelli del Fulvio Bernardini, il calciatore è apparso molto disteso mostrandosi poco convinto nella stretta di mano con Andreazzoli. Si attendono novità sul suo conto. L’attaccante aspetta offerte tra cui quella del Napoli. Lo Zenit si è mosso ma il tecnico Pochettino è convinto che riuscirà a fargli accettare il Southampton. 

SI ASPETTA DE SANCTIS - In attesa che la Roma produca la fideiussione per Strootman e che Betancur torni dalla Turchia con la firma di Nico Lopez, è stato ufficializzato Jedvaj, costo 5 milioni, contratto triennale da 500mila a stagione. Sono però ore decisive per il portiere. Ruffier nei giorni scorsi ha dato la disponibilità a Garcia al trasferimento. Il problema è il costo dell’operazione: il Saint Etienne lo valuta 8 milioni. Ieri De Sanctis non ha preso parte all’allenamento del Napoli. Segnale pro-Roma che però non può attenderà in eterno la conclusione del trasferimento in prestito di Julio Cesar dal Qpr ai partenopei. Se non si sblocca, c’è Sorrentino. È fatta con il Lecce per il giovanissimo Di Mariano (classe ’96) mentre è in arrivo il baby portiere dell'under 17 romena Ionut. Romagnoli è stato richiesto dal Torino dove si monitora la situazione di D’Ambrosio, in scadenza nel 2014. Curiosità: Gervinho, accostato nei giorni scorsi alla Roma (nuova offerta a breve), non è partito per la tournée asiatica dell’Arsenal perché febbricitante. Guarda caso, come Marquinhos. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 12-07-13

 

 
 
 

ORA PALAZZI HA FRETTA

Post n°1127 pubblicato il 11 Luglio 2013 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA Contropiede di Palazzi. Oltre ai deferimenti per Lazio-Genoa del 15 maggio 2011, ieri il procuratore federale ha allegato anche quelli relativi alla gara Lecce-Lazio del 22 maggio.

ASSO NELLA MANICA - Questo perché gli 007 di via Po nelle ultime ore hanno ricevuto l’ok dalla Procura di Cremona per utilizzare a fini processuali anche l’informativa del Servizio centrale operativo della Polizia (Sco) dove sono presenti nuovi elementi che sosterranno il capo d'accusa nella gara Lecce-Lazio. Ieri mattina è stato inviato un fax dalla Figc che ha comunicato alle parti interessate la novità. In totale sono stati deferiti per la prima partita i calciatori Cassano, Gervasoni, Mauri, Milanetto, Zamperini e per responsabilità oggettiva Lazio e Genoa. Per la seconda, invece, Benassi, Cassano, Ferrario, Gervasoni, Mauri, Rosati, Zamperini e per responsabilità oggettiva Lazio e Lecce.

LAZIO-GENOA - A rischiare di più, nel processo che dovrebbe prendere il via il 24 luglio, sono la Lazio e Mauri. Il centrocampista, infatti, è stato rinviato a giudizio per doppio illecito per entrambe le gare oltre che per la violazione dell'articolo 1, comma 1 (violazione principi di lealtà, correttezza e probità) e dell’articolo 6, comma 1 (divieto di effettuare scommesse). La richiesta di Palazzi per il calciatore potrebbe arrivare a 5 anni mentre per la Lazio (considerando la doppia responsabilità oggettiva con annessa recidiva, la centralità di Mauri e il fatto che l’illecito sportivo è a vincere) una penalità dai 5 ai 6 punti in classifica (senza contare l'incognita Uefa in Europa). Per Genoa (e Lecce), invece, 2 o 3 punti anche se il legale dei liguri, Grassani, afferma che «pensare a una penalizzazione per il club è fantascienza». Secondo il teorema del procuratore federale, su Lazio-Genoa, Mauri e Milanetto sono «i due giocatori individuati con i quali il risultato è stato concordato». Gervasoni e Cassano sono «sodali di Zamperini, conoscendo il legame d'amicizia con quest'ultimo e Mauri». «Singolare» e «sintomatico di una viva attività posta in essere» è la definizione che Palazzi dà all'attività telefonica di Mauri con Luca Aureli (agente di scommesse): 15 contatti tra le 22.51 e l'1.41 del 14 maggio.

