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La Sdraio

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Diaz - don't clean up this blood

Post n°287 pubblicato il 15 Aprile 2012 da Taniello
 
Tag: Diaz

Diaz

La produzione è italo-romena-francese. "Italo" ok, "francese" me lo aspetto dato che fanno da sempre e con la maggiore continuità il miglior cinema in Europa, ma "romena"? Ok, il cinema romeno è vivo e vegeto nei festival, ma in Romania è stato sbattuto anche Michelangelo Fournier, lo sbirro passato alla storia come quello "buono" che al processo sul G8 usò la famigerata espressione "macelleria messicana"... ok, non c'entra una mazza ma la dietrologia fa sempre tanto fighi...

Un film di questo tipo, un film dannatamente importante per la nostra storia recente, non può che essere anche un film politico. "Politico" nel dare almeno una parziale chiave di lettura politica dei fatti al di là della semplice cronaca dei "fatti". Ma niente, neanche per l'anticamera del cervello. La polemica è contestuale al lancio e aiuta (com'è ovvio) la pubblicità. Regia e produzione (san Procacci, meglio lui che niente) si difendono contro gli attacchi degli Agnoletto che li accusano di non aver fatto chiaramente i nomi dei Fini dell'epoca. Ma dobbiamo essere obiettivi: siamo mica negli USA o in Europa dove in un'opera dell'ingegno puoi fare i nomi dei leader ancora in giro? No, siamo in Italia e ai Fini di allora non corrispondono gli istituzionali Fini di oggi, terze cariche dello stato con facce di granito, ancora in corsa nei secoli a venire.  Solo Silvio appare...  ma Silvio insegna che potrebbe stuprare anche un intero reparto neonatale e ci sarebbe sempre un Parlamento o una prescrizione a salvarlo, quindi non fa testo. C'è perché c'era Bush e non potevano inventarsi qualcun'altro da piazzare accanto a Bush.

Questo film è quasi un docu-film, pesantemente scandito dai colpi dei manganelli e dalle grida delle vittime. Lo Stato appare vero, inetto e bestiale. E' rappresentato non dalle istituzioni (per le ragioni di cui sopra) ma dalla più bassa manovalanza, dalla carne da cannone allevata nella cattività delle caserme e priva di qualsiasi lume. Compare, quasi timidamente, anche lo strato burocratico, quello dei funzionari truffaldini e conniventi, meschine figure ma sempre là stanno se non più sù. Fastidiosa ma necessaria al "romanzo" è la figura dello sbirro buono, il Fournier-Santamaria. Luci della ribalta anche per la Polizia Penitenziaria, quelli specializzati nell'aprire e chiudere cancelli, increduli dal potersi baloccare con le "zecche" comuniste. Infine, per essere anche noi retorici, si può dire che questo film può non essere valutato come tale, deve bastargli l'immenso merito di esistere e di far parlare di sé. Alle tante, troppe teste di cazzo che costituiscono la domanda dell'industria culturale italiota questo film andrebbe semplicemente imposto, magari con l'utile precisazione che si tratta di fatti veri. Così, tanto per ricordare che la Costituzione è scritta su carta e che la carta, se ci pisci sopra, non serve a niente.

 
 
 
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