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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi  agisce a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi di Dicembre 2015

Cinque Cose da Seguire Sui Mercati Questo Giovedì

Post n°1905 pubblicato il 31 Dicembre 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Investing.com - Ecco le cinque notizie principali da seguire sui mercati finanziari questo giovedì 31 dicembre:

1. Borse globali al ribasso nell’ultimo giorno dell’anno, occhi puntati sul greggio

I mercati azionari globali sono negativi questo giovedì, ultimo giorno del 2015, mentre gli investitori continuano a seguire con particolare attenzione l’andamento del greggio.

Il prezzo del greggio ha visto un lieve rialzo quest’oggi, dopo essere crollato di oltre il 3% nella seduta precedente in seguito ai dati che hanno mostrato un improvviso aumento delle scorte statunitensi.

Il periodo festivo ha limitato i danni sui mercati asiatici, che sono rimasti chiusi o hanno chiuso in anticipo. I titoli azionari europei sono al ribasso nella seduta breve dell’ultimo giorno del 2015. Intanto, i mercati statunitensi chiudono oggi l’ultima settimana di scambi dell’anno e resteranno chiusi domani per Capodanno.

2. Il greggio WTI sta per chiudere l’anno con un crollo del 31%, Brent -36% nel 2015

I futures del greggio West Texas Intermediate si avviano a chiudere il 2015 con un crollo annuo del 31%, mentre il prezzo del Brent crolla di quasi il 36%, per via dei timori per l’eccesso di scorte che hanno dominato il sentimento dei mercati per la maggior parte dell’anno.

La produzione globale di greggio supera di gran lunga la domanda a causa dell’impennata della produzione del petrolio di scisto negli Stati Uniti e dopo la decisione dello scorso anno dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio di non tagliare la produzione per difendere la partecipazione sul mercato.

3. Attesi dati statunitensi

Gli Stati Uniti rilasceranno i dati settimanali sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione alle 8:30 ET ed il report sull’attività manifatturiera nella regione di Chicago alle 9:45. I recenti dati economici statunitensi misti non hanno fornito indicazioni sulla tempistica degli aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed il prossimo anno.

4. L’oro si avvia a chiudere il 2015 con un crollo annuo dell’11%

L’oro si appresta a chiudere il 2015 con un crollo annuo di circa l’11%, il terzo calo annuale consecutivo, dal momento che le speculazioni sulla tempistica di un aumento dei tassi da parte della Fed sono state al centro dell’attenzione dei mercati per la maggior parte dell’anno.

Dopo il primo aumento dei tassi statunitensi dal 2006, l’attenzione è ora rivolta ai futuri aumenti dei tassi. La Federal Reserve ha previsto quattro aumenti dei tassi il prossimo anno.

Un aumento dei tassi di interesse di solito pesa sull’oro, poiché il metallo prezioso non riesce a competere con i tassi di interesse alti offerti da altri asset.

5. Impennata del 6% dei futures del gas naturale in attesa dei dati sulle scorte

Il prezzo del gas naturale USA schizza del 6% questo giovedì, dopo il crollo del 6,5% della seduta precedente. Le oscillazioni del mercato sono dovute agli scambi ridotti di fine anno.

La U.S. Energy Information Administration pubblicherà il report settimanale sulle scorte alle 10:30 ET di oggi, tra le aspettative di un calo di 57 miliardi di piedi cubici nella settimana terminata il 25 dicembre.

La settimana precedente le scorte sono diminuite di 32 miliardi di piedi cubici, mentre nella stessa settimana dello scorso anno è stata registrata una riduzione di 26 miliardi di piedi cubici; la media quinquennale per questo periodo dell’anno prevede un calo di 98 miliardi di piedi cubici.

da http://it.investing.com

 

 
 
 

SuperIndice_USA(LEI) ancora in rialzo a novembre

Post n°1904 pubblicato il 30 Dicembre 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Il Conference Board Leading Economic Index ® (LEI) per gli Stati Uniti  è aumentato dello 0,4 per cento nel mese di novembre a 124,6 (2010 = 100), a seguito di un aumento del 0,6 per cento nel mese di ottobre, e nessun cambiamento nel mese di settembre.  