LECCE-LAZIO - Nella gara contro il Lecce (aspettando di conoscere informativa dello Sco) sia Benassi che Rosati furono contattati «perché non c'era certezza su chi avrebbe giocato». Il procuratore fa leva sull’ammissione di Ferrario: «Zamperini mi disse che c'erano dei suoi amici che volevano puntare del denaro per quella gara». Ancora una volta Palazzi chiama in causa Mauri «per avere aderito all'accordo illecito anche per fare ottenere alla Lazio un vantaggio in classifica e percependo, a tal fine, una somma di denaro».

IL RUOLO DI GERVASONI - Ci si basa in questo caso sulle accuse di Gervasoni, nel confronto con Gegic il 18 marzo scorso: «Appresi da Gegic, che aveva appena parlato con Ilievksy, che erano molto compiaciuti del rapporto che si era instaurato con Mauri e si prefiguravano i guadagni che avrebbero potuto conseguire una volta che la Lazio avesse avuto accesso alle Coppe Europee». Anche se, lo ‘zingaro’ smentisce: «Tutte cose inventate da Gervasoni». Il club biancoceleste, invece, è chiamato a rispondere di un’accusa di responsabilità oggettiva «della effettiva alterazione del risultato, del conseguimento del vantaggio in classifica, nonché della pluralità degli illeciti posti in essere dal proprio tesserato». Sui deferimenti è intervento anche il presidente Abete, che ha assicurato che «al via della serie A ci sarà chiarezza». Intanto è attesa per oggi la sentenza di primo grado per il filone di Bari-bis.

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO L'11-07-13

 
 
 

ROMA, RITORNO AL PASSATO E TIFOSI IN FERMENTO

Post n°1126 pubblicato il 09 Luglio 2013 da stefano.carina
 

ROMA C'era una volta l'autofinanziamento. Termine abiurato a Trigoria dall'avvento della nuova società americana che per due anni, insieme al socio di minoranza (40%) Unicredit, ha investito 110 milioni sul mercato. In realtà a questi soldi vanno sottratte le entrate per le cessioni che portano comunque il saldo ad una settantina di milioni.

RITORNO AL PASSATO In questa stagione qualcosa è cambiato. Anzi, più di qualcosa visto che oggi la Roma si raduna e alla voce acquisti ancora non c'è nemmeno un calciatore. Per carità, Benatia in giornata completerà le visite mediche (iniziate ieri) e presumibilmente sarà annunciato ma è alquanto singolare che senza le cessioni di almeno un paio di big, il d.s. Sabatini non riesca a chiudere nessun affare in entrata. 'Do ut des', dicevano i latini e la formula - anche se farà arricciare il naso a Trigoria - si addice bene all'attuale mercato giallorosso. 'Do perché tu dia', che tradotto nel gergo calcistico non significa altro che cedere per poi comprare. Non è dunque un caso che i soldi del trasferimento di Stekelenburg al Fulham (5,6 milioni) siano serviti per il riscatto di Destro (4,5 milioni) e alla definizione di altre operazioni minori. Ora le cessioni di Osvaldo, De Rossi e uno tra Marquinhos e Pjanic dovrebbero dare la svolta al mercato giallorosso.

IN PRESSING PER STROOTMAN Sbloccato l'affaire-Benatia con l'inserimento della comproprietà di Verre nella trattativa con l'Udinese (che prevede anche la metà di Lopez e soldi cash), vicino ad abbracciare De Sanctis (julio Cesar è a un passo dal Napoli) Sabatini punta forte su Strootman che ieri ha lanciato segnali incoraggianti: «Ci sono molte squadre interessate a me ma solo quando queste avranno raggiunto un accordo con il PSV io entrerò in scena. Ciò non significa che siano tutte fra le sei migliori squadre al mondo. Ho avuto richieste anche dalla Russia, ma non è un'opzione che fa per me. Anche l'opinione del ct Van Gaal sarà molto importante, visto il Mondiale del prossimo anno. Se lascerò il Psv solamente per un club in Champions? Non è indispensabile». Tre i passaggi sotto esame dell'intervista rilasciata a Voetbal International: 1) Ci sono molte società interessate ma non significa che siano tutte fra le sei migliori al mondo 2) Non è indispensabile che la squadra che lo cerca giochi in Champions 3) La scelta ricadrà su un club che gli garantirà il posto da titolare. Senza voli pindarici, sembra essere l'identikit della Roma. Le trattative con il Psv vanno avanti. Sabatini sta provando ad abbassare la prima richiesta olandese (20 milioni) inserendo una lunga serie di bonus. Mentre Castan è richiesto dal Flamengo, ufficializzati i ritorni di Brighi al Torino, Curci al Bologna, José Angel al Real Sociedad mentre D'Alessandro va in prestito al Cesena.

