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Le Idi di Marzo di Angelino Alfano

Post n°1370 pubblicato il 08 Luglio 2016 da r.capodimonte2009
 

Ormai è chiaro come la luce del sole: Angelino Alfano è cotto come una porchetta sullo spiedo: e chi lo affetterà non sarà certo il PD, che lo ama di un amore viscerale, esattamente come ama Denis Verdini, ma il suo stesso partito, e il capo della congiura è Renato Schifani, il ras “berlusconiano” della Sicilia, ex-Presidente del Senato (?), che ha già capito e colto il mutamento nei paradigmi di potere, tra Renzi e il M5S, specie alla vigilia delle elezioni regionali siciliane, che fanno trenare i polsi alle ammucchiate nazzarene che si spartiscono l’isola, dopo le grandi vittorie grilline. Schifani ha ben compreso che seguire l’avventura alfaniana, per qualche sottosegretario e due  ministro, che in ogni caso sparirebbero in caso di elezioni anticipate, ancora per un po’, significherebbe rinunciare per sempre a rientrare nella vecchia tana, dove l’ “orso” di Arcore ormai  dorme un letargo irreversibile, e gente come Maria Stella Gelmini si appresta a sostituirlo, in nome di quella fetta di moderati che sono allo sbando. Il buco a destra è scoperto, ormai da una incontrovertibile radicalizzazione tra Salvini e la Meloni, dove resta esclusa proprio la vecchia classe dirigente di Forza Italia, quella che si è suddivisa tra NCD e Azzurri, e di cui restano solo una minoranza di ex-finiani poltronisti, che la Gelmini neppure metterà in lista (e finalmente torneranno a casa, a coltivare cavoli, come Gasparri), e che, vuoi o non vuoi rappresenta l’argine moderato e anti-renziano.

Schifani, tra l’altro, ha un curriculum candido come un giglio (sic!), rispetto ai Formigoni e ai Lupi, i quali, a loro volta, sono spinti verso la scissione dalle forze imprenditoriali cattoliche, che seguono la Compagnia delle Opere, cioè C&L, detto in breve l’Opus Dei. Le quali cominciano a sentirsi strette entro una Confindustria che ha deciso di fare da scendiletto a Renzi, mettendo all’angolo la Cisl (che ormai è vuota come un guscio), ma soprattutto facendo ingrassare il M5S, che sta occupando grandi spazi sociali.

Alfano, la cui vera natura la si scopre non certo dopo l’ultima serie di intercettazioni, non ha mai avuto la tempra di leader, ma solo quella di mezzadro: tra corruzione e potere, una parte in commedia che non può durare, perché adesso l’Europa, purtroppo, dopo la Brexit, si è allertata, è ci guarda pure dentro i taschini, e pretende che i nostri Governi comincino a fare il loro dovere, altrimenti li manda a casa. A cominciare da Renzi, che non ha più frecce al suo arco, oltre alle menzogne e alle chiacchiere, per sistemare un’economia, banche o non banche, che cade a pezzi!

A Bruxelles si leggono i giornali forse molto di più e meglio che in Italia, dove sono annegati nel giornalaismo di regime, e si sa che la corruzione avanza imperterrita, adesso che c’è da raschiare il barile, e chi aveva promesso di aprile la scatola del tonno, ha già l’apriscatole in mano. E corruzione significa 10 punti di Pil, e, volenti o nolenti, l’aumento del debito pubblico, il fallimento delle banche, la caduta della domanda interna, il calo delle esportazioni, l’aumento delle tasse, e in genere, l’impoverimento di milioni di cittadini che non hanno più denaro da spendere per curarsi, per coprire l’evasione fiscale, per lasciare aperte le loro piccole aziende, dopo aver disintegrato il loro risparmio (per necessità proprie o per ventura bancaria!), ne portano dietro altri 10: come mai potrà il nostro paese continuare a sussistere, entro dei parametri che si allontanano da noi sempre di più? E, soprattutto, con una situazione politica in cui il partito di maggioranza relativa, tenuto in piedi da un’accozzaglia di trasformisti, bari e corrotti, sta sfilacciandosi ad ogni sondaggio?    

Molti, a Bruxelles, stanno seriamente optando verso un quarto governo “tecnico” che accompagni l’Italia alle elezioni politiche del 2018, ma intanto la strizzi un altro po’, forse ancora più di Mario Monti, per ripulirla dalle scorie.

Il siluro, potrebbe essere il referendum di ottobre, che Bruxelles non ha mai capito, e che ha spinto solo per convenienza, ma ancor prima, la caduta di Alfano, che non riuscirebbe a mantenere Renzi in piedi.

In politica, a volte, come nei romanzi horror, si intravedono dei “morti che camminano”, gli zombie. Angelino è uno di loro: non lo sa ancora, ma è morto e sepolto!  (ITALIADOC)

 

 

 

 

 
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