Creato da indignati_2011 il 25/06/2011
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Il vice presidente della regione Lombardia , Penati , si dimette dal suo incarico ma si tiene stipendio e privilegi

Post n°27 pubblicato il 22 Luglio 2011 da indignati_2011

Il vice presidente della regione lombardia Penati , indagato  in uno dei frequenti casi di mazzette ed estorsioni in cui i papponi di stato vengono chiamati a rispondere dalla magistratura , ha fatto un gesto bellissimo . Si e' " autosospeso " dal suo incarico tra gli applausi dei mandarini del suo partito ( Pd ) che lo additano come " esempio di sensibilita' istituzionale " Pare pero' che si sia dimenticato ( una distrazione che puo' capitare a tutti .... ) di sospendersi anche dallo stipendio . Fanno SOLO  15.500 euro al mese + qualche piccolo benefit per gettoni di presenza , e rimborsi spese . Ovviamente mantiene la segreteria a sua disposizione .

E ovviamente continua a percepire 51.600 euro all'anno quale rimborso spese PER AVERE RINUNCIATO ALL'AUTO BLU .  E' gia' perche con Penati presidente di Provincia i consdiglieri hanno deliberato che rinunciavano all'auto blu ma si attribuivano un piccolo rimborso mensile . Penati aspetta fiducioso , come piace dire ai papponi di stato , che la giustizia faccia il suo corso . Nel frattempo matura sia la sua liquidazione , sia il vitalizio  rimpinguato in ragione della sua carica anche se si e' autospeso .

I cittadini anche questa volta , comunque vada a finire l'indagine a carico di Penati e altri ( il bottino era troppo grosso per essere intascato da uno solo ) sono cornuti e mazziati

 
 
 

Ma la democrazia quanto ci costa ? non lo sa nessuno , e' il segreto meglio custodito in Italia .

Post n°28 pubblicato il 22 Luglio 2011 da indignati_2011

 

Ai papponi di stato piace dire , da almeno venti anni , che  " la democrazia ha un costo "Con questa affermazione giustificano non solo il fiume di denaro pubblico che assorbono ma anche quello che rubano . Ma poi nessuno ci sa dire o ci vuole dire " quanto " costa la democrazia . Agli altri cittadini europei basta un clic su una pagina web per sapere quanto costa il parlamento e quanto le isituzioni locali . Da noi ci prtovano duramente gli sudiosi e i curiosi , i centri di statistica e i giornalisti . Ovviamente le loro conclusioni non sono mai omogenee perche e' difficilissimo penetrare nelle segrete cose delle casta . Che confonde la democrazia e con la partitocrazia , la trasparenza con i metodi truffaldini . Per i papponi di stato la liberta e la democrazia ci debbono costare tanto quanto piace a loro e non quanto e' logico .

In politica la libertà d'opinione è d'oro. Lo dimostra per esempio la proliferazione dei Gruppi parlamentari che, alla Camera, costano tre milioni di euro ciascuno ogni anno. Una corsa senza freni imposta dai cambi di maggioranza, da formazioni nate, morte e risorte a distanza di neanche due anni dall'inizio della legislatura.

Il tutto in stridente contraddizione con gli obiettivi dichiarati del meccanismo elettorale, che con le soglie di sbarramento (4 per cento nazionale alla Camera, 8 per cento su base regionale al Senato) ha provato a mettere un freno alla frammentazione di stampo "polacco" della politica italiana. Questa era una delle idee di fondo del Porcellum, e infatti nel 2008 dalle elezioni nazionali era uscito un Parlamento con solo 5 gruppi a Montecitorio: Pdl, Lega, Udc, Pd e Idv. Neanche due anni dopo, sono diventati tredici.

Prima l'esodo di singoli nel Gruppo Misto, poi la diaspora dei finiani in Futuro e libertà e la nascita dei Responsabili, rispettivamente causa ed effetto del voto pro Berlusconi del 14 dicembre. A questi però vanno aggiunti i sottogruppi del misto (all'interno ci sono, per esempio, i Repubblicani azionisti e Liberaldemocratici) che comprendono anche l'Api di Francesco Rutelli, fuoriusciti dal Pd. Ogni gruppo ha un suo personale, sue spese di segreteria che incidono complessivamente per il 69,5% sui costi per il funzionamento. In pratica la Camera spende ogni anno 35,7 milioni di euro per il funzionamento dei gruppi: si tratta di 57mila euro a deputato, aggiuntivi rispetto alle indennità e ai rimborsi vari.

Una cifra importante, pari al costo di due neo-ricercatori per le università (dove i concorsi sono bloccati in attesa dell'attuazione dei nuovi meccanismi di selezione) o di altrettanti operai specializzati (proprio ora che la revisione delle agevolazioni contenuta in manovra promette di rivedere anche le somme stanziate per il cuneo fiscale che contribuisce a rendere meno pesante il costo del lavoro). Senza contare le mini-faide che la nascita di ogni nuovo gruppo parlamentare comporta. Le frizioni tra Idv e Fli, con la prima costretta a "emigrare" dai vecchi uffici di Palazzo San Macuto, sono storia recente. Storia di costi ulteriori, perché per ospitare un nuovo gruppo bisogna trovare nuovi uffici o adibire i vecchi a nuovi "ospiti": sposta di qua, trova nuovi spazi di là, non è stupefacente il fatto che solo per l'affitto di uffici al centro di Roma Montecitorio spenda 35,3 milioni di euro all'anno.

Il meccanismo della moltiplicazione dei costi grazie alla nascita di gruppi politici, però, non funziona solo a Roma, ma mostra ottime performance anche nelle assemblee delle Regioni. Lì, anzi, l'impatto è ancora più diretto, perché ogni gruppo ha bisogno di un capogruppo, che ovviamente non può accontentarsi dell'indennità riservata a un consigliere "semplice" qualsiasi.

La frammentazione, allora, si fa bizantina, come in Basilicata: vista la popolazione (600mila abitanti, pari a 3-4 Zone di Milano) , in consiglio regionale sono solo in 30, sparpagliati però in 11 Gruppi. I «Popolari Uniti», per esempio, sono uniti davvero, anche perché il loro gruppo è composto da un solo consigliere, ovviamente capogruppo, e lo stesso accade a «Io amo la Lucania», a «Per la Basilicata» (già dal nome è evidente la distanza fra i due programmi politici), oltre a Sel, Idv, Psi, Api ed Mpa. Buon per gli 11 capigruppo, che ai 6.529,49 euro al mese che compongono l'indennità e i rimborsi del consigliere senza stellette possono aggiungere 667 euro al mese per il grado di capogruppo. Più generoso l'extra dei capigruppo nel Lazio (813 euro), e in Piemonte e Veneto (mille euro).

