(VdR)
La maison Dieu
Lui vegliò su di lei
il circolo di una luna
per carpire l'essenza
che lo aveva chiamato.
Urlava la sua anima
dai ferri di una prigione
senza conoscere
il suo male oscuro.
La forza e lo spirito di Ogard
soltanto potevano
liberare in Lei
il legame del corpo dalla sua mente.
E l'anima libera e unisona
alla sua specie animale
l'avrebbe riportata
fra le creature pure del bosco,
oltre lo scoglio di quel castello.
Fu solo allora che
divelta anche l'ultima remora,
presigli i polsi la liberò dal vincolo
di quel corpo portandola all'estasi.
L'anima della principessa
cedette lui i suoi tesori
ricambiata di un amore sconosciuto.
Fu il grido del suo nome
nell'imperare dei corpi
a scandire la fine della sua prigionia.
Carta XVI
Per Veronica
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Fuggire lontano
Post n°30 pubblicato il 20 Luglio 2006 da lechateau
29 Lui l'aveva respinta, non c'erano altre versioni... "E' finito..." si ripeteva... eppure non ne era convinta... era come un addio le cui porte non erano state chiuse completamente del tutto... "Perché sento che non è finita?... Perché non riesco a rassegnarmi?... Cos'è, la mia... una sfida?... Sono forse vittima di quel processo mentale che difronte al rifiuto ci s'intestardisce per averla vinta?... No... non è così... altrimenti sarebbe solo un pensiero... invece la mia è una sensazione, è un'emozione... " In quei giorni non le riusciva di combinare un granché.... tantissimo lavoro arretrato... gli esami tra due mesi... la concentrazione era completamente scomparsa... Le venne un'idea... "Vado via per un pò... ho bisogno di distrarmi!" Decise di passare un paio di settimane in un centro termale... Un piccolo e bellissimo paese della Romagna... era periodo di bassa stagione e sapeva che lì avrebbe trovato solo coppie di anziani coniugi in cerca di tranquillità... "Lì riuscirò a dimenticare!" Partì... I primi giorni furono sereni... la quiete in quel posto non mancava... quasi le sembrava che tutto le fosse passato dalla testa... Aveva preso l'abitudine di frequentare un bar vicino al centro termale dove a mezzogiorno si recava per un aperitivo... Era rilassante, si sedeva ai tavolini ad ascoltava la musica... Era l'anno in cui impazzavano le canzoni di Mina e Celentano... e lei spesso si ritrovava in quel bar ad ascoltarli... una, in particolar modo, l'aveva colpita... quel testo sembrava dar voce alle emozioni del suo ultimo periodo... L'ascoltava e ogni volta una fitta la trafiggeva... Intanto si ripeteva... "Ce la sto facendo... ho già dimenticato!" Una sera tornò in albergo con una strana sensazione addosso... quella che prelude sempre all'accadere di qualcosa di particolare... Squilla il cellulare... "Pronto!..." ...niente... "Pronto!"...niente... "Pronto!"... ...eppure il collegamento c'era... Sentì un fruscio... cercò di prestare attenzione... d'un tratto fu tutto chiaro... Qualcuno dall'altro capo del telefono le stava facendo ascoltare un brano... lo riconobbe subito... era proprio quello che ogni volta la trafiggeva... Sensazione indescrivibile... estasi surreale... le note di quella melodia la penetrevano nell'anima quasi a farle male... Trattenne il fiato per godere di quel piacere senza fine... La musica finì e lo sconosciuto chiuse la conversazione senza dir nulla... Le tremavano le mani e le goccioline di sudore scivolavano lungo quel braccio che aveva retto il telefono... All'improvviso il pensiero razionale s'insinuò in lei con violenza e arroganza... "E se non era lui?" Difronte a quel dubbio riuscì a sorridere... pensò a quelle frase che tanto amava di una poesia... "E' bella una certezza ma l'incertezza è più bella"
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