Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

 

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Una "carrellata" di vaccini

Post n°389 pubblicato il 03 Settembre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Oggi niente farmaci miei perché abbiamo ospiti: qualche mese fa mi ha contattato Giuseppe C. fornendomi una valanga di foto della sua “eredità” farmaceutica, in quanto la sua famiglia può vantarsi di essere farmacisti da generazioni.

Tra la sua enorme collezione mi ha inviato le foto di alcuni pezzi molto curiosi, che sicuramente apprezzerete anche voi:

Difteria

Il primo medicinale è un vaccino antidifterico della casa farmaceutica statunitense Lilly. Per riuscire a datarlo ho dovuto persino interpellare lo Smithsonian Museum, che nonostante le mie numerose mail ( è il mio punto di riferimento e spero un giorno di eguagliare una sua particolare collezione!) mi risponde sempre, e penso che a questo punto si siano un po’ affezionati.

La Eli Lilly & Company aveva introdotto questo vaccino sul mercato negli anni Quaranta, e molto probabilmente questa scatola potrebbe essere arrivata in Italia con le truppe americane. La difterite, fino al secondo dopoguerra, era endemica in alcune zone del sud Italia, e pochi potevano accedere alle vaccinazioni, in quanto sviluppate in Paesi esteri nel periodo del conflitto. In sostanza la penicillina e il vaccino antidifterico erano prodotti da mercato nero.

Il Corynebacterium diphtheriae, l’agente eziologico della malattia, è molto subdolo, in quanto non esplica la sua azione solo a livello del focolaio primario d’infezione, ma produce anche una tossina che può arrivare a danneggiare il sistema nervoso e cardiaco, che può causare seri danni se non prontamente debellata.

Nella foto sotto, invece abbiamo due vaccini “made in Italy”, prodotti dall’Istituto Sieroterapico Milanese Serafino Belfanti: il primo è un vaccino antigonococcico degli anni Venti, mentre il secondo è un vaccino antitifico degli anni Trenta.


Vaccini

Fortunatamente, almeno in Italia, non sentiamo più parlare di tifo e ormai si vaccina solo chi, o per lavoro, o per piacere, si reca in zone del Mondo dove è ancora presente questa patologia, ma la Neisseria colpisce ancora duro in Europa.

A questo genere tassonomico fanno parte sue batteri patogeni molto pericolosi che hanno la peculiarità di essere parecchio resistenti agli antibiotici: la Neisseria  meningitidis , responsabile della meningite cerebrospinale, e la Neisseria gonorrhoeae, l’agente eziologico della gonorrea o blenorragia. 
Se a questo punto pensate che il Corynebacterium diphtheriae sia un genio del male, non avete mai sentito parlare della Neisseria gonorrhoeae.
Questo simpatico batterio infatti, ha ideato un metodo di trasmissione sessuale assolutamente eccellente, in quanto possiede particolari molecole chiamate adesine, che gli permettono di attaccarsi fermamente alla mucosa vaginale, dando origine ad una infezione completamente asintomatica nella femmina.
Nel maschio invece è una delle infezioni uretrali più dolorose e fastidiose possibili, in quanto penetra verso la lamina basale dove inizia a costruirsi una capsula di acido sialico e a produrre endotossine che scatenano l’infiammazione caratterizzata da uno scolo purulento.
Così in questo modo, il batterio riesce a sopravvivere e ad infettare a più non posso, facendo della gonorrea una tra le malattie a trasmissione sessuale che più colpivano in passato, soprattutto nell’Italia della prima metà del Novecento, dove nonostante esistesse già dal 1922  l’“HAbemus TUtorem” del Commendator Goldoni ( sì, è esistito veramente), era usato da pochi a causa della sua "incongruenza" con i precetti cattolici dell'epoca e dell'ideale di famiglia fascista.

Grazie per aver letto il post e grazie a Giuseppe C.  per avermi mandato le sue foto!

 
 
 
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