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KIPIUNEHAPIUNEMETTA APRE LE PORTE AI REDATTORI

 KIPIUNEHAPIUNEMETTA comunica il 2008

 Dopo le soddisfazioni ottenute nel 2007, il nuovo anno porta Kipiu ad aprire le porte del proprio Blog a nuovi redattori.

Vogliamo che tutti possano dare un contributo sia alla conoscenza sulle tematiche del Blog, sia al dibattito che costituisce la linfa vitale per la creatività dei nostri Artisti.

Per scrivere sul Blog, inviare una mail a comunicazione@kipiu.org.

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Il "biùtiful cauntri" dell'ecomafia

Post n°98 pubblicato il 18 Maggio 2008 da Triskelle

I traffici di rifiuti e le loro devastanti conseguenze sbarcano in
video. Con le testimonianze di chi li combatte. Un documentario sulla
mattanza ambientale in Campania in concorso al Torino Film Festival
diretto da Nanni Moretti

Allevatori che vedono morire le proprie pecore per la diossina.
Un educatore ambientale che lotta contro i crimini degli ecomafiosi.
Contadini che coltivano le terre inquinate per la vicinanza di
discariche. Storie di denuncia e testimonianza del massacro di un
territorio. Siamo in Italia, nella regione Campania dove sono presenti1.200 discaricheabusive di rifiuti tossici.

Sullo sfondo una camorra imprenditrice che usa
camion e pale meccaniche al posto delle pistole. Una camorra dai
colletti bianchi, imprenditoria deviata ed istituzioni colluse,
raccontata da un magistrato che svela i meccanismi di un'attività
violenta che sta provocando più morti, lente nel tempo, di qualsiasi
altro fenomeno criminale.

Biutiful cauntri prodotto da Lionello Cerri per
Lumiere e Co, un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio
e Peppe Ruggiero in concorso nella sezione Italiana Doc al Torino Film Festival
che si svolge nel capoluogo piemontese da venerdì 23 novembre al 1
dicembre. La violenza sotterranea ed invisibile delle ecomafie
raccontata come in un reportage di guerra.

Voci ed immagini da una terra violata, consumata
dall'alleanza fra un nord "operoso" e senza scrupoli e le nuove forme
della criminalità organizzata, raccontata con immagini inedite del
traffico illecito dei rifiuti e per la prima volta sullo schermo
intercettazione telefoniche che svelano l'arroganza, la violenza ed il
cinismo degli ecocriminali.

 
 
 

Rifiuti made in Italy

Post n°97 pubblicato il 14 Maggio 2008 da Kimue
 

Italia Rifiuti 2008 Lo scorso 6 maggio la Commissione Europea ha inviato all'Italia un avvertimento per non aver osservato una sentenza della Corte Europea di Giustizia.
Il motivo la mancata presentazione di un piano regionale di smaltimento rifiuti. Oggetto del richiamo non la Campania bensì il Lazio. L'emergenza "monnezza" rischia di dilagare investendo la regione che ospita la più grande discarica d'Europa oramai giunta al limite: Malagrotta.
Ami segue costantemente l'emergenza rifiuti in Campania attraverso la voce della politica, delle proteste e degli analisti, ma ha anche aperto una finestra di riflessione sul Lazio.

Video Player: Speciale Rifiuti permetti al browser di aprire il video pop-up.

Malagrotta. Cronaca di una crisi.
La discarica di Malagrotta. Da quando il sistema è andato in crisi ad oggi.
Crisi rifiuti nel Lazio. Conto alla rovescia.
Le responsabilità politiche della mancata gestione dei rifiuti nel Lazio sono molteplici. La Comunità europea condanna l'Italia e minaccia di multare la regione Lazio per inadempienza.
Malagrotta: inquinamento e rischi ambientali.
Nel mezzo della campagna romana la più grande discarica d?Europa e la più più grossa raffineria del Centro-Italia. Nel mezzo, il gassificatore.
La Coldiretti lancia un appello all'azione sul piano rifiuti del Lazio
L'Unione europea ha portato l'Italia davanti alla Corte del Lussemburgo per l'emergenza rifiuti della regione Campania. Anche il Lazio rischia pesanti sanzioni per la mancata presentazione e attuazione del piano di smaltimento rifiuti.
Rifiuti, fenomenologia di un'emergenza Intervista al Prof. Franco Ortolani
Cosa determina un commissariamento speciale, per una attività di pubblica amministrazione che, in tutta Europa, non rappresenta un problema ma che in Campania è uno scandalo? Qual'è la fenomenologia che determina un potere speciale, che manda in deroga
Un Comune sotto assedio dice no alla discarica
Consiglio Comunale sulla discarica di Chiaiano assediato dai contestatori. Due o.d.g. contestano la scelta del Commissario De Gennaro e il parere positivo dato dal sindaco Iervolino.
Parco o discarica? Quale futuro per Chiaiano
Il quesito viene posto dall'Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli. Istituzione che, per le cave indicate da De Gennaro come discarica, ha progettato la riqualifica del bosco e delle cave con un lago artificiale.
L'emergenza rifiuti non si placa Dopo la Campania a rischio anche il Lazio
Oltre cinque mesi di emergenza rifiuti in Campania. Da giorni i comitati lottano contro la nuova discarica di Chiaiano che dovrebbe chiudere il ciclo emergenziale ed sito individuato è adiacente ad una zona utilizzata rifiuti radioattivi della Nato.
Rifiuti, arresti e condanne a Chiaiano
All'agenzia AMI parla Pietro, uno dei condannati: Quattro e sei mesi per i due giovani che hanno raccontato di un atto intimidatorio con «pistole puntate alla testa e la richiesta di un atto di sottomissione».
Rifiuti: a Chiaiano preparano la protesta "Contesteremo il primo Consiglio dei Ministri"
Oltre mille persone all'assemblea serale sul luogo del presidio contro la discarica di Chiaiano alla periferia nord di Napoli. I comitati territoriali: «Protesteremo presso il comune e contro il primo Consiglio dei Ministri».
Rifiuti, l'Unione Europea avverte l'Italia
La Commissione Europea ha iniziato una procedura contro l'Italia a causa della non adozione dei piani regionali per la gestione dei rifiuti. Il rischio è quello di una pesante ammenda.

 
 
 

W la democrazia !!

Post n°96 pubblicato il 02 Maggio 2008 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA
Foto di equipoA

*AICA (BZ): LA POLIZIA SEQUESTRA MANIFESTANTI NO TAV*



Ieri, 28 aprile, il capo dello Stato Napolitano ha inaugurato, ad Aica (BZ),
l'inizio degli scavi del cunicolo esplorativo per il tunnel di base del
Brennero, prima parte del TAV Verona-Monaco. Il consenso nei confronti di
quest'opera inutile e devastante, in Sudtirolo, è bassissimo. Ciò che fa
fatica ad emergere è il dissenso attivo. Ma quest'ultima eventualità fa
paura agli industriali e ai loro protettori politici.

L'operazione politica e mediatica legata alla visita di Napoletano era
dunque quella di far credere che tutti sono favorevoli al TAV e di non dare
alcuna visibilità al dissenso. Così la questura di Bolzano ha vietato
qualsiasi manifestazione, anche lontano dalla cerimonia. Sono stati
"tollerati" alcuni striscioni su di una collinetta a qualche centinaio di
metri dal cantiere. Altri, tra NO TAV trentini e KEIN BBT sudtirolesi, sono
riusciti a mettersi lungo la statale, accerchiati dalla polizia in tenuta
antisommossa (che li ha poi denunciati, stando ai giornali, per
manifestazione non autorizzata). Non solo. Il fatto più grave e inaudito è
che un pullman di una quarantina di altri NO TAV trentini è stato
letteralmente sequestrato all'uscita dell'autostrada di Bressanone e tenuto
per tre ore in un parcheggio, con i manifestanti circondati dagli agenti. Il
dirigente della piazza ha minacciato di far caricare i dimostranti alla sola
vista di qualche bandiera NO TAV/ KEIN BBT (che avrebbe avuto ben poco senso
esporre, d'altronde, essendoci solo la polizia), aggiungendo che la mera
presenza di dissidenti, stante il divieto di manifestare, era di fatto una
provocazione. C'erano blindati dei carabinieri dappertutto. Al pullman non è
stato consentito di riprendere l'autostrada né a Bressanone né a Chiusa, ma
solo a Bolzano. I manifestanti sono stati scortati (un'auto della polizia e
un blindato dei carabinieri davanti, un'auto e due blindati dei carabinieri
dietro) fino in Trentino. Ad ogni ponte sull'autostrada, un'auto della
polizia. Il divieto di manifestare davanti al cantiere era stato notificato
la mattina stessa e nessun'altra manifestazione è stata di fatto consentita.

Al telegiornali e sui giornali hanno potuto così dire che la popolazione
vuole l'opera e che i dissidenti erano pochi. Il presidente della Provincia
di Trento ha avuto la faccia tosta di dichiarare che le critiche aiutano a
migliorare l'opera e che sono, quindi, le benvenute...

In serata a Trento, dove già nel pomeriggio si era tenuto un presidio, si è
svolta una piccola manifestazione per le strade della città con interventi
al megafono e uno striscione che diceva "LA LOTTA NO TAV NON SI SEQUESTRA".
Buona la reazione di automobilisti e passanti. I NO TAV sono poi riusciti a
parlare dal palco del Trentofilmfestival dedicato alla montagna, esponendo
le bandiere in sala. Presentati da Maurizio Nichetti, hanno raccontato il
sequestro di cui erano stati oggetto e le ragioni di una lotta a difesa
(anche) delle montagne, applauditi dai trecento presenti. Silenzio oppure
una sola riga insipida sui giornali locali.