La moltiplicazione dei gruppi, però, non si spiega solo banalmente con le indennità, ma anche con più raffinati meccanismi di potere: la prova del nove? Il Molise, dove non sono previsti extra per i capi-gruppo. Con 320mila abitanti, conta anche lui 30 consiglieri, e la geografia dei gruppi disegna un commuovente amarcord della politica: ricordate Forza Italia, Alleanza Nazionale, i Ds, la Margherita, lo Sdi e l'Udeur? Nel consiglio regionale molisano ci sono ancora tutti, e convivono serenamente con le ultime novità in fatto di partiti (c'è il Fli, oltre all'Mpa) e con le sigle locali (Per il Molise, Progetto Molise e Molise Civile).

 

 

 

 
 
 

Un agente di scorta ai papponi di stato racconta quale e' la sua occupazione

Post n°29 pubblicato il 23 Luglio 2011 da indignati_2011

Ore 22.30 di un normalissimo venerdì. «Speravo che il turno fosse finito, dopo dodici ore di lavoro e invece...». L'uomo a cui è stata assegnata l'auto blu ha appuntamento per una festa privata. Ad attenderlo «amiche e ragazze appariscenti». Perciò «tocca stargli dietro», racconta Fabio (nome di fantasia), da 15 anni agente della scorta di parlamentari, vip, personalità più e meno note.

 

Voleva difendere i servitori dello Stato, Fabio, e invece si ritrova a fare la “scorta delle escort”, con politici di destra e di sinistra: «Mi è capitato decine di volte. A fine giornata credi di doverli accompagnare a casa e invece ti chiedono di portarli nei posti più impensabili. In discoteche di Parma, Padova o Milano. In appartamenti privati alla periferia di Roma, negli hotel di lusso, dove ad attenderli spesso ci sono ragazze appariscenti. E tu resti ad aspettare fuori finché tutto è finito, al freddo, al caldo, con o senza cena, poco importa». Ma può persino andare peggio. Può accadere «che qualcuno», per esempio un ex ministro della prima Repubblica, politico ancora molto in voga, «amante delle discoteche, si faccia accompagnare in questi locali e ti “costringa” ad assistere a scene imbarazzanti», confida Fabio non senza mostrare il suo disgusto. Donne, donne giovani, effusioni.

 
 
 

Un parlamentare spiega come la casta vive a scrocco .

Post n°30 pubblicato il 25 Luglio 2011 da indignati_2011

Inchiesta           'Così viviamo a scrocco".

 

Seconda puntata delle confessioni all'Espresso del parlamentare Carlo Monai. Che qui ci racconta come si entra gratis allo stadio e a teatro, come non si pagano le multe per eccesso di velocità e come si può incassare il gettone di presenza anche se si resta a casa: basta dire che ci si trovava a un convegno

(20 luglio 2011)

Carlo Monai è il nostro Virgilio, che ha accettato di guidare l'"Espresso" nella selva di privilegi e benefit di cui gode la Casta. 

 

Il suo viaggio riparte dai vantaggi economici per gestione dell'auto privata del deputato. «Abbiamo un pass per andare ovunque, e se prendiamo una multa per divieto di sosta o eccesso di velocità c'è l'ufficio "Centro servizi" dove possiamo chiedere agli addetti di fare ricorso al prefetto: se ci sono 'giustificate esigenze di servizio', la multa va a farsi benedire». A Fiumicino un mese al parking silos "E" costa agli italiani 293 euro, ai parlamentari 50. «Anche in Friuli pagavo, grazie al tesserino da consigliere, poco più di 40 euro: se hai la tessera "Fly Very Good" la vita è davvero più facile», aggiunge ironico l'avvocato. 

 

Un privilegio, quello del parcheggio gratis o quasi, che riguarda quasi tutti i consiglieri comunali d'Italia: a Milano, per esempio, i neoeletti beneficiano di alcuni posti gratuiti nel parcheggio di Linate, senza dimenticare la convenzione con il posteggio di piazza Meda, dietro Palazzo Marino. Inoltre, come ha ricordato Franco Vanni su "Repubblica Milano", l'Atm ai consiglieri fa uno sconto del 50 per cento sui mezzi pubblici, e dà un pass per mettersi gratis sulle strisce, blu o gialle che siano. 

 

Se i parking a sbafo fanno aggrottare la fronte, è il capitolo "auto blu" quello che fa scandalizzare le masse. In Italia se ne contano 86 mila, secondo i dati del ministro Renato Brunetta, per un costo (tra autisti e parco macchine) superiore ai 3 miliardi di euro l'anno. Assessori, consiglieri, ministri, sottosegretari, funzionari di ogni livello sono i beneficiari principali. In Parlamento sarebbero appannaggio esclusivo dei presidenti dei gruppi, in tutto una ventina. Ma a queste vetture vanno aggiunte quelle dei servizi di scorta: in tutto sono 90, tra parlamentari e uomini di governo, più 21 tra sindaci e governatori regionali. «Alcuni colleghi» racconta Monai «finiscono per avere l'auto blu dopo alcune minacce o presunte tali, arrivate in seguito a decisioni politiche discutibili: penso a Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, ex dell'Idv che sono passati con la maggioranza». 

 

La casta non può fare a meno nemmeno dei voli blu, quelli effettuati con aerei di Stato: nell'ultima legislatura, rispetto a quella del governo Prodi, le ore di volo di ministri e sottosegretari sono cresciute del 154 per cento. «Mi hanno raccontato pure che i deputati chiedono un passaggio a qualche imprenditore che possiede un aereo privato», dice il deputato: «Questa è una delle cose più deprecabili, perché non bisogna mai essere ricattabili».

 

Ma tant'è, la vita della casta è una vita a scrocco. Ci si fa l'abitudine. Il nostro Virgilio ci mostra la tessera del Coni, che dà accesso a quasi tutte le manifestazioni sportive. «Quando ero consigliere in Friuli, se volevi assistere ai match dell'Udinese o della Triestina bastava segnalare i desiderata alla società, che hanno interesse a mantenere buoni i rapporti con la politica. Il posto è assicurato». In tribuna vip, naturalmente. 

 

I parlamentari possono usufruire anche di uno sconto per il Teatro dell'Opera di Roma e in alcuni musei, mentre a Trieste il nostro peone aveva sempre a disposizione un palchetto al Teatro Verdi. 

 

I vantaggi non sono un'esclusiva romana. A Milano i consiglieri comunali possono chiedere il rimborso di pranzi di lavoro (e se mangiano in Consiglio, una cena gli costa 1,81 euro), hanno diritto a biglietti gratis per San Siro (partite o concerti), e due palchi riservati alla Scala per gli appassionati di lirica. Mentre i consiglieri regionali del Piemonte godono ancora dell'autocertificazione per fantomatici impegni durante sabati, domeniche e festivi: si può intascare il gettone di presenza (122,5 euro) anche in quei giorni di riposo, a patto che dicano (senza pezze d'appoggio) di aver partecipato a convegni ed eventi. In Sicilia e Campania la lista dei privilegi comprende di tutto. All'Ars dell'isola le missioni all'estero sono la norma, non l'eccezione (un deputato regionale, Giuseppe Gennuso, nel 2009 ha trascorso quasi tre giorni su quattro fuori dell'Assemblea), mentre fino a pochi mesi fa anche coloro che avevano finito il mandato continuavano a prendere un "aggiornamento professionale" di 6.400 euro annui. E se un deputato regionale morisse avrebbe diritto a un sussidio di 5 mila euro per le esequie. 

