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« Domenica, una e quaranta, circa | quasi mezzanotte » |
poco dopo le due di notte, ora legale
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È che la notte mi si aggrappa alle spalle e mi pianta le unghie affilate nel collo, all’attaccatura dei capelli, lì proprio dove si annida la tensione del giorno ed esplode qualcosa di simile ad un mal di testa che è fuori dalla testa.
Posso vederlo sul tavolo, un oggetto scuro, unto e poroso come un spugna, un po’ disgustoso e asimmetrico.
Non ha una forma riconducibile a un cubo o a una sfera.
È come fosse un insieme di forme incastrate tra loro e che senza muoversi si modificano con un continuo movimento invisibile.
Mi accorgo delle mutazioni perché le percepisco con la mente, non perché le veda mentre succedono.
E mi sorprendo a parlare come se questa astrusa forma potesse ascoltarmi e magari allontanarsi da me e non darmi più fastidio.
Ha colori cangianti, scuri, opachi, spenti che contrastano con il bianco del tavolo su cui è appoggiato.
E poi non sembra appoggiato sembra sospeso, ma nella stesso tempo non ha spazio sotto di sé e non si muove, anche se guardandolo fisso oscilla da destra a sinistra con un ritmo lento e continuo.
Come un battito di cuore.
Come un orologio a pendolo.
È un mal di testa non mio, perché non ho mal di testa, non mi fa male eppure è il mio mal di testa, sul tavolo, vicino a me, pulsante e maligno.
Mi viene voglia di dargli una manata e buttarlo lontano e non lo faccio.
Ho paura che vada in pezzi esplodendo e schizzando veleno fetido, ovunque.
È che la notte a volte è un brutto sogno.
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DA LEGGERE
Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)
" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......
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