Se a questo si aggiunge che un NO TAV/ KEIN BBT di Bolzano è stato
intimidito e denunciato dalla polizia, domenica scorsa, per "manifestazione
non autorizzata" a causa di un intervento informativo sul tunnel del
Brennero fatto - su invito ufficiale - durante una fiera, ci rendiamo ben
conto che qui si sta dichiarando guerra ad ogni voce critica che ostacoli le
magnifiche sorti e progressive del profitto. In gioco è ormai la stessa
libertà di espressione.

Infine, mentre ad Aica si svolgeva la cerimonia della retorica ufficiale e
del dissenso sotto sequestro, un gruppo di solidali è entrato nella sede
milanese della Collini (una delle otto ditte che hanno vinto l'appalto per
il cunicolo esplorativo del Brennero) con uno striscione che diceva "COLLINI
VERGOGNA" e un testo con cui si invitava la ditta a recidere il contratto
d'appalto. Un altro striscione appeso sotto la sede diceva "LA COLLINI
DEVASTA LE ALPI". Un manifestante è stato fermato e denunciato per
"violazione di domicilio" (l'intenzione era addirittura quella di
arrestarlo, se il presidente della Collini non avesse preferito non sporgere
denuncia...). Che altro dire?

Nell'esprimere la nostra piena solidarietà agli intimiditi e ai denunciati,
possiamo aggiungere una cosa sola: la lotta NO TAV non si ferma.

* *

*alcuni partecipanti allo Spazio aperto NO Inceneritore NO TAV*

*PER UNA RIFLESSIONE COLLETTIVA E PER DECIDERE COME RISPONDERE A QUESTO
CLIMA, TROVIAMOCI GIOVEDI' 1° MAGGIO, ALLE ORE 20,30, PRESSO LO SPAZIO
CONTRO LE NOCIVITA', IN VICOLO S. MARTINO 6 A TRENTO. *

 
 
 

EVO MORALES

Post n°95 pubblicato il 02 Maggio 2008 da Triskelle
 
Foto di equipoA

Interessante intervista al presidente boliviano apparsa sulla rivista ADISTA (http://www.adistaonline.it/). Andate a vedere:

http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=42158


Che ne pensate??

 
 
 

Comunicato per Conferenza Stampa di Andrea Alzetta

Post n°94 pubblicato il 22 Aprile 2008 da Triskelle
Foto di equipoA


…e Tarzan ci stà!


Andrea
Alzetta

è il primo Consigliere Comunale eletto nelle liste della Sinistra Arcobaleno. Con
più di 2.000 preferenze Action torna al
Comune di Roma
, portando la voce dei senza casa e delle periferie al
governo della città. La feroce campagna stampa scatenata dal Messaggero di
Caltagirone e dal federale Alemanno contro Action e le occupazioni della città
è stata rispedita al mittente dai cittadini romani.
Ma questo è solo il primo dei risultati ottenuti
in queste elezioni. L’altro, più significativo, è che la sinistra - estromessa
dalla rappresentanza parlamentare del paese - ha tenuto ed è cresciuta lì dove
un nuovo protagonismo sociale si è coniugato alle battaglie per i diritti civili
e a un forte radicamento popolare. Vale per Action ma anche per l’affermazione
dei Presidenti dei Municipi che hanno requisito gli alloggi alla speculazione
per garantire il diritto alla casa a più di 200 famiglie. Questo è il messaggio
che viene da queste elezioni drammatiche per il paese, un insegnamento
importante per l’oggi e per il futuro: una
nuova idea di sinistra c’è già
, radicata nei territori e nelle comunità
locali, fondata sul riconoscimento dei diritti e sul mutualismo, costruita
dalle aspettative e dai sogni di quanti - esclusi da tutti i processi
decisionali - hanno deciso di prendere in mano il proprio destino.



Le lotte per il diritto all’abitare e
all’accoglienza dei migranti; contro ogni forma di precarietà; le battaglie dei
centri sociali contro il degrado della città; quelle delle donne e per i
diritti civili; per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza a tutti; le
vertenze dei comitati per i beni comuni e in difesa dell’acqua; l’impegno contro
l’ampliamento della centrale di Civitavecchia e l’inceneritore di Albano; il
nuovo municipalismo e i processi di partecipazione popolare, dimostrano che una sinistra moderna è possibile! Lo
stesso messaggio che arriva dal vituperato nord est con l’affermazione a
Vicenza della Lista No Dal Molin, migliaia di voti a sostegno della lotta
contro l’ampliamento della base militare ed i propositi di guerra della Nato.




Per questo diciamo a tutte le persone interessate
a riscrivere insieme a noi il cielo della politica che oggi, aprile 2008, il cammino riprende da quì, a partire dalla
grande manifestazione antifascista del 25 Aprile prossimo contro le velleità
della destra e di Alemanno.

Se avete un po' di tempo libero date un'occhiata: http://video.google.it/videoplay?docid=-3839855268867523754&hl=it
Roma è anche questo..!!

 
 
 

Il valore dell'informazione nella difesa dell'antifascismo

Post n°93 pubblicato il 22 Aprile 2008 da Triskelle

Il valore dell'informazione nella difesa dell'antifascismo

ne parliamo con
Carlo Bonini, giornalista de "la Repubblica"
e con
Eduardo Di Blasi, giornalista de "L'Unità"

Il 23 Aprile, alle ore 17.00, presso la sala

Renato Biagetti
nella Città dell'Altra Economia, via Dino Frisullo, Roma.

L'incontro è organizzato dal
Comitato Madri per Roma città Aperta

"Aggressioni,
risse, danneggiamenti a luoghi storici della città hanno creato a Roma
un brutto clima". Perfino un giornale come l'Osservatore romano alcuni
mesi fa ha sentito la necessità di rilevare come l'ennesimo atto
aggressivo (contro la lapide a Porta San Paolo) diventa inevitabile
"quando si mette sullo stesso piano chi ha combattuto per la libertà e
chi era dall'altra parte".

Da troppo tempo, e solo in Italia, si
tenta di mediare tra la cultura antifascista e quella fascista,
tentando di riscrivere la storia della guerra di liberazione e della
Resistenza.
Revisionismo storico a cui giornali, editoria,
televisione e radio hanno offerto amplificazione, con uno scopo
preciso: sdoganare i fascisti al crepuscolo, quelli di Salò, che sono
andati a riempire le fila del partito dei moderati.
Nell'ultimo
decennio abbiamo così assistito al rinascere e proliferare di gruppi
neofascisti e neonazisti che, grazie ad un atteggiamento di
"tolleranza" delle istituzioni, hanno assunto sempre più, un forte
connotato aggressivo, razzista e intollerante, facendo presa su alcune
fasce giovanili.

I media, più diffusi e ascoltati, affrontando
questi fenomeni, sembrano aver fatto propria la rimozione storica dei
valori della resistenza, interpretando aggressioni e i riferimenti al
fascismo e al nazismo come forme di esuberanza giovanile, ‘fenomeno di
costume', con personaggi nuovi e stimolanti con cui, in qualche caso,
civettare.

Per proporre e chiedere un'informazione documentata e
approfondita, per discutere del valore che l'informazione rappresenta
nella difesa dei principi antifascisti della Costituzione, ci
incontriamo con Carlo Bonini di Repubblica e Eduardo Di Blasi
dell'Unità.

 
 
 

il CORTO CIRCUITO diventa maggiorenne

Post n°92 pubblicato il 18 Aprile 2008 da Triskelle

SABATO 19 APRILE
GIORNATA ANTIPROIBIZIONISTA

ORE 18.00 RIUNIONE NAZIONALE SPORT SOTTO L'ASSEDIO
ORE 20.00 THC CENA
ORE 21.00 CACCIA AL TESORO
ORE 21.30 VIDEO CAROVANA SPORT SOTTO L'ASSEDIO 2008
ORE 22.00 TAXI BLUES IN CONCERTO
ORE 24.00 PINK VIOLENCE SQUAD TRASH (BG) VS SEMIROQUAI_FABIOSKY


DOMENICA 20

ORE 16.00 RODA DE CAPOEIRA + SAMBARADO
ORE 18.00 TORNEO DI CALCIO SPORT SOTTO L'ASSEDIO SUL CAMPO AURO BRUNI
ORE 20.00 CENA ROMANA A CURA DELL'OSTERIA DEL CORTO
ORE 22.00 RECONQUISTA IN CONCERTO
ORE 23.00 ROSSO MALPELO PRESENTANO "23 - CON IL PELO E CON IL VIZIO"
ORE 24.00 BRINDISI AUGURI CORTO


LUNEDI 21

ORE 18.00 ASSEMBLEA PUBBLICA "18 ANNI D'OCCUPAZIONE, DALLA DIFESA DEGLI SPAZI ALLA RISCRITTURA DEL CIELO"
ORE 21.00 PRESENTAZIONE VIDEO "CORTO CIRCUITO LIVE STORY" A CURA DI RIOT GENERATION VIDEO


Per saperne di più:http://corto.circuito.info/

 
 
 

Post n°91 pubblicato il 04 Aprile 2008 da Triskelle
 



Action e A Sud invitano a partecipare all'incontro:

Roma merita Acqua pubblica, energia ed aria pulita:
Quale futuro per ACEA?


Le proposte della società civile e dei movimenti


A seguito dell'occupazione pacifica dell'ACEA del 13 marzo scorso per chiedere la ripubblicizzazione dell'impresa, Action e A Sud invitano a discutere insieme ai comitati ed ai movimenti romani della gestione dei beni comuni a Roma e del futuro dell'azienda capitolina.