"il  LEI  degli Stati Uniti ha registrato un ulteriore incremento nel mese di novembre, con i permessi di costruzione, lo spread dei  tassi di interesse e i  prezzi delle azioni che guidano il miglioramento", ha detto Ataman Ozyildirim, direttore dei cicli economici e di ricerca della crescita al The Conference Board. "Anche se il tasso di crescita semestrale  del LEI ha rallentato , le prospettive economiche per l'ultimo trimestre dell'anno per il  nuovo anno restano  positive "

 L'uscita dei  prossimi  dati  è prevista per  venerdì  22 gennaio    2016.

   ^^^^^^^

il LEI è uno dei nostri leading indicator preferiti  poichè:

a) La correlazione tra LEI e PIL è molto elevata  come ci dimostra Northern Trust nel  grafico, in cui il LEI – anticipato di un trimestre – viene messo a confronto con l’andamento del PIL americano dal 1960 a oggi.

b)  la relazione  tra Leading Indicator e mercato azionario è molto stretta ,  risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti dell’economia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), l’istituto privato che elabora l’indice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare l’arrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura; e viceversa, un rialzo  del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura .

pertanto noi  continuiamo ad  usare le indicazioni fornite dai  Leading Indicator per  riuscire ad ottenere buoni risultati dall’investimento!

i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora :

Average weekly hours, manufacturing

 

Average weekly initial claims for unemployment insurance

 

Manufacturers’ new orders, consumer goods and materials

 

ISM Index of New Orders

 

Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders

 

Building permits, new private housing units

 

Stock prices, 500 common stocks

 

Leading Credit Index™

 

Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds

 

Average consumer expectations for business and economic conditions

 


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Il male oscuro del Dottor Copper

Post n°1903 pubblicato il 17 Dicembre 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Carlo Vallotto - www.metalli-preziosi.it

mercoledì 16 dicembre 2015

Il rame è il materiale chiave per una vastissima gamma di applicazioni, soprattutto nell'elettronica e la conduzione dell'elettricità in generale. Nel consegue che una maggiore richiesta cablaggi elettrici significa maggiore crescita industriale e/o un ampliamento del settore immobiliare. Ecco perché il rame metallo viene considerato un indicatore per l'economia globale e un precursore delle svolte nei cicli economici, tanto da aver ottenuto una "laurea honoris causa" come Dottor Copper. E i proverbi degli operatori finanziari, si sa, non mentono.

Ebbene, nel 2015 le quotazioni del metallo rosso hanno perso circa il 29% a causa dei timori di indebolimento economico globale scatenato dalla Cina, timori che hanno messo in guardia i traders e pesato sul sentiment. Osservando un periodo più lungo di 5 anni, il decremento è stato del 43% circa dai massimi del 2011 intorno a $4.50 per libbra.

La domanda diventa allora: il ribasso del ciclo economico è vicino al suo punto minimo? O è presto sperare in una ripresa?

Vediamo una breve panoramica di ciò che sta succedendo e cosa è necessario sapere per investire in questo metallo.

Il principale produttore è il Cile, seguito da lontano da Cina e Perù. Dal lato domanda in “pole position” troviamo l’Asia, che costituisce oltre il 40% della domanda mondiale di rame. Il picco di richiesta dalla Cina ha portato all’impennata dei prezzi nel quinquennio 2003-2008.

Negli anni recenti, il rallentamento della domanda da parte dell’ex Celeste Impero ha portato il mercato del rame a un eccesso di offerta. Dunque, la semplice legge della domanda/offerta, spiegherebbe già da sola questo calo del prezzo. Basta aggiungere il dollaro Usa forte e il gioco è fatto.

Ora, ai prezzi correnti, per circa il 20% delle miniere di tutto il mondo, non è più economico estrarre metallo. E questo finirà per spingere molti operatori a tagliare le operazioni nel tempo. Ad ora però non vi sono segnali d’inversione. E quindi possibile che l'attuale discesa delle quotazioni non ancora sia in linea con il reale valore di mercato, visto che sono già stati operati tagli alla produzione da Glencore Plc e Freeport-McMoRan Inc.

