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attualità, politica, cultura

 

 
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IL DISCORSO DEI LOMBRICHI

Post n°1129 pubblicato il 20 Luglio 2015 da r.capodimonte2009
 

 

Dopo il ridimensionamento di fatto e di diritto di Matteo Renzi presso la “casa madre” europea, che ormai lo surclassa, molto di più e con molta meno diplomazia di un premier estone (nulla togliendo, però, di dignitoso a tale personaggio!), dopo averne testato le minimali qualità di uomo politico, ma anche le migliori qualità di voltagabbana, mostrate con l’ “amico” Tsipras, è arrivato il momento di assumere, ormai, la dimensione che più gli si confà nel suo Paese, quella dell’anellide più avanzato nella scala faunistica dell’evoluzione: il lombrico.

Torcendosi, e schiumando il suo miglior liquido fecale, proprio come fa quest’animaletto quando viene dissotterrato, visto il tipo di vita che conduce, ingerendo materiale decomposto e terra, Matteo ieri ha dato il  meglio di sé, di fronte al “lombricaio” assiepato, in assemblea, e pronto a ricevere da lui sempre nuovi impulsi, alla ricerca di nuove fonti di sterco e muffe, che soddisfacciano gli stomaci trituratori, sempre affamati…

In realtà un lombrico ha molta più dignità di quella spupazzata di fronte all’Assemblea del PD, come ne hanno tanta di più i sodali numerosi del verme, di fronte ai delegati, che si sono spellati le mani per applaudire solo panzanate.

E sì, perché mai Renzi era caduto tanto in basso a livello di fanfaronate, segno evidente che sta perdendo colpi: prima, almeno, le sue idiozie avevano una carica di credibilità, all’altezza di quel “lombricaio” che, tra bonus e privilegi, gli aveva regalato il famoso 40%. Adesso siamo proprio a livello di circo equestre, quando i pagliacci irrompono in pista tra un numero e l’altro, e ne dicono e ne fanno di tutti i colori.

E se i pagliacci sono bravi è perché interconnettono tra loro parole, frizzi e lazzi, quel che accade appunto tra le schiere dei dirigenti del PD, ma anche degli elettori PD, i quali reggono il moccolo della risata, appunto, perché il resto, cioè la politica e le promesse, non reggono più.

E come non ridere, pensando che il partito che doveva rottamare l’Italia, e che “ha sulle spalle la più grande responsabilità mai ricevuta da una forza politica di sinistra”, è ridotto praticamente al “commissariamento” in metà delle sue sedi, a causa della corruzione e dei pregiudicati che le frequentano, e tra queste sedi ci mettiamo Roma, Napoli, Milano, Torino, Bologna, Potenza, Reggio Calabria Palermo, con decine di inchieste, centinaia di arresti e rinvii a giudizio, e decine di autorizzazioni a procedere nei confronti di parlamentari del PD? Commissari che, prima vengono incaricati di “indagare”, poi vengono smentiti dalla burocrazia interna, a livello di “buffoni dalle torte in faccia”, come i vari Orfini, Barca, il prefetto Gabrielli, ormai pappa e ciccia con Renzi, il giudice Cantone, ecc. ma non servono altro che a dimostrare che il marcio si allarga a macchia d’olio perché parte dal vertice, cioè dal Capo del Governo, lui stesso “uomo dei compromessi e della mediazione”, di famiglia “truffaldina”, e circondatosi di una masnada di “avventurieri e  faccendieri da tardo impero”.