La questione dei beni comuni in una città come Roma tocca numerosi ambiti: certamente quello dell'utilizzo dell'acqua, ma anche la gestione dei rifiuti e dell'energia, la questione degli inceneritori ed il concetto stesso di città come bene comune da difendere e da gestire in maniera partecipata insieme ai comitati e alle associazioni territoriali.


Per questa ragione, a pochi giorni dalle elezioni amministrative, vogliamo fermarci a riflettere sulle proposte che i movimenti e la società civile mettono in campo sui beni comuni, sulla gestione dei rifiuti e sull'acqua, confrontandoci con Patrizia Sentinelli, viceministra degli esteri e possibile futuro vicesindaco di Roma e con Andrea Alzetta candidato al Comune per Action.


All'incontro, che si terrà l'8 aprile a partire dalle 17.30 presso il CSOA La Strada a Garbatella, interverranno:


Sara Vegni, dell'associazione A Sud, Emilio Molinari, presidente del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale per l'Acqua, Pietro Luppi della Cooperativa l'Occhio del Ricliclone, Alessandro Porcinari, lavoratore di Pubbliacqua Firenze, Beppe Taviani del Comitato Aniene, Bruno Palumbo, del Comune di Bassiano e Sergio Apollonio del Comitato di Malagrotta. Parteciperanno inoltre il Coordinamento Romano Acqua Pubblica e il Coordinamento contro l'inceneritore di Albano.


Si tratta di un momento di confronto e discussione importante, per il quale invitiamo alla partecipazione la società civile e tutte le realtà associative interessate ad una gestione sostenibile e solidale dei beni comuni e della nostra città.


Scarica e diffondi la locandina


Info: maricadipierri@asud.net

 
 
 
 

LETTERA APERTA ALLE FORZE POLITICHE

Post n°90 pubblicato il 02 Aprile 2008 da Triskelle
 
Foto di equipoA

Vi scriviamo come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, la rete, composta da più di 70 associazioni ed organizzazioni regionali e nazionali e da quasi 1000 comitati territoriali, che ha promosso la straordinaria raccolta di firme – 406.626 il risultato finale – a sostegno della legge d’iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e per la ripubblicizzazione del servizio idrico e che ha altresì promosso la grande manifestazione nazionale – 40.000 partecipanti – per l’acqua pubblica lo scorso 1 dicembre.
Siamo accomunati dalla consapevolezza dell’importanza dell’acqua come bene comune e diritto umano universale, dalla necessità di una sua salvaguardia per l’ambiente e per le future generazioni, dalla determinazione per una gestione pubblica e partecipativa dei servizi idrici. Un’esperienza, la nostra, che in questi anni ha contribuito a costruire un percorso di forte sensibilizzazione nel Paese e di importantissima partecipazione popolare.
Ora, in vista della prossima consultazione elettorale, non possiamo non notare come il tema dell’acqua bene comune e della ripubblicizzazione del servizio idrico, così come, più in generale, quello delle forme di gestione dei servizi pubblici, sia pressoché assente nella discussione in corso.
Abbiamo letto i programmi con cui vi presentate ai cittadini per chiedere loro il voto e visto le differenze presenti in essi su tale questione, che certamente non sfuggono alle tante persone che in questi anni si sono battute con noi per l’affermazione dell’acqua come bene comune.
Riteniamo utile una vostra espressione più compiuta su almeno 2 questioni, che sinteticamente riassumiamo di seguito:

1. nella prossima legislatura continuerà l’esame della nostra proposta di legge di iniziativa popolare in tema di tutela, governo e gestione pubblica delle acque e per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Ci interessa un vostro giudizio chiaro e inequivocabile sui contenuti della nostra proposta e sull’intenzione di velocizzare il suo iter parlamentare.
2. abbiamo a più riprese espresso la nostra contrarietà all’impostazione originaria del disegno di legge Lanzillotta in materia di servizi pubblici locali discusso nella scorsa legislatura. Ci sembra utile che esplicitiate il vostro orientamento su tale questione e, più in generale, sul tema delle forme di gestione dei servizi pubblici locali;

Riteniamo inoltre che le forze politiche debbano e possano dimostrare con i fatti, e non solo con semplici dichiarazioni, di essere per la ripubblicizzazione dell'acqua:

1. parlando, anche in questa campagna elettorale, di acqua e di beni comuni, come elementi decisivi per l’affermazione dei fondamentali diritti di cittadinanza e per il rafforzamento della democrazia;

2. appoggiando già da oggi, e comunque prima di una nuova soluzione legislativa di carattere nazionale, l'avvio di un processo di ripubblicizzazione del servizio idrico in diverse realtà territoriali del Paese, a partire da quelle (solo per fare un esempio, Latina ed Arezzo) dove la privatizzazione ha comportato forti aumenti tariffari e blocco degli investimenti. Questo significa sostenere concretamente i movimenti e portare coerentemente la battaglia per la ripubblicizzazione dell'acqua negli enti locali senza mediazioni al ribasso con chi invece vuole l'acqua gestita dal mercato. Dove si amministra la cosa pubblica, è possibile già dare segnali concreti in questa direzione.

Per quanto ci riguarda, come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, continueremo a portare avanti la battaglia iniziata in questi anni, in questa campagna elettorale così come nel nuovo quadro politico che si formerà all’indomani del pronunciamento elettorale. Intendiamo, con la mobilitazione e la partecipazione di tanti cittadini, lavoratori, enti locali, far crescere l’idea che l’acqua è bene comune e diritto umano fondamentale, che il servizio idrico va considerato privo di rilevanza economica e da sottrarre alle logiche del mercato, e dunque da ripubblicizzare, iniziando dai territori, e che i servizi pubblici, a partire da quelli locali, devono essere gestiti dal pubblico in una logica partecipativa.
Crediamo nel ruolo fondamentale che associazioni e organizzazioni sociali e di cittadini possono svolgere per contribuire a determinare un modello sociale giusto e capace di rispondere alle istanze di libertà e di autogoverno delle comunità; nello stesso tempo, pensiamo che la rappresentanza politica debba cimentarsi con tali questioni, senza indugi e contribuendo a rafforzare questi processi di fondo in corso nella società.
Per questo ci rivolgiamo a voi e attendiamo le vostre riflessioni su queste nostre argomentazioni.

FORUM ITALIANO MOVIMENTI PER L’ ACQUA
www.acquabenecomune.org

 
 
 

Bloccata la costruzione dell'inceneritore di Albano.

Post n°89 pubblicato il 31 Marzo 2008 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA
Foto di equipoA

Dal basso si può vincere l'arroganza.




A volte basta un grido.
Bloccata la costruzione dell'inceneritore di Albano.

Movimenti 1 Acea 0. Palla al centro.
La regione ha bloccato la costruzione dell'inceneritore di Albano perché manca la valutazione di impatto ambientale.



Impatto
negativo, come ormai sanno pure le pietre, visto che Acea vuole
costruire questo mostro solo per fare soldi e avere i contributi
pubblici.

Senza questi contributi infatti nessuno costruisce inceneritori, come
dimostra il fatto che tutte le gare realizzate in Italia quando i
contributi pubblici erano sospesi sono andate deserte.
Alla faccia del mercato.

Le battaglie quando le inizi sembrano disperate. Le metti in piedi per
amore, per passione o perché semplicemente stare fermi è
insopportabile.
Perché l'alternativa è l'arroganza di chi si crede padrone della città.

I cosiddetti poteri forti credono di potere tutto, sorpassando, non
solo il parere delle comunità, ma anche le basilari regole procedurali
e addirittura il buon senso.
L'
ACEA è un potere forte ancora più forte, perché finge di essere
pubblica ( il 51% è del comune) ma si comporta come un privato. Cioè
pensa solo a fare i soldi. Lo sanno i cittadini Romani che subiscono i
disservizi quotidiani e devono patire una rete idrica che non riceve
manutenzione da 20 anni.

Il complice più stretto di questi farabutti è il silenzio e la collusione sussurrata della peggiore classe politica.
Per
questo a volte basta un grido. O meglio un cumulo di gridi. E questi
farabutti cominciano a balbettare come un bambino trovato con le mani
immerse nella marmellata.

Hanno gridato  i cittadini di Albano con una grande mobilitazione il 15 marzo.
Ha gridato Action, con a Sud, occupando l'ACEA il 13 marzo. Appena in tempo.


E' solo una battaglia. Ma adesso il re è nudo …e pure un po' stordito.


 
 
 

Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 27 Marzo 2008 da equipoA
Foto di equipoA

Sta per esplodere la più grande discarica d’Europa

Presto anche Roma e il Lazio dovranno affrontare cumuli di spazzatura. Intervista a Roberto Pirani, capolista alla Camera Perilbenecomune, lista civica nuova e (ancora) sconosciuta.

È a Malagrotta, poco fuori da Roma, la più grande discarica d’Europa e il prossimo 31 marzo verranno messi i lucchetti al grande buco nero, che si credeva senza fondo, e invece da mesi sta straripando e gli addetti al settore non possono più, nascondere “l’immondizia” sotto il tappeto.

“Sì, è emergenza anche nel Lazio e i dati parlano chiaro. Nessuno, neppure l’opposizione ha pubblicato che Veltroni nel 2002 aveva nominato una commissione di esperti, persone molto valide, incaricate di valutare la situazione smaltimento dei rifiuti nella regione, attuazione delle direttive Europee e proposte che portassero i cittadini a poter realizzare la raccolta differenziata a casa con l’aiuto degli appositi servizi”.