OGGI SI COMINCIA Questa mattina riparte intanto la stagione anche se dalle parti di Trigoria Garcia è già al lavoro: ieri la prima riunione dello staff al completo. Oggi visite mediche per i 22 convocati (c'è Osvaldo). Atteso anche un raduno di tifosi che presumibilmente contesterà l'immobilismo della dirigenza sul mercato. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SU TUTTOSPORT IL 09-07-13 

 
 
 

OFFERTA PER DIEGO ALVES, LOBONT RINNOVA

Post n°1125 pubblicato il 02 Luglio 2013 da stefano.carina
 

ROMA La strana sensazione di sentirsi un portiere svincolato è durata poco più di una decina di ore. Nel pomeriggio di ieri Bogdan Lobont ha rinnovato il suo contratto con la Roma sino al 2016. Tre anni per il romeno che ha visto così premiata la sua fedeltà alla causa giallorossa. Intesa che tra le parti era già stata raggiunta da settimane e che andava solamente formalizzata. La curiosità vuole che Lobont aveva praticamente firmato un contratto in bianco lasciando che sulla durata fosse la società a decidere. Il club lo ha ripagato con un triennale da 450mila euro a stagione che garantiranno la permanenza dell’ex Ajax a Trigoria sino alla soglia dei 39 anni (è nato nel gennaio del ‘78). Per rimanere nella capitale, il portiere ha rifiutato diverse possibilità: Sampdoria, Bologna e Torino in Italia, Besiktas in Turchia che gli ha recapitato un’offerta di un accordo biennale da 850mila euro a stagione.

OFFERTI 2 MILIONI - Con il rinnovo del romeno e il rientro alla base di Curci – «Spero sia l’opportunità giusta» - non si ferma la ricerca del portiere titolare. Nei giorni scorsi offerti sia il numero uno del Fortuna Dussendorf, Rensing, che lo spagnolo Moya del Getafe. Entrambi però non convincono. Eppur qualcosa si muove. Braulio Vazquez, d.s. del Valencia, ha lasciato intendere come il matrimonio del club con Diego Alves sia agli sgoccioli: «Vogliamo che Guaita (l’altro portiere in rosa, ndc) continui con noi. La Roma su Alves? Può darsi…». Un’ammissione sibillina avvalorata dai fatti. Nelle ultime ore Sabatini ha fatto recapitare da un intermediario di fiducia un’offerta di 2 milioni per il brasiliano (con passaporto italiano). Proposta che è stata formulata con il chiaro intento di abbassare ulteriormente la valutazione della società spagnola che però è già scesa da 8 a 6 milioni. Restano in ballo, comunque, Rafael e Viviano. Sul fronte societario, invece, sono emersi dei rumors riguardanti un possibile ingresso in società di un nuovo socio degli americani. Il contatto risale ai primi mesi del 2013: un imprenditore tedesco ha avvicinato Unicredit proponendosi come intermediario per conto di un soggetto giuridico russo con interessi in ambito sportivo. Approccio che ha portato a un nulla di fatto. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 02-07-13

 
 
 

CALCIO E FISCO: "PENALIZZAZIONI PER I CLUB? IN REALTA' RISCHIANO POCO O NULLA"