 

Anche nella indebitatissima Campania s'è sfiorato il ridicolo. Lo scorso novembre una delibera è stata revocata prima che creasse una rivolta popolare: prevedeva che ogni consigliere potesse avere in ufficio televisione, tre poltrone in pelle, telepass e a scelta un computer fisso, un portatile o l'iPad. Il frigobar era invece appannaggio solo di presidenti, vice e capogruppo. 

 

 
 
 

Denuncia di una moglie il cui marito e' stato sfruttato dalla casta e poi gettato via come uno straccio

Post n°31 pubblicato il 25 Luglio 2011 da indignati_2011

vi prego di far circolare.Questa e' una denuncia vera di un abuso che nessuno si puo' permettere di fare . Tanto meno dei parlamentari che ricevono un ricco rimborso per pagarsi i portaborse . Loro intascano ( rubano ) l'indennita' e sfruttano dei poveracci



Mio marito, Leonida Maria Tucci, ha cominciato a lavorare presso il gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale, al Senato della Repubblica, nel lontano 1994.
Era un ragazzo, all’epoca, pieno di aspettative e con un’immensa fiducia nel futuro. Sin dall’inizio, il compito affidatogli era quello di addetto stampa all’interno dell’ufficio stampa. Ovviamente all’inizio non sapeva neanche cosa fossero le agenzie di stampa. Ma, ben presto, cominciò ad impratichirsi tanto che in breve tempo molti senatori si rivolgevano a lui (nonostante non avesse nemmeno una sua scrivania), piuttosto che ad altri, perché contenti e soddisfatti del lavoro che svolgeva. Ovviamente tutto ciò, a lungo andare, aveva scatenato le invidie di alcuni colleghi, che cominciarono a diffamarlo, mandando in giro maldicenze sul suo conto, lo emarginavano, tentavano di metterlo in cattiva luce agli occhi dei senatori e del presidente del gruppo di allora. Ma lui andava avanti perché avvertiva la stima da parte di molti parlamentari che, avendolo conosciuto, lo apprezzavano e gli volevano bene. Leonida lavorava dal lunedì alla domenica 12 ore al giorno. Non si fermava mai. Mi diceva sempre: "Lasciami seminare, lasciami seminare… un giorno raccoglierò i frutti del mio lavoro". Il suo era un investimento per il futuro. Aveva un progetto valoriale da seguire. La sua abnegazione per il lavoro faceva spavento. Io mi arrabbiavo con lui perché mi trascurava per colpa del lavoro. Mi definivo la "vedova bianca". Non c’erano sabati né domeniche. Non c’è stato neanche il viaggio di nozze. Addirittura quando nacque la nostra prima figlia, dopo un’ora dovette scappare per correre a scrivere un comunicato.
Il giorno prima del nostro matrimonio, lui stette al lavoro fino alle 22. Era sempre a disposizione. Anche quando era malato con la febbre a 39. E tutto questo cosa ha portato? Lavorava tanto nella speranza che un giorno venisse premiato. Invece quel giorno non è mai arrivato. Come è stato ripagato???
Leonida è stato spremuto come un limone per 14 lunghi anni, è stato usato fino alla consunzione e poi gettato via e calpestato come una pezza da piedi, stuprato nella sua dignità e nei suoi diritti umani e civili!!!
Gli uomini di AN, grazie al lavoro di Leonida, hanno intessuto relazioni, hanno acquisito considerazione e prestigio, hanno ottenuto incarichi, hanno fatto carriera politica, hanno guadagnato più soldi, hanno preso più voti. Quegli stessi uomini, insieme ai loro complici del Pdl, hanno ringraziato Leonida facendolo ammalare gravemente e buttandolo in mezzo ad una strada...
Ladri di idee, di valori, di ideali. Ladri di vita.
Leonida è stato sfruttato come giornalista, ma veniva sottopagato con contratti Co.co.co.. Contratti che gli furono rinnovati per ben 16 volte consecutive... !!!
In 14 anni, più e più volte gli era stato promesso di essere assunto come giornalista, come d’altronde era successo ad altri suoi colleghi. Andava avanti nella speranza che le promesse fattegli fossero mantenute. E intanto gli anni passavano e la famiglia si formava e cresceva: si sposava, nasceva la prima figlia e dopo qualche anno il secondo. Ma tutto rimaneva immutato.
Fu assunto soltanto il 1 aprile del 2006, ma non come giornalista bensì come impiegato di IV livello (sic!) e sbattuto in segreteria a imbustare lettere e rispondere al telefono... !!! E nonostante tutto, pure questo lavoro lo faceva bene... Durante i trent’anni di esistenza del gruppo MSI-AN, nessun dipendente aveva avuto la visita del medico fiscale. Chi è stato il primo? Ovviamente Leonida. Perché il tentativo principale era quello di farlo recedere dal suo posto di lavoro, sfiancandolo, vessandolo, perseguitandolo. Già nel 1998 si tentò di farlo fuori: colui che poi, nel 2006, sarebbe diventato il capo del personale, ed altri, andarono dall’allora presidente del gruppo a gettare fango su Leonida. Tanto che lo stesso capogruppo, senza neanche sentire ragioni, provò a mandarlo via. Solo grazie all’intervento di alcuni senatori, che avevano imparato ad apprezzare Leonida e sapevano come lui lavorava, con quale impegno e con quale passione, si riuscì a sventare questa ingiustizia. E solo davanti alle proteste di queste persone, il presidente del gruppo si vide costretto a tornare sui propri passi, ma lo spostò in un’altra sede (cioè in un "loculo" malsano presso il palazzo dell’ex Hotel Bologna, sempre di proprietà del Senato della Repubblica), anche se con le medesime mansioni: addetto stampa all’interno dell’ufficio stampa del gruppo.
Il 19 aprile del 2007, dentro la mia famiglia è stata sganciata una bomba che ha lasciato segni indelebili. Mi riferisco all’indegna, ignobile sospensione di 10 giorni dal servizio e dallo stipendio inflitta a Leonida, con l’accusa infamante di andare in giro a maltrattare e picchiare le colleghe. Questo colpo è stato letale. Questa sanzione disciplinare fu un vero e proprio atto di mobbing teso ad eliminare Leonida, una volta per tutte, dal posto di lavoro. Ovviamente tale sanzione disciplinare è stata impugnata e il 20 ottobre 2008 è stata emessa la sentenza che l’ha annullata, dichiarandola illegittima e ingiusta.
Le conseguenze furono e sono ancora oggi devastanti. Leonida ha avuto un tracollo psicofisico, è caduto in una profonda depressione, anche per aver preso coscienza che il suo lavoro, il suo seminare, la sua costanza, la sua passione, la sua dedizione, il suo sacrificio non lo avevano portato dove aveva sperato.
Leonida si è visto svanire tutto ciò per cui aveva lottato nel corso della sua vita: la dignità, la possibilità di poter provvedere egli stesso alla sua famiglia, ai suoi figli; la soddisfazione di vedersi e sentirsi integrato nella società come persona che è capace di dare un contributo. Ma tutto questo gli è stato tolto, e continuano perpetrando la tortura. Anche contando sulla complicità e sui tempi biblici, anti-umani della (mala)giustizia italiana.
D’altronde, quale era il disegno luciferino dei carnefici di Leonida? Quello di isolarlo, di emarginarlo, di calunniarlo, di umiliarlo, di renderlo ridicolo agli occhi degli altri, di indurlo ad una inattività forzata. Per farlo fuori, per distruggerlo psicologicamente. Miravano ad annientarlo dal "di dentro". E tutto questo, davanti agli occhi di colleghi spesso conniventi o vigliacchi. Il mobbing è un assassinio che non lascia né cadaveri né armi. Quando si uccide qualcuno, il morto diventa la prova di un reato sul quale gli organi competenti dovranno indagare per scoprirne i responsabili. Quando una persona è mobbizzata, è torturata psicologicamente, la si uccide, la si ammazza, la si trucida senza sporcarsi le mani di sangue.
