Dopo la prima giornata

Post n°10 pubblicato il 30 Aprile 2009 da RomanoDiLivorno

Beh, come primo giorno di blog, direi che posso dichiararmi moderatamente soddisfatto. Non so se un centinaio di visite siano molte ma, le considero sufficienti. Non so ancora bene come funzioni la “vita  di Blog” ma spero di imparare presto. Intanto grazie a tutti i visitatori.

Prima di aggiungere qualche altro racconto, lasciamo maturare l’ Incipt di Koala.

Vi è piaciuto? Aspetto le vostre osservazioni. Intanto cercherò di modificare l’aspetto grafico del Blog.

A più tardi

 
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Incipt di Koala

Post n°5 pubblicato il 29 Aprile 2009 da RomanoDiLivorno

Incipt di Koala

Mi guardo allo specchio mentre il phon soffia aria calda sui miei capelli. Getto un’occhiata distratta all’orologio, fra meno di mezz’ora dovrò essere al lavoro.

Lavoro!  Per la verità di lavoro ce n’è ben poco perché in quel cesso di bar, gente ce ne viene sempre meno. Un po’ per quello spilorcio di proprietario che non vuol tirare fuori i soldi neanche per le più piccole riparazioni, un po’ per la sporcizia che aumenta di giorno in giorno.

Guardo di nuovo l’orologio; mi sa che arriverò in ritardo anche stamani. Dalla porta aperta vedo il letto disfatto con l’impronta del corpo di Mary.

E’ bella Mary. Tipo mediterraneo, viziata e volubile quanto può esserlo una ragazza di vent’anni.

In questo momento vuol fare la cantante; la settimana scorsa la ballerina e quella prima l’attrice. Che me ne frega, tanto poi viene a letto con me...

Mi sa che arriverò con mezz’ora di ritardo. Un’ultima occhiata allo specchio, mi aggiusto la camicia ed esco fischiettando.

Allegria! La vita è bella!

 

Mi accoglie una gran bella giornata, la brezza marina invita a passeggiare e dato che la vecchia, cara “Punto”, sta per esalare l’ultimo respiro, la lascio tranquilla e mi avvio a piedi verso la fonte del mio unico reddito.

 

Voltandomi di tanto in tanto a guardare quelle popò di gnocche per cui é famosa la mia città, ho raggiunto il locale. Madonna com’é squallido! E’ situato in un quartiere caratteristico che ha visto giorni migliori, ma che l’abbandono delle fabbriche ha reso quasi fatiscente.  “StringiStringi” lo chiamano, a causa delle riduzioni di superficie, apportate agli appartamenti, dall’allora regime fascista, per aumentare il numero dei consensi.

Un barbone sta rovistando in un cassonetto, da un camioncino parcheggiato in seconda fila scaricano casse di verdura.  Salto un sacchetto d’immondizia evito il solito stronzo in motorino che viaggia contro mano, tiro un lungo sospiro ed entro fischiettando in quello che ormai viene comunemente chiamato “Trash Bar”. Intendo subito che non é giornata. Il negriero mi guarda accigliato, si porta il polso sinistro davanti agli occhi, osserva l’orologio e capisco l’antifona.

«Sì, scusi. Ho fatto un po’ tardi» dico con l’aria più innocente di questo mondo.

«Un po’ tardi?» mi scimmiotta lo schiavista.

«Cinque minuti.» Insisto voltando lo sguardo da un’altra parte.

«Tre quarti d’ora» ribatte lui «...mezz’ora ieri, un’ora il giorno prima, due lunedì scorso…»

Boia! E proprio incazzato. Mi tolgo la giacca e comincio ad allacciarmi il lungo grembiule unto e bisunto.

«Rimettiti la giacca e vattene. Sei licenziato» Mi dice truce. Lo guardo fisso e gli darei volentieri una scarica di cazzotti, se non fosse per i suoi due metri d’altezza e i centoventi chili di ciccia floscia.