Post n°1124 pubblicato il 28 Giugno 2013 da stefano.carina
 
Foto di stefano.carina

ROMA Mario Stagliano, avvocato ed ex vice capo della procura indagini della Figc, è uno dei massimi esperti in materia di giustizia sportiva.
L’ha sorpresa l’indagine della Guardia di Finanza nel calcio?
«Con tale ritardo non me l’aspettavo…».
Le condotte di alcuni procuratori, in favore dei calciatori, finalizzate a evasione di imposta sui redditi e di regole su imposizione tributaria, è dunque un fenomeno già conosciuto?
«Sono anni che la Figc ha modo di analizzare dei contratti che indubbiamente mostrano molti elementi di perplessità. Quando vedo che ci sono degli accordi dove gli agenti percepiscono molto di più dei calciatori assistiti, qualche dubbio me lo devo far venire. Ma dirò di più: proprio quei contratti sono stati analizzati anche dalla Guardia di Finanza. Possibile che non ci sia mai stato alcun sospetto?
Magari serviva qualcuno che denunciasse tali comportamenti.
«Se è per questo, solamente nell’ultimo anno la Federsupporter ha segnalato almeno quattro volte al Ministero del Lavoro e altrettante volte alla Figc l’anomalia dei rapporti tra tesserati e agenti di calciatori. Non è stato fatto nulla. La Federazione va a ricasco della Procura della Repubblica quando gli basterebbe fare un’indagine autonoma».
Ma il suo raggio d’azione non è limitato?
«Verissimo ma quando c’è qualcuno che denuncia delle cose strane, basta andare in Lega, acquisire i contratti della società X e tirare fuori tutti i rapporti che ci sono tra tesserati, agenti e società. Come dice lei, la procura non avendo gli atti della magistratura ordinaria non può allungare l’occhio su quanto accade all’estero ma quando il calciatore arriva in Italia può agire da sola. Non dovrei incuriosirmi se vedo che un calciatore percepisce un ingaggio di 500mila euro a stagione e il club poi ne versa un milione all’agente?»
Ma ora cosa rischiano le società coinvolte?
«Per quello che è accaduto prima del 1 luglio 2007 nulla, visto che c’è la prescrizione. Per il resto molto poco. I precedenti, e mi riferisco a procedimenti analoghi di violazione su norme fiscali che si sono svolti sino ad un paio di mesi fa, hanno visto comminare pene ridicole. Per le società esclusivamente sanzioni economiche. I presidenti hanno ricevuto invece inibizioni irrisorie mentre i tesserati squalifiche convertite in ammende e gli agenti periodi di sospensioni brevi. Sulla base di quanto accaduto, quindi, se dovessi essere chiamato a difendere in futuro una di queste componenti, la prima cosa che farei è andare dal procuratore federale e chiedere il patteggiamento sulla base della sanzione che è stata chiesta nei precedenti casi. E Palazzi non me la potrebbe negare. A meno che non entri in gioco il discorso riguardante l’associazione per delinquere. Ma va dimostrata e per farlo serve tempo, prove e dunque un’indagine seria e approfondita che temo non abbiano voglia di fare». STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO IL 27-06-13

 
 
 

RIVOLTA SOCIALE IN BRASILE, PAULO SERGIO RIVELA: 'SIAMO BARRICATI IN CASA'

Post n°1123 pubblicato il 22 Giugno 2013 da stefano.carina
 

 

Nonostante sia stato a Roma solamente per un biennio (1997-99), Paulo Sergio è rimasto nel cuore di molti tifosi giallorossi.Campione del mondo con la Seleçao nel 1994, da qualche anno è tornato a vivere a San Paolo, uno degli epicentri della rivolta sociale scoppiata in Brasile.

Cosa sta accadendo?
«Semplice: la gente non ce la fa più. È iniziata una mobilitazione nelle città più grandi del Brasile, sfruttando anche la visibilità dei media internazionali presenti nel paese per la Confederation Cup».

Quale è lo scopo della protesta?

«È chiaro che la parte avversa al governo socialista sta cercando di approfittarne ma è perlopiù una protesta partita dalle classi più povere. Si chiede che si spendano soldi per la costruzione di scuole pubbliche e ospedali, per combattere la criminalità organizzata e non solamente per gli stadi in vista dei mondiali del prossimo anno. Anche perché poi, se non ti adoperi per migliorare la situazione del popolo, non puoi aumentare il costo della vita come accaduto con i biglietti dell’autobus, della metro e dei treni». 

Di quanto sono aumentati?
«Si è passati da 3 a 3,20 reais: 20 centesimi (revocati poi mercoledì, ndc). Magari in Italia farà sorridere ma questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso». 

Si aspettava una protesta del genere?
«No, mi ha sorpreso nella sua portata. Sono d’accordo con chi scende in piazza ma non con la violenza. Purtroppo tra decine di migliaia di persone che manifestano ci sono sempre 200-300 individui che ne approfittano per alimentare incidenti. La polizia, però, sta reagendo in modo energico». 

Ha paura?
«Le dico solamente che questi giorni ho imposto ai miei due figli (22 e 20 anni, ndc) di rimanere in casa e non uscire. Io faccio lo stesso: abbiamo paura, non è proprio il caso uscire, siamo barricati. Ci sono delle zone della città nelle quali è meglio non passare: si rischia troppo. Fortunatamente qualche minuto fa stavo sentendo alla televisione che il Movimento Passe Livre di San Paolo, dopo la revoca degli aumenti dei biglietti dei trasporti pubblici, non convocherà nuove manifestazioni. Spero sia l’inizio di un ritorno alla normalità». STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO IL 22-06-13 SUL MESSAGGERO

 

 
 
 
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