Leonida è in cura, a tutt’oggi, presso un Dipartimento di Salute Mentale ed è seguito sia da uno psichiatra che da una psicoterapeuta.
Hanno dovuto imbottirlo di psicofarmaci.
Non paghi di tutto questo, il capo del personale lo ha pure querelato per diffamazione. Non dimenticherò mai quel giorno che suonarono i Carabinieri a casa per consegnare a Leonida la notifica. Mia figlia si spaventò e cominciò a piangere per paura che fossero venuti a portare via il padre. Una volta mia figlia mi chiese se il padre ci sarebbe stato il giorno della sua Prima Comunione. Io le chiesi perché mi faceva questa domanda. E lei mi rispose: "Ho paura che i "cattivi del lavoro" lo facciano morire"…
Il giorno in cui ci fu l’udienza a piazzale Clodio, il senatore che lo aveva querelato, e che si era opposto alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pm (e poi accolta dal Gip), neanche si presentò. Non si era mai visto un querelato che si presenta in tribunale e sta in prima fila –pur stando a pezzi dentro- e un querelante che non si presenta e se la dà a gambe… !!! Al suo posto venne l’avvocato, anch’egli senatore, che conosceva molto bene Leonida, vista la quantità di comunicati che mio marito gli aveva scritto in 14 anni. Quella mattina non ebbe neanche il coraggio di guardarlo in faccia.
Capii sin dall’inizio che io sarei dovuta essere la "roccia" su cui Leonida si appoggiava, perché sapevo che questa volta non ce l’avrebbe fatta. Sapevo che mi sarei dovuta armare di forza e di pazienza. Che avrei dovuto sorridere, quando lui piangeva. Sostenerlo, quando lui si lasciava andare. Placarlo, quando l’ansia lo pervadeva. Sapevo cioè che avrei dovuto portare avanti io la sua/nostra battaglia. Dovevo farlo anche per i nostri bambini (6 e 9 anni). Per trasmettere loro un insegnamento di vita: non chinare la testa di fronte alla violenza del sopruso e della sopraffazione; non cedere, non arrendersi alla protervia, all'arroganza, alla prepotenza, alla menzogna; combattere affinché la verità e la giustizia vengano ripristinate.
Ed è per questo motivo che ho fondato su Facebook quattro gruppi ("IL MOBBICIDIO DI LEONIDA AL SENATO GRIDA VENDETTA AL COSPETTO DI DIO!!!", "MIO FRATELLO LEONIDA", "MA COME FANNO A DORMIRE I CARNEFICI DI LEONIDA?" e "CHIEDIAMO LE DIMISSIONI DEL SENATORE ORESTE TOFANI") e una pagina fans ("Leonida Maria Tucci (il coraggio di denunciare)"), che, in totale, hanno superato i 20.000 iscritti!!! Ogni giorno riceviamo toccanti manifestazioni di solidarietà e di affetto da parte di tante persone che ci incoraggiano ad andare avanti, a non mollare. Ma i soldi non ci sono e non sappiamo più come campare.
Tutto ciò, come si può ben immaginare, è ricaduto sulla famiglia e soprattutto sui bambini (doppio mobbing) che vedevano e vedono il padre stare male, addirittura piangere.
Lo stato di prostrazione di Leonida è talmente profondo che, spesso, non riesce neanche ad alzarsi dal letto. Sta tutto il giorno lì, sotto le coperte, con le persiane abbassate. Non ride mai. E’ diventato come un vegetale, un "cadavere vivente". E’ stato ucciso nell’anima. La cosa, poi, è andata addirittura peggiorando quando è stato licenziato per ben due volte nel giro di circa 6 mesi, senza neanche regolare lettera di licenziamento: la sua unica colpa era quella di aver vinto la causa e di non aver ceduto allo scandaloso ricatto in base al quale avrebbe dovuto rinunciare ai 14 anni di pregresso (cioè ai suoi diritti), in cambio di un posto di lavoro che già aveva… Quindi alla depressione, dovuta alle infamie subite, si è aggiunta la preoccupazione economica, giacché questo doppio licenziamento illegale, illegittimo, ingiusto, discriminatorio e ritorsivo ha gettato sul lastrico la mia famiglia, che non ce la fa più ad andare avanti.
Ci hanno affamati, addirittura impedendoci inizialmente di poter fruire del sussidio di disoccupazione. Siamo dovuti andare al Monte della Pietà ad impegnarci la fedina di fidanzamento, le crocette che avevano regalato ai bimbi per il battesimo. E le abbiamo perse. Perché non abbiamo avuto i soldi per riscattarle. Spesso non so come mettere insieme il pranzo con la cena.
E tutto questo per cosa? Perché Leonida era un dipendente "scomodo", un dipendente che lavorava, bene e tanto, mettendo così in luce –giocoforza- la mediocrità e il fancazzismo di altri; un dipendente che non ha mai leccato il culo a nessuno; un dipendente che ha sempre rivendicato il rispetto dei suoi diritti e della sua dignità umana e professionale. Una colpa gravissima, evidentemente, agli occhi dei (pre)potenti del Palazzo.
Tutto ciò è successo in un gruppo parlamentare, al Senato della Repubblica, tempio in cui si fanno le leggi, si inneggia alla legalità, alla solidarietà e alla meritocrazia... La cosa poi intollerabile è che Leonida ha lavorato per gente appartenente ad un partito che si diceva, e si dice tuttora, vicino alle famiglie, che difende la famiglia, che addirittura partecipa al "Family day" o organizza Conferenze nazionali sulla famiglia e convegni con titoli come "La persona prima di tutto". Ma la famiglia di Leonida e la persona Leonida sono state disintegrate.
A loro non importa niente se a casa c’è una famiglia che sta morendo di fame. Loro usano le loro poltrone non per fare il bene comune, ma per annientare, massacrare, distruggere un lavoratore con la sua famiglia. Gente colpita dal delirio di onnipotenza che pensa di essere al di sopra della legge e di ogni forma di etica e di rispetto umano, convinta com'è di poter fare quello che le pare solo perché seduta su quegli scranni. E poi questi personaggi vanno in televisione a farsi belli e a riempirsi la bocca di parole suadenti sulla famiglia e sui "valori". E tutto questo solo per estorcere dei voti!!!
E vogliamo parlare, infine, di quelle tre arpie che hanno infamato, calunniato Leonida e che, nonostante abbiano perso la causa, non sono state in alcun modo punite? Anzi, hanno avuto tutte e tre scatti di livello, sono state premiate, hanno fatto carriera, guadagnano più soldi. Se ne vanno in giro contente e felici per il Senato, fregandosene del fatto che, anche per colpa delle loro menzogne, un padre di famiglia muore ogni giorno di più. Che le loro bugie sono ricadute sui nostri figli, costretti a vivere quotidianamente un’atmosfera di mestizia, di tensione, di inquietudine, di preoccupazione, di dolore, di rabbia, di rovello, di parole ripetute ossessivamente. E Leonida? Lui, nonostante abbia vinto una causa civile e una penale, sta a casa, disoccupato e malato e distrutto psicologicamente. Ed è questo che mi spinge a combattere: fino a quando non ci sarà giustizia non mi darò pace. Combatterò al suo fianco per fare in modo che la verità venga ristabilita e che sia restituita a Leonida la dignità che gli hanno strappato.
Chi è costretto a combattere questa battaglia ardua, improba e proibitiva si ritrova da solo, abbandonato a se stesso, senza amici e, spesso, anche senza famiglia.
VERITA’, GIUSTIZIA E DIGNITA’ PER L’UOMO LEONIDA E PER IL LAVORATORE LEONIDA!!!
Giulia Ruggeri

