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Metafisica della Terra della Sera

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Questione di scala

Post n°153 pubblicato il 21 Marzo 2005 da john.keating
Foto di john.keating

Sospesi tra il senso di infinito (le capacità immaginative della mente? l’anima?) e il senso finito della povertà e della brevità della nostra esistenza, perdiamo di vista il fatto che siamo una specie giovane, e quantunque le capacità immaginative ci rendano incommensurabilmente più potenti di qualunque altra specie mai esistita, tuttavia le risposte che ci diamo perdono di vigore, di potenza, nel limbo tra il pensiero dell’infinito e la relativa dimensione temporale e spaziale della nostra vita.

Noi siamo abituati a misurare l’umanità in larghezza, in estensione: quanti sono i miliardi di uomini che nel tempo hanno popolato la Terra? Qualcuno ha fatto il conto, e qualunque sia il numero risultato, esso eccede ampiamente le nostre capacità di visualizzarlo. Lo sgomento di fronte a questo numero iperbolico ci fa perdere la nostra dimensione individuale, ridotta a poco più di nulla, un granello, un niente.

Ma nessuno prova a considerare l’umanità nella sua lunghezza, nelle dimensioni temporali della sua estensione. Nessuno considera che a separarci dai primissimi uomini – i Cro-Magnon, dotati di intelletto, cioè di pensiero astratto – sono poco più di 1300 generazioni.
1300 generazioni. 1300 uomini che messi in fila nel tempo, uno dopo l’altro, disegnano tutto il persorso dell’umanità dalla sua apparizione a noi. Di avo in avo, in 1300 passaggi si arriva da noi ad Adamo.

Poco più di 500 sono gli uomini che ci separano dalle pitture di Altamira; meno di un centinaio, e arriviamo a Platone. Addirittura una ottantina sono quelli che si sono succeduti dalla nascita di Cristo e dal culmine dell’Impero Romano.
Considerata così, l’umanità assume una dimensione realmente sconcertante. Essa è fatta di 1300 generazioni, e questo è quanto.
Che memoria di specie possiamo mai avere? Che possiamo saperne, veramente, noi?

E tuttavia, questo è straordinariamente confortante. La nostra dimensione individuale, che si perde nei miliardi di individui esistiti ed esistenti, riacquista profondità ed significato straordinari, se considerata verticalmente…


Tortoise, "I Set My Face to the Hillside" (TNT, 1998)

 
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