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« 18 marzo 2004-2005, un a...Questione di scala »

Post N° 152

Post n°152 pubblicato il 20 Marzo 2005 da john.keating

« Sono un uomo di cui ci si può fidare. »

A volte mi innamoro di autori per una loro sola frase.
Una frase, una semplice frase. Spesso, assai meno di una massima, di un aforisma, una regola di vita.
E tuttavia frasi che contengono una illuminazione, quasi una rivelazione; certo una epifania.

Io non so se, quando questo accade, si tratti di frasi che colpiscono solo me e non già altri, anche se probabilmente mi colpiscono in modo particolare: certo in qualcosa che ha a che fare profondamente con me, con la mia storia.
Talvolta, perché sembrano riassumere una esperienza, un periodo della mia vita, un mio modo di essere.
Talaltra, perché sembrano invece illuminare un cammino possibile, contenere una indicazione, una prospettiva, un insegnamento.

Ma sempre, la lettura di queste frasi mi prende alla gola, me la serra, quasi come togliendomi il respiro; per un attimo, mi trovo disorientato di fronte alla realtà usuale, quasi che essa cambiasse nei suoi colori e nei suoi significati.

Io non so perché questo accada.
Forse, queste frasi irrompono nell'ordine del mio discorso imponendo un diverso punto di vista, sgomitando per imporre la forza del loro contenuto.
O forse, raccontano la realtà con una forza tale, da farne emergere gli aspetti che esse colgono tanto da doverli riconsiderare nella loro importanza.

Di fatto, non mi stacco più da quelle frasi, diventano in qualunque modo racconto di me stesso a me stesso, e assai raramente le regalo, come mio regalo, ad altri. Non riesco nemmeno a farlo, semplicemente, la voce si strozza prima ancora di pensare di formulare il discorso.

Siamo fatti di parole, o quantomeno, sono fatto di parole, e questo è quanto.
Ma gli autori di quelle frasi diventano perciò stesso miei autori, autori di me...
E non mi sono mai sbagliato, e anche questo è un fatto. E la cosa più bella è che queste frasi non le ho mai cercate - come sarebbe possibile, del resto? - ma quasi si fanno trovare, mi aspettano, e nemmeno si impongono. Semplicemente, attendono il mio passaggio, illuminate solo della loro luminosissima luce.
Ed è con molta umiltà che le raccolgo, cercando di esserne all'altezza.

Anne Tyler, ad esempio.

« E a Philadelphia Sophia apriva la busta. Scrutava i soldi con aria incredula e trasaliva. Si guardava intorno nella stazione. Poi leggeva il mio biglietto: "Sophia, non te ne sei mai resa conto, ma io sono un uomo di cui ci si può fidare". »
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