 
 
 

Chiediamo la trasparenza di cui abbiamo diritto e che e' la condizione essenziale per giudicare e scegliere i politici

Post n°32 pubblicato il 25 Luglio 2011 da indignati_2011

La assoluta mancanza di trasparenza e il piu grande dei nostri problemi . L'amministrazione dello stato e della cosa pubblica da parte degli enti locali dovrebbe essere una vetrina attraverso il quale il cittadino puio' controllare e giudicare .La casta , attraverso i decenni , ha costruito un sistema a scatole cinesi che impedisce al cittadino di sapere come sono spesi i suoi quattrini . Ne parla Stella in questa intervista

 

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=Qz-KJybZtK0&feature=related

 
 
 

La ribellione dei portaborse sfruttati in maniera vergognosa dai papponi di stato

Post n°33 pubblicato il 26 Luglio 2011 da indignati_2011

 

Sembra che ai parlamentari italiani non basti accumulare privilegi e incassare laute indennità. C'è anche chi, all'interno della "casta", vuole fare la "cresta" e guadagnare persino sulle retribuzioni dei portaborse:  due deputati su tre non pagano regolarmente i loro assistenti.

Il dato emerge da un'intervista al portavoce del movimento Co.co.parl (i precari parlamentari) Emiliano Boschetto, pubblicata sul sito Linkiesta.it. Boschetto spiega che la legge prevede un compenso preciso per i portaborse: "La Camera dei deputati per ogni parlamentare eroga, a prescindere dall'utilizzo, circa 3.700 euro al mese - nel 2010 prima dei tagli erano 4.200 - per il cosiddetto "fondo eletto-elettore". Sono i soldi che servirebbero a pagare i collaboratori sia a Roma che sul territorio". Ma quando gli viene chiesto il numero degli onorevoli che dichiarano di avere un assistente, la risposta del portavoce del coordinamento dei precari è sorprendente: "Sono 230 su 630. Dunque 400 deputati non risultano avere un collaboratore".

Dal momento che tutti (o quasi) i parlamentari italiani hanno un assistente, di solito laureato e molto preparato, significa che quelli che non dichiarano di averne pagherebbero in nero, o con forme di contratto diverse da quelle previste per i collaboratori parlamentari. "Per entrare in Parlamento come collaboratore — spiega Boschetto a Linkiesta.it — c'è bisogno del tesserino, per il tesserino c'è bisogno del contratto. Ma non viene specificato quale tipo di contratto. Non siamo una categoria riconosciuta, il contratto più diffuso è il co.co.pro. ma ricordo che una deputata fece un contratto di operaia a una sua collaboratrice bravissima. Non era cattiveria: a conti fatti diceva che era più tutelata".

La categoria, salita ultimamente alla ribalta grazie alle dichiarazioni anti-casta su Facebook dell'ex portaborse precario "Spider Truman", sarebbe quindi doppiamente penalizzata. Da una parte perché non esiste una regolamentazione chiara delle tipologie contrattuali da applicare a chi collabora con i parlamentari. (I contratti, quando vengono stipulati, vengono di solito rinnovati di tre mesi in tre mesi). Dall'altra, come detto, perché manca una normativa che adegui Montecitorio al modello europeo e impedisca agli onorevoli che dichiarano di non avere collaboratori di incassare comunque il denaro erogato per questo fine.

Per essere in linea con l'Europa — afferma Boschetto — "i soldi dovrebbero essere erogati solo se il parlamentare realmente li utilizza - rendicontandoli - per lo scopo cui sono destinati. Insomma, questo fondo dovrebbe essere vincolato: se io voglio i soldi vado alla Camera e porto il contratto di lavoro. A questo punto, i 400 deputati che dichiarano di non avere collaboratori non potrebbero prendere questi soldi e si risparmierebbero, subito, 17 milioni di euro all'anno". Un bel risparmio, non c'è dubbio. Tant'è che, proprio davanti a questa situazione, il presidente della Camera ha previsto che nei prossimi mesi Montecitorio approverà una legge in base alla quale sarà la stessa Camera a retribuire gli assistenti dei deputati. Senza che i rimborsi passino dalle mani degli onorevoli rischiando di non arrivare mai nelle tasche dei portaborse. Tuttavia, per ora si tratta soltanto di un'intenzione.

Per gli assistenti, oltre alla questione retributiva, anche le condizioni di lavoro non sarebbero delle migliori. Secondo quanto riferisce il collaboratore parlamentare G.P. al sito  gli orari lavorativi vanno dal mattino (intorno alle 8, il portaborse deve farsi trovare nell'abitazione dell'onorevole con quotidiani e brioches per la prima colazione) fino a sera inoltrata. "Prima delle 23 — rivela G.P. — a casa non si torna". In più, non esistono giorni di pausa durante la settimana (domenica compresa) e malattie e ferie non sono retribuite.