Una nota del WWf del 2003 (http://www.ecceterra.org/doc/veltroni.wwf_gen03.pdf) cita: “La “Commissione Veltroni” sull’inceneritore nel comune di Roma ha concluso i lavori da sei mesi e ancora non vengono ufficialmente resi i noti i risultati, nonostante che molti ne parlino e scrivano su giornali e riviste. Nessuno, però, di coloro che ne hanno anticipato le conclusioni ha dato risalto all’aspetto più qualificante dell’intero documento, quello di aver affrontato per la prima volta la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti nella capitale nell’ottica della sostenibilità. Sostenibilità che si concretizza in un recupero spinto di materia all’interno di scenari che prevedono una strategia di prevenzione tale da rendere non più competitivo l’incenerimento dei rifiuti”. Dove si trova questo scottante rapporto? Ci chiediamo. E soprattutto, perchè, se costruire inceneritori, o meglio termovalorizzatori, non produce energia rinnovabile anzi, riversa nell’aria le “innominabili” nano particelle (quelle che respiri e non usciranno mai più dal tuo corpo, se non sotto forma di tumore), le principali coalizioni politiche spingono per la loro costruzione?

“È`semplice: chi sostiene l’incenerimento è contiguo ad un sistema di potere che si è impadronito di risorse pubbliche per 53 miliardi di euro dal 1992 al 2007 (dati pubblici) per farne utili privati. Come? Con la “leggendaria” truffa delle assimilate alle rinnovabili (1992), e includendo i rifiuti (in)organici insieme a quanto "incentivabile" dal decreto Bersani del 1999”.

I cip6 sono fondi pubblici di proprietà dei cittadini, corrispondono infatti al 6% delle nostre bollette dell’energia elettrica. Una direttiva Europea obbligava i Paesi membri a destinare i Cip6 a quegli impianti che producessero energia rinnovabile, ricordate le pubblicità con mulini avento e immensi prati verdi? Ma l’Italia, Paese di cantastorie e creativi (da Leonardo a Tremonti), da quell’anno non fa altro che destinare quei fondi a chi, l’energia rinnovabile non sa nemmeno dove sta di casa. La traduzione di quella direttiva in Italia ha visto magicamente aggiungere accanto al termine “energie rinnovabile” la parolina “e assimilate”. Ed è così che gli appalti son stati assegnati alle rinomate multinazionali/multiutilities, le solite, che alla parola “emergenza” corrono alle porte della Presidenza del Consiglio.

“Questo è un fatto. Il mancato recepimento corretto fatto dal Governo Berlusconi della 2001/77/CE ha completato il quadro. Il recente decreto Prodi per incentivare impianti di incenerimento in Campania, fuori tempo massimo, si commenta da sé. Che calpesti la direttiva 2001/77/CE è solo un dettaglio, tanto Prodi dice di aver "lasciato la politica".

E per quanto riguarda Malagrotta?

“All’interno di Malagrotta stanno già costruendo un rigassificatore. Dal ‘99 la regione è commissariata, il commissariato (Marrazzo) può bypassare tutte le leggi. Malagrotta è illegale per qualsiasi normativa europea. Si sta creando una collina di rifiuti e biogas. I rifiuti si muovono. 4500 tonnellate di rifiuti al giorno (dati ama). Malagrotta va chiusa e bonificata. La reazione dell’informazione è stata superficiale. Il termovalorizzatore non è la soluzione: non è nemmeno un termine che ha traduzione in Europa, è un termine italiano inventato da qualche creativo per vendere meglio gli inceneritori. È più l’energia che utilizzi per bruciare i rifiuti che quella che ti serve per produrre il medesimo oggetto da zero. E quella che produci? Produci il 10% di energia al netto, poca e altamente inquinante”.

Parliamo di cifre, ci saranno stati investimenti anche per le energie rinnovabili in Italia?

“Dati ufficiali del ministero delle finanze: l’Italia ha erogato i cip6 agli aventi diritto. Al fotovoltaico 40mila euro, 5miliardi e mezzo di euro a gestori di inceneritori e petrolieri. Questa la proporzione del 2007. in totale dal 92 ad oggi 53 miliadi di euro, provenienti dalla bollette enel verso impianti mostruosi come quello di Brescia, o come il prossimo di Acerra (Napoli) o di Albano”.

Ma la Commissione Europea sta indagando, giusto? Il 5 ottobre 2006 la Corte ha condannato l'Italia per non aver recepito le norme comunitarie sulla tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità (C-360/05, dal sito della corte http://curia.europa.eu).

“Sono finanziamenti pubblici per fini privati. Sono scelte politiche, poi arriveranno le multe ma le pagheranno i cittadini con la fiscalità”.

Qual’è il messaggio che volete trasmettere con la lista civica? Stefano Montanari, l’illustre scienziato, scopritore con la moglie delle nano particelle, le stesse che respirarono i soldati intossicati dall’uranio impoverito, oggi candidato premier. Non sembra vero.”

“Stefano studia da anni come curare i tumori provocati da ciò che respiriamo, dalla diverse forme d’inquinamento e dalla combustione di rifiuti. La situazione è triste, se pensi che le diverse commissioni d’inchiesta, anche dinanzi a patologie certe e a morti altrettanto certe, son riuscite a decretare la mancata certezza scientifica. La chemioterapia in Italia costa dai 15 ai 5o mila euro l’anno per ogni persona, malattie che si potrebbero prevenire con il buon senso. Il valore della scienza in Italia è valutato nullo. Solo quando serve. Stefano è prima di tutto un cittadino che sa e che ha riunito attorno a sè tanti giovani, come me, esperti e determinati a fare informazione e a portare avanti una serie di proposte concrete. Il 30% sono donne. Al senato candidiamo il senatore Rossi, l’unico del Pci ad aver votato No alla guerra. Fu buttato fuori infatti. Proviamo a sostituire alla classe politica inetta e superficiale di oggi.
In un paese normale non ci sarebbe bisogno dinoi ma in un Paese come l’Italia siamo indispensabili”

Roberto Pirani, rete regionale rifiuti zero.
www.perilbenecomune.net

Erika Gerardini



 
 
 

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 27 Marzo 2008 da equipoA
Foto di equipoA

Il popolo dell’acqua scende in piazza per dire No ai predatori dei beni comuni

Più di 3000 persone in piazza ad Aprilia per manifestare contro la privatizzazione dell’acqua e di tutti i beni comuni, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua per la prima volta unisce la propria lotta a quella di tutti i movimenti che difendono i beni comuni preziosi, aria, terra, salute e democrazia. Hanno aderito tutti i No del patto di Mutuo Soccorso, dal No Dal Molin, a No Turbogas (che festeggia il primo anno di presidio), i lavoratori di Publiacqua Toscana, Action, lotta per la Casa, Asud, Cittadinanza attiva, CGIL e tanti altri. Il piccolo comitato Acqua Pubblica di Aprilia ha deciso di scendere in piazza, dopo la grande manifestazione di Roma, che il 2 dicembre 2007 portò 40000 cittadini nelle strade della capitale, per chiedere una volta per tutte al sindaco Calogero Santangelo e alla sua giunta di assessori silenti, la scissione del contratto che ha messo l’acqua della zona nelle mani di un’azienda i cui vertici son attualmente indagati, in attesa della sentenza del Tar (che sta valutando le irregolarità di bollette e procedure amministrative) e delle indagini della Banca D’Italia. Sono anni che lottano, anni che si sentono dire che, quando ci sono interessi economici di mezzo anche il diritto più ovvio non è più tuo, anni che nel comune di Aprilia 10.000 cittadini sui 15.000 si autoriducono le bollette e si aiutano l’uno con l’altro per capire cosa si nasconde dietro le tariffe magicamente ed improvvisamente aumentate del 300% col passaggio dal pubblico al privato. La privatizzazione dell’acqua, così come quella di tutti i beni comuni, ha investito l’Italia come un macigno che schiaccia qualsiasi rivendicazione da parte di chi certi meccanismi di marketing strategico non li accetta e da parte di chi, con il tempo, leggi regionali, contratti e convenzioni, ha imparato a studiarle e ne sa molto di più degli stessi amministratori comunali. La situazione nel nostro Paese è triste e contraddittoria: la speculazione, la mafia e la mala gestione pubblica dei beni comuni ha innescato, dal 2000 ad oggi, un meccanismo subdolo da parte di multinazionali, straniere ed Italiane che, come api al miele, grazie a bandi di gara poco controllati e finanziamenti Europei a sei zeri, si lanciarono letteralmente sulle ricche risorse del bel paese. Acea è ormai una delle multiutilities più potenti d’Europa, e si è unita alla Suez verso la conquista dell’ambita fetta di rifiuti e inceneritori. Acqualatina invece si è sapientemente alleata all’altra sorella francese Veolia che domina il cda. Ma i soldi delle amministrazioni comunali per la cessione degli impianti di gestione, provenienti dalla famosa legge regionale dei Verdi, non sono bastati perchè quando si tratta di gonfiare gli stipendi dei cda, non ci sono problemi, ma quando le strutture lasciate in eredità dalla gestione pubblica necessitano di investimenti e manutenzione allora, bisogna ricorrere a chi è ancora più forte: le banche.
Acqualatina, così come Acea a Roma, ha di recente chiesto alla Deft Bank di Dublino un prestito la cui fideussione è firmata dagli stessi cittadini. Ovvero, non basta il fatto di aver aumentato le bollette lasciando migliaia di cittadini senz’acqua perchè non in grado di pagarla, non basta aver diminuito gli investimenti negli impianti del 9%, l’azienda ha intenzione di ipotecare letteralmente le risorse economiche del comune come garanzia dell’adempimento di un mutuo. Senza dimenticare che chi restituisce il mutuo sarebbero ovviamente gli stessi cittadini, attraverso un ulteriore aumento delle bollette stesse. Ma oltre al danno la beffa. Alcuni cittadini, poco tempo fa, pescarono il sindaco in un bar del Paese, in orario poco usuale, pronto a firmare un accordo con un dirigente tecnico dell’azienda. Sembra una barzelletta ma è così: il furbo primo cittadino e il tecnico di Acqualatina son stati costretti così a recarsi immediatamente in comune, scortati dagli stessi cittadini che nel frattempo hanno convocato il consiglio comunale, che era all’oscuro di tutto, annullando il procedimento.
I cittadini di Aprilia sono persone normali, sono uomini e donne adulte, forse la maggior parte di loro ha una certa età e non è stato facile reggere manifesti, striscioni e camminare per chilometri per le strade della cittadina, ma negli ultimi tre anni non hanno mai abbassato la guardia. Si sono attrezzati, hanno studiato e sanno dare assistenza ai loro concittadini così come ad altri comitati del Lazio, che parallamente vivono la stessa odissea e vorrebbero capire perchè i sindaci di tutt’Italia, hanno venduto l’acqua senza ritegno. Oggi, per la prima volta dopo mesi di mobilitazione e indagini, sono scesi in piazza comitati di tutto il Lazio, da Nord a Sud, presenti anche due confaloni ad accompagnare il sindaco di Bassiano e l’assessore di Formia, gli unici ad aver inserito negli statuti comunali che l’acqua è un bene comune che dev’essere protetto e può essere gestito dall’amministrazione pubblica e dai cittadini. Presenti anche rappresentanti di vertenze di altre regioni: dal social forum dell’Abruzzo che dopo 4 anni si è visto riconoscere dall’Istituto Superiore della Sanità che l’acqua del fiume Pescara è altamente inquinata a causa di inceneritori e turbogas costruiti a tradimento e di nascosto dalla comunità, al comitato del Rio Fergia in Umbria, dove l’azienda rocchetta un bel giorno ha messo le catene alla fonte lasciando centinaia di utenze domestiche senz’acqua, perchè la recente miss Italia doveva bere il prezioso elisir, o perchè un noto giocatore doveva fare da testimonial alla prestigiosa marca. Come reagireste se foste una piccola comunità di montagna e un bel giorno al posto fonte di sempre trovaste dei lucchetti con la scritta: se vuoi berla sappi che la trovi in negozio e la devi pagare? L’acqua che bevi da una vita.
Emozione. Pura emozione. Donne, bambini, famiglie, nonni, ragazzi...gente comune che non ne può più e vuole legalità e giustizia.
Il Comitato attende la sentenza del Tar e chiede udienza al sindaco che da mesi ha chiuso le porte. Roma e il Forum dei Movimenti per l’Acqua seguirà il comitato sino alla fine verso la ripubblicizzazione dell’acqua ad Aprilia e in tutti i territori in lotta. Si scrive acqua, si legge democrazia.