« Fanculo» gli dico invece «non sai cosa ti perdi.» Noto il suo sopracciglio che si alza leggermente «Dammi la liquidazione che me ne vado subito da questo schifo di posto.»

«Passa la settimana prossima» risponde il negriero mentre scaccia una mosca da un vassoio di tramezzini.

 «Se esco da qui senza soldi vado dall’Ispettore del lavoro.»

Lo stronzo sbuffa, vedo che gli si gonfia la vena del collo e mi preparo alla fuga. Lui, invece, tira fuori il libretto degli assegni e fa per scrivere qualcosa.

«Contanti!» ordino.

Prima di uscire getto un’ultima occhiata intorno Vedo la vecchia macchina del caffè, il panchetto sul quale mi sono seduto tante volte a fantasticare, la ragnatela che mi ero proposto di togliere proprio oggi, tiro su col naso, drizzo le spalle, e finalmente uno splendido, potente, liberatorio, vaffanculo, accompagnato da un altrettanto liberatorio gesto dell’ombrello, mi esce come il rombo di un cannone.

Ora la giornata sembra decisamente più brutta ed ho la testa squassata da tuoni e lampi che mi fanno sbattere gli occhi.

“Boia d’un cane! Devo ricominciare da capo.”

Non ho più voglia di camminare, non ho voglia di fischiettare, non ho voglia di andare a casa. Non ho voglia di niente. Il vetro di un negozio mi rimanda l’immagine di un tizio con lo sguardo malinconico. Mi passo la mano sui capelli ancora umidi e riprendo a camminare. “ Stronzo di un negriero!”

«Ciao Diego»

Ecco, ci mancava lei adesso!

«Ciao» rispondo.

«Che ci fai qui? »

Ho la sensazione che stia per scoppiare un temporale.

«Non sei al lavoro?»

Cosa le racconto? Non la guardo negli occhi, fisso i suoi seni, penso a quanto è stato bello solo alcune ore fa, poi l’abbraccio stretta e avvicino la bocca al lobo del suo orecchio.

«Licenziato» sussurro.

La sento irrigidirsi. Per un attimo rimane immobile, poi si scioglie dall’abbraccio e mi guarda. Sembra boccheggiare come un “ghiozzo fuor d’acqua”. Dai suoi occhioni neri escono vere e proprie scosse elettriche mentre dalle sue labbra, perfettamente disegnate, straripa un fiume di parole.

Quei tuoni che sento solo io stanno aumentando e la tempesta che si preannunciava ora è esplosa in tutta la sua veemenza.

«Sei un incapace.» Cerca di darmi un ceffone ma schivo il primo assalto, «un fallito, un buono a nulla, un….» E giù pugni sul petto e calci negli stinchi.

«Hei picchia piano; mi fai male» dico. Cerco di scherzare ma lei non ride e mi fissa negli occhi:

« Ho sopportato anche troppo. Non hai carattere, non hai personalità, non hai niente di niente...» Rimane un attimo senza fiato e ne approfitto per cercare di interrompere quel fiume che sta straripando.

«Ma quello è un negriero...»

«Sì. Quello è un negriero, quello prima non ti pagava, quell’altro ti faceva lavorare troppo....ma che cazzo vuoi che me ne faccia di uno come te. Ho grandi mire io, cosa credi?» Si ferma un attimo con gli occhi bassi come a valutare la portata delle sue parole e mi accorgo che le sue narici si sono allargate a dismisura. Cazzo, sembra un toro che sta per attaccare il torero.

« Sei la mediocrità fatta persona. Sarai un fallito per tutta la vita.» aggiunge furente. Mi assesta un ceffone, che questa volta va a segno, si volta e se ne va.

Avrei voglia di batterle le mani.

«Perfetta interpretazione» vorrei dirle, ma l’unica cosa che riesco a gridare è un fanculo strozzato che lei non sente.