Naturale, quindi, che la categoria sia stufa di questa situazione. Alcuni hanno cominciato a ribellarsi. Sempre Lettera43.it riferisce ad esempio che l'assistente di Gabriella Carlucci (Pdl) ha fatto causa alla parlamentare ottenendo un sostanzioso risarcimento; l'addetto per le comunicazioni con la stampa di Andrea Barbato (Italia dei Valori) ha ricevuto, mediante pattegiamento per non finire davanti al giudice, una somma non divulgata ma che sembra essere corposa; Davide Romano, il portaborse di Giuseppe Lumia (Pd) ha citato in giudizio il suo "datore di lavoro" per otto anni di contributi non versati, ferie non godute e altre inadempienze: secondo le indiscrezioni, la cifra "monstre" rimborsata a Romano sarebbe di 368.000 euro

MI COGLIE UN DUBBIO : SIAMO CERTI CHE LUMIA HA PAGATO DI TASCA SUA ?

 
 
 

Lo stato paga ancora i vitalizi per i reduci della guerra 15/18 che non esistono piu ?

Post n°34 pubblicato il 26 Luglio 2011 da indignati_2011

Per il 2012, infatti,  lo Stato ha stanziato più di 1 milione e 800 mila euro (1.807.599 per la precisione) sotto la voce "assegno annuo vitalizio ai combattenti della guerra 1914-18 e delle guerre precedenti, insigniti dell’ordine di Vittorio Veneto nonché alle “portatrici”   della Carnia e zone limitrofe".


A parte il ben strano  riferimento alle "guerre precedenti" (la guerra contro i turchi del 1911? Tripoli bel suol d'amore?), è poco comprensibile anche il riferimento ai soldati della  Grande Guerra.  Infatti proprio tre anni fa, nel 2008, fu pubblicata la notizia della morte dell’ultimo reduce italiano di quel conflitto, Delfino Borroni, classe 1898.  Arruolato diciannovenne nei bersaglieri, combattente  sull'altopiano di Asiago e sul Pasubio,  fatto prigioniero a Caporetto, morì alla bella età di centodieci anni. Non basta: l'ultimo sopravvissuto  in assoluto del primo conflitto mondiale, il britannico Claude Choules, arruolato appena quindicenne nella Royal Navy, si è spento, anche lui all’età di centodieci anni, lo scorso maggio.

 

Dove vanno in realta questi soldi ?

 
 
 

Vi piacerebbe andare nel risdtorante dei papponi di stato ? Prezzi modici e piatti da favola pagati da noi

Post n°35 pubblicato il 26 Luglio 2011 da indignati_2011

di Emiliano Fittipaldi

Risotto con rombo: 3,34 euro. Carpaccio di filetto: 2,76. Dolce: 1,74. Il tutto di servito da camerieri in livrea. E' il ristorante del Senato. Terza puntata delle confessioni all'Espresso del parlamentare Carlo Monai: dove non ci parla solo di cibo ma anche di mutui superagevolati, di terme e di massaggi shiatsu a spese del contribuente

(20 luglio 2011)

Carlo Monai, il deputato dell'Idv che ha deciso di raccontare tutti i privilegi della Casta, continua a stupirci.

 

Racconta che a Montecitorio e Palazzo Madama arrivano ogni giorno inviti per mostre, happening vari, sfilate di moda. Il cibo si paga? «Dipende. Il bar della bouvette è in linea con i prezzi di mercato. Il ristorante, invece, no. Ci costa in media 15 euro, ma la tavola è apparecchiata come un tre stelle Michelin, i camerieri sono in livrea, lo chef è bravo e prepara piatti di grande qualità. Io cerco di non appesantirmi, e ci vado raramente. L'unico appunto», chiosa sorridendo, «riguarda la cantina: ci sono ottimi vini, ma nessuna bottiglia friulana».

 

Al Senato si può mangiare uno spaghetto alle alici a 1,60 euro, un carpaccio di filetto a 2,76 euro, un pescespada alla griglia a 3,55 euro. Prezzi ridicoli. «Anche in consiglio regionale c'era un buon self service. Primo, secondo, caffè e frutta a 10 euro». Pure uno shampoo costa poco: la nostra guida è un frequentatore della mitica barberia della Camera, dove un taglio costa 18 euro (al Senato, invece, è gratis). «In questo caso, credo che sia un servizio da conservare: consente al parlamentare di avere sempre un aspetto dignitoso, anche quando arriva il martedì con i capelli spettinati».

 

Ma i servizi dedicati ai politici non finiscono qui. Dentro Montecitorio c'è uno sportello del Banco di Napoli, diventato famoso perché il consigliere Marco Milanese ha movimentato, su un conto dell'agenzia Montecitorio, qualcosa come 1,8 milioni di euro in pochi anni. Non è il solo ad aver aperto un conto lì, visto che gli onorevoli possono approfittare di tassi agevolati per mutui e prestiti.

 

Precisa Monai: «Molti usano la diaria non per affittare la casa a Roma, ma per comprarla. L'importante è essere rieletti. Per un mutuo di 150 mila euro a cinque anni il tasso fisso è appena del 2,99 per cento, uno o due punti sotto quello di mercato. Idem per un prestito: possiamo avere un tasso agevolato al 2-3 per cento».

 

Anche le prestazioni sanitarie sono rimborsate: Monai dopo un incidente in cui ha distrutto una Mercedes ha ottenuto il rimborso di 580 euro di massaggi, e ammette che il Parlamento gli paga cinque giorni di cure termali l'anno.

 

I radicali hanno scoperto altri benefit: occhiali gratis, psicoterapia pagata, massaggi shiatsu, balneoterapia. Tutti servizi destinati a oltre 5.500 persone, tra deputati e familiari. Alla Camera, poi, non si chiama mai il 118: ci sono anche alcuni infermieri nascosti tra gli scranni dell'Aula adibiti a "rianimare" il deputato nel caso si sentisse male. Costano al contribuente 650 mila euro l'anno.

 

Dopo una vita da nababbo, l'ex parlamentare o il consigliere non viene abbandonato dalla casta. L'assegno di fine mandato non si nega a nessuno, e il vitalizio scatta per tutti. Per prendere una pensione bastano cinque anni di mandato alla Camera o al Senato, (in media 6 mila euro a testa al mese), per una spesa che nel 2013 toccherà i 143,2 milioni di euro l'anno. Tra le Regioni solo l'Emilia-Romagna ha abolito il vitalizio, tutte le altre non ci pensano nemmeno: così nel Lazio può accadere che gli ex e i trombati si prendano 4 mila euro al mese ad appena 55 anni.

 

 
 
 

per favore incazzevi , indignatevi , scandalizzatevi , ma non restate indifferenti !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Post n°36 pubblicato il 26 Luglio 2011 da indignati_2011

http://www.youtube.com/watch?v=PKwozazCO4c&feature=related

 
 
 

Sicilia ? 18 Mila euro al mese netti e funerale pagato ..... e nessuno interviene a fermare gli sprechi

Post n°37 pubblicato il 27 Luglio 2011 da indignati_2011

La morte, in Sicilia, fa cinquemila. Cinquemila euro, ma solo per gli eletti, di nome e di fatto, che siedono tra gli scranni di Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana. Novanta siculi purosangue e 280 loro predecessori che fino a un paio di settimane fa godevano persino di un sussidio per le spese del loro funerale. Quelli che sui commiati ci campano, si sono presi la briga di fare quattro conti. Sorpresa: un funerale, anche di alta classe, di euro al massimo ne vale tre mila. Perché ai deputati siciliani cinquemila?

