Creato da lamentedellanima il 18/10/2007

La mente e l'anima

Come liberare la propria mente per seguire i moti dell'anima

 

 

LA "MALATTIA"

Post n°55 pubblicato il 16 Dicembre 2012 da lamentedellanima
 

 

 

Oggi come ieri, la malattia, sia da un punto di vista psichico e sia da un punto di vista fisico, per i sintomi che provoca, si ritiene da evitare e i sintomi da fare scomparire il prima possibile. Ma ci mettiamo mai a riflettere sul perché di tale sintomo? Io lo faccio spesso, forse in certi momenti anche troppo spesso, ma ci sono delle precise motivazioni che non sto adesso qui a spiegare. Quindi dicevo perché non provare a considerare il sintomo? Il sintomo, come può essere per esempio il dolore, è un segnale. Il dolore è un segnale che ci permette di capire che in quel momento non stiamo andando nella giusta direzione, dal punto di vista fisico, psichico e/o energetico. Il nostro corpo, magari sotto stress o eccessivamente sfruttato, mette in atto delle risposte biologiche. Il dolore e la malattia danno alla persona la possibilità di comprendere, sempre che li si prenda in considerazione, qualcosa che altrimenti non capiremmo; sono dei moniti, dei segnali che ci avvisano che non stiamo andando nella direzione giusta e che dobbiamo modificare qualcosa nella vita che conduciamo in quel momento (perché, per esempio, stiamo abusando di alcune sostanze che non fanno bene al nostro corpo, oppure siamo in una situazione "emozionale" intensa, oppure stiamo andando in una direzione non conforme al nostro progetto spirituale, etc.). Mettere a tacere semplicemente il dolore, magari con un farmaco, quindi agendo esternamente per mettere a tacere quel sintomo, quel dolore, quella malattia, è un pò giocare con il cervello, perché è come se gli mandassimo un messaggio del tipo: guarda che il problema è risolto! Magari per un certo periodo il dolore potrà scomparire, ma se poi dovesse tornare o peggio persistere, se la persona non fa nulla per cambiare qualcosa nel proprio stile di vita che lo ha provocato, non solo quel sintomo si accentuerà, ma potrebbe arrivare a “cronicizzarsi” e potrebbe andare ad attaccare altre parti, in modo anche più grave. Questo avviene perché la medicina allopatica considera l'eliminazione del sintomo come remissione della malattia. A volte può essere sufficiente mettere a "riposo" l'organo, ma può anche essere che la malattia voglia portarci a modificare qualcosa nella nostra vita, come l'alimentazione, situazioni affettive, stress, stili di vita, posizione nella società, significato di ciò che facciamo, etc. Faccio un banale esempio: pensiamo alla nostra automobile: quando la spia delle luci segnala che c'è qualcosa che non va, andiamo dall'elettrauto e ci facciamo mettere le luci a posto. Ma se l'elettrauto anziché sistemare la nostra auto, ci staccasse il collegamento elettrico della luce della spia che segnala il guasto sul nostro cruscotto (e' quello che fa la medicina allopatica) noi non vedremmo piu' la luce accendersi per segnalarci un problema e saremmo ben felici di aver risolto il problema con poco costo, salvo poi provocare l'ira degli altri automobilisti o peggio provocare un incidente perché non abbiamo ascoltato quello che il corpo con l'accensione della spia, aveva da dirci. Non esiste nessuno in grado di guarire qualcun'altro. So che sembro farneticare, dire scemenze... ma la guarigione altro non è che una fase di cambiamento che può attuarsi automaticamente, se la persona possiede abbastanza energia, oppure essere agevolata dall'apporto di un'altra persona. E' importante però che il terapeuta non lavori “sulla” persona, ma “assieme” alla persona. Così si ribalta completamente il rapporto tra paziente e terapeuta. Il terapeuta deve considerare il paziente in maniera differente, non come un sintomo, ma come un essere bisognoso di aiuto; il paziente si sente non in una posizione di sudditanza, ma quasi alla pari con quella del terapeuta acquistando maggiore fiducia nelle proprie capacità di auto guarigione. Ne consegue come sia importante la preparazione del terapeuta, che non è un contenitore di rudimenti e nozioni mediche, ma una persona completa, cosciente delle proprie problematiche e dolori, attenta a se stessa ed a quelle del prossimo, flessibile e capace di lasciare fluire l'energia.

 

 

 
 
 

AMARE SE STESSI, AMARE GLI ALTRI.