Non mi resta che ammirare, forse per l’ultima volta, il suo fondo schiena che si allontana, sperando che inizino a scorrere i titoli di coda. Ma questo non è un film.

 
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Presentiamo Koala

Post n°2 pubblicato il 29 Aprile 2009 da RomanoDiLivorno
Foto di RomanoDiLivorno

Scheda sinottica

In una chiave tutta sua, e contrariamente a ciò che ti aspetti, Koala parla soprattutto di cambiamento.

Del cambiamento nelle cose e nelle persone, del cambiamento che c'é, come pure di quello che non ci sarà mai.

E così prendi il protagonista di Koala, giovane, sfrontato e spiantato e la sua vita che cambia, economicamente e moralmente, prendi la sua ex ragazza, di cui è tutt'ora innamorato e prendi il suo migliore amico che vive per la sua chitarra, mettili assieme e guarda la loro veloce ascesa verso il Paradiso, così simile ad una discesa all'Inferno.

Da Livorno si dipana un'avventura che ha per sfondo lo sfruttamento, la fame e nessuna considerazione per la vita umana.

In Un' Africa orgogliosa quanto disperata il protagonista incontra finalmente il significato della sua vita e quel tipo di sentimenti che considerava impossibili in lui.

Gli inaspettati collegamenti col suo passato lo spingeranno a fare la spola fra Europa Asia e Africa, in una corsa contro il tempo. Combatterà e la sua vittoria avrà un prezzo salatissimo e sarà comunque legata alla consapevolezza che é solo una battaglia vonta in una guerra.

Anche se l'insegnamento ricevuto dagli occhi grandi di un bambino nero, ammalato di una malattia della quale nella lontana Italia, quasi tutti non sanno neppure il nome, é che comunque bisogna esserci, é che bisogna provarci sempre, costi quel che costi.

Koala si deve leggere su molti livelli perché così é stato scritto. Ben più di un roimanzo d'avventura, ben oltre un giallo. Un libro che non può lasciare indifferenti.

Statale 11 Editrice

 
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Presentazione

Post n°1 pubblicato il 29 Aprile 2009 da RomanoDiLivorno

Innanzi tutto desidero porgere un cordiale saluto a tutti coloro che visiteranno questo blog e un sentito ringraziamento a quanti decideranno di continuare a farmi visita.

La mia passione è...scrivere e, contro ogni più rosea aspettativa, sono riuscito a pubblicare già tre titoli e a breve, spero, il quarto. Parecchi racconti sono inoltre stati inseriti in Antologie ed altri pubblicati in rete.

 

Come ben sanno, coloro che hanno la sventura di innamorarsi dell' "Arte di scrivere", la difficoltà non consiste tanto nella pubblicazione di un libro, quanto nella sua commercializzazione. Purtroppo in Italia i grossi Editori, si guardano bene dall'investire in Autori sconosciuti, preferendo il comodo "letto" del nome famoso e molto spesso il contenuto letterario è un optional.

Gli unici che affrontano il rischio d'impresa, con la speranza non tanto nascosta di trovare la "gallina dalle uova d'oro", sono i piccoli Editori che, ahimè, quasi mai hanno la forza di sostenere una campagna promozionale.   

In questo contesto è, quindi, quanto mai vero il detto "aiutati che il ciel ti aiuta" e l'Autore deve mettere in campo tutte le strategie possibili, per ampliare la sua sfera di visibilità.

 Nel Blog presenterò pertanto i miei libri e racconti e ben volentieri ne discuterò con quanti vorranno pormi domande e critiche. L'unica cosa che chiedo è l'educazione e il buon gusto. Grazie!

Se poi qualche collega, volesse approfittare di questo blog, per presentare qualche suo racconto, sarò ben lieto, nei limiti dello spazio, di dargli ospitalità.

Via! Si parte.

 
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