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Asilo nido risorsa non ripiego

Post n°67 pubblicato il 25 Luglio 2009 da hermit6
 

La realtà sempre più diffusa dell’impegno lavorativo della donna a partire dal primo dopoguerra ha posto la problematica della custodia e della cura dei bambini. In Italia è nel 1971 che il legislatore si è sensibilizzato a questo tema emanando il D.L. 1044, che ha previsto la realizzazione di 3800 Asili Nido comunali, dislocati in tutto il territorio nazionale, aperti al pubblico e non solo alle famiglie bisognose, come avveniva in precedenza con istituzioni a carattere filantropico.

Almeno sulla carta è pertanto superato il concetto di asilo nido come istituzione assistenziale, per assumere l’ottica di un servizio socio-educativo. Tuttavia questo non è bastato a sviluppare una “cultura del nido” nell’utenza. Infatti per la maggior parte delle madri la scelta dell’asilo e soprattutto del nido è dettata da cause di forza maggiore, ovvero dalla necessità pratica, legata alle esigenze lavorative, di dover affidare il proprio bambino a terzi. Molto spesso il vissuto che accompagna questa scelta forzata è estremamente negativo, caratterizzato da sensi di colpa profondi o da ansie, come quella riguardo alla tenera, a volte tenerissima età del bambino o a paure inerenti al timore di essere “sostituite” nel proprio ruolo materno dalla figura dell’educatrice.

Eppure il nido non deve essere considerato una sorta di “parcheggio” dove il bambino è obbligato a trascorrere il tempo che la madre gli sottrae per le sue necessità lavorative. Esso è un contesto che può rivelarsi una risorsa preziosa sia per il piccolo che per la mamma. Per il bambino infatti esso costituisce il luogo in cui si attua per la prima volta il passaggio dalla dimensione familiare a quella sociale. Infatti il nido è uno spazio in cui il bambino può sviluppare numerose abilità sociali, sia con le figure delle educatrici, sia con gli altri coetanei. E il bambino è un essere assolutamente sociale fin dai suoi primi giorni di vita, incuriosito dagli stimoli interpersonali e ricettivo agli scambi comunicativi.

I tempi del nido sono altamente organizzati secondo routine prevedibili e ripetute, che contribuiscono alla regolazione dei ritmi biologici del piccolo. Il nido è un contesto ricco di stimoli, come oggetti morbidi, colori, giochi, dove il bambino può iniziare a compiere le sue esperienze di esplorazione dell’ambiente, manipolando oggetti, ricevendo numerose stimolazioni sensoriali che contribuiscono al suo sviluppo psicomotorio, che è alla base del successivo sviluppo cognitivo. Per la madre esso può essere inoltre un contesto di incontro con altri genitori, facilitante il dialogo e la condivisione delle esperienze.
Pertanto l’esperienza del nido può essere utilizzata come una preziosa risorsa.

Qualche consiglio allora per orientarsi nella scelta della struttura, data la grande offerta sia pubblica che privata in quest’ambito. E’ preferibile visitare diversi nidi prima di scegliere. Meglio un ambiente che ci sembri pulito e confortevole, spazioso, ma non troppo dispersivo o caotico, caldo ma non soffocante, ricco di materiali. Un contesto in cui preferibilmente vi sia una suddivisione degli spazi ed un’organizzazione specifica a seconda delle diverse età del bambino: quindi in cui vi sia una sezione apposita dedicata ai piccolissimi (zero-dodici mesi) con un numero contenuto di bambini, nella quale essi possano godere della tranquillità e del rispetto per i particolari ritmi di vita di questa fascia.

Una sezione dedicata a bambini di età intermedia (dodici-ventiquattro mesi), in quanto a quest’età compare la deambulazione autonoma e pertanto essi devono potersi muovere liberamente in uno spazio sicuro. Infine uno spazio per i più grandi (ventiquattro-trentasei mesi), articolato in un’area ampia e ricca di opportunità e materiali, che consenta anche altri tipi di scambi, come quelli linguistici e relazionali.

Infine qualche consiglio alle mamme per gestire il difficile momento della separazione dal proprio figlio: è del tutto normale che le prime volte il bambino pianga alla separazione dalla mamma ed è normalissimo che anche alla mamma venga da piangere! E’ utile allora scegliere una struttura che dia alla madre la possibilità di effettuare i primi pasti e i primi cambi personalmente, in modo da creare una relazione di fiducia reciproca con le figure professionali delle educatrici. E’positivo che il bambino porti con sé un oggetto personale significativo, come un orsacchiotto o il ciuccio a cui è particolarmente legato: esso fungerà un po’ come un ponte tra la casa e il contesto del nido, una nota di familiarità sempre presente.

Per quanto riguarda la gestione della separazione è fondamentale accogliere i pianti iniziali del piccolo, senza negare l’espressione della sua sofferenza, e soprattutto non mentire al bambino con frasi come “la mamma torna subito” o non cercare di distrarlo al momento della separazione, sgusciando via di soppiatto, per evitare il suo pianto. Questo potrebbe essere “traumatico” per il bambino, che spesso è molto più intelligente dell’adulto, piuttosto che l’aver trascorso una giornata in un ambiente attento ai suoi bisogni ed in grado di promuovere il suo sviluppo psicomotorio e sociale. E’ sempre meglio essere sinceri con il bambino, lasciare che manifesti le proprie emozioni, anche quelle che ci fanno sentire in colpa o che ci evocano ansie abbandoniche; se saremo stati chiari ed empatici con nostro figlio al nostro ritorno dopo una giornata di lavoro, sapra’accoglierci con il sorriso.

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