Post n°54 pubblicato il 11 Settembre 2012 da lamentedellanima
 

Per poter amare gli altri bisogna prima amare se stessi? Sono in molti a sostenerlo, ma non tutti. Ci sono molte persone che sostengono che per amarsi c’è bisogno di sentirsi desiderati, apprezzati e che quando si sentono sole si sentono abbandonate. In effetti potrebbe funzionare anche partendo dall’asserzione contraria: prima si impara ad amare se stessi e poi si parte alla ricerca di altri per amare e per essere amati. Per amare ed essere amati bisogna prima di tutto amare se stessi, questo non vuol dire essere egoisti, l’egoista è imprigionato,  ha interesse soltanto per se stesso e non prova alcuna gioia nel dare, ma soltanto nel ricevere: egli non ama troppo se stesso, in realtà odia se stesso’. Ecco perché non riesce a provare amore per il prossimo. Amare se stessi  vuol dire conoscersi, apprezzarsi, sapersi prendere sul serio ma anche con ironia e soprattutto non essere sempre in competizione con il prossimo, ne ptrendere troppo da se stessi. A volte arrendersi alle vicende della vita non è un atto di vigliaccheria, significa divenire consapevoli di quelle determinate situazioni e smetterla di combatterle. Solo così la vita smetterà di essere una lotta perenne. Capire, apprezzare e conoscere il nostro io ci aiuta a capire quali sono i nostri limiti e quelli degli altri. Dopo aver fatto questo si potrà poi amare o essere amati in maniera più cosciente, consapevole, un po’ come valicare il confine tra due terre, meglio conoscerne i limiti per sapere in linea di massima come comportarsi. Amare se stessi per amare gli altri, non è ovviamente un’affermazione nuova, sono molti i pensatori che si sono domandati se fosse giusto o no, eccone qualcuno:

‘Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore lunga tutta la vita’.
‘Senza amare sé stessi non è possibile amare neanche il prossimo, l’odio di sé è identico al gretto egoismo e produce alla fine lo stesso orribile isolamento, la stessa disperazione’.
Hermann Hesse

‘Amarsi per vivere meglio in mezzo agli altri’
Christophe André

"Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore lunga tutta la vita".
Oscar Wilde

 
 
 

SIGNIFICATO DELLA MALATTIA...

Post n°53 pubblicato il 03 Aprile 2012 da lamentedellanima
 

Per ritrovare la salute perduta, l'equilibrio interiore e l'armonia, occorre considerare la malattia in modo olistico, prendendola in esame non solo dal punto di vista fisico, ma anche da un punto di vista mentale, emozionale e spirituale. Se smettiamo di considerare i sintomi fisici come una "seccatura" da eliminare, e con pazienza ci interroghiamo sul senso del disagio, potremmo sorprenderci nel vedere come spesso il corpo segnali problemi non fisici che richiedono la nostra attenzione. La malattia denuncia così uno squilibrio che abbiamo la possibilità di correggere, a tutto vantaggio non solo della nostra salute ma anche della nostra felicità.

La malattia, ad esempio, dal punto di vista emotivo, può indicarci che stiamo disperdendo energia attraverso emozioni di rabbia, di frustrazione, di tristezza o altre emozioni dolorose che ci allontanano dalla gioia e dalla pace interiore. Dal punto di vista mentale, può essere un prezioso messaggero che ci indica che possiamo vivere in modo più felice e rilassato se solo siamo disposti a cambiare un nostro "schema mentale limitante". Dal punto di vista spirituale, può stare a indicare che ci stiamo allontanando dalla nostra missione, dal progetto di vita che la nostra anima ha in serbo per noi. Tutti e quattro i piani, fisico, emozionale, mentale e spirituale, ci dicono la stessa cosa in coro: ci stiamo allontanando dalla nostra grandezza interiore e dalla possibilità di essere felici; abbiamo bisogno di apportare dei cambiamenti, affinché un equilibrio possa ricostituirsi dentro e fuori di noi.

Il tipo di disturbo che si impadronisce del nostro corpo, è spesso la rappresentazione di quello che accade nella nostra mente. Un senso di costrizione o di oppressione a livello fisico, ad esempio, può stare a rappresentare un'oppressione o una costrizione che stiamo vivendo a livello mentale; un senso di soffocamento può rappresentare la difficoltà ad esprimersi nella vita come vorremmo; una malattia che porti all’immobilità può simboleggiare un senso di impotenza profonda a muoversi nella vita e così via.

Quello che qui ci interessa non è tanto trovare il corrispondente significato dell'emozione e della mente con la malattia, quanto piuttosto evidenziare che esiste un collegamento tra la ‘forma’ fisica in cui la malattia si manifesta e la ‘forma’ psichica del disequilibrio che potrebbe stare a rappresentare. In quest'ottica, la malattia ci offre un'opportunità unica ed estremamente preziosa: quella di apportare dei correttivi nei nostri comportamenti, in noi stessi e nella nostra vita, volti sia a ritrovare la salute del corpo, ma anche uno stile di vita che ci permetta di esprimere ciò che siamo in modo più completo e, in un’ultima analisi, di essere più felici.