Grafico rame(in allegato)


Dal punto di vista tecnico, il trend rimane in posizione discendente e i prezzi potrebbero affondare ancora, anche se è presente una netta divergenza rialzista tra l'indicatore di forza relativa a 14 sedute. Il target di lungo periodo rimane a quota $152 mentre nel breve la divergenza appena citata potrebbe far rimbalzare i prezzi in area $220/230, al break out della resistenza di $210.

http://news.itforum.it/redazione/2015-12/il-male-oscuro-del-dottor-copper.html

 
 
 

La Federal Reserve alza il costo del denaro

Post n°1902 pubblicato il 17 Dicembre 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Da

In quella che si è rivelata una masterclass di comunicazione per banchieri centrali, la Fed ha aumentato il tasso di riferimento di 25 punti base, a 25-50 punti base, per la prima volta da quasi dieci anni. La reazione del mercato è stata insignificante. La presidente della Fed Yellen è riuscita abilmente a bilanciare le previsioni sui tassi (dots) da falco e un comunicato da colomba.

Il risultato netto dell’operazione è che oggi la propensione al rischio è stabile e gran parte delle borse asiatiche è in rialzo. Con un voto unanime, il FOMC ha annunciato che il ritmo dei rialzi del tasso sarà “graduale”, ma continuo, e che i tassi sui fondi federali rimarranno bassi a lungo.

Nel comunicato si giustifica il rialzo del tasso rilevando che c’è stato un “miglioramento considerevole delle condizioni del mercato occupazionale nell’anno in corso”, comunque “l’impostazione della politica monetaria rimane accomodante dopo il rialzo, a supporto di un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro e del ritorno dell’inflazione al 2%”.

Il comitato ha aggiunto che tutte le riunioni analizzeranno “in diretta le condizioni economiche raggiunte e previste”, ciò significa che gli interventi futuri dipenderanno dai dati. Al momento, la Fed prevede che i tassi sui fondi federali raggiungeranno l’1,4% entro la fine del 2016, si tratta di 50 punti base in più rispetto a ciò che mostrano i future sui tassi.

La Fed ha sottolineato l’importanza dei rischi legati al tasso di cambio, segnalando che le previsioni potrebbero pesare sul momentum rialzista del dollaro. Prevediamo che l’inflazione salirà verso l’obiettivo della Fed (2%) più velocemente di quanto si aspetti il mercato. Secondo le nostre previsioni ottimiste, la Fed alzerà i tassi di 25 punti base a trimestre nel 2016, più di quanto emerga attualmente dai futures.

La nostra previsione aggressiva, rispetto alle aspettative fiacche del mercato (basate su USD forte, bassi prezzi del greggio e pressioni deflazionistiche importate) mostra che l’USD continuerà a essere di supporto e vulnerabile a sorprese al rialzo provenienti dai dati.

http://it.investing.com/analysis/masterclass-della-fed-21280

 
 
 

Il petrolio rimarrà basso

Post n°1901 pubblicato il 11 Dicembre 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Di

Avreste dovuto nascondervi in un posto molto isolato per non aver sentito la notizia che i prezzi del petrolio sono ulteriormente scesi.

Nuove preoccupazioni di una sovra-produzione e strategia di politica monetaria della Fed sono stati i catalizzatori principali delle vendite di questa settimana.

Venerdì, nuove speculazioni su un eccesso di produzione hanno portato i compratori a spingere verso il basso i prezzi del petrolio, portando il Brent a un minimo a sei anni di $39,50 al barile e il WTI a $36,50 al barile.

Questo brusco declino è il peggiore da marzo. Forse la ragione principale per giustificare un ribasso dei prezzi è dovuta ad un caotico incontro dell'OPEC, che ha ulteriormente minato la credibilità del gruppo.

In quella che è stato chiamata una riunione litigiosa l'OPEC ha mantenuto i livelli di produzione invariati (approssimativamente 31,5 al barile/giorno, un valore stranamente omesso dalle dichiarazioni ufficiali) permettendo ai membri di pompare petrolio in un mercato già in sovra-produzione.

La mancanza di unità è stata evidenziata dalla dichiarazione del Ministro per il Petrolio degli EAU Suhail Al Mazrouei, "Non torneremo a formare un cartello e a lavorare contro gli interessi dei nostri clienti."In altre zone del mondo, i cambi di regime in Venezuela e Argentina, che li hanno trasformati in produttori di petrolio più amichevoli a livello globale, suggeriscono che un'ulteriore fornitura di petrolio potrebbe arrivare sul mercato.

Sul lato della domanda, un forte rapporto sui dati relativi al mercato del lavoro USA ha cementato la probabilità che la Fed aumenterà i tassi di interesse il 16 dicembre.