In Sicilia è un errore gravissimo commisurare le prestazioni ai compensi. Prendete i novanta dell'Ars: una leggina degli anni Sessanta, pensata e scritta sempre da loro, li equipara in tutto e per tutto ai senatori della Repubblica italiana. Qualcuno ha giustamente osservato che l'Italia è un sistema tricamerale composto da Camera, Senato e Assemblea regionale siciliana. Novanta bocche voracissime in più da sfamare e con smanie in linea con lo statuto speciale di rango costituzionale conferito all'isola nel lontano 1948. Inutile girarci attorno: fa 18mila euro netti di stipendio al mese cadauno, più le indennità che fioriscono per incarichi di presidenti, vicepresidenti, questori, segretari, etc. etc.

Sulla questione ha cercato di porre rimedio il presidente dell'Assemblea, Francesco Cascio, un odontoiatra-enfant prodige che a 21 anni ha debuttato al consiglio comunale di Palermo con una dote di seimila voti di preferenza. Cascio, criticato un giorno sì e uno no dal Governatore Raffaele Lombardo e dal fondatore di Forza Sud Gianfranco Micciché, vuole passare alla storia dell'assemblea siciliana come il moralizzatore. Forse si ispira al suo omologo e conterraneo Renato Schifani, che inonda, al pari di Angelino Alfano, di comunicati di congratulazioni e solidarietà anche quando basterebbe una semplice telefonata.

Ma Cascio è una persona ben educata. Il suo discorso d'insediamento all'Ars è alto e vibrante. Il neopresidente si appella alla "politica vivente" e ammonisce i deputati di quell'aula sorda e grigia: «Rammentiamoci, sempre, che i giovani ci stanno a guardare!». Già, i giovani guardano con malcelato disgusto e Cascio cancella con un tratto di penna il sussidio di 6.400 euro che spettano agli ex deputati per «l'aggiornamento politico e culturale». Una bella mossa se poi non si scoprisse che dei quattrini dovranno farne a meno soltanto gli ex deputati che godono di un assegno vitalizio pagato vita natural durante dai contribuenti isolani. Per gli altri che ancora non sono in pensione e pare abbiamo necessità impellente di aggiornamento "politico e culturale" finanziato dai siciliani, quel sussidio non verrà meno.

I giovani, sempre loro, insistono. E nei blog, al contrario di Cascio, parlano di politica morente. Per assonanza e – chissà – scaramanzia, l'ufficio di presidenza dell'Ars cancella i cinquemila euro di sussidio per i funerali che spettavano a chiunque avesse occupato anche per un solo giorno la poltrona di deputato. I collaboratori più stretti del presidente del'Ars sono orgogliosi di questo disboscamento: «La Sicilia, sui tagli ai costi della politica, anticipa il Senato della Repubblica». Ma nessuno parla della riduzione dei deputati da novanta a cinquanta, come succede per esempio in Emilia-Romagna. Per un'indennità persa c'è sempre la moltiplicazione degli incarichi di presidente e vicepresidente di commissione che valgono dai mille ai tremila euro al mese in più. Esaurite tutte le commissioni a rigor di materie sulle quali l'assemblea ha competenza, qualcuno si è inventato il "Comitato per la qualità della legislazione" che esprime pareri sulla «omogeneità, semplicità e chiarezza» dei testi legislativi. Non è un lavoro massacrante: nel 2010 l'Assemblea regionale siciliana ha partorito 23 leggi. Nel 2009 erano state soltanto 12.

Tanti deputati per nulla, insomma. La stessa cosa succede ai dipendenti regionali. A fare i conti in tasca alla burocrazia siciliana è stato il procuratore generale della Corte dei Conti Giovanni Coppola. La sua relazione del 30 giugno 2011 è un durissimo atto d'accusa. Il confronto con la Lombardia, che ha il doppio degli abitanti della Sicilia, è umiliante. La Lombardia conta 212 dirigenti, la Sicilia 3mila. Il calcolo è presto fatto: a ogni lombardo la burocrazia regionale è costata 13 euro, a ogni siciliano 204. Funerale più, funerale meno.

 
 
 

le caste che massacrano l'ITALIA

Post n°38 pubblicato il 29 Luglio 2011 da indignati_2011

 
 
 

Come i papponi di stato si assicurano auto blu e scorta

Post n°39 pubblicato il 29 Luglio 2011 da indignati_2011

Quando vedete un autoblu che sfreccia a sirene spiegate, sappiate che a volte dentro c'è solo una signora che va a fare la spesa o accompagna i figli a scuola.
Vi spiego qual'è il trucco attraverso il quale gli onorevoli parlamentari si arrogano e si appropriano di questo servizio.
Le autoblu a Montecitorio sono solo venti, a disposizione dell'ufficio di presidenza (presidente e vicepresidenti della camera) e dei presidenti delle commissioni parlamentari. E gli altri 600 deputati?
Ecco come fanno.
Il meccanismo è ormai ben collaudato.
Se all'origine era solo uno stratagemma di un giovane deputato democristiano di un paesino del beneventano che l'ha tenuto in piedi per 30 anni di onorato servizio allo stato (e lo tiene tuttora) oggi ormai è dilagato molto tra i frequentatori di montecitorio.
Basta trovare una persona fidata che si prenda l'impegno, con le dovute precauzioni di intracciabilità, di inviare una lettera anonima di insulti e minacce, meglio ancora anche verso i familiari, riportando alcuni dettagli della vita privata (il nome della scuola del figlio, ad esempio).
Il giorno seguente, mentre lui va ad informare i carabinieri, iL PORTABORSE emette un comunicato stampa , dove si esprime :"profonda indignazione per le minacce ricevute, ma continuerò per la strada delle riforme e del rinnovamento, non ci lasceremo intimidire", chiamo i miei colleghi che anche loro hanno un bel file prestampato solidarieta.doc con il quale il capogruppo, il segretario, ecc.... esprimono solidarietà e vicinanza.
Il caso finisce sui giornali, il prefetto chima il pappone di stato  assicurargli una protezione maggiore.
Quel prefetto sà bene che l'avvicinamento, il trasferimento e la promozione dipendono dal ministro degli interni di turno e quindi dipende molto dalle amicizie che si sarà saputo costruire nei suoi anni di carriera prefettizia: nel successivo COMITATO PROVINCIALE PER L'ORDINE PUBBLICO E LA SICUREZZA non mancherà l'ok per concedere la dovuta protezione al padrone-deputato minacciato.
E così per magia ecco a voi un auto blu e una squadra di scorta!

