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Le elezioni tedesche: una lezione per l'Italia

Post n°1631 pubblicato il 25 Settembre 2017 da r.capodimonte2009

La batosta, perché di questo si tratta, subita dalla Merkel, ma soprattutto dai “cristiano sociali di baviera” questi servi sciocchi dell’ex-pupilla della gioventù comunista DDR, e di conseguenza dal Partito Socialista, interpretato da uno dei più fanatici esponenti della burocrazia neo-liberista europea (e che ha fatto la fine indecorosa di tutti i socialismi europei, a cominciare da quello francese!), ci trasmette un messaggio importante: qualcosa sta cominciando a incrinarsi nelle certezze autoritarie ed illiberali del trust economico-politico- massonico messo a capo di quest’Unione Europea, che l’unica cosa che è diventata, una cosca di banchieri corrotti, e della loro cerchia di profittatori di regime. Così, mentre Schultz ritorna a fare il bottegaio di salsicce, qual è sempre stato, la “herr fraulein” si accoppia con i rimasugli della sinistra cosiddetta riformista e progressista, potremmo chiamarli gli epigoni renziani tedeschi, liberali e verdi, che per una poltrona venderebbero le loro madri (come fanno in Italia!); ma intanto cresce a dismisura il partito di estrema destra (ma non nazista come sbugiardano i nostri fogliacci menzogneri), che si porta a casa qualcosa come 80 deputati, diventando l’ago della bilancia del totalitarismo democristiano, una vera e propria spina nel fianco dell’organizzazione politico-mafiosa che in questo anni la leader germanica si era costruita nella sua paranoia di potere; e che ha scontentato, anche se i nostri giornalisti lo tengono per sé, le classi piccolo borghesi e la gioventù (non certo i figli di papà che si sono subito mossi per protestare contro le advance sociali e corporative della signora Weidel, candidata cancelliera, schiacciate, le prime, dalle classi privilegiate, arricchitesi con la speculazione bancaria, l’import-export (grazie all’euro-marco sopravvalutato); precarizzati i secondi, grazie a i mini-contratti, che sono serviti soprattutto alla granfe impresa per sfruttarli! E poco conta, se tra questi milioni di giovani, ci sono milioni di ex-migranti, turchi, siriani, iraqeni (pochi i neri, perché discriminati ovviamente dal tedesco!), accalappiati con la scusa che lì il lavoro c’era: ma poi, fatti i conti con lo stipendio miniaturizzato e i costi altissimi causati dalla moneta, costoro si sono ritrovati nel ghetto della miseria. Che, intendiamoci, non è una miseria all’italiana, ma sempre dura e priva di prospettive, è!

Il PD se la fa sotto: in Germania AFD nasce come populismo, ma non lo è, perché manca un vero movimento di protesta generalizzata come in Italia. In realtà è una componente della destra, potremmo definirla , sovranista-anti-europeista, una specie di “leghismo”, che mira alla condivisione del potere, non certo a fare le marcette col braccio teso. Un vero problema per la “pacioccona”, che adesso si troverà costretta a ripensare l’intera politica dell’accoglienza, ma soprattutto una politica economica che sfrutta l’Europa come una sanguisuga. Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, infatti, AFD, ha più contenuti sociali di quel che sembra, tanto a avvicinarla più al M5S che alla Lega: e quando diciamo “contenuti sociali” parliamo anche delle politiche discriminatorie, in campo economico e sociale, del Nord Europa nei confronti del Sud Europa!

Dopo le parole non certo fraintendibili di Luigi Di Maio, dirette anche “a tutti coloro che non ci hanno votato”, e non ci pare di capire che si riferisse al PD o ai suoi vari ramoscelli rinsecchiti che ancora lo tengono in piedi, Renzi è stretto, da una parte da Berlusconi (ormai definitivamente escluso dall’eleggibilità, e quindi dimezzato!), dall’altra dal M5S che proporrà una strada che non è certo quella di Arcore o quella del giglio magico, e non ha speranze, se non qualche trucco elettorale, che in ogni caso diventa incontrollabile anche per lui, per proporre una “grosse koalition” che in germania è caduta!

E non potrà chiedere aiuto, questa volta, né ad un Napolitano, in via d’estinzione, né ad un Macron, il cui alibi si sta smontando di giorno in giorno, né, tantomeno, ad Angela Merkel e ai suoi sgherri, che finora hanno fatto finta di sopportare le discrasie economiche dell’Italia, per timore di sfamare il mostro populista, che adesso, in una veste ancora più pericolosa, si trova in casa. (ITALIADOC)

 
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