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SI PUO' VIVERE SENZA PERDONARE?
Post n°141 pubblicato il 08 Marzo 2009 da sebregon
II SETTIMANA DI QUARESIMA – LUNEDÌ
Lc 6, 36-38
Il nostro giudicare spesso è una sottolineatura della nostra giustizia. Noi giudicando gli altri spesso ci percepiamo come i senza macchia che hanno tutto il diritto d’accusare. A noi interessa poco che il nostro prossimo torni sulla retta via quanto prendere le distanze da lui per poterlo solo condannare. In noi però, come nel nostro prossimo, a dispetto della nostra mente giudicante hanno dimora tesori che non possono essere racchiusi in un giudizio e che sono la via di fuga che il nostro Creatore ci ha concesso per non essere fissati nei nostri peccati. Se invece vogliamo a tutti i costi inchiodare gli altri nelle loro negatività ecco che con la stessa dura colla con cui li avremo trattati saremo trattati. Sarà allora la nostra coscienza a costruirci addosso una rigida corazza che rendendo difficili i nostri movimenti ridurrà la nostra vita a misura di tugurio senza che potremo mai correre liberi verso il futuro che è il bene dei nostri fratelli che è poi il nostro. Altro punto importante e molto delicato riguarda il perdono. Gesù sulla croce disse che perdonava i suoi crocifissori perché non sapevano ciò che stavano facendo. C’è sempre quindi un elemento di ignoranza che pervade l’azione malvagia, ma non possiamo far dipendere il perdono solo da questa considerazione. Perdonare senza una vera motivazione o senza aver capito che cos’è il perdono cristiano si corre il rischio del sentirsi buoni e cioè quelli che nella vita sono stati dalla parte giusta. Ed invece non è così perché tutti abbiamo peccato: “Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.” (Rm 5,12), e questo peccato non si conta solo in azioni palesamente negative ma in una disposizione d’animo in cui pur non delinquendo ci siamo lasciati trascinare dal peso negativo del mondo. E ciò è avvenuto quando invece di portare vita abbiamo portato rassegnazione, quando invece di muoverci verso il fratello bisognoso l’abbiamo lasciato andare alla deriva, quando non abbiamo capito che il Padre ci ha assegnato un gregge da pascolare e non solo quei quattro gatti con cui siamo soliti consolarci nel mondo, quando siamo stati malvagi rovinando dei meravigliosi possibili rapporti con il nostro prossimo. E la lista può continuare all’infinito… ma allora se è così e cioè se noi stessi abbiamo bisogno d’essere perdonati per poter lambire le rive della vita come possiamo ergerci a giudici inflessibili di altri tanto da negare non solo il perdono, ma da negare a noi stessi una vita piena di vera speranza per aver negato il perdono al nostro prossimo?
La nostra vita e la Parola
Spirito del Signore sono profonde le ferite che gli altri arrecano alla nostra vita quando la maltrattano, la disprezzano e la uccidono ma se vogliamo essere figli del Padre che dona a tutti il suo perdono non possiamo che fare come Lui ma non perché siamo buoni ma perché ciascuno di noi porta nel suo cuore la carezza del suo perdono. GABRIELE PATMOS
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