Creato da Ruth_Arrimbuda il 20/10/2006

Poesia

Sono nato a Borgosesia (VC) nel 1970. Dall'88 al '91 ho pubblicato varie poesie su riviste minori e ho fatto parte del Laboratorio di Scrittura Creativa di Marco Conti a Biella.Finalista al concorso nazionale "La Rocca" di Torino e segnalato al Premio internaz "Nosside" di R.Calabria. Nel 2002 sono alla Scuola di Poesia di Nicola Gardini a Milano.

 

 

LE PERFEZIONI PROVVISORIE (Gianrico Carofiglio) Sellerio editore

Post n°13 pubblicato il 12 Marzo 2010 da Ruth_Arrimbuda

" Avevo nostalgia della mia vita precedente- anzi delle mie vite precedenti. Quelle più o meno normali. Di quando ero sposato con Sara o di quando, appunto, c'era Margherita. Ma era una nostalgia leggera, senza sofferenza. O almeno: con un grado di sofferenza tollerabile. Talvolta pensavo che mi sarebbe piaciuto incontrare una persona che mi piacesse come mi erano piaciute loro, ma mi rendevo conto che non era un'ipotesi realistica. Il pensiero mi metteva un po' di tristezza, ma anche questa era sopportabile, di regola. E quando, a volte, quella tristezza aumentava e sconfinava pericolosamente nell'autocommiserazione, mi dicevo che non potevo lamentarmi. Avevo il lavoro, lo sport, qualche viaggio da solo, qualche uscita, ogni tanto, con amici cortesi e distanti. E poi i libri, naturalmente. Mancava qualcosa, certo. Ma io ero uno che da piccolo restava molto impressionato, quando gli dicevano di pensare ai bambini dell' Africa che muoiono di fame..."

Gianrico Carofiglio- Le perfezioni provvisorie, Sellerio editore, pag. 48

Quando ho letto questo passaggio mi è venuta voglia di telefonare a Carofiglio. O quantomeno di scrivergli una mail presso la casa editrice, o qualcosa del genere...manco fossi stato il protagonista di "Herzog" di Saul Bellow... Volevo dirgli che con queste premesse io e lui avremmo potuto capirci al volo; che praticamente mi aveva tolto le parole di bocca e vivevamo le stesse identiche situazioni, e io leggendo le sue parole mi ero ritrovato un po' meno solo. Ringraziarlo almeno...penso che gli avrebbe fatto piacere. Poi mi sono accorto che non necessariamente egli stava scrivendo di sé...era solo il personaggio di un libro che parlava...Allora ho posato il libro con cura, mi sono sdraiato sul divano e ho acceso un'altra sigaretta, pensando a quanto fossi ancora ingenuo alla soglia dei quarant'anni, e a quanta strada mi resta da fare...

 
 
 

ANNA E FABIO (autore sconosciuto)(sono io)

Post n°12 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da Ruth_Arrimbuda

Anna fece la valigia in fretta e furia, con il cuore in gola per la paura che lui potesse scendere e sorprenderla. Un pudore che le era sconosciuto. Buttò quattro stracci nel borsone, diede un'ultima occhiata alla cucina e con le lacrime agli occhi e un nodo alla gola si chiuse la porta alle spalle. Arrivò alla macchina che ormai piangeva senza più riuscire a controllarsi. Una montagna infinita di sentimenti e ricordi le crollò improvvisamente addosso, tanto che fece fatica a imboccare il vialetto per uscire e andarsene per sempre. Ma ci riuscì.

Fabio dal piano superiore, di nascosto, vide tutta la scena. Vide la piccola utilitaria fermarsi allo stop e poi ripartire sulla statale. Richiuse con una calma innaturale la tendina della finestra e si accese un'altra sigaretta. Poi scese al piano di sotto.La cucina era in disordine, più del solito. Pile di piatti sporchi, due pentole, tre pacchetti di Merit accartocciati, corrispondenza mai aperta gettata sul tavolo e un paio di settimane del Corriere della Sera ammucchiati su una sedia. Cercò ciò che sapeva di trovare: una lettera. E infatti la trovò. Era scritta fittamente con inchiostro nero su un foglio strappato di quaderno. Si mise a sedere e con calma iniziò a leggere...