Con i tassi che si alzano negli USA ci si aspetta ora che l'USD outperformi, incrementando il costo del petrolio per gli acquirenti. Inoltre, i bollettini meteorologici indicano che El Nino porterà un inverno più mite del previsto.

Il consumo di petrolio è cresciuto, tuttavia i dati dell'economia globale riportano un livello inferiore al trend medio previsto per il 2016 (causato dalla tiepida crescita cinese Cinese), con scarse speranze di un accelerazione nel breve termine.

Con le forniture giornaliere stimate al di sopra dei livelli di domanda per circa 2 milioni di barili e le riserve nelle nazioni sviluppate che stavano raggiungendo i 3 milioni di barili alla fine di settembre, a meno che vi sia uno shock petrolifero è improbabile che i prezzi del petrolio riporteranno un recupero significativo nel breve periodo.

da http://it.investing.com

 
 
 

Draghi delude mercati

Post n°1900 pubblicato il 03 Dicembre 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

3 dicembre 2015, di Daniele Chicca

Così tante aspettative, così tanta delusione. “La reputazione di Mario Draghi, sempre in grado di superare le attese dei mercati in tema di stimoli, oggi è giunta al termine”. È il concetto espresso da Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders, in riferimento alle aspettative deluse della Bce. “Dopo aver lasciato intendere, negli ultimi due mesi, che fosse in vista un rafforzamento delle misure di stimolo di politica monetaria, Draghi non ha rispettato le attese.

Sono state annunciate cinque misure:

1) Il tasso sui depositi è stato tagliato da -0,2% a -0,3%; tuttavia, il tasso principale e quello sui prestiti sono rimasti invariati (allo 0,05% e allo 0,3%, rispettivamente).

2) L’allentamento quantitativo (QE) da 60 miliardi al mese è stato esteso fino a marzo 2017 (precedentemente doveva terminare a settembre 2016).

3) La BCE ora reinvestirà il capitale dei titoli in scadenza acquistati nell’ambito del QE, per il tempo necessario.

4) Nel novero degli asset che la BCE può acquistare sono stati aggiunti i bond dei Governi regionali e locali;

5) Le operazioni principali di rifinanziamento e le operazioni di rifinanziamento di lungo termine a tre mesi potranno essere utilizzate almeno sino a fine 2017.

Rispetto a tali misure, i mercati si aspettavano un taglio di almeno 20 punti del tasso sui depositi e un incremento di almeno 20 miliardi agli acquisti mensili attuati tramite il QE. Data la delusione, l’euro è salito di circa il 2,2% contro il dollaro, mentre le borse europee hanno registrato forti cali. Chiaramente, Draghi deve ripensare la sua strategia di comunicazione. Sembrare in grado di far sempre meglio rispetto alle attese dei mercati ha portato alla fine ad attese irrealistiche, e quindi alla delusione.

Per quanto riguarda le nostre previsioni, non ci aspettavamo un aumento degli acquisti mensili, ma una estensione del programma di allentamento quantitativo, sebbene solo fino al termine del 2016. Il nuovo taglio ai tassi sui depositi non era incluso nelle nostre stime, ma non ci aspettiamo che avrà un gran impatto su crescita o inflazione. Le altre misure sono studiate per ridurre il rischio che eventuali difficoltà tecniche ostacolino l’attuazione e la fine del QE.

Una difficoltà per Draghi, nel suo tentativo di attuare ulteriori stimoli, è costituita dal

fatto che le prospettive per l’Eurozona non giustificano necessariamente tali nuove misure. Gli ultimi indicatori sull’attività economica continuano a migliorare, nonostante il quadro esterno più debole e i timori legati alla sicurezza. La bassa inflazione ha dato sostegno al reddito disponibile delle famiglie in termini reali, mentre la ripresa dei flussi del credito sta spingendo la domanda domestica, aiutata anche dai bassi tassi di interesse.

Inoltre, l’euro si è deprezzato fortemente rispetto al livello di 1,14 contro il dollaro di ottobre all’1,05 attuale (salendo fino a 1,08 dopo l’annuncio delle decisioni della BCE). La decisione dell’Eurotower di non aumentare l’importo degli acquisti mensili del QE lascia un po’ di spazio di manovra nel caso siano necessari ulteriori stimoli nel 2016. La Banca centrale è chiaramente preoccupata circa la propria capacità di procedere con gli acquisti, data l’offerta limitata di asset e i limiti che si è imposta: per questo ha incluso nella gamma di titoli acquistabili le obbligazioni regionali e locali.

