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« Il "Renzi" di Atene...IL DISCORSO DEI LOMBRICHI »

Il gioco delle tre carte sulla testa dei greci

Post n°1128 pubblicato il 17 Luglio 2015 da r.capodimonte2009
 

Dopo le performance di Alexis Tsipras, che ha negoziato un accordo, a ben vedere, che non risolve neppure uno dei problemi della Grecia, anzi li complica, ci è chiaro un punto: tutti sono al corrente che le condizioni pretese dall’ammucchiata dei “soci accomandatari” che fanno finta di appartenere ad un’ Europa Unita, con in testa il socio “accomandante”, la Germania, hanno solo lo scopo di guadagnare tempo nei confronti del default bancario, che si aggira come un ectoplasma vendicativo per i corridoi dell’Eurotower, che non è stato neppure sfiorato dalla messe di miliardi, il famoso “quantitative easing”, distribuito dalla BCE ai banchieri falliti, e che adesso si prova a delimitare con il “bail in”, una delle più sconcertanti iniziative della “banda Bassotti”: la corresponsabilizzazione, nella caduta degli istituti di credito, derubati e gestiti ladronescamente da costoro, dei clienti e degli azionisti, che, d’ora in poi, pagheranno di persona.

Perciò una spessa coltre di ipocrisia ricopre questo misfatto, perpetrato dal capo di Syriza e da coloro che lo appoggiano, d’accordo con Bruxelles: e la riprova sono due diversi atteggiamenti, che si stanno facendo strada, dopo i trionfalismi beceri degli pseudo europeisti. Il primo è il comportamento del FMI, il quale, è l’unico che abbia l’interesse a vedersi restituiti almeno una parte dei soldi prestati ad Atene, perché deve risponderne a più di cento Paesi che vi aderiscono, in primis gli Usa con il loro pesante 18%. E non comprende perché Francoforte sia così restia a sborsare i fondi accumulati dentro l’ESM, il fondo salva-Stati, che sono accantonati proprio per queste eventualità: e non è solo il fatto che, anche in questo caso, la parte del leone la fa Berlino, col suo 15%, ma perché sono lampanti ormai gli errori, le carenze gestionali, e i diktat esclusivamente diretti all’austerità da parte della Troika, e che hanno aggravato e non di poco la crisi. Il secondo è la chiara presa d’atto di Wolfang Schauble, il ministro delle Finanze tedesco, che non ha mai nascosto, durante tutta la trattativa, e non nasconde, che sarebbe molto meglio una “Grexit” pilotata, piuttosto che questo dissanguamento programmato (che, prima o poi condurrà il paese alla guerra civile!). Se Schauble fosse convinto che il disegno vendicativo di herr Merkel servisse a qualcosa, se non a prendere il tempo necessario a cancellare Syriza dal panorama politico greco (e a Syriza questa prospettiva sta bene come un vestito nuovo!), non insisterebbe tanto dal proporre ad Atene l’emissione di una “moneta parallela” con cui far fronte ai bisogni interni, che sono enormi, e tra questi è innegabile la ripresa dell’occupazione e quindi degli investimenti. Solo battendo moneta, e allargandone la disponibilità ai consumi interni, e quindi ai salari, alle pensioni, e al credito spicciolo, la Grecia si può salvare! Perciò, alla fine, aveva ragione in pieno Yanis Varoufakis, che voleva utilizzare lo slancio politico del no referendario, proprio per rinegoziare il debito, ristrutturandone almeno 1/3, nazionalizzare la Bank of Greece, e mettere in moto una moneta parallela che, se avesse dimostrato in cinque anni la sua valenza economico-finanziaria, si sarebbe trasformata in dracma.

Insomma, ci troviamo di fronte ad un’ennesima “pagliacciata”, interpretata alla perfezione dai Paesi dell’Eurogruppo, e non solo, per gettare fumo negli occhi al popolo greco. Così si è espressa anche la “Commissione per l’Audit del Debito Pubblico Greco”, un think-tank che segue dall’inizio l’evolversi della situazione, e composto da 35 esperti di diritti umani e di finanza, la quale sta portando avanti il concetto del “riconoscimento ufficiale dell’immoralità dei debiti pubblici” proprio a cominciare da quello greco, ma, sottintende, e qui entra in scena la classe politica più criminale della storia, al cospetto della quale il fascismo, esclusa la guerra, fu una “parentesi gioiosa”, la situazione italiana, con i suoi 2.200 miliardi di debito, che non potranno mai essere ripagati, neppure in mille anni! Secondo la Commissione, “il Governo greco ha la possibilità di sospendere in maniera sovrana il pagamento del debito, perché la sua insolvibilità era evidente fin dall’inizio, sia ai creditori internazionali che ai giornali economici. Le autorità greche, insieme ad alcuni membri della U.E. hanno congiurato contro la ristrutturazione del debito, fin dal 2010; i media economici hanno nascosto la verità all’opinione pubblica, dipingendo il salvataggio come qualcosa che andava a beneficio della Grecia, assumendo la popolazione come responsabile dei propri misfatti… La Grecia, insomma” conclude la Commissione, “può non pagare il suo debito perché l’hanno contratto (come in Italia, ma qui da noi molto più incisivamente e incoscientemente), le banche e i politici, e non i cittadini, e perché, per ripagarlo, si stanno violando i diritti umani.”

Lo stesso puntualizzava ieri Ambrose Evans Pritchard, il Business Editor del Daily Telegraph, il quale sottolineava l’inconsistenza di tutto l’accordo, proprio per il fatto che il FMI ha deciso di non partecipare a nessun pacchetto di salvataggio per la Grecia, mentre la Germania insiste sul fatto che il salvataggio non può andare avanti senza il FMI: in apparenza, due gatti che si mordono la coda, ma che sanno molto bene che “la remissione del debito non sarebbe sufficiente. Ci dovrebbe essere una “nuova assistenza” e, forse “espliciti trasferimenti annuali al bilancio greco.” Il termine è “unione di trasferimento” il peggior incubo degli Stati creditori del Nord Europa. “Il debito non può essere pagato” conclude Pritchard. “Qualsiasi formula che non riconosca questo, semplicemente, causerà una crisi ancora maggiore nel futuro.” Figurarsi se si potranno sopportare “ulteriori misure di austerità. Questo è difficile da conciliare con le ultime richieste dei creditori dell U.E. sui tagli delle pensioni, l’aumento delle imposte e vari aggiustamenti fiscali, pari a 2 punti del Pil!”

A ben vedere, alla fine, se ne trae una sola conclusione: che l’accordo è solo sulla carta, perché è il classico medicamento che farebbe crepare il paziente. In realtà si voleva rimandare a casa Syriza, e sostituirlo da capo con le solite teste di legno, i vassalli della Germania, così come accade in mezza Europa, Italia compresa, e fare della Grecia, come Cipro, un protettorato coloniale. Fino a che sarà un guscio vuoto, ricolmo di indigenti, e allora sarà buttato fuori dall’Unione, come immondizia!

Costoro hanno già scelto il giuda iscariota, che porterà avanti il progetto: è Alexis Tsipras. (R.S.)

 
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