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« IL REGNO DI DIO PREME E ...COME GESU' TROVIAMO SEM... »

ESSERE TOCCATI DALLE AZIONI E DALLE PAROLE DI GESU' E' UNA GRAZIA CHE NON HA PREZZO NELLA NOSTRA VITA

Post n°915 pubblicato il 27 Aprile 2015 da sebregon

IV SETTIMANA DI PASQUA - MARTEDÌ


 

 

 

 

Gv 10, 22-30


Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

 

 

La domanda posta dai Giudei non è di poco conto. Cosa succederebbe se qualcuno presente nel nostro contesto sociale e mediatico dicesse d'essere il diretto inviato da Dio per risolvere tutti i nostri problemi umani? Certamente gli indicheremmo la strada dei servizi psichiatrici. Cosa c'è allora di diverso in Gesù ed in che cosa sbagliavano questi Giudei che all'apparenza sembrano così razionali? Una cosa anzitutto colpisce nella risposta di Gesù e cioè che egli non porta avanti se stesso dicendo che le opere che compie sono sue, ma indirizza l'attenzione dei suoi interlocutori sul fatto che egli compie sì le opere che essi vedono ma che esse sono compiute non nel suo nome ma in quello del suo Padre celeste.Ed i cosiddetti 'fuori di testa al centro di tutti mettono il proprio 'io'.

 

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In un mondo come il nostro in cui l'essere riconosciuti come autori delle proprie opere diventa la certificazione più grande per vedersi ritagliato un posto in questo mondo fa strano, e nello stesso tempo spinge la nostra curiosità, vedere come Gesù non accampa questo diritto, ma si serve dell'incontestabile bontà delle sue opere per affermare l'incredibile verità che tra Lui e Dio vi è una unità assoluta. I grandi artisti di questo mondo, se lo sono davvero, riconoscono che ciò che hanno creato ha sempre una fonte diversa dal loro ‘io' e che essi si vedono più come assemblatori, certamente creativi, ma di un qualcosa che viene loro donato.

 

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Ora però le opere di Gesù non sono quelle di un inventore, ma scaturiscono dalla sua persona e dalla sua parola che ha il potere di ricreare la realtà umana secondo uno scambio in cui la sua disponibilità all'aiuto è poggiata sulla fede di chi gli chiedeva aiuto. Gesù chiama coloro che lo ascoltano ‘pecore' per via di quel loro docile seguire il pastore che li conduce ma che nel nostro mondo consideriamo come persone che non hanno personalità e che si affidano a qualsiasi imbonitore mostri loro del cibo. Nei riguardi di Gesù invece essere ‘pecore' significa affidarsi completamente una volta che, tramite l'accettazione del dono del Padre (che significa scelta della via del bene che abbiamo installata nel cuore), riconosciamo la bontà e verità che muove tutte le azioni e le parole di Gesù.

 

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Allora come adesso Gesù chiede d'essere riconosciuto per le credenziali delle sue opere e se oggi molti non possono vederlo direttamente tuttavia egli ha lasciato coloro che nella Chiesa sono santi in quanto, nonostante i loro limiti, cercano con tutto il cuore di testimoniarlo. Ed infine il suo dirci che nessuno può strapparci dalle sue mani ci rincuora ed oltrepassa ogni nostro possibile peccare perché, anche nel caso ci allontanassimo da Lui per la debolezza del nostro spirito e della nostra carne, non smetteremmo mai d'essere suoi. Dall'altra parte cioè non troveremo mai un Dio offeso che non ci perdona perché l'abbiamo tradito ma un volto sempre accogliente solo che guardiamo verso di Lui come successe che nell'Antico Testamento quando furono coloro che alzavano lo sguardo verso il serpente:

 

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Allora il popolo venne a Mosè e disse: "Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti". Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita". Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita. (Es 21, 7-9).

 


La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, illumina il nostro cuore e quello di ogni uomo perché possa discernere che il Signore Gesù è la risposta vera ad ogni male di questo mondo perché ci porta in dono la salvezza del Padre.

 

 

 

.............

Per chi è interessato a Milano presso l'Abbazia di Chiaravalle (MM3 - Corvetto e poi la 77) ogni mercoledì alle ore 18 si riunisce un piccolo gruppo che ha come spiritualità di riferimento la trasfigurazione di Gesù, la preghiera del cuore e  l'ascolto della Parola nel silenzio della meditazione.

 

Michele Sebregondio

 

 

 
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