Creato da gruppoalidaquila il 25/02/2010

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NOI SIAMO CHIESA : "E’ tempo di iniziare le riforme da tempo necessarie:V°anniversario del pontificato di Benedetto XVI”.

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Movimento Internazionale Noi Siamo Chiesa

Comunicato stampa Madrid / Roma, 19 aprile, 2010

Noi Siamo Chiesa: "E’ tempo di iniziare le riforme da tempo necessarie: quinto anniversario del pontificato di Benedetto XVI”.

Il movimento internazionale Noi Siamo Chiesa chiede a tutti i fedeli di sostenere la lettera che Hans Kung ha scritto ai vescovi.

Il Movimento Internazionale Noi Siamo Chiesa è dispiaciuto del fatto che il quinto anniversario dalla elezione di papa Benedetto XVI venga offuscato dalla profonda crisi in atto nella Chiesa. Ci riferiamo alle rivelazioni degli scandali di abusi sessuali in tutto il mondo e delle relative coperture operate per lungo tempo.

“Non è certo il crescente secolarismo ad aver causato la profonda crisi della nostra chiesa, ma l’incapacità del papato di leggere i segni dei tempi”, dichiara Raquel Mallavibarrena di Somos Iglesia, attuale presidente del Movimento Internazionale Noi Siamo Chiesa. “Lo scandalo degli abusi e il suo occultamento sono dovuti alla concezione disumana della sessualità e al persistere di antiche strutture patriarcali. L’attuale crisi globale dimostra che la gerarchia ecclesiastica non può più costituire il fondamento o la giustificazione per l’autorità e la struttura istituzionale della chiesa cattolica”.

Noi Siamo Chiesa apprezza l’attuale opera del papa nel combattere la pedofilia nella chiesa. La tragedia di Benedetto è legata al fatto che ha cominciato troppo tardi, e in modo inefficace, e non è abbastanza sostenuto da tutti i cardinali, vescovi e dalla Curia Romana. Ora sta raccogliendo i frutti della semina, quando nel 2001, in qualità di Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede (CDF) ha ordinato ai vescovi della chiesa universale di nascondere alle autorità civili qualunque caso di abuso sessuale su minori ad opera di membri del clero e di informarne, invece, il suo ufficio.

Joseph Ratzinger, che negli ultimi trent’anni ha rappresentato la più alta carica istituzionale nella determinazione della dottrina cattolica ufficiale, è responsabile per non aver adeguatamente risposto alle sfide nel nostro tempo in molti ambiti, ignorando spesse volte le richieste a lui avanzate da vescovi, teologi o semplici fedeli di tutto il mondo, coloro che affrontano le sfide pastorali nei loro rispettivi ambiti. In particolare ha contrastato con ostilità la teologia della liberazione.

I cinque anni di pontificato di Benedetto dimostrano sempre più il limite fondamentale dell’intero sistema della chiesa cattolica romana – la sua costituzione gerarchica, il centralismo romano basato su una “società a due classi”, preti/laici.

Inoltre, la ferma opposizione alla guerra, che aveva contraddistinto Giovanni Paolo II, è stata abbandonata da Benedetto XVI, che ha incontrato in modo molto amichevole l’ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, responsabile dell’attacco in Iraq. Il papa deve riprendere una decisa opposizione verso i capi di stato che sono fautori della guerra e deve parlare chiaramente contro la guerra, il disarmo e il commercio degli armamenti.

Pedro Freitas di Nos Somos Igreja, Portogallo, che assumerà a breve la presidenza del Movimento Internazionale Noi Siamo Chiesa, ha dichiarato: “Il clamore che ha colpito la chiesa mondiale quando il papa, con una azione personale in totale contrapposizione al principio della collegialità, ha revocato la scomunica ai vescovi della fraternità di S. Pio X, è stata una chiara manifestazione di distanza tra papa Benedetto XVI e il Concilio Vaticano Secondo. L’estrema centralizzazione del potere e il totale non-rispetto del principio di sussidiarietà nella chiesa, che ha caratterizzato il governo di Benedetto, hanno conseguenze allarmanti e sono in larga parte alla base delle crescenti sfide pastorali che le chiese locali si trovano ad affrontare, il costante decremento delle vocazioni verso forme di presbiterato fuori dal tempo e la sempre maggiore diserzione da parte dei fedeli”.

Il Movimento Internazionale Noi Siamo Chiesa sostiene fermamente la lettera aperta di Hans Kung ai vescovi nella quale li esorta ad intraprendere le necessarie riforme. Noi Siamo chiesa invita tutti i fedeli a spedire email e lettere ai loro vescovi e nunzi a sostegno della lettera aperta di Kung. L’attuale crisi e l’inadeguatezza della risposta da parte delle autorità ecclesiastiche, evidenzia con estrema chiarezza che le riforme strutturali in linea con il Concilio Vaticano II, e che Noi Siamo Chiesa chiede da oltre 15 anni, non possono aspettare. E’ il momento di dare vita a queste riforme:

Il Popolo di Dio deve poter partecipare a tutti i livelli della nostra chiesa, così che si possa cominciare ad affrontare le sfide pastorali attraverso modalità innovative. I fedeli devono avere voce in capitolo nella scelta dei loro vescovi, altrimenti Roma continuerà a nominare vescovi più interessati all’istituzione che al gregge.
2 La misoginia ecclesiastica deve finire e le donne devono essere ammesse al presbiterato, ministero che dovrà essere basato sul servizio e non sul potere.

Il celibato dovrà diventare facoltativo, così che l’amore sponsale non resti un tabù per i chierici.
Si dovranno accettare i risultati delle scienze umane riguardo la morale sessuale e si dovrà rispettare il primato della coscienza individuale informata.
Si dovrà predicare un Vangelo che sia un invito alla pienezza di vita e non uno strumento per disciplinare la gente attraverso l’intimidazione.
Papa Benedetto dovrebbe intendere le critiche mondiali sul suo pontificato, pur se decise, come un’espressione di grande preoccupazione per il benessere dei fedeli e dell’intera chiesa. Il Codice di Diritto Canonico recita nel Canone 212: “I fedeli hanno il diritto di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri” (§2.) “In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona”(§3) .

 
 
 
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