Erika Gerardini

 
 
 

Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 27 Marzo 2008 da equipoA
 

Medici: “Il Vaticano è il primo proprietario immobiliare della capitale”     
 
di ERIKA GERARDINI–
Intervista a Sandro Medici, presidente indipendente del Municipio X: il primo a sperimentare un modello partecipativo sull’emergenza casa e ad istituire il registro della laicità. “A Roma ci sono 140mila appartamenti vuoti ed inutilizzati. Gli stanziamenti regionali ci sono e da finanziaria il Comune ha dei soldi che deve destinare all’emergenza abitativa. Lo può fare. Lo deve fare”

Sandro, com’è stata e come continua ad essere l’esperienza della cooperazione con i movimenti che lavorano direttamente sul terriotorio?

La cosa interessante su cui riflettere è che il rapporto con Action, così come con altre realtà popolari importanti, è la base del mio ruolo di governo di sinistra. Lavorare insieme alla gente del proprio territorio è l’opportunità di fare buon governo che ogni amministratore ha. Faccio parte della grande tradizione di amministrazione locale della sinistra Italiana.

Allora perchè non tutti lo fanno?

Alcuni tra di noi amministratori ritengono che questo sia da considerare ilrapporto con i movimenti, ndr), li ascoltano e sanno che esistono ma ciò non basta. A Roma, lo sportello dei diritti per l’emergenza casa è nata anche in altre amministrazioni (municipi III, XVII; XI e IX) e alla provincia. È fondamentale sperimentare la partecipazione diretta dei cittadini.

Qual'è la soluzione per l'emergenza abitativa e il ruolo di Action? Questo piano regolatore sarà una colata di cemento senza controllo o la soluzione?

Il piano regolatore era atteso da 40anni, finalmente un quadro di riferimento certo per la costruzione. Ma la realtà è che, sia destra che sinistra lo stanno criticando, in quanto non tiene conto delle politiche abitative. Il piano è stato concertato a livello centrale ma ogni amministrazione ha il potere politico per verificare che rispetti la realtà dell’emergenza abitativa. Io ho stabilito che nel mio municipio per tutti i diritti edificatori ci dev’essere una quota di edilizia sociale.
Per esempio, a Torre Spaccata si stabilisce che si vogliono costruire 60mila metri cubi, almeno 1 quota (andrà definita la percentuale) sarà destinata al canone sociale concordato A livello politico è possibile. Action è il monitoraggio costante, è lo specchio della realtà. È il consigliere dell’amministrazione nella sua materia specifica.

Che ruolo possono avere i municipi nel rilancio della città?

Decisivo. Purtroppo c’è grande sfiducia e in certi casi anche disprezzo da parte dei cittadini. Il vero governo di prossimità nelle grande città si esprime attraverso il ruolo dei municipi. È necessario far sentire le istituzioni vicine ai cittadini.

Qual'è il primo atto che dovrebbe fare il nuovo sindaco?

Acquistare case vuote, rimetterle a posto e destinarle all’emergenza abitativa. A Roma ci sono 140mila appartamenti vuoti ed inutilizzati. Gli stanziamenti regionali ci sono e da finanziaria il Comune ha dei soldi che deve destinare all’emergenza abitativa. Lo può fare. Lo deve fare.

Una provocazione per Roma: volendo unire l’emergenza casa con la questione “Roma è laica o vive sotto le gonne del vaticano”. Il Pd ha siglato un patto di ferro con la Chiesa, ha detto no alle unioni civili e il maggior numero di immobili nella città sono di proprietà ecclesiastica. Qualcosa non torna oppure i conti tornano perfettamente?

È vero, Roma ha detto no alle unioni civili e la Chiesa è la prima proprietaria immobiliare della capitale. Roma, oggi come oggi, non è laica. Non sarà mai indifferente al potere del Vaticano sia per la sua tradizione sia perchè è, prima di tutto, una battaglia politica. Noi nel nostro piccolo (X Municipio) abbiamo confiscato case inutilizzate dandole a chi ne aveva bisogno e istituito il registro delle unioni civili. E noi che all’inizio pensavamo fosse un anticipo, invece, l’anno scorso la giunta Veltroni ha detto no. Sul piano nazionale ed Europeo se Roma avesse fatto il registro delle unioni civili avrebbe consacrato la vittoria sul vaticano. Questo non ancora possibile.
Solo il 30% della composizione sociale totale è rappresentato da coppie istituzionalmente formate, il 70% sono formazioni affettive di vario genere, madri sole, padri soli, conviventi, omosessuali, single...

Nei confronti delle altre città e dell’Europa è un passo indietro?

E' una vergogna.

Un modo innovativo di governare, assieme ai cittadini e, come dici tu stesso, "facendo qualcosa di sinistra". cosa vuol dire essere di sinistra oggi?

È una battaglia....La sinistra deve, cercare di introdurre elementi di laicità. Deve considerare l’amministrazione locale come un laboratorio dove creare sinergie con la realtà territoriale e con i movimenti. Deve uscire dalla logica tradizionale del sistema dei partiti che prevede che ognuno abbia la sua appartenenza e basta. Non bisogna fermarsi lì ma permettere la contaminazione tra partiti e tessuto sociale.

La candidatura di Tarzan (per Action) al Comune, come la vede? Non sarà il contentino al centro sociale, concediamo una poltrona all’attivista...

Il rischio c’è ma fa parte del gioco. I movimenti se la devono giocare e utilizzare gli spazi che la politica offre a tutti. Bisogna provarci. Noi insieme a loro. È molto più facile dire che fa tutto schifo e stare nel tuo angoletto piuttosto che giocartela.


 
 
 
 




 

 
 
 

Lettera di Alex Zanotelli a Walter Veltroni

Post n°85 pubblicato il 26 Marzo 2008 da Triskelle

 Napoli ,22
marzo 2008
Caro Walter,pace e bene !


