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ELIMINARE IL BENE DALLA PROPRIA VITA SIGNIFICA ENTRARE NEL CONO D'OMBRA DELL'INSIGNIFICANZA

Post n°626 pubblicato il 22 Gennaio 2013 da sebregon

 II SETTIMANA DEL T.O. - MERCOLEDÌ



Mc 3, 1-6

 
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

  

Ovvero, della stupidità. Carlo Cipolla, coltissimo autore di saggi storici e dell’ironico libello “Allegro ma non troppo”, avrebbe inserito i farisei di questa pagina del Vangelo tra coloro che si rivelano, dietro l’apparenza dei cultori della legalità, i più pericolosi tra gli uomini: gli stupidi, pericolosi perché fanno danno agli altri ma anche a sé e quindi sono peggio dei banditi.

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La reazione scandalizzata e accusatoria dei farisei davanti al gesto di Gesù è di fatto l’atteggiamento di chi antepone la regola formale alla virtù sostanziale; e mi fa pensare agli stupidi pericolosi di Cipolla anche se, nel loro caso, lo fanno con l’intento banditesco di salvaguardare il proprio potere.

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È un tipo di potere che sento collegato, oltre che alla durezza di cuore, a una profonda ignoranza e arroganza e come tale mi suscita una rabbia profonda. È il potere che si manifesta ogni giorno nella nostra classe politica, tra i burocrati ottusi che governano e dirigono il nostro Paese.

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Quando il potere perde di vista il bene comune, l’unico suo fine, diventa illecito anche se è formalmente legale. E al tempo di Gesù questo apparve chiaro a chi vide nelle sue parole una forte valenza di rottura politica. Peccato che nei secoli il suo messaggio - eversivo perché  pieno di concretezza e di pragmaticità - sia in gran parte andato perduto, coperto da una coltre di sovrastrutture molto simili a quelle farisaiche della sua epoca. Che direbbe Gesù oggi, se volesse rinascere? Di quanta indignazione sarebbe capace?

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 Alessandra Callegari

 
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