 
 
 

Noi abbiamo molti piu motivi per chiedere alla casta di sbaraccare

Post n°40 pubblicato il 29 Luglio 2011 da indignati_2011

http://www.youtube.com/watch?v=98_dNwA73mI

 
 
 

Il CORRERE : SONO 1.300.000 LE PERSONE CHE IN ITALIA SI MANTENGONO FACENDO POLITICA !!!

Post n°41 pubblicato il 01 Agosto 2011 da indignati_2011

Quanti sono i parassiti che a vari livelli il cittadino Italiano e' costretto a mantenere con le sue tasse ? 1.300.000 Servono tutti ? sicuramente no ! Fanno bene il loro lavoro ? certamente no , almeno per la stragrande maggioranza .. Tutte le democrazie funzionano meglio con molto meno addetti . Cosa possiamo fare ? Mandare a casa la casta che sta a Roma e sostenere un governo tecnico che in breve tempo faccia le riforme necessarie

 

 

Sono più di un milione e 300 mila le persone, in Italia, che vivono «di» politica, nel senso che la loro fonte di sostentamento è la politica, esattamente come la metalmeccanica lo è dei metalmeccanici e il giornalismo dei giornalisti. Poiché, però, i conti pubblici del Paese corrono qualche rischio, la stessa politica ha tratto la conclusione che costoro sono tanti, costano troppo e quindi vanno ridotti.

A me pare una risposta sbagliata, se non demagogica, più per far fronte alla marea dell’antipolitica che sale dall’opinione pubblica che per razionalizzare il sistema. La domanda corretta dovrebbe essere che cosa faccia tutta questa gente «per» la politica, per facilitare il buon funzionamento delle istituzioni e migliorare la vita ai cittadini.

Poiché, d’altra parte, i cittadini sono sempre più oppressi dall’eccessiva pressione fiscale, che serve a finanziare una spesa pubblica straripante; poiché lamentano difficoltà a orientarsi nella giungla di leggi e di regolamenti, che penalizzano investimenti e produzione; poiché sono scandalizzati dagli sprechi e dalla corruzione, che distruggono risorse; poiché hanno, in altre parole, la sensazione che quel milione e 300 mila che vive «di» politica faccia più danni che altro, ecco allora che il problema non è (solo) contabile, bensì (soprattutto) politico.

E se il problema è politico, ci si deve chiedere quanto spazio, nella nostra vita, debba occupare la sfera pubblica a ogni livello, e quanto di tale spazio dovrebbe essere lasciato a noi stessi, alla società civile. Rispondere semplicisticamente con lo slogan «meno Stato, più mercato», invece di facilitare la soluzione del problema, ha complicato però le cose e ridotto la questione a un conflitto ideologico fra liberali e socialisti. La risposta corretta, dalla quale partire, è, pertanto, «più Stato, dove è necessario; più società civile, dove è possibile». È anche la tesi del liberalismo di Adam Smith, Friedrich von Hayek, Luigi Einaudi, che è per lo Stato giuridico, non per lo Stato etico; è sociale, non assistenziale. I suoi nemici hanno ridotto il liberalismo a un «fantoccio polemico» contro il quale sparare in favore della spesa pubblica, e delle tasse, della carità di Stato, a detrimento della vera socialità. Munizioni di chi vive «di» politica e poco «per» la politica.

Il centrodestra di Antonio Martino, Giuliano Urbani, Marcello Pera, Alfredo Biondi—quello, per intenderci, della «rivoluzione liberale » che aveva connotato la discesa in campo di Berlusconi — pareva averlo capito e, con la promessa riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale, aveva progettato anche una radicale semplificazione normativa e amministrativa, le privatizzazioni di alcuni servizi pubblici degli enti locali (poi malaccortamente fatte dal centrosinistra, e che hanno accresciuto clientelismi e corruzione periferici). Tali riforme erano la condizione per sanzionare, se non la fine dello statalismo, degli sprechi e persino della corruzione, almeno il loro contenimento. Non se ne è fatto nulla e, ora, quel che è peggio, c’è culturalmente e politicamente l’orientamento a identificare il crepuscolo del berlusconismo — che liberale lo è stato molto a parole, poco nei fatti—con la crisi del liberalismo, del capitalismo e del mercato, che delle libertà e del benessere di cui gode l’Occidente sono stati storicamente la pre-condizione, e ad auspicare il ritorno allo statalismo.

In tale contesto, il mondo della cultura e il sistema informativo devono esercitare una duplice funzione. Prima: chiedersi «come» stanno le cose, il che è verificabile nella realtà, piuttosto che dire «perché» dovrebbero stare diversamente, che implica una risposta ideologica non verificabile. Seconda: invece di assecondare la protesta populista e la demagogica illusione di ridurre i costi della politica, pur necessaria, senza ridurre gli ambiti di intervento dello Stato, intellettuali e media dovrebbero chiedersi quanto accrescano i diritti, le libertà individuali, il benessere generale e lo sviluppo del Paese ogni provvedimento del governo e ogni proposta dell’opposizione, e informarne correttamente l’opinione pubblica. A fondamento della democrazia ci sono due pilastri: un sistema informativo attento e un’opinione pubblica bene informata.

 
 
 

Non possiamo affidare ancora una volta il nostro destino alla casta / Estirpiamo la partitocrazia

Post n°42 pubblicato il 01 Agosto 2011 da indignati_2011

Della arroganza , della inettitudine , della corruzione , della indifferenza della casta ai problemi del paese e alla sua estrema necessita' di riforme possiamo scrivere pagine e pagine . E in libreria possiamo trovare tanti libri che documentano dettagliatamente quanto sopra .Ora urge piu' che mai trovare una via di uscita una soluzione che ci faccia uscire dal tunnel in cui la casta ci ha cacciato . L'unica soluzione non puo' che essere un totale e radicale cambiamento della classe politica . Bisogna andare alla radice del problema ed estirpare la mala pianta della partitocrazia .

In molte discussione fatte tra di noi la proposta che emerge e' quella di piantare le tende della protesta , protesta civile ma ferma , a Roma a partire dal 15 Ottobre . Bisogna chiedere un governo tecnico di transizione che studi in brevissimo tempo le riforme necessariee ne chieda l'approvazione in un referendum popolare

In questi giorni in cui tanti nodi stanno venendo al pettine vediamo tanti e tanti responsabili del disastro economico , sociale e morale del nostro paese agitarsi per potere continuare stare a galla dopo la annunciata prossima crisi di governo .Non possiamo permettere che questi personaggi decidano il nostri destino e quello dei nostri figli utilizzando , ancora una volta , i metodi della partitocrazia . Diffondete questo messaggio

 

 
 
 

iscrivetevi

Post n°43 pubblicato il 01 Agosto 2011 da indignati_2011

http://blog.libero.it/indignati2011/view.php?ssonc=2094504717

 
 
 

L'astro nascente delle politica italiana

Post n°44 pubblicato il 02 Agosto 2011 da indignati_2011
Foto di indignati_2011

 
 
 

re umberto di papponia

Post n°46 pubblicato il 02 Agosto 2011 da indignati_2011
Foto di indignati_2011

 
 
 
 
 

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