Con quale faccia questo “bellimbusto” crede di poter ingannare ancora il popolo, con le sue barzellette?Un Pierino delle “potenziali” e caricaturali” opzioni contro le tasse, pronunciate da piazzista, non da premier, eguagliando, anzi superando in paranoia perfino il vecchio marpione da cui è andato a ripetizione, Berlusconi? Come se anche un ragazzino ormai non conoscesse a memoria i trabocchetti che gli si parano davanti, grazie alle ingegnerie finanziarie della “Banda Bassotti” di Bruxelles, ogni qual volta racconta sciocchezze: fare i matrimoni con i fichi secchi dev’essere una moda in casa Renzi, dove per anni si è lavorato e ingannato il fisco e i creditori, con i giochi dei bussolotti, sotto la copertura di banche, giudici e tribunali compiacenti. Com’è possibile, ad esempio, trovare 50 miliardi, per tagliare le tasse più alte del mondo, quando il famoso parametro del 3% deve restare fisso, ma in compenso il debito pubblico lo slabbra di oltre 60 miliardi l’anno, se non intervenissero invece altre tasse a calmierarlo? Le quadrature del circolo sono reali negli acchiappasogni!

E poi non dimentichiamo che l’U.E. ci tiene per il guinzaglio con le famose clausole di salvaguardia, che da sole valgono già oltre 50 miliardi! Cosa ci viene a raccontare Renzi? Che ci penserà la “spending review”, che ormai è come la favola di Pinocchio, alla stessa stregua di quell’”Italia fotogenica” descritta dall’astronauta Cristofoletti, e che a lui “piace” tanto? Dimentica, il nostro “capocomico”, che ancora non abbiamo fatto un solo passo avanti degno di questo nome (cioè incisivo, sulla caterva di criticità economiche e finanziarie), né dal punto di vista occupazionale, né dal punto di vista della domanda interna, né tanto meno della riduzione dei costi pubblici; anzi la malavita più o meno organizzata, accoppiata ad una evasione fiscale “cronica”, ci pesa come 300 miliardi annui. E cosa ha fatto lui? Le riforme all’acqua di rose, che permettono ai sindaci indagati, condannati e con le mani in pasta con la mafia, di restare al loro posto?

Un mondo di “se”, e ogni volta che risuonavano le sue “trombe”, rispondevano le “campane” dei servizievoli delegati, a cui il “renzismo” ha dato pane e companatico, strappandolo però ai lavoratori e ai pensionati. Uno spettacolo da voltastomaco, che supera di leghe e leghe il brulicare di un lombricaio…

E mentre spergiurava che non si sarebbe rimangiato una sola fase del suo vissuto, compreso il patto del Nazareno, rinnovato adesso nell’”opzione verdiniana”, che getta ancora più ombre sconcertanti su questo “trasformismo delinquenziale”, di cui vuole indossare gli abiti sdruciti (ma è, ripetiamo, nelle sua natura!), andava “maledicendo" le opposizioni, che, giorno dopo giorno, gli stanno succhiando ogni residua traccia di credibilità, definendole con il sostantivo mussoliniano per eccellenza di “disfattiste”.

E’ sì perché è giocoforza ormai che il popolo italiano stia ricreandosi in sé una maggioranza alternativa, quella delle opposizioni, appunto, che ormai è molto oltre il limite del 40%, e che rappresenta ciò che resta della democrazia, del diritto e della libertà. L’unica forza capace di opporsi a questo moloch, che ricopre le sue “vergogne” con gli applausi interessati della casta, una specie di “politburo” malavitoso, che, ad imitazione dell’altro che cova a Bruxelles, e di cui Renzi è l’inviato speciale, sta inghiottendo le speranze del popolo di uscire dal suo abbraccio mortale.

Non crediate nemmeno una sillaba pronunciata da questo ipocrita, che neppure Gesù Cristo avrebbe citato tra i “sepolcri imbiancati di scribi e farisei”! Proprio di fronte ai suoi vassalli, preso dal delirio di onnipotenza di quel seguito di “guitti”, Matteo ieri è caduto nelle sue stesse contraddizioni, dando la prova a tutti coloro che credono nell’Italia libera e democratica, che è un “tirannello dal fiato corto”.
La battaglia contro di lui, però, non è ancora vinta, perché il personaggio ha tuttora accanto poteri e potestà che non lasceranno facilmente la presa, visto che la promessa era di spolpare il Paese, e ancora non c’è riuscito, così come è accaduto in Grecia.

Il tempo è tiranno, ma ora non è più suo alleato… (ITALIADOC)

 

 

 
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