Nel complesso, gli ulteriori stimoli annunciati dalla BCE potrebbero avere un impatto marginalmente positivo sulle prospettive dell’Eurozona. Gli investitori che si sono lasciati sorprendere dovranno imparare a guardare con più attenzione i dati macro e a non aspettarsi che la BCE punti sempre a tranquillizzarli. Ora attendiamo le decisioni della Fed di questo mese. Presumendo che Janet Yellen faccia quanto annunciato questa volta e rialzi i tassi di interesse in linea alle attese del mercato, potremmo assistere a una ripartenza del trend ribassista dell’euro.

da http://www.wallstreetitalia.com

 

 
 
 

Yellen conferma rialzo tassi Usa più vicino

Post n°1899 pubblicato il 03 Dicembre 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

2 dicembre 2015, di Redazione Wall Street Italia

NEW YORK (WSI) – Chiusura in rosso per Wall Street che paga pegno, dopo le parole del governatore della Federal Reserve e ancora di piu’ dopo la diffusione del Beige Book redatto dalla Fed stessa.

Nel finale, il Dow Jones ha perso lo 0,89% a 17.730 punti, il Nasdaq ha lasciato sul terreno lo 0,65% a 5.123 punti mentre lo S&P 500 e’ tornato sotto la soglia psicologica dei 2.100 punti raggiunta ieri (-1,08% a 2.080 punti).

Janet Yellen, in un intervento all’Economic Club di Washington, ha fatto capire che un rialzo dei tassi e’ possibile nella riunione del 15 e 16 dicembre prossimo tanto piu’ che il rapporto pubblicato ogni sei settimane dalla banca centrale Usa dimostra che l’economia Usa continua a espandersi.

Un espansione che – in base al Beige Book, il rapporto sullo stato di salute dell’economia americana che la Federal Reserve pubblica ogni sei settimane, reso noto oggi – si e’ verificata “a passo modesto” in molte Regioni tra meta’ ottobre e 20 novembre scorso.

Frutto dell’analisi condotta nei 12 distretti in cui opera la banca centrale americana, il documento verra’ utilizzato nella prossima riunione della banca centrale americana in calendario i prossimi 15 e 16 dicembre. In quell’occasione il governatore Janet Yellen terra’ una conferenza stampa dopo il meeting da cui verranno annunciate non solo possibili decisioni di politica monetaria (probabilmente un rialzo dei tassi) ma anche aggiornamenti sulle stime economiche. In 10 dei 12 distretti analizzati, la Fed ha visto una crescita “modesta”, “moderata” o “costante”.

Le condizioni si sono attenuare nel distretto di New York e sono state “in qualche modo piu’ lente” in quello di Boston.

Tutto cio’ non fa altro che spingere al rialzo il dollaro, creando ulteriori pressioni sulle quotazioni del greggio, che oggi ha chiuso sotto 40 dollari al barile.

Domani sarà la volta della riunione della Bce, poi venerdì verrà pubblicato il report occupazionale mensile del governo. La prosima settimana sarà la Federal Reserve a dover prendere una deicsione in tema di tassi di interesse.

Sotto i riflettori il titolo Yahoo! (+5,7%), dopo che – secondo quanto riporta il Wall Street Journal, il gruppo pioniere nel settore dei motori di ricerca trasformatosi in gigante del web, potrebbe essere al capolinea.

Almeno cosi’ come finora abbiamo l’abbiamo conosciuta. Il cda – secondo il quotidiano economico –  starebbe infatti per considerare la vendita delle sue attivita’ principali e la cessione della sua partecipazione nel colosso cinese dell’e-commerce Alibaba............................

Sul valutario l’euro scivola ancora, perdendo circa 40 punti base nei confronti del dollaro sotto l’area di 1,06 (1,0590 al momento). Dollaro-yen +0,28% a 123,22. Sul franco la moneta unica cede lo 0,26% a 1,0881, mentre sulla valuta britannica guadagna qualcosa, +0,1% a 0,7057 sterline..........

da http://www.wallstreetitalia.com/

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 04/05/2010
 

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