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FELICE L'UOMO CHE VIVE AVENDO TROVATO DIO, BENEDETTO COLUI CHE MUORE CERCANDOLO

Post n°625 pubblicato il 20 Gennaio 2013 da sebregon

i settimana t.o. - lunedì

 

Eb 5, 7-9.


Nei giorni della sua vita terrena egli ( Cristo) offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

 

La Parola oggi ci presenta un uomo che non è autoreferenziale, attorno a cui non ruota nulla, ma che semmai è protagonista ( e non succubo o antagonista) di due rapporti esistenziali importanti: il rapporto con Dio e il rapporto con gli altri. Sono due rapporti che vive con intensità, nei giorni della sua vita terrena.

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Il primo rapporto lo vive nell’abbandono pieno, nella totale fiducia in Dio, il secondo come dono di sé finalizzato alla salvezza altrui, e ad una salvezza definitiva, eterna. Qui eterno va inteso non nel senso di una durata temporale ma nel senso di una qualità nuova della propria esistenza.

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Le due cose, i due rapporti non sono tra loro conflittuali ma anzi si determinano a vicenda. Proprio nell’avere Dio come riferimento e come liberatore egli diviene causa di salvezza per gli altri. Anzi la sua salvezza dalla morte diviene causa di salvezza definitiva per gli altri.

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Ma questa salvezza, propria ed altrui passa attraverso due momenti importantissimi imparare e essere reso perfetto. L’uomo della bibbia impara dalle cose che patisce, ossia dagli eventi della propria esistenza, vive non si lascia vivere. Vive la propria vita non come un qualcosa che capita, una specie di tassa da pagare per una felicità futura ma come un progetto ben determinato da vivere in un modo qualificato e qualificante.

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Ed impara qualcosa di importante, ossia l’obbedienza, vissuta non come un cieco e indiscusso aderire a una necessità o a un comando assoluto ma come partecipazione attiva ad un progetto che lo coinvolge in prima persona.

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 Ed è questa la stessa obbedienza che può allora chiedere a coloro che tramite lui possono essere salvati. Una obbedienza fatta non di coerenza, ma di fedeltà, che è molto di più. La coerenza infatti da sola non basterebbe. Può diventare anzi infedeltà allo spirito iniziale del progetto a cui si aderisce, la fedeltà invece, che la comprende è qualcosa di più ampio che non si riferisce semplicemente al fare le cose in una pura successione logica, ma obbedire ad uno spirito che è capace di rinnovarsi continuamente. Parafrasando il detto latino potremmo affermare che Summa coerentia, summa incoerentia mentre di fronte alla fedeltà vissuta fino in fondo ci si può aspettare solo bene.

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Questo ci porta anche all’altro aspetto di Cristo, l’uomo in pienezza, l’uomo della parola, l’essere reso perfetto. Sebbene la sua condizione iniziale di Figlio fosse indice di una compiutezza nel suo rapporto con Dio egli però si lascia rendere perfetto, ossia non vive questa sua condizione come privilegio, bensì come un lasciarsi plasmare, perfezionare dalle cose che vive, non dando mai nulla per scontato e ponendosi sempre in ricerca della verità, di Dio.

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Viene in mente qui un detto di Raoul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi ed uno dei testimoni più autentici del XX secolo: “Felice l’uomo che vive avendo trovato Dio, benedetto colui che muore cercandolo”. Proprio in questa ricerca di chi ha già trovato si può collocare allora la nostra vita che diventa vita di fede autentica, quella fede che lungi dall’essere una realtà granitica e massiccia diventa una realtà dinamica, un granello di senape a cui basta essere seminato nel campo del mondo per portare molto frutto, anche quando il coltivatore dorme.

 

La nostra vita e la Parola

 

Uomo della Parola, uomo in pienezza, hai attraversato le nostre strade parlandoci di un amore che ci sovrasta, di una sovrabbondanza d’amore che sa gridare, con forti grida e lacrime a Colui che può salvarci e che viene esaudita per l’abbandono a Lui, al suo Amore, al suo progetto di salvezza. Aiutaci a imparare l’obbedienza dalle cose che viviamo e a lasciarci modellare dall’Amore che ci trascende. Aiutaci a diventare per questo, per questa risposta d’amore, causa di salvezza eterna per gli uomini, nostri fratelli, che con noi verso di Te camminano. Amen

 

Padre Elia Spezzano O.Cist

 
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