Crediamo che le malattie ci attacchino, ma in realtà potrebbe essere proprio il contrario, e cioè che siamo noi ad attaccarci alle malattie, anche se non ne siamo consapevoli. A volte la malattia costituisce per noi un’occulta ancora di salvezza che per nessun motivo siamo disposti a lasciare andare. Siamo abituati a mettere in luce solo i disagi fisici che la malattia comporta, senza sondare l’altra faccia della medaglia, quella dei
benefici occulti. Questi ultimi devono essere ‘smontati’, pezzo per pezzo. Finché la nostra mente utilizzerà la salute per modificare le dinamiche relazionali, non vedendo alternative diverse, sarà difficile poter creare un terreno fertile alla salute.
Se è vero che la mente ha un ruolo fondamentale nel creare la salute e la malattia, è anche vero che non è sufficiente desiderare di essere sani per evitare di ammalarsi. Se vogliamo davvero ricreare armonia dentro e fuori di noi, sono certo che non sia sufficiente agire sul corpo e sull’intenzione, se questa non è seguita dal cambiamento concreto degli atteggiamenti mentali e quindi anche dei comportamenti concreti. Se ad esempio ho la febbre alta ma sto a torso nudo all’aperto, in pieno inverno, è difficile che la sola intenzione mi possa guarire: le azioni che dobbiamo compiere al fine di riacquistare la salute devono essere coerenti ed armoniosamente integrate. Così se ho un atteggiamento negativo nei confronti della vita, non riuscirò mai a scorgere una via alternativa di guarigione, partendo dal cambiamento dei miei comportamenti. La domanda da porsi è: voglio realmente guarire?
Seguire le cure che la scienza medica ci mette a disposizione può essere un’ottima cosa, ma fare solo quello può non essere sufficiente. La medicina va aiutata: è come un seme (la medicina e la voglia di guarire) che deve cadere in un terreno fertile, perché se cade su una lastra di cemento difficilmente fiorirà. Il compito di ognuno di noi, allora, è quello di individuare tutti gli atteggiamenti mentali e comportamentali che ci impediscono di vivere una vita serena, che ci causano stress e ci impediscono di goderci la vita. Come ormai la ricerca ha ampiamente dimostrato chi sa vivere serenamente ha probabilità di rimanere in salute di gran lunga superiori rispetto a chi invece non lo sa fare.

Se non comprenderemo questo, allora rischieremo di credere che la nostra salute sia lasciata al caso, all'imprevisto, o, peggio ancora, a un dio severo e crudele che ci dà un corpo sano e poi ce lo toglie, a suo capriccio quando meno ce lo aspettiamo, un dio insensibile che ci calpesta senza pietà. E per giustificare questa assurdità, penseremo e crederemo di essere indegni di avere salute, di avere abbondanza e felicità. E siccome ciò che crediamo diventa poi vero per noi, si trasforma in realtà nella nostra vita, il nostro senso di colpa crescerà insieme alle nostre possibilità di ammalarci.

Essere sani è il nostro stato naturale: se ciò non avviene è fondamentale ricercarne i motivi. Forse è proprio la nostra mente a non volere un corpo sano e forse ha ragioni ben precise per respingere la salute. In ogni caso faremo bene a non banalizzare queste ragioni perché lo sminuirle non ci aiuterà a rintracciarle.

 
 
 
 
 

LA MENTE CHE CI LIMITA...

Post n°51 pubblicato il 05 Giugno 2011 da lamentedellanima
 

La nostra mente è per la nostra Anima un grande handycapp, perché con tutti i suoi schemi e pregiudizi, con la sua visione ed interpretazione distorta della realtà, limita enormemente le nostre capacità potenziali, sia di comprensione, sia di azione. Vivere la realtà che ci circonda adoperando solamente gli schemi della mente è come voler guidare un'automobile che al posto dei vetri ha del materiale che non è il vetro, ma che non ci permette di vedere, spiando la strada da un forellino fatto in quel materiale. E' chiaro che per colui che ha sempre guidato la sua auto così, nella convinzione che tutti facciano allo stesso modo perché non esiste altra possibilità, il problema naturalmente non si pone neppure. ma quando egli capisce che la sua mente, nella quale si identifica, costituisce soprattutto un limite invece di un vantaggio, e che esiste la possibilità di vivere la realtà in un altro modo estremamente più efficace, piacevole, utile per se stessi e per gli altri, allora le cose possono mutare: in meglio! Per alcune tra le religioni orientali la meditazione è essenziale per il raggiungimento dell'illuminazione. Essa è uno strumento per rallentare, fermare l'attività della mente, partendo dal presupposto che una mente attiva fa più danni di una ferma. La mente è come un bimbo capriccioso messo in una stanza dove ci sono tanti oggetti di cristallo. Fermarlo può impedirgli di fare dei danni. Ma invece perchè anzichè fermarlo non provare a parlargli spiegandogli che i suoi giocattoli, invece di essere di plastica come quelli degli altri bimbi, sono di cristallo, dandogli così fiducia e la responsabilità di proteggere, ordinare e lucidare tutti quei cristalli? E' la consapevolezza che può fare la differenza, è la consapevolezza che può permettere alla mente di fare, anzichè dei danni, miracoli!

 
 
 

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