Oggi , Giornata Mondiale dell’acqua,mi sono sentito ancora
più spinto a scriverti questa lettera aperta. Ho esitato molto a farlo proprio
perché siamo in piena campagna elettorale, ma alla fine ho deciso di scriverla
mosso dall’enorme grido degli impoveriti che mi ruggisce dentro.
Tu sei venuto a trovarmi a Korogocho, una spaventosa
baraccopoli di Nairobi ( Kenya ), e hai toccato con mano come “vivono” i baraccati d’ Africa. Davanti a
quell’inferno umano,tu hai pianto. Mi avevi promesso, in quella densa
conversazione nella mia baracca, che avresti portato quell’immenso grido di
sofferenza umana nell’arena politica. Ora che sei il segretario del PD, sembra che ti sia dimenticato di quel
“grido dei poveri “.Non ne sento proprio parlare. Non chiedo carità (non serve
!),chiedo giustizia , quella distributiva che è il campo specifico della
politica.E non parlo solo della fame nel mondo (fa già parte degli 8 obiettivi
del Millennio, su cui si è fatto quasi nulla !), ma soprattutto della sete del
mondo.( Infatti non è più il petrolio il bene supremo,ma l’acqua che, con i
cambiamenti climatici, andrà scarseggiando). Se questo è vero, perché nel tuo
programma elettorale appoggi la privatizzazione dell’acqua?
Lo sai che questo significa la morte di milioni di persone
per sete?Con questa logica di privatizzazione, se oggi abbiamo cinquanta
milioni di morti per fame , domani avremo cento milioni di morti di sete. Sono scelte
politiche
che si pagano con milioni di morti.
Caro Walter, perché quelle tue lacrime su Korogocho non le
puoi trasformare in gocce d’acqua per i poveri? L’acqua è sacra ,l’acqua è
vita. Caro Walter, perché non puoi proclamare che l’acqua non è una merce , ma
è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali
con totale capitale pubblico, al minimo costo possibile per l’utente , senza
essere SPA?
Solo così potrai asciugare le tue lacrime e quelle degli
impoveriti del pianeta, ma anche dei poveri del Nord del mondo come le classi
deboli di questa mia Napoli .
Chi dei nostri poveri potrà mai bere l’acqua del rubinetto,
con bollette aumentate del 300%, come è avvenuto ad Aprilia ?
Caro Walter , sull’acqua ci giochiamo tutto,ci giochiamo la
nostra stessa democrazia, ci giochiamo il futuro del pianeta.
Caro Walter , non dimenticarti di quelle lacrime di
Korogocho!
Alex
Zanotelli

 
 
 

Acqua sempre più cara

Post n°84 pubblicato il 26 Marzo 2008 da Triskelle
 

Acqua
sempre più cara

In tre anni aumenti anche del 22% In Italia ci sono 356
tariffe diverse



Una giungla. Di tariffe,
regole, contenziosi.
Con aumenti incontrollati, investimenti non
adeguati, cittadini insoddisfatti. Un problema ancora aperto quello del
servizio idrico nazionale, a quattordici anni dalla legge Galli che avrebbe
dovuto riordinare il settore, aprendo le porte ai privati. Oggi più che mai,
nella Giornata mondiale dell'acqua.



A mettere il dito sulla piaga, è, in primo luogo, il Coviri
(Comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche), organo della
pubblica amministrazione che risponde direttamente al Parlamento. Che non è
l'unico «controllore»: prolificano ovunque comitati e associazioni di
consumatori con l'occhio attento sui rubinetti d'Italia. Un movimento
trasversale, confluito nel «Forum per l'acqua bene comune » che ha raccolto
oltre 400 mila firme a sostegno di una proposta di legge per ritornare al
vecchio servizio pubblico. «Era iniziato l'iter per l'esame alla Camera —
spiega uno dei portavoce, Marco Bersani —. Per adesso un obiettivo è già stato
raggiunto: il blocco di nuovi affidamenti alle Spa».



Gli aumenti
Incrementi a macchia di leopardo. Da
zero a 22 per cento, negli ultimi tre anni (20052007), secondo una ricerca di
Cittadinanza attiva, organizzazione di consumatori specializzata nei servizi
di pubblica utilità. A Milano, Campobasso, Catanzaro, città virtuose, con
bollette per l'uso domestico senza rincari, si contrappone Firenze, che vanta
aumenti record: +8 per cento tra il 2005 e il 2006, +14 per cento nei dodici
mesi successivi. E non è sola. Seguono Perugia (+15 per cento, dal 2005 al
2007), Torino e Genova (+14 per cento), Ancona (+10 per cento).



Che cosa significa? Un
esempio per tutti:
se una famiglia di tre persone con un consumo annuo
di 192 metri cubi, vive a Milano spende 105,80 euro; se si trova a Firenze, ne
sborsa più del triplo, precisamente 352. «È uno scandalo — spiega Giustino
Trincia, vicesegretario dell'organizzazione —, questi dati dimostrano che non
esiste un vero controllo e indirizzo sull'attività dei gestori. Ma c'è di più:
i cittadini pagano, ma le bollette sono incomprensibili e poco trasparenti ».
Non va meglio per uffici e negozi. Uno studio della Nus Consulting sulle
tariffe commerciali (2007), evidenzia altre disparità: 23 centesimi di euro,
prezzo medio a metro cubo per un consumo annuo di 40 mila metri cubi (con
contatore di 50 mm) a Milano, 60 a Genova, 117 a Torino, 130 a Cagliari, 157 a
Palermo, 163 a Bologna. Prezzo medio: 94,20 centesimi, tre in più rispetto al
2006. In cinque anni, rincari medi del 27 per cento.



Difficile comprendere l'affollato mondo delle tariffe del
sistema idrico italiano. Ci ha provato il Coviri in uno dei capitoli della
prossima relazione al Parlamento, redatta sulla base di un questionario
inviato agli Ato (Ambiti territoriali ottimali, 92 soggetti pubblici creati a
seguito della legge Galli, con anche il compito di regolamentare la gestione
del servizio, oggi affidato a società, pubbliche, private, o a partecipazione
mista). Hanno risposto in 56. Con un esito sorprendente: a ogni Ato risulta
corrispondere più di una tariffa.



Il Coviri ne ha scoperte 356,
vale a dire
356 diversi bacini tariffari, che giustificano il variegato
panorama delle bollette. Un dato «sottostimato», scrive il Comitato. Che lo
spiega così: «Ci sono una pluralità di gestori nello stesso Ato, e tariffe
differenti per un unico gestore nel perimetro del medesimo territorio
».
Così procede alla conta dei più numerosi: 164 bacini tariffari in
Piemonte, 48 in Lombardia, 38 in Veneto, 40 nelle Marche. Poi passa alle
bollette, per le quali sottolinea «un generale aumento», pari al 46 per cento,
per la spesa media annua (su un consumo di 200 metri cubi) dal 2002 al 2006.
Tariffe più alte, si legge nel rapporto, anche a fronte della copertura di
investimenti previsti nei piani degli Ato.



Di fatto, evidenzia il Coviri, solo la metà degli interventi
programmati negli ultimi tre anni sono stati realizzati: su 4.381 milioni di
euro in cantiere per nuove infrastrutture, manutenzione straordinaria e altro,
ne sono stati spesi 2.147, «un dato preoccupante, che investe la valutazione
sulla effettiva capacità riorganizzativa prevista dalla riforma, di superare
le attuali criticità del servizio».



Rete colabrodo
Investimenti minimi, quindi, a
fronte di infrastrutture vetuste, bisognose di ammodernamenti. Come dimostrano
i dati sulle disfunzioni della rete. Se, secondo gli ultimi dati Istat, le
dispersioni di acqua riguardano il 30 per cento di quanto immesso nelle
condutture, uno studio di Mediobanca stila l'elenco delle società con maggiori
perdite: a guidare i gestori meno virtuosi c'è l'Acquedotto pugliese, con il
50 per cento del prodotto perso (nel 2006), segue Acegas-Aps (Trieste-Padova)
con il 38,6, Acea (Roma-Frosinone- Toscana) con il 35,4, Asm Brescia con il
32, Smat (Torino) e Vesta (Venezia) con il 30.
Nella stima che riguarda le
perdite fisiche, quelle collegate proprio a falle delle tubature, l'Acquedotto
pugliese mantiene il primato con il 37,7 per cento, seguito da Vesta (26).



 

Alla carenze di
infrastrutture si lega anche
il recente allarme siccità lanciato
dall'Anbi (Associazione nazionale per bonifiche irrigazioni e miglioramenti
fondiari). «Mancano centinaia di milioni di metri cubi negli invasi del Sud —
avverte il presidente Massimo Gargano —; in autunno ha piovuto di meno; le
dighe, sporche di detriti, non si riempiono come dovrebbero; al di sotto delle
medie stagionali anche i livelli di fiumi e laghi. I rischi? Non avere
sufficienti riserve per l'estate e veder compromesso il turismo». La soluzione
ci sarebbe: «Un progetto da un miliardo di euro per raccogliere senza
dispersioni l'acqua piovana». I tempi? Solo tre anni.

Grazia Maria
Mottola.

Per il caso Acqualatina vedi anche: http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article4315

Il Corriere della sera , Sabato 22 marzo 2008

 
 
 

Qualcuno però: parli di acqua

Post n°83 pubblicato il 26 Marzo 2008 da Triskelle
 


Nelle tribune elettorali nessun
partito e nessun candidato parla di beni comuni mercificati e di privatizzazione
dei servizi pubblici locali.


Nessuno parla di quale società
prefiguri tutto ciò.


Da qui un appello alla Sinistra
Arcobaleno, al suo leader Fausto Bertinotti e ai suoi candidati.


E’ una sollecitazione
preoccupata, rivolta a titolo personale e dall’interno dello schieramento.


Perché su questo ordine di
problemi c’è i il silenzio nella campagna elettorale?


E’ inspiegabile: i partiti e le
associazioni della Sinistra Arcobaleno possono vantare di aver contribuito con
la moratoria a fermare fino al 31 dicembre 2008 la privatizzazione dei servizi
idrici, affermato il carattere pubblico della gestione e della proprietà delle
reti, aperto la discussione sulla legge d’iniziativa popolare del movimento su
cui sono state raccolte oltre 400000 firme.


Con le elezioni tutto questo
rischia di essere vanificato.


Perché non fare della campagna
elettorale una forte occasione per informare milioni di cittadini italiani dei
rischi che corrono con la privatizzazione di questo indispensabile bene comune e
farne un momento di accumulo di forze per la battaglia del dopo elezioni, che
sarà durissima, e un momento di richiamo trasversale a quanti hanno sostenuto
queste battaglie?


Perché non farne il vero tema
della difesa della vita, dando contenuti e linguaggi nuovi alla politica?


E’ schizofrenia: l’acqua, il
paradigma del suo esaurirsi e della sua mercificazione, sparisce dalle elezioni,
ognuno ritorna a identità consolidate.


Ma nel paradigma c’è la politica
dei prossimi 40 anni: il petrolio che finisce, l’acqua che scarseggia, i rifiuti
che si accumulano e le scomode questioni che bisognerà pur affrontare un giorno
o l’altro: il modello di sviluppo, la crescita infinita, il salario che deve
aumentare quando rallentano i consumi e la spesa pubblica, sempre da ridurre,
privatizzando servizi e diritti sociali, le tasse.


Le privatizzazioni, svuotano il
senso di comunità, fanno delle autorità locali degli azionisti e la crisi della
politica che viviamo è anche questo.


Napoli e i suoi rifiuti sono un
11 Settembre per la nostra democrazia e vengono attribuiti alla sinistra, mentre
dovrebbero essere l’emblema dell’insostenibilità di questo modello di sviluppo,
che salta, proprio nel punto più debole, dove più avanzato è il degrado della
politica e scoperti gli interessi privati in gioco.


Ma vi chiedo ancora, nella
campagna elettorale della Sinistra Arcobaleno perché non entrano Veltroni,
Berlusconi, Casini, che gareggiano su chi liquiderà il patrimonio pubblico
italiano? 


La ministra Lanzillota (PD) e
l’ex ministro Alemanno (PDL) che assieme dichiarano: la privatizzazione “deve
riguardare anche il settore dell’acqua”, “l’in house in questo settore va messo
al bando”, le riforme sono già pronte, la convergenza tra PD e PDL è totale, i
ritardi, sono da imputare alla “sinistra radicale” e “alle strenue resistenze
dei comuni”?


E’ un linguaggio da “dittatura
del mercato”: l’acqua pubblica “messa al bando”, la “convergenza totale”, la
colpa dei comuni e degli oppositori,
e Montezemolo che vi aggiunge la
dimensione etica “il mercato come bene comune fondamentale”.


Sullo sfondo il patto scellerato
tra ACEA, SUEZ- VEOLIA evidenziato e denunciato dall’antitrast italiano,
l’operazione acqua Toscana, la fusione HERA- IRIDE - ENIA – ACEA, le mire
sull’Acquedotto Pugliese, i denominatori comuni politici, la confusione tra
politica e affari finanziari, il conflitto di interessi e la rete, AMGA – IRIDE
- HERA – ENIA – VEOLIA/VIVENDI – CALTAGIRONE – MONTE dei PASCHI di SIENA –
ELECTRABEL (

la SUEZ belga )


Inoltre nemmeno ciò che succede
nel mondo sull’acqua entra nella elezioni.


L’ONU parla di“Crisi Mondiale
dell’Acqua”di epicentri nel Mediterraneo, Cina, India, USA.


Il World Economic Forum di Davos
afferma che l’acqua sarà il maggiore problema del mondo.


Le banche lanciano titoli e
certificati sull’acqua, le multinazionali Vivendi e SUEZ si preparano fondendo i
loro assetti societari.


Nell’ambito del Global Compact:
Nestlè, Coca Cola, Pepsi Cola, Unilever si coalizzano per affrontare questa
crisi.


Nelle nostre elezioni niente di
tutto questo.


Ma se in un grande evento
informativo dell’opinione pubblica non si introducono questi argomenti quando
intendete farlo?


Sull’acqua ci giochiamo tutto,
dice sempre padre Alex Zanotelli e anche in queste elezioni ci giochiamo quasi
tutto.


Ci giochiamo la possibilità che
in Italia esista ancora una pur minima rappresentanza per i conflitti sociali
solidali e il concetto di politica come ricerca dell’interesse generale, senza
il quale è il dominio di poteri forti, criminali e corporativi.


Per favore, parliamo di acqua, è
anche un modo per dare identità alla Sinistra Arcobaleno.


Emilio Molinari

 
 
 

Serenità e cooperazione nella decrescita felice del Pil

Post n°82 pubblicato il 21 Marzo 2008 da Triskelle
 

Presso il Centro interuniversitario di Bari Uni.Versus, per iniziativa del consorzio di imprese Apulia e del Movimento per la decrescita felice, è stato ricordato con un convegno il quarantennale di un famoso discorso di Robert Kennedy (il manifesto l'ha ripubblicato di recente) sulla fallacia del Pil come indicatore di benessere. Nel pieno '68, pochi mesi prima di essere assassinato, il candidato presidente fece un discorso abbagliante: «Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Down-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (...) Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta». A risentirlo oggi (sul sito www.depiliamoci.it) c'è da scoraggiarsi due volte: per la regressione culturale, che ha subito il riformismo democratico a tutte le latitudini; per la distanza che ancora ci separa da quei principi - il primato della politica sull'economia - e da quei valori: benessere sociale, pubblico, collettivo. In questi anni è prevalsa la ragione economica (la crescita degli indici borsistici, dei dividendi azionari ecc.) su ogni altra considerazione d'ordine sociale, ambientale, civile e umana. I risultati sono evidenti: inequità insopportabili, disastri naturali, disgregazione delle relazioni sociali, aggressività, stress, infelicità. La crisi finanziaria internazionale è solo l'ultima prova della fisiologia del funzionamento della «megamacchina termoindustriale»: crisi e guerre, shock e violenza sono gli elementi ordinatori permanenti del nostro mondo.
Modificare alla radice gli apparati tecnici e statali di questa società è il solo compito che si può dare una sinistra. «Noi non proponiamo correttivi, ma l'alternativa a questo modello economico e sociale» - ha affermato Fausto Bertinotti. In questo siamo d'accordo. Un modo per incominciare a farlo seriamente sarebbe quello di dismettere categorie di pensiero irriformabili. A cominciare dal Pil.
Gli economisti vorrebbero farci credere che esso è solo un indicatore neutro della quantità di denaro in circolazione. Non è affare loro (degli economisti) se poi questa massa di soldi viene spesa per fabbricare armi o coltivare fiori. L'economia - dicono - è indifferente e non responsabile rispetto alle «preferenze» che la società attribuisce sull'utilizzo della sua ricchezza. Peccato che le cose non stiano affatto così:
1. perché i «consumatori» non sono liberi di scegliere cosa fare dei loro soldi, condizionati dalle necessità e manipolati nei loro desideri e nei loro sogni (potenza delle tv!).
2. Perché non appena si inserisce nel calcolo del Pil una qualsiasi materia, una qualsiasi attività, esse diventano merci. Risorse naturali, relazioni sociali, saperi e prodotti dalla cooperazione lavorativa escono dalla categoria dei beni comuni disponibili, si separano dal mondo della vita attiva e entrano nel circuito delle cose morte, privatizzabili, accumulabili, monetizzabili. Il Pil in realtà ha la funzione di prezzare i beni comuni, li sottrae ai loro produttori e li rende disponibili solo a chi è solvibile sul mercato. Insomma, snatura la produzione e disumanizza il consumo. Una politica davvero riformatrice non dovrebbe limitarsi a limare gli eccessi (lotta agli sprechi, risparmio, equa distribuzione, sostenibilità...). In gioco non ci sono solo misure, temperanze (Ogm no, concimi chimici sì; mine antiuomo no, pistole sì; nucleare no, turbogas sì...), ma logica intrinseca. I beni e i servizi utili, durevoli, prodotti e distribuiti con il minimo impegno di materie prime e di energia, riciclabili, fruibili collettivamente, relazionali, scambiabili gratuitamente sulla base di libere e reciproche convenienze, autocentranti in cicli produttivi corti, locali, sgravati dai costi della pubblicità, senza copyright e brevetti... non fanno parte del Pil; lo fanno decrescere. Con soddisfazione dei produttori e dei consumatori. I primi lavorano meno, i secondi guadagnano in qualità e serenità. La decrescita (del Pil) è quindi molto più di una semplice provocazione che ci aiuta a destrutturate la logica incrementale del capitalismo, essa indica una direzione di senso da dare alla vita e alla politica. Parlare oggi di decrescita in mezzo a una crisi dei mercati finanziari è quindi più che mai obbligatorio, se non vogliamo che siano ancora una volta i lavoratori (precarizzazione), i risparmiatori (perdita di valore dei fondi pensioni) e i consumatori (inflazione) a pagare per tenere alti i rendimenti azionari e i capitali accumulati dalla classi capitaliste.
Paolo Cacciari

 
 
 

Dal Blog amico: Lavitasullaterra

Post n°81 pubblicato il 19 Marzo 2008 da Kimue
 
Tag: NOTIZIA

http://blog.libero.it/lavitasullaterra/

Tempo fa in occasione di un viaggio in medio oriente restai stupito nel vedere che quella che i libri di storia descrivono come la fertile pianura della Mesopotamia , la culla della nostra civiltà, dov’è nata l’agricoltura irrigua e la pastorizia ora è uno sterile deserto! Il centro e il sud dell’Irak è ora una terra desolata arida e quasi improduttiva Cos’è successo? E’ il risultato di millenni di eccessivo sfruttamento.: la desertificazione.

La deforestazione che espone il terreno agli agenti atmosferici è la prima causa, seguono la pastorizia eccessiva , Lo sfruttamento agricolo intensivo, l’irrigazione che provoca la satinizzazione del terreno ( mesopotamia ), la perdita di biodiversità fa si che gli ecositemi collassino per i cambiamenti climatici.

Nel bacino mediterraneo, nelle sue isole e penisole, in Siria, Libano, Mesopotamia, Palestina, Arabia e Nordafrica, i luoghi delle più antiche civiltà, dove gli scavi archeologici rivelano città una volta circondate da una natura rigogliosa, ricche di campi e giardini fiorenti, risultano ora abbandonati e seppelliti dalle sabbie. Il processo di desertificazione ha avuto una costante progressione a partire da 6000 anni fa; si è accentuato con l'era industriale e ha raggiunto dimensioni catastrofiche negli ultimi 50 anni.Il continuo degrado ambientale non è dovuto a cause naturali e climatiche, ma alla pressione indiscriminata operata sulle risorse naturali

La desertificazione divora la terra in Africa e nei Paesi in via di sviluppo, come Asia, America Latina e Caraibi, e' ormai indubbio che anche Stati Uniti, Australia ed Europa sono vittime di questa peste climatica. Nel nostro continente sono Italia, Grecia, Spagna e Portogallo i Paesi maggiormente colpiti. E in Italia il fenomeno minaccia il 27% del territorio nazionale.

L’ONU sostiene che un terzo della popolazione della Terra, circa due miliardi di persone, sono potenziali vittime della desertificazione dei campi, e già nei prossimi anni si potrebbe assistere alla migrazione di 50 milioni di persone dalle aree a maggior rischio. "È imperativo che politiche efficaci e pratiche agricole sostenibili vengano realizzate per arginare e invertire il declino delle regioni aride", ha detto Hans van Ginkel, sottosegretario generale dell'ONU e rettore dell'UNU. "Alcune forze della globalizzazione, mentre si sforzano di ridurre la disuguaglianza economica ed eliminare la povertà, stanno in realtà contribuendo a peggiorare la desertificazione. Fra queste vi sono per esempio alcuni perversi sussidi agricoli."

Nel 1872, il deserto nel mondo occupava il 14% delle terre emerse potenzialmente atte allo sfruttamento (escludendo la tundra e le regioni polari dove è di fatto impossibile l'agricoltura) e nei successivi ottanta anni, fino al 1952, un altro 21% è andato perso, giungendo al 35%. Durante gli ultimi venticinque anni si è verificato un aumento drammatico del 300% nel tasso di perdita delle aree, tanto che, nel 1977, più della metà (il 55%) di tutte le terre potenzialmente atte allo sfruttamento erano ormai desertificate. In media la perdita è stata di 175 milioni di acri all'anno negli ultimi venticinque anni: ogni cinque anni diventa cioè inutilizzabile una porzione di territorio pari alla superficie totale della Gran Bretagna.

La coscienza del fenomeno della desertificazione è, presso i responsabili africani, ma anche tra gli studiosi occidentali, piuttosto recente.

Ora abbiamo la popolazione del pianeta che cresce in modo esponenziale mentre le terre coltivabili diminuiscono con gli stessi ritmi, ma sembra che la cosa più importante sia far aumentare i consumi, far girare l’economia, aumentare il pil, a cosa serviranno le belle auto, gli abiti firmati, i campi di calcio e mille altre cose, quando non avremo più terre da coltivare? Secondo voi quale destino ci aspetta ?

Wolf

 
 
 

Occupata la sede di ACEA a Roma

Post n°80 pubblicato il 13 Marzo 2008 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA

Roma, 13 marzo 2008

Questa mattina alle ore 11.00 attivisti delle Ass. Action ed A Sud hanno occupato la sede centrale di ACEA in Piazzale Ostiense, contestando le scelte e la gestione di questi ultimi anni.

Una municipalizzata che dovrebbe avere come sua principale funzione garantire il diritto all’acqua ai cittadini ed alle cittadine di Roma preferisce invece costruire il prossimo inceneritore ad Albano, dopo quelli di Terni e San Vittore, causando le dure proteste delle popolazioni locali, piuttosto che garantire qualità e investimenti nel servizio idrico integrato. Negli ultimi mesi infatti tre depuratori di ACEA – Castelnuovo, Monterotondo e Fonte Nuova – sono stati chiusi dal Corpo Forestale per inquinamento da arsenico, i cui livelli superavano di 6 volte i limiti consentiti per legge mettendo a repentaglio la salute pubblica. Esiste inoltre il rischio di collasso dell’ecosistema della valle dell’Aniene, denunciato più volte dai cittadini, causato dall’eccessivo sfruttamento da parte di ACEA dell’acquedotto del Simbrivio. Così come sono mancati in questi anni investimenti importanti di manutenzione della rete idrica cittadina mentre molti sono stati i lavoratori licenziati o esternalizzati.

 Il processo di privatizzazione iniziato nel 1998 ha poi permesso alla multinazionale Suez di controllare l’8,6% di ACEA, al presidente della ACEA di sedere nel Cda della multinazionale francese ed ad un membro del comitato esecutivo di Suez di sedere nel Cda di ACEA. La Suez, secondo gestore mondiale di servizi idrici, con la sua politica punta a trasformare il diritto all’acqua in una merce come le altre ed è accusata in numerosi paesi del mondo di precludere l’accesso all’acqua a milioni di persone e di causare gravissimi danni all’ambiente. Politica che anche ACEA ormai porta avanti in Armenia, Perù e in Honduras, dove dal 2004 la popolazione locale si oppone alla privatizzazione dell’acqua imposta dall’impresa.

Mentre in città i candidati Sindaci discutono su quanto ancora privatizzare quella che era la più importante impresa capitolina, l’azione simbolica di questa mattina afferma come il più grande investimento per la città, la sicurezza e la salute dei cittadini sia ripubblicizzare ACEA riportandone il controllo nelle mani dei cittadini.

Questa iniziativa vuole essere il contributo delle Ass. Action ed A Sud alla tre giorni per la difesa dei beni comuni promossa dai movimenti nel Lazio.

Per informazioni, contatti e interviste: 3486861204

Guardail videodell'occupazione:http://www.asud.net/campagne/index.php?sz=Acqua

 
 
 

Tra la festa, il rito e il silenzio abbiamo scelto la lotta 

Post n°79 pubblicato il 13 Marzo 2008 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA
Foto di equipoA

ACTION TORNA AD OCCUPARE, NASCE ACTION-A, L'OCCUPAZIONE DELLE DONNE Roma, 8 marzo 2008 Siamo nate a Roma, in Campania, in Calabria, in Etiopia, in Marocco, in Egitto ma per noi questo conta molto poco, siamo semplicemente cittadine del mondo. Non abbiamo una casa dove abitare, perché non possiamo permetterci un affitto di 1000 euro al mese, perché ce ne siamo andate da casa di nostro marito sognando un futuro diverso e senza violenza per noi ed i nostri figli, perché ci hanno mandato via dalla casa famiglia dopo sei mesi, perché delle donne sole non hanno diritto ad una casa popolare. Siamo studentesse, lavoratrici a progetto, operatrici sociali, insegnanti, cameriere, badanti, artiste, ma avere uno stipendio tutti i mesi è sempre più difficile. La precarietà, condizione quotidiana per migliaia di persone, per una donna sembra un tunnel senza fine. Soffriamo di una politica ipocrita che tenta di risolvere il problema della violenza sulle donne solo in termini di sicurezza espellendo immigrati ed istituendo inutili autobus rosa, quando la dolorosa realtà è che il 67% della violenza sulle donne avviene tra le mura domestiche ed in maniera socialmente trasversale. Il nostro paese è uno “stato fondamentalista occidentale” governato da partiti di natura clericale, in cui è impossibile aspirare ad una libera scelta delle persone nelle proprie differenze di genere. Non accettiamo che nessuno scelga e decida sui nostri corpi, difenderemo sempre la nostra libertà di scelta e la legge 194, ripetutamente e pesantemente attaccata da ignobili e vergognosi personaggi della politica e della cultura spesso al servizio della Chiesa. Per questo abbiamo occupato questo stabile vuoto da anni per dar vita a: - una casa abitata e gestita da donne, aperta a tutti - una casa da cui lanciare il nostro diritto all’abitare, che non è solo casa, ma anche reddito, uno sviluppo urbanistico più sensibile alle esigenze delle donne e dei bambini, la salvaguardia dei beni comuni e lo sviluppo di energie alternative - una casa dove la violenza non ha le chiavi di casa - una casa dove razzismo ed egoismo sociale non hanno cittadinanza - una casa dove i nostri figli possano giocare e imparare ad essere cittadini consapevoli e solidali - una casa dove costruire un’altra idea di famiglia, basata su rapporti veri e reali, qualsiasi essi siano - una casa dove aprire uno sportello per le centinaia di donne che si trovano nella nostra situazione e che vogliono organizzarsi per riconquistare i loro diritti e condividere percorsi e pratiche di resistenza L’unica sicurezza possibile sono le donne che si organizzano Action-A Donne in Action action-a@actiondiritti.net

Guarda il video su:http://www.agenziami.it/articolopage-video.php?idart=268

Per info:http://www.actiondiritti.com/content/view/37/1/

 
 
 
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Un blog di: equipoA
Data di creazione: 28/02/2007
 

SPAZIO ECOESOLIDALE, ATTO PRIMO


EcoEsolidale
è uno sguardo sul mondo, con occhi di chi ha a cuore la madre terra e gli esseri umani con disagi, è un allargamento della coscienza dal proprio orto a quello dell'altro

Hai letto di un'iniziativa ecologica o solidale che si terrà a ... per salvare un animale, oppure salvare la zona verde .... anche le notizie di eventi gia avvenuti!


scrivici a comunicazione@kipiu.org
 

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