"Caro Fabio, mi aggrappo ancora, disperatamente e scioccamente, ad un pezzo di carta quasi fosse, in certi frangenti, una zattera, la mia scialuppa di salvataggio...". A quel punto Fabio si alzò in piedi e lasciò cadere la lunga lettera sul tavolo. Uscì in giardino e guardò con un'attenzione esagerata oltre le inferriate della recinzione.

Quasi contemporaneamente Anna fermò l'auto ai bordi della strada e a piedi s'incamminò per un sentiero. C'era un forte vento ed essa si fermò a scrutare l'orizzonte, quasi volesse scorgervi il proprio futuro. Fu allora che che iniziò a piovere a dirotto e, assorti nei loro pensieri, Anna e Fabio si ritrovarono forse per l'ultima volta a pensare quasi all'unisono, se tutto il loro amore aveva avuto un senso.

(2005 circa)

 
 
 

poeta sconosciuto (sono sempre io :-)

Post n°11 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da Ruth_Arrimbuda

Talvolta anche i

poeti tremano

lungo il fronte occipitale

a margine della

redenzione; affossati in pallide

giade d'avorio de-

glutiscono come ognuno de-

glutisce

 
 
 

PATRIZIA VALDUGA

Post n°10 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da Ruth_Arrimbuda
Foto di Ruth_Arrimbuda

A chi mi ha gentilmente chiesto di non abbandonare il blog, dedico naturalmente questo nuovo Post su Patrizia Valduga; poetessa e personaggio fra i più affascinanti e dotati della poesia italiana contempornea, eclettica e vulcanica, quasi sempre sopra le righe nella vita e nella poesia; ideale anello di congiunzione fra la poesia classica  della tradizione (rigorosissimi dal punto di vista stilistico sono molti dei suoi sonetti(il sonetto è un componimento poetico di quattordici endecasillabi raggruppati in due quartine a rima alternata o incrociata e due terzine che invece possono essere a rima varia), quanto moderno e innovativo il linguaggio parlato ed ingannevolmente esplicito; in realtà come dice Luigi Baldacci nell'introduzione ai "Medicamenta", le parole che la Valduga sembra far uscire da un vecchio cassone le si rivoltano contro, come vecchi oggetti che lei "si prova, se li aggiusta addosso...poi si accorge che quegli oggetti hanno preso l'iniziativa, non è lei ad essersene appropiata, sono loro ad averla invasa..."

"Mi dispero perchè non ho parole

che ad attrarti e tenerti sian ventose,

....................

nemmeno di insidiose ne ho,

quelle che in cuore sono esplose,

e non lasciano mai intatte le cose." 

 

E poi questa, brevissima ma che non mancherà di far cogliere a qualcuno espliciti riferimenti a cose o fatti avvenuti....

 

" Ho il fegato avvinato, avvelenato.

Ahi tanto amai il non amante amato."

 

E infine un'ultima, una........un grido di dolore, un appello quasi....

 

"Solo diceva Torni ? quando torni ?

Fuori la notte rifranava, a brani

si sfaceva... Oh taci !... E' tempo che torni

e mi baci..."

 
 
 

ALDA MERINI

Post n°9 pubblicato il 27 Marzo 2008 da Ruth_Arrimbuda
Foto di Ruth_Arrimbuda

Sono nata il ventuno


Sono nata il ventuno a primavera

ma non sapevo che nascere folle,

aprire le zolle

potesse scatenar tempesta.


Così Proserpina lieve

vede piovere sulle erbe,

sui grossi frumenti gentili

e piange sempre la sera.

Forse è la sua preghiera.

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Ho conosciuto Alda Merini una sera d'inverno di parecchi anni fa. Per chi conosce un po' le sue travagliate vicende, sa che nei primi anni novanta se la passava ancor peggio di oggi....Entrò nella sala vestita con improbabili abiti sgargianti, a far da contrasto al suo viso, ritratto e testimone della sofferenza. Ciò che mi colpì maggiormente non furono le sue parole, non ricordo neppure di cosa parlò, ma una sensazione diffusa di magnifica regalità; aveva al dito, ricordo bene, un colorato anello di bassissima bigiotteria portato con una dignità di cui nella mia allora breve vita, mai avrei potuto nemmeno lontanamente sospettare l'esistenza. Nella sua umile ed esibita povertà colsi una dignità immensa, come solo le persone illuminate possono avere. Credo di aver capito cosa è un poeta vero solo quella sera.... 

